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www.ildialogo.org Buon Natale? Sì! Perchè no?,di Hamza Roberto Piccardo

Editoriale
Buon Natale? Sì! Perchè no?

di Hamza Roberto Piccardo

Ringraziamo l'amico Hamza Roberto Piccardo per questo suo intervento sul rapporto fra il Natale e i musulmani che sfata tutte le dicerie degli islamofobi e rilancia la possibilità e la necessità della pacifica convivenza fra cristiani e musulmani.
La sfida delle società multietniche e multiculturali, si svolge in un quadro pesantemente compromesso dalle contingenze internazionali e dall'isteria ansiosa, manipolata da molte forze politiche e dalla maggior parte dei media mainstream, senza contare la marea di odio che infesta la rete.
L'appropinquarsi della fine di dicembre, con il suo calendario di festività e celebrazioni religiose e consuetudinarie, disegna da qualche anno uno scenario d'isteria malevola.
Da un lato la polemica cristiana identitaria che lancia avvisi di crociate per la protezione del Presepe (ma chi glielo tocca?), da un altro quella laica che sostiene l'albero addobbato (ma chi glielo tocca?), come segno “culturale” imperituro e generalizzante, il terzo lato del triangolo è rappresentato, in questa mia parziale rappresentazione, dalla comunità dei musulmani che vivono in questo nostro Paese, nella loro stragrande maggioranza portatori di una cultura che non ha le festività natalizie e di fine anno nel suo DNA tradizionale.
Dei primi abbiamo detto le immotivate angosce, questi ultimi invece generalmente vivono il periodo in maniera molto più pragmaticamente serena: i loro vicini di casa hanno addobbato financo il pianerottolo, il portone del condominio, il giardino di casa? Che male c'è, luce e allegria! Non si lavora (quest'anno) dal 22 al 27? bene! Ci riposiamo, andiamo a trovare la famiglia ecc. ecc.
Tuttavia una parte di loro, musulmani provenienti dall'immigrazione, più coinvolta nel tessuto relazionale “nazionale” spesso s'interroga sulla liceità della condivisione e suoi limiti. Sulle rete circolano oscure minacce verso chi osasse anche solo ringraziare per auguri ricevuti o per chi temerariamente rispondesse cortesemente.
Invero solo chi non ha nessuna certezza della sua propria fede può temere che essa venga intaccata, compromessa o persa per un augurio ricambiato, un regalo scambiato, o anche solo la serena partecipazione ai momenti di convivialità tipici di questo periodo.
Nessuno, o quasi nessuno, troverebbe improprio che amici non musulmani rispettosi e solidali assistessero alle nostre due feste e neppure che partecipassero ai nostri iftar di fine giornata a Ramadan, perché quindi temere di fare la stessa cosa con loro?
Purtroppo ci sono elementi coranici e della Sunna che estrapolati extra contesto potrebbero far pensare il contrario, sono gli elementi che riferiscono del durissimo scontro tra i primi musulmani e i politeisti che manu militari cercarono di sbarazzarsi di quella religione che parlava di giustizia, di diritti dei poveri, delle donne e perfino dei non credenti.
Tali assunti dottrinali e tradizionali, dopo la prima fase dell'espansione islamica furono fortemente utilizzati durante la lotta per respingere l'invasione crociata e poi, molto più recentemente nelle lotte anticoloniali che non potevano che identificare negli altri, nei cristiani, il nemico da battere, da scacciare.
Una certa giurisprudenza letteralista ha lavorato su quel NOI contrapposto a quel VOI e se essa può essere compresa nei momenti di scontro acuto, non è certo la situazione che noi musulmani ci troviamo a vivere oggi in Occidente.
Oggi, in queste terre che consideriamo Casa della Dawa, dell'invito, della testimonianza è certamente possibile e lecito vivere con serenità la convivenza con tutti i nostri concittadini, vicini di casa, compagni di lavoro o di scuola con lo sforzo di estrarre dalla ricorrenza ahinoi mercantile, i suoi valori originari.
Quale che sia la nostra certezza su Gèsù e sua madre (pace su di entrambi) quel che conta sono i valori della misericordia e della fede nel sostegno divino che essi esprimono.



Giovedì 21 Dicembre,2017 Ore: 13:36
 
 
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