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www.ildialogo.org LIBANO – “FOLLOW THE WOMEN” 2017,di Stefania Salomone

Editoriale
LIBANO – “FOLLOW THE WOMEN” 2017

di Stefania Salomone

IL RACCONTO DI STEFANIA

Mi trovavo in Sardegna nel ponte tra il 25 aprile e il 1 maggio per uno dei miei consueti viaggi in bici. Nel bel mezzo di una cena, una compagna di viaggio mi ha detto: “Sai che a settembre c’è un viaggio in bicicletta in Libano?”

Come tutte le cose che hanno bisogno di essere ben inquadrate, il senso di questa notizia lì per lì mi è sfuggito. Difatti ho annuito distrattamente. Alla fine di agosto, magicamente, la cosa si è riaffacciata alla mente e, avendo accertato la possibilità di assentarmi dal lavoro, ho contattato la mia amica e raccolto tutte le informazioni disponibili.

Questa pedalata dal nome così curioso “Follow the Women”, cioè “Insegui le Donne”, è nata nel 2004 dall’idea di Detta Regan, una donna inglese che ha iniziato la sua carriera come vigilessa del fuoco, per poi divenire ambasciatrice di pace, sostenendo varie opere benefiche in tutto il mondo, tanto da conseguire il premio UK Woman of Europe nel 2001, International Woman of Europe Award nel 2002 e la nomina al Nobel per la Pace nel 2004.

Nelle varie edizioni centinaia di donne hanno pedalato nei territori di America, Palestina, Gran Bretagna, Iraq, Siria, Giordania, Arabia Saudita e Libano, sfidando i pregiudizi e percorrendo chilometri e chilometri sotto il sole spesso impietoso.

Per alcuni anni l’iniziativa è stata interrotta per via della guerra in Siria. L’edizione 2017, con un percorso limitato al solo territorio libanese, ha ripreso il suo andare.

Quest’anno il gruppo contava 120 donne provenienti da 16 paesi (Giappone, Cina, Turchia, Iran, Siria, Giordania, Libano, Palestina, Cipro, Italia, Francia, Germania, Olanda, Danimarca, UK, USA), unite dall’unico intento di testimoniare la pace, la fratellanza, la curiosità di conoscere persone, luoghi e abitudini.

Nonostante il Libano sembri ad oggi un territorio piuttosto sicuro per abitanti e turisti, gli organizzatori hanno previsto una scorta armata che ci ha accompagnato per tutto il tempo. Unico fatto negativo di questa incredibile esperienza.

L’itinerario ha coperto il territorio libanese con un giro ad anello. Partendo da Tripoli, città che mostra ancora le ferite della lotta tra sciiti e sunniti, siamo arrivate a Biblo, poi a Sidone, attraversando territori “di vari colori”. Dai più conservatori ai più progressisti. Territori e municipalità con usi e religioni differenti, dalle vaste comunità maronite, ai drusi, ai territori di Hezbollah, nel Libano del sud.

Abbiamo visto donne velate, ultra velate, donne con i jeans, donne in canottiera, ma di certo tutte donne accoglienti, grate per aver visitato le loro case, assaggiato le loro meravigliose specialità gastronomiche.

Tra le varie visite organizzate, non sono mancate quelle a due campi profughi. Il primo è stato il campo di Mansoura, nella valle della Bekaa, che ospita 260 siriani. Gli occupanti abitano sotto teli cerati e box di cartone o compensato. Queste famiglie che provengono principalmente da Aleppo, Homs e Raqqa vivono in condizioni di estremo disagio, seppur dandosi da fare nelle campagne circostanti per preservare almeno la dignità di un lavoro. I bambini non hanno accesso alle scuole.

Le donne di “Follow the Women” hanno raccolto dei fondi per poter pagare degli insegnanti privati che garantiscano una presenza nel campo a supporto di un progetto di scolarizzazione, seppur in fase iniziale.

Molto diverso il campo profughi palestinese di Marelias, alla periferia di Beirut, nato dopo la prima guerra arabo-israeliana. I 22mila abitanti del campo sono tutti nati in Libano. Esposte in ogni angolo, oltre alle bandiere palestinesi, grandi effigi di Arafat. Le longevità del campo ha fatto sì che gli abitanti si organizzassero, all’interno ci sono scuole, attività ricreative, botteghe. Certo è che, nonostante la vita sembri proseguire senza grandi scossoni, il sogno di queste persone è rientrare nella terra dei loro avi.

Il tempo di questo viaggio è volato via. Una settimana è trascorsa in un soffio, tra bicicletta, incontri istituzionali, visite presso le realtà dei governatorati locali. Ovunque una richiesta fatta a gran voce: “Dite a tutti che il Libano non è pericoloso. Ditelo a tutti!”

Porto con me una moltitudine di ricordi, i volti delle persone, i meravigliosi profumi di menta e di timo selvatico, il pavimento nella schiena nelle notti trascorse in anonime palestre o aule magne di scuole, dormendo sui materassini e nei sacchi a pelo, il sorriso di Detta Regan, rassicurante, entusiasta, coraggiosa.

E la temerarietà delle 14 donne iraniane, in sella senza velo che, alla fine del viaggio hanno affermato di voler ospitare la prossima edizione. Come non fare il tifo perché il sogno si realizzi?


 

 Campo profughi Siriano

 Campo profughi Siriano

 Campo profughi Siriano

 Campo profughi Palestinese

 Campo Profughi Palestinese

 Campo profughi Palestinese


 

 



Venerdì 20 Ottobre,2017 Ore: 15:30
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
mario pancera Milano 21/10/2017 11.24
Titolo:women
Bravissima e bravissime. Complimenti e auguri.
Cordialmente
.mario pancera

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