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www.ildialogo.org "L'evidenza nascosta",di Mario Mariotti

Editoriale
"L'evidenza nascosta"

di Mario Mariotti

Se noi prendiamo il comandamento fondamentale che ci ha lasciato il Signore prima di venir assassinato, cioè l’“Amatevi fra voi come io vi ho amato", e prendiamo la caratterizzazione del giudizio finale che ci aspetta, giudizio che riguarda il nostro rapporto con l'affamato e l'assetato, e non ciò in cui noi credevamo di credere, noi ci rendiamo conto che lo specifico dell'evento-Gesù non sta nel "credere", ma nella prassi, nel "fare", per cui il cristianesimo non è una religione, ma un modo di vivere e di scegliere ispirati all'amare e condividere. Se questo messaggio fosse stato capito dall'inizio, tutto il negativo legato al "credere" avrebbe potuto essere evitato, e tutta la storia umana avrebbe potuto essere diversa. Noi non avremmo bevuto le favole della religione che il creato era perfetto, che il negativo l'abbiamo combinato noi con Adamo ed Eva, che il corpo è origine del peccato, che la ricchezza è segno della benevolenza di Dio, che la Chiesa è l'unico sito che ci può salvare per 1'eternità, e tutto il resto.
Mettendo l'uomo non figlio, ma suddito e servo di Dio, ecco l'adorazione, il ringraziamento, le procedure per il perdono, la preghiera, il monachesimo, il voto di povertà per lui, quello di castità, quello di ubbidienza ecc, ecc. Mettendo come discriminante non il “fare” la prassi, ma il “credere” ecco la divisione dell'umanità in credenti e non credenti; ecco la demonizzazione dell'ateismo, del quale, al Signore, niente gliene cale ecco le guerre di religione, ecco le Crociate.
Sempre mettendo il "credere" ecco i martiri della Fede e gli assassini in nome di Dio e per Sua volontà; ecco l'Inquisizione a praticare le sante torture e l'arrostimento del prossimo non allineato; ecco in sintesi una parte della fenomenologia del cristianesimo reale.
Se la chiave di lettura fosse stata diversa, tutto avrebbe potuto essere diverso, ed ecco quindi l'enorme problema: come abbiamo fatto a non capire i due messaggi fondamentali del Signore; a crearci un Dio basato sul credere e non sull'amare e condividere, ad opprimere ed a soffrire per un Dio che si era manifestato non essere così, non essere quello del credere? Come fare a spiegare ad un prete che lui ha speso la vita annunciando un Dio che non è affatto Dio? Come fare a spiegare ad un monaco che l'oggetto del suo pensiero non avrebbe dovuto essere Dio, ma l'uomo, dato che è stato Dio stesso in Gesù a dirgli che era venuto non per essere servito, ma per servire l'uomo?
E come non rispettare anche chi vive un soggettivo positivo, mentre questo finisce col dare credibilità ad una struttura alienata ed anche maligna quale è l'istituzione? E come è possibile che quella che per me si è rivelata essere una semplice verità, sia stata talmente incompresa ed inaccessibile che miliardi di persone in passato non l'abbiano capita, e non riescano ancora oggi a capirla e a comportarsi di conseguenza?
Abbiamo costruito un Dio che non è Dio; e per lui, che non è Dio, abbiamo ammazzato e ci siamo lasciati ammazzare; abbiamo fatto guerre; torturato ed arrostito il prossimo; costruito un "bipede credente" funzionale alle ricchezze di pochi, al potere di pochi, conservatore in politica, ipocrita, alienato e succube più o meno colposo di mammona… Come è stato ed è possibile ancora oggi tutto questo?
Ed ecco allora il problema dei problemi: come fare a far capire, rispettando le persone "credenti", che esse credono in una religione che non è che il Vangelo fonda il "fare" basato sull'amare e condividere che fonda la laicità; che Dio è laico e noi siamo le Sue laiche mani per portare il necessario e la gioia a tutte le creature?
Secoli e secoli di paura dell'inferno, di colpevolizzazione dei credenti per ciò che è naturale e non è peccato, e di silenzio sul vero peccato: l'accumulo e la strumentalizzazione del prossimo; secoli e secoli di preghiere senza capire che siamo noi stessi la risposta alle nostre preghiere. E poi i miti della penitenza, del sacrificio, della povertà, dell'umiltà, dell'ubbidienza, della rassegnazione, accompagnati dalla logica dei due diversi modi di vivere il Vangelo: quello alla San Francesco e quello dei principi della Chiesa. Come fare a dire a coloro che hanno speso o stanno spendendo la vita per servire il Dio-Altissimo, che Lui non è l'Altissimo ma è Padre; che è venuto per servire, per servire l'uomo; che ci giudicherà non sul credere ma sul fare che l'unica cosa che Gli preme è quella che noi ci amiamo fra noi come Lui ci ama?
Forse la spiegazione di tutto sta nella semplice verità che l'alienazione religiosa è uno specifico della naturalità dell'uomo; che essa è una manifestazione sofisticata e camuffata dell'egoismo che è presente da Sempre. Il Signore però era venuto, si era incarnato, per farci uscire da tutto questo; per convertirci da tutto questo; ed il farlo dovrebbe essere alla nostra portata.
Ecco allora la domanda: quando cominceremo a farlo?
Mario Mariotti



Sabato 25 Febbraio,2017 Ore: 19:46
 
 
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