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www.ildialogo.org Il sonno della ragione,di Mario Mariotti

Editoriale
Il sonno della ragione

di Mario Mariotti

Forse qualcuno non si è ancora accorto che, nella libertà secondo il capitalismo, è inclusa l'intangibilità e l'invisibilità della fabbricazione e del commercio delle armi. Gli USA che giurano sulla Bibbia, e l'Europa dalle radici cristiane, sono disseminati di fabbriche che le producono; quelli che pascolano per il mondo per venderle sono mescolati fra noi e nessuno li conosce; gli operai e le loro famiglie vivono producendo strumenti che storpieranno e massacreranno altri operai e le loro famiglie; i preti rivolgono gli occhi al cielo e pregano per le, vittime; a parlare di riconversione industriale per far cambiare articolo ai costruttori degli strumenti di morte non ci pensa nessuno; gli operai che li producono devono mettere da parte l'etica perché non hanno un altro lavoro per sfamare la famiglia e loro stessi;  la libertà d'impresa teoricamente dovrebbe avere delle regole, ma, la corruzione le rende inefficaci; quelli che denunciano i mercanti di morte non fanno nomi e cognomi e ben si guardano dalla denuncia dello strutturale maligno, di quel capitalismo che si nutre di un tipo di libertà che ha come conseguenza la miseria, la fame, la sofferenza e la morte di una sterminata moltitudine di essere umani disseminati qua e là su nostro pianeta. Tutto questo é incluso nella nostra libertà violenta, idolo maligno venerato da tutti.
Forse qualcuno non si è ancora accorto che se Mosè tornasse a scendere dal Monte Sinai con le Tavole della Legge, si troverebbe davanti per la seconda volta il popolo che continua a venerare il vitello d'oro, materializzato oggi dalla speculazione finanziaria e dalla legge del massimo profitto ad ogni costo, incluso quello di compromettere il futuro delle nuove generazioni inquinando e incancherando tutto il pianeta. Dopo esser tornato a spaccare le Tavole della Legge perché si è reso conto che Dio ha dimenticato dì aggiungere quell’11° Comandamento, il "Non accumulare", senza il quale tutti gli altri vengono compromessi e resi inefficaci. Mosè, incontrando il Signore, lo metterebbe al corrente della tristissima realtà che anche i Suoi seguaci, quella S.R.Chiesa cui Lui avrebbe consegnato le Chiavi del Regno, si sono messi a venerare il precedente "aureo vitello", materializzato dalla Banca Vaticana, dal patrimonio immobiliare, dall'oro dei santuari, dall'8 per mille, da tutte le esenzioni che permettono a lei di accumulare sterco del demonio, usando, per aiutare i poveri, solo una piccola parte dello sterco stesso.
Passiamo ad altro, perché le banche e la fabbricazione e la vendita delle armi sono delle presenze visibili che, quando vengono individuate come cause prime del negativo, si dematerializzano dalla vista ed entrano in quella dimensione del sacro che gode di un rispetto illimitato da parte di tutti. Questi tentacoli di mammona sono il vero dio di questo mondo, e le religioni convivono con lui a volte come complici, a volte come spettatrici, che educano il prossimo a rivolgere gli occhi dall'altra parte.
Passiamo quindi a riflettere sul binomio lavoratore-consumatore. Il lavoratore è quello che produce; il consumatore è quello che usa il prodotto del primo. Una volta le due entità erano separate; il ricco era il consumatore del prodotto del povero, lui lasciava al povero solo il necessario per sopravvivere e per continuare a produrre per lui stesso; il povero si consumava la vita nella fatica e nello sfruttamento, e poco ci mancava che rischiasse di avere delle ragnatele posizionate nell'esofago! Oggi il fenomeno é diverso e molto complesso. Il lavoratore si è conquistato dei diritti, è stato elevato al grado di consumatore, la distanza fra lui ed il ricco si è ridotta, lui esercita la propria funzione di consumatore scegliendo il prodotto più bello al prezzo più conveniente.
Tutto regolare? Neanche per sogno! La scelta del prodotto più bello al prezzo più conveniente è la fenomenologia dei due meccanismi del mercato e della competizione, i quali diventano micidiali quando il lavoratore ed il consumatore sono lo stesso soggetto. Quest'ultimo da consumatore sceglie il prodotto, ma la sua scelta implica strutturalmente il rifiuto del prodotto non scelto perché non competitivo, e il lavoratore che, nel rapporto di mercato, risulta non competitivo, perde il posto di lavoro, e quindi presenta fallimento anche nella sua qualità di consumatore, ovviamente per mancanza di soldi. Si accorgerà mai, il lavoratore-consumatore, che se trova normali e fisiologici il mercato e la competizione, dovrà trovare normale e fisiologica anche la sua precarietà, il proprio sfruttamento, anche la perdita del posto di lavoro, tutti negativi che lo vedono vittima ed al tempo stesso complice e corresponsabile?
E ora parliamo un po’ degli imprenditori e dell'impresa. La Repubblica fondata sul lavoro non è più di moda; la giustizia sociale, l'uguaglianza, la fraternità sono fossili delle ere geologiche passate; se agli imprenditori viene lasciata la massima libertà, la ricchezza da loro prodotta finirà anche nelle tasche di coloro che, lavorando, la fanno esistere e funzionare. Perfetto! Le differenze blasfeme fra i ricchi ed i poveri stanno a testimoniare la verità delle precedenti teorie. Lasciamo da parte i lavoratori, che da quando è caduto il Muro di Berlino si sono talmente rincoglioniti da non rendersi conto che, da "compagni" sono diventati democristiani, e che da democristiani stanno finalmente portando a termine il progetto della P2, con l'Esecutivo forte, il Parlamento in maggioranza di nominati e non eletti, la magistratura ridimensionata e l'informazione a servizio del "Leader".
Ma gli imprenditori stessi si renderanno ormai conto che mercato e competizione corrispondono alla legge naturale del più forte, legge che strutturalmente genera non solo i vincitori, ma anche i perdenti; che la vita di uno è la morte dell’altro; che se c'è chi vince c'è per forza anche chi perde; e che anche una parte di loro stessi è destinata a fallire se l'altra parte diventa più competitiva di lei stessa?
E quando mai, ed infine, il bipede umano, che in teoria dovrebbe; essere intelligente e razionale, si renderà conto che tutto il negativo strutturale alla nostra società; mafia, corruzione, droga, sfruttamento, violenza, emarginazione, miseria, delinquenza e tutto il resto, dipendono dal fatto che essa è organizzata secondo il capitalismo, il mercato e la competizione, meccanismi che rendono virtuali anche la libertà e la democrazia, perché la prima non ha come precondizione la libertà dal bisogno, e la seconda trasforma gli eletti dal popolo in consiglieri di amministrazione delle lobby che hanno finanziato la loro campagna elettorale?
Continueremo tutti quanti, a digerire la presunta morte delle ideologie, senza renderci conto che la precedente "trinità maligna" ci ha resi fedeli sudditi di sua maestà mammona, e che se non usciremo dal neoliberismo capitalista per riscoprire la giustizia sociale, l’egualitarismo, la solidarietà, il valore fondamentale del lavoro, il nostro futuro è già segnato, trasformato in una giungla dove la razza ariana dei ricchi e dei potenti dominerà incontrastata, e per i poveri, i non-competitivi, gli scarti del mercato, sarà l'inferno?
Mario Mariotti



Sabato 14 Novembre,2015 Ore: 06:13
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Bruno Antonio Prof.Bellerate Rocca di Papa (RM) 16/11/2015 11.48
Titolo:Prudenza!
Sostanzialmente d'accordo: alcune accentuazioni... mi disturbano, ma, forse, sono funzionali!

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