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www.ildialogo.org "Francesco e l’Altrachiesa": l'inchiesta di MicroMega, discutiamone,di Gianni Mula e Carlamaria Cannas

Editoriale
"Francesco e l’Altrachiesa": l'inchiesta di MicroMega, discutiamone

di Gianni Mula e Carlamaria Cannas

L'inchiesta di MicroMega su "Francesco e l’Altrachiesa" è una buona occasione per riflettere senza pregiudizi su questioni che si rivelano sempre più rilevanti per la nostra società e non solo per la nostra Chiesa. Come si può, e si deve, cambiare la chiesa è strettamente analogo a come si può, o si deve, cambiare la società. Anche se sulla carta Francesco è un sovrano assoluto i suoi problemi sono analoghi a quelli di Obama o della Merkel.
Ci sono molti chiarimenti che verrebbe naturale chiedere sull'inchiesta di MicroMega: cosa si intende per Altrachiesa? Altrachiesa è un marchio di fabbrica di MicroMega ma il paradigma illuminista sul quale si basa la rivista vede i credenti di qualunque natura come minus habentes ai quali è meglio per tutti proibire di portare Dio nell'agone pubblico [vedi l'ultimo libro di Paolo Flores d'Arcais «La democrazia ha bisogno di Dio» (Falso!)]. Per Micromega l'Altrachiesa è quella critica nei confronti di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI: ma altra rispetto a che cosa? A una chiesa che non è la chiesa di Cristo come la intendono gli atei devoti e chi la vorrebbe solo chiusa nei dogmi e pronta a condannare anziché essere pronta a uscire verso l’umanità e a usare la misericordia? Oppure altra rispetto a chi vorrebbe che il papa con uno schiocco di dita rivoluzionasse da un giorno all’altro IOR, Curia e così via?
Il questionario. Già il fatto che ci siano solo cinque donne su trentadue intervistati la dice lunga su chi accusa la Chiesa di misoginia, ma soprattutto le domande non sono neutre perché traspare tra le righe un giudizio preliminarmente negativo sul papa e sul suo agire. Ad esempio, come dice Vittorio Bellavite, quando si avanza qualche sospetto sulla effettiva volontà o capacità del papa di cambiare la Chiesa, oppure, come nota don Aldo Antonelli, quando si dà l'impressione di essere ispirati da una sorta di clericalismo, ancorché di "sinistra", teso a insegnare al papa come si fa a guidare una chiesa.
Dal questionario emergono inoltre esigenze contraddittorie, che ignorano la complessità delle questioni trattate e la volontà dichiarata di Francesco di non sottrarsi ad essa; vale forse la pena di ricordare uno dei titoli programmatici dell’EG: “il tempo è superiore allo spazio”. Ad esempio si afferma che il papa non può essere un monarca assoluto, ma poi nelle cose che per noi vanno bene si vorrebbe che agisse come tale (praticamente è quello che viene chiesto nelle domande 1-6). A questo proposito vale la pena di citare la pepata risposta di don Francesco Michele Stabile al quesito 2: ‘Ritengo strumentali gli attacchi a papa Francesco proprio da parte di quelli che, in altri contesti, si dichiarano per una piena obbedienza, quando però il papa difende le loro posizioni, ma non quando il papa propone uno stile di vita che li costringe a mettere in discussione privilegi […] o a rivedere concezioni che hanno bisogno di nuove aperture'. Oppure dove, ad es. nelle domande 7 e 8, si parla di ‘reiterata pretesa che le leggi degli Stati sovrani … debbano essere modellate sulla morale della Chiesa cattolica..’ misconoscendo le dichiarazioni esplicite di non interventismo del nuovo papa nella politica, in particolare quella italiana).
L'insieme delle risposte si rivela tuttavia di ben altra qualità rispetto al questionario. Nel loro insieme esse descrivono con sorprendente chiarezza la realtà di un popolo di credenti ben diverso dai minus habentes ipotizzati da Flores. Tutte le interviste sono interessanti e ciascuna porta un ben pensato contributo alla comprensione sia della persona del papa che della ricezione delle sue parole e dei suoi atti.
Con varie sfumature gli intervistati constatano la lentezza delle riforme, ma al tempo stesso sono in gran parte concordi nel riconoscere la grande saggezza del papa nel fare cambiamenti. Ad esempio nel nominare, anche in posti chiave, personalità di pensiero e formazione diverse dalla propria, talvolta anche di idee opposte: è un modo efficace di chiedere parresia, di accettare il confronto.
Viene spesso messa in evidenza la novità del linguaggio, diretto, non equivocabile, che, come dice don Vinicio Albanesi, non separa mai l’annuncio di Cristo dalla visione della vita reale delle persone.
Con molte sfumature, in positivo per chi ritiene che le cose vadano fatte con gradualità e in negativo per chi gradirebbe risultati più immediati, viene riconosciuto il cambiamento portato da Francesco sia nelle strutture sia nei rapporti con ...
I punti più delicati e controversi sono quelli riguardanti la riabilitazione di coloro che hanno subito censure da parte del Vaticano. Molti infatti, pur favorevoli alle riabilitazioni, notano che con la presenza del papa emerito non sarebbe opportuno, salvo voler sfasciare un equilibrio probabilmente non facile con vari settori della chiesa, sconfessarne l’operato. Altri sottolineano in particolare il ruolo dei laici e soprattutto delle donne nella Chiesa (con rimando esplicito in molti interventi alla lettera apostolica di Giov. P. II Ordinatio sacerdotalis che afferma che la negazione dell’ordinazione delle donne “deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”), e la scomunica latae sententiae della ex presidente di Noi siamo Chiesa austriaca.
Un intervento critico e quasi senza una minima apertura alla speranza sembra essere quello a tre voci di suor Stefania Baldini, suor Antonietta Potente, don Alessandro Santoro, che affermano che una struttura monarchica e gerarchicamente rigida come la Chiesa non può essere evangelica e concludono dicendo “…vorremmo esprimere la nostra sofferta tristezza nel vedere la Chiesa, senza mistica né profondità, tuttora ancorata al suo voler restare un piccolo grande impero, intenta solo a salvaguardare e conservare se stessa e il suo potere, rischiando di smarrire la sua anima, lo spirito, il suo soffio vitale”. È un intervento amaro, triste, eppure anche da esso si capisce che non è da decisioni autoritarie, fossero anche quelle del papa, che ci si può attendere una testimonianza credibile della speranza cristiana e della gioia del Vangelo. Sulla stessa linea si possono trovare i contributi di Martha Heizer o di suor Jeannine Gramick S.L. del LCWR (Leadership Conference of Women Religious), la grande organizzazione di suore statunitensi sottoposta per anni ad indagine voluta da Benedetto XVI per posizioni “radicalmente femministe" e presunti errori dottrinali (caso chiusosi nel 2015 in modo inaspettato e senza condanne). E anche nel contributo di dom Franzoni, pur notevolmente critico della struttura vaticana, si sottolinea l'importanza che il vescovo di Roma si ponga come garante della libertà di confronto tra le varie posizioni, astenendosi da interventi autoritari.
Un giudizio a parte merita l’articolo a due mani di Valerio Gigante e don Vitaliano della Sala.
È la linea del sì, ma. La linea di chi non è mai contento, del pessimista che vede solo il lato negativo e soprattutto ha paura di sperare, paura di essere deluso nelle sue aspettative. Perché se no dare risposte così acide alle giustissime domande se Francesco stia cambiando solo la forma o anche la sostanza, se ripete cose già dette azzeccando toni, modi e momenti senza operare nella direzione di un rinnovamento? (In realtà, a ormai oltre due anni di distanza dall’elezione a capo della Chiesa universale dell’arcivescovo di Buenos Aires anche tra i suoi più accesi sostenitori qualche dubbio sull’«epocalità» di questo pontificato comincia a insinuarsi. […] e più sotto L’irrimediabile contraddizione tra parole e fatti, forme e sostanza del pontificato di Bergoglio si può forse tentare di comporre (ma solo nella logica papale) attraverso la parola chiave «misericordia», che il pontefice utilizza ormai come un mantra).
Vedere il papa come un opportunista che per non si sa quali reconditi e disdicevoli motivi fa solo ‘scena’ non è sminuire il papa, o deridere chi vede in lui una voce profetica che cerca di rendere conto della speranza che è in noi (1Pt 3,15). Significa invece, secondo noi, non volersi chiedere che cosa abbiamo sinora fatto noi nella linea che Francesco ci propone, significa desiderare, nonostante le affermazioni contrarie, un papa re che decide per tutti, con buona pace del nostro dovere di testimonianza come popolo di Dio. Non di adulatori ha bisogno il papa, né di detrattori totali; ha come tutti bisogno di critiche non prevenute e che finalmente non ci si aspetti che tutto venga dall’alto.
Gianni Mula e Carlamaria Cannas



Sabato 12 Settembre,2015 Ore: 17:01
 
 
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