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www.ildialogo.org Soggettivo-strutturale,di Mario Mariotti

Editoriale
Soggettivo-strutturale

di Mario Mariotti

Uno dei tanti motivi per cui noi corriamo stando fermi, avanziamo indietreggiando, progrediamo regredendo, è la mancanza nella nostra cultura della distinzione fra soggettivo e strutturale. Se non c'è mancanza, c'è confusione dei due diversi piani, per cui la lettura della realtà viene falsata, il casino sussiste, persiste e prospera, manca la chiarezza del progetto per uscire dal negativo, manca non solo la chiarezza, ma il progetto stesso. O meglio, per precisare, il progetto c'è, è globalizzante e globalizzato, è quel canchero maledetto impestato di cancro del “Beati gli indefinitamente ricchi” metastasi che inquina e soffoca ogni altro progetto!
Ma torniamo ai due piani nei quali noi possiamo e dobbiamo inquadrare la realtà. Se noi riuscissimo a chiarire a noi stessi questa differenza o distinzione, troveremmo la chiave per capire, e quindi per influire positivamente sulla soluzione dei problemi. Adesso porto una serie di esempi a sostegno della mia tesi. Il Signore è stato trasformato dalla religione in un soggetto interclassista che ama tutti. Non è così. Lui ama tutti nel soggettivo; accoglie tutti quanti perché ognuno è aperto alla conversione; ma condanna lo strutturale maligno, il Beati i ricchi, la condizione della ricchezza, la ricchezza come condizione, perché rende ciechi sulla sofferenza dei poveri Lazzari e perché bestemmia lo Spirito, che è Condivisione.
Altra tesi della cultura comune: tutti i morti sono uguali, tutte le dittature sono uguali. Non è così. Le vittime cadute nella Resistenza non sono equiparabili a quelle cadute per difendere la Repubblica di Salò. Le prime si spendevano per la giustizia e la democrazia, le seconde difendevano il progetto maligno del nazifascismo. Lo stesso vale in rapporto alle dittature: nel soggettivo le vittime sono tutte vittime, ma nello strutturale le vittime assassinate per imporre un progetto maligno, quel nazifascismo che voleva esaltare la supremazia della razza ariana, far sparire gli Ebrei e trasformare gli Slavi in servi della gleba, le vittime dei nazisti, non sono equiparabili a quelle che cercavano di ostacolare un progetto che lavorava per una società senza servi e senza padroni, le vittime dei comunisti.
Il nazismo ed il comunismo erano e rimangono strutturalmente antagonisti e contrapposti. Questa distinzione la capiscono però solo coloro che sanno vedere sia le vittime della rivoluzione, che quelle della non-rivoluzione, quelle ammazzate e quelle lasciate morire. É vero che la violenza è sempre e comunque condannabile; ma è anche vero che la non-violenza ha dei costi enormi: le migliaia di piccini che lasciamo morire ogni giorno all'interno del nostro cosiddetto ordine costituito, libero e democratico.
Passiamo ad un altro esempio. Se lo strutturale è maligno, anche il soggettivo ne resta condizionato, ed alla fine prevale il negativo. Infatti, anche se prendessimo una confraternita di santi, S.Francesco, Padre Pio e compagni, se li mettiamo a competere, per forza, inevitabilmente, uno vince e l'altro perde. Allo stesso modo, se noi impostiamo l'economia della nostra società sulla competizione, sul mercato, che è la legge del più forte, inevitabilmente c'è chi vince e c'è chi perde. C'è solo un particolare da mettere in rilievo: che chi perde rimane privato del diritto umano fondamentale al posto di lavoro, e questo è un risultato che non dovrebbe essere accettato da nessuno, mentre, purtroppo, nella realtà esso viene accolto come fisiologico ed inevitabile. Ci è mai venuto in mente quale e quanta è la sofferenza di coloro che perdono, che non hanno più lavoro, ed
hanno una famiglia, dei figli da mantenere, con tutte le esigenze che questa situazione comporta?
Ci è mai venuto in mente che una società che non sa,o meglio non vuole garantire il posto di lavoro a tutti i cittadini, non è neppure in condizione di chiedere a loro il rispetto dell'etica, dell'onestà, della legalità, perché quando uno è privo del necessario si trova strutturalmente esposto alla tentazione mafiosa?
E quando ci accorgeremo che certi fenomeni strutturali, vedi immigrazione, hanno una forza autonoma che il soggettivo non ha la possibilità di contrastare? Se il Nord del mondo è quel 20% di popolazione che divora 1'80% delle ricchezze del pianeta; se per secoli, prima col colonialismo e poi con le multinazionali, l'Europa e gli USA hanno rapinato i Paesi del Sud del mondo, l'immigrazione diventa una realtà strutturale che è impensabile possa essere bloccata. Se poi ci mettiamo anche le guerre, tutte quante combattute usando armi vendute da noi del Nord, come fermare coloro che cercano di mettersi in salvo?
E che dire della realtà del fatto che le religioni in quanto tali, strutturalmente, dividono il genere umano, perché ognuna di esse divide dalle altre, e a questo punto va rammentato che il significato del nome Satana è appunto quello di Divisore, mentre la dimensione della laicità, assieme al comandamento universale del fare agli altri ciò che si vorrebbe ricevere da loro, è l'unica che strutturalmente lo può unificare? E che dire della divisione ricchi e poveri fra coloro che si autoqualificano tutti quanti credenti in Dio-Amore, quando quest'ultimo, strutturalmente dovrebbe includere la Condivisione? E come chiamare "democrazia" un sistema in cui, per candidarsi alla guida di un Paese, penso agli USA, ma il fenomeno è quasi generale, sono strutturalmente necessari milioni di dollari, e questi ultimi sono nelle tasche solo dei ricchi, per cui nessun povero riuscirà mai a farsi conoscere e quindi scegliere?
Termino la riflessione sul concetto di libertà, valore accalappiato dai ricchi ed usato da loro nel modo che strutturalmente priva i poveri, i non-garantiti, gli scarti, proprio della libertà.
Arriveremo mai a capire che la libertà non c'è se non c'è l'uguaglianza, e che l'uguaglianza non c'è se manca la fraternità? Che se la libertà non è ancorata all'uguaglianza ed alla fraternità, e quindi è libertà dal bisogno, essa rimane solo virtuale, mentre nella sostanza non esiste?
Se noi riflettiamo sulla natura, sul creato, ci accorgiamo che esso è strutturato secondo la legge del più forte, e che i viventi, per vivere, devono indurre necessariamente dolore e morte ad altri viventi. Questa logica sta alla base anche della società se essa viene strutturata secondo il capitalismo, il mercato e la competizione: chi ha avrà sempre di più, il ricco detta le condizioni, il più forte, il più dotato, il più fortunato vince, e gli altri perdono visibilità e diritti. Ci va bene tutto questo? E non si era forse incarnato Qualcuno per dirci che è possibile incarnare amore in questo mondo, che quest'ultimo è un cantiere ancora in costruzione, che è possibile vivere un soggettivo che strutturalmente genera il Regno, il quale è questo nostro mondo trasformato dall'Amore e dalla Condivisione in quella Casa del Padre nella quale ogni vivente potrà sperimentare il necessario e la gioia? Possibile che questo Qualcuno debba prendere atto del proprio fallimento?
Mario Mariotti



Sabato 08 Agosto,2015 Ore: 17:11
 
 
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