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www.ildialogo.org Auschwitz: la morte dell'onnipotenza di Dio,di Mario Mariotti

Auschwitz: la morte dell'onnipotenza di Dio

di Mario Mariotti

Ho cominciato la mia vita con le immagini di Auschwitz al processo di Norimberga, col grido disperato di una madre quando sua figlia Pina è morta di embolia dopo il parto all'età di 25 anni, col miagolio disperato di un gattino abbandonato sotto una siepe, di notte, sotto la pioggia. Questi ospiti me li porto dentro da sempre, e mi accompagneranno fino alla fine. Ho guardato Semi alla TV (18-1-15) sull'Olocausto, e il dolore, l'indignazione, la compassione straziante sono sempre dentro di me. É segno che sono ancora vivo, che ho raccolto il messaggio dì quell'internato sopravvissuto al lager, che aveva trovato la spiegazione del motivo della sua sopravvivenza nel dovere di raccontare ai giovani quello che era accaduto, perché non accadesse mai più; è segno che io stesso mi sono fatto carico, come voleva lui, di quel compito.
Io sono una bestia atipica: non ce l'ho solo con i ricchi, coi cancri che succhiano la linfa della vita alle vittime dello scambio ineguale; ma anche con i poveri. Questi ultimi sono responsabili di quel peccato orrendo che è la mancanza di memoria storica, per cui i crocifissi continueranno ad esserci anche in futuro; poi l'altro loro peccato è quello di invidiare i ricchi, la cui condizione li bestemmia (10 famiglie in Italia possiedono la stessa ricchezza di 20 milioni di loro concittadini); poi fra di loro ci sono sempre anche i carnefici di coloro che si lasciano assassinare per la loro stessa liberazione!
Delle volte mi succede di pensare che, se Dio esiste, permette il male che piomba addosso ai poveri, alle vittime, perché esse sono della stessa qualità di coloro che le violentano; e questo è provato dal fatto che quando cambiano le condizioni strutturali, le ex vittime diventano carogne come gli ex carnefici, vedi Israeliani con i Palestinesi; e poi, sempre se Lui esiste penso che non possa perdonare loro il fatto che esse stesse sono violente verso coloro che sono più deboli di loro stesse.(la moglie della vittima è più vittima della vittima, e la loro bestiolina è più vittima di entrambe).
Delle volte penso che i poveri, gli oppressi, non si meritano il perdono e l'aiuto di Dio, perché sono essi stessi, a loro volta, oppressori, e quindi della stessa qualità di chi li opprime. Ma poi penso ad Auschwitz, col milione e mezzo di bambini assassinati e fatti uscire dai camini dei forni crematori; e questo fa saltare tutto il precedente discorso, che rimarrebbe, ma non è estensibile a loro, ai bambini, vittime, loro, del dolore innocente, del dolore del tutto innocente.
Ed allora non si spiega il silenzio di Dio, non si spiega come faccia un Dio a reggere tutto questo sterminato dolore, a sostenere la compassione straziante per tutti quei piccini, dai grandi occhi sgranati, e profondi, e attoniti, e interrogativi ..... Io non trovo la parola che possa formalizzare quella compassione, sofferenza, strazio indignato ed allucinante che suscitano in me le immagini dei piccini-gemelli che venivano sottoposti agli esperimenti criminali di Mengele, il Dottor-morte del lager di Auschwitz. Se penso che, da bambino mi facevano paura gli aghi e le siringhe, non posso pensare alla paura, al terrore di quelle vittime, che erano state chiamate nella terra dei viventi, in questo mondo, e che si trovavano ad essere, appena nate, già all'inferno. Tutto questo continua a trovare, anzi a mantenere spazio nell'archivio del mio spirito; e io stesso sono l'archivio che interloquisce con quei volti, con quegli occhi sgranati e interrogativi, con quei corpicini feriti, straziati, fatti morire.
E allora ecco che succede: al silenzio di Dio segue la sua assenza, ed alla sua assenza la sua non-esistenza..., ma poi mi trovo fra le mani il bisogno, o meglio, il desiderio di Dio, di Uno che ripari l'ingiustizia blasfema subita dai piccini, e so che questo non è possibile. E allora mi dico che ad Auschwitz è morta definitivamente, e senza appello l'Onnipotenza di Dio, e rimane forse la sua bontà, a soffrire e indignarsi con me, e rimane sicuramente la consapevolezza della necessità di un Progetto, di un Dio-Progetto, che va costruito da noi, perché la Sua esistenza nel mondo passa per il nostro spirito, e, attraverso le nostre mani, costruisce un mondo fraterno e solidale se noi lo faremo Fraterno solidale.
E perché esso diventi tale, perché non ci siano più i pochi cancri a succhiare la linfa della vita dei loro fratelli, perché non ci siano più i servi ed i padroni, i vincitori e i vinti, i primi e gli scarti, dovremo finalmente seppellire il Dio religioso ad Auschwitz; vedere nel Signore il paradigma della laicità fraterna e solidale; progettare un'economia di comunione che impedisca strutturalmente l'accumulo, viva nella logica della famiglia, metta gli ultimi al primo posto, si impegni a trovare gli strumenti per rimuovere i due peccati originali del Dio religioso: la malattia, la vecchiaia e la morte di ogni vivente, e la necessità della vita, dei viventi, per sussistere, di uccidere altra vita; la necessità, per vivere, di recare dolore.
Io lo so che questa è pura utopia, ma se Dio ci fosse, essa piacerebbe assolutamente anche a Lui e siccome la Sua esistenza, se Lui esiste, passa per la nostra sensibilità, capacità di comprensione, crescita di coerenza e impegno a dargli vita nello spazio-tempo della nostra precaria esistenza, perché non pensare a noi stessi come tralci della Vite, e atomi del Suo stesso pensiero, che esplora il futuro, esercita la fantasia, cerca di intuire, di mettere a fuoco, di progettare gli strumenti per trasformare l'utopia in realtà, in un futuro mondo possibile e poi reale? L'utopia che vuol togliere dall'esistenza i due peccati originali, soprattutto il primo, quello di superare l'Ultimo Avversario, compagna morte, la considero anch'io un non-luogo e un non-futuro; ma quella di riuscire a vivere senza recare dolore forse è alla nostra portata.
Cominciamo col rifiutare di mangiare la carne delle bestioline, anche loro esposte come noi, al dolore, alla paura della morte, al desiderio di affetto. Facciamo capire ai cacciatori e pescatori che un passatempo che porta sofferenza è una porcata, come lo sono le corride, i combattimenti, le corse di animali, che li portano a ferirsi e alla necessità di venire abbattuti.
Gli ospiti del mio spirito, la indignazione per il dolore innocente e per quello causato dagli uomini, e l'impegno a rimuoverli, fra poco avranno lo sfratto, non da me, ma da colei che non potrò incontrare, Compagna Morte, perché quando ci sarà lei, io non ci sarò più. Troveranno chi li accolga, e ne continui la preziosissima vita? Il Venerdì santo vedrà la domenica di Resurrezione?
Mario Mariotti



Sabato 25 Luglio,2015 Ore: 15:45
 
 
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