- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (1)
Visite totali: (425) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org La radice dell'amare,di Mario Mariotti

Editoriale
La radice dell'amare

di Mario Mariotti

Leggo sul mensile di settembre degli Amici di Follereau una riflessione di Luciano Ardesi sul tema-problema della corruzione. Papa Francesco, e prima di lui Follereau, condannano questo cancro che da noi e non solo da noi, è endemico, e che finisce col venire pagato in sofferenza e sfruttamento soprattutto dai poveri. L'analisi di Luciano la condivido tutta, e sono contento che il nostro mensile si sia arricchito di contenuti che cercano di andare in profondità e di aggredire le radici dei tanti problemi che connotano la realtà di oggi. La ricetta che propongono sia Francesco che Follereau per uscire dal sistema, per estirpare questo cancro, invece, secondo me è generica, non esaustiva, ed io non la condivido. "L'unica strada per vincere la tentazione, il peccato della corruzione è il servizio. Perché la corruzione viene dall'orgoglio, dalla superbia, e il servizio ti umilia.....". "La carità salverà il mondo..."
Dire che la corruzione si vince col servizio, e che la carità salverà il mondo, è come dire che la guerra si cura con la pace, e che l'odio si supera con l'amore. Dire che il Papa e Follereau condannano la corruzione è presentare un enunciato scontato, condiviso da tutti. Il problema, invece, è molto più complesso, e deve essere complesso anche per Nostro Signore, se dopo tanti secoli di cristianesimo reale il cancro della corruzione continua a vivere, a prosperare, direi anche a globalizzarsi come non mai. Per approfondire l'analisi del fenomeno, andrebbe detto, per prima cosa, che esso è strutturale al capitalismo, al mercato, alla competizione; che il cancro non è il denaro, ma l'accumulo di denaro, il quale diventa accumulo di potere, e quest'ultimo si determina anche e soprattutto come potere di corruzione.
Questo potere in mano ai ricchi è sempre riuscito a corrompere anche l'anima dei poveri, e ad andare, ad un tale livello di profondità, da far confondere e convivere il servizio a Dio e quello a mammona all'interno della stessa persona; per cui abbiamo il fenomeno dei sepolcri imbiancati, probiviri all'esterno e cadaveri nel profondo, che era presente ai tempi di Gesù e lo è, amplificato, anche oggi.
Ecco, allora, che le ricette del Papa e di Follereau lasciano il tempo che trovano. La vera ricetta invece sta nella presa di coscienza della negatività dell'accumulo, del suo potere di corruzione, accumulo sia di ricchezza che di potere. Il desiderio di accumulo, di ricchezza, è talmente generalizzato, che si può dire faccia parte della naturalità dell'uomo, sia del ricco che del povero, ed è questa la vera radice del potere di corruzione del denaro, ed è questa vera radice, che si può anche formalizzare nel "Beati i ricchi", che va individuata, condannata, estirpata.
Finché non riusciremo a vedere nella ricchezza un negativo da rifiutare, il problema non si risolverà. La vera ricetta sta nel definire la cultura del necessario, il “Beati i poveri per scelta” del Signore, e nel condividere ciò che eccede con coloro che ne sono ancora privi, nel quadro strutturale di un'economia di comunione. Questa la formalizzazione di quello che Luciano chiama cambiamento radicale di mentalità, molto più determinante di qualsiasi soluzione tecnica del problema.
Il Papa e Follereau, purtroppo, rimangono nel generico, nello slogan, e anche sé loro sono in buona fede, esso diventa alienazione, e quest'ultima impedisce la presa di coscienza necessaria al cambiamento di quel negativo che viene sempre aggredito negli effetti, e mai nelle cause. Nella mentalità comune la prima libertà è quella di poter accumulare, di potersi arricchire. Chi si rende conto, poi che, una volta che uno si è arricchito, il padrone non è più lui stesso, ma il capitale accumulato, idolo che schiavizza e trasforma chi crede di possedere in un posseduto che, pur di servire l'idolo può arrivare a trasformare sé stesso in un ladro, in un corruttore e persino in un assassino?
E cosa si aspetta ancora prima di dare il nome al cancro, alla trinità maligna, a quel capitalismo, mercato e competizione che permettono strutturalmente l'accumulo, praticano l'etica del massimo profitto, uccidono per procura o lasciano morire migliaia di piccini ogni giorno nella grande favela del Sud? "L'amore salverà il mondo": questa la grandezza, ma anche il limite di Follereau. Cosa manca? Manca la contestualizzazione, la materializzazione del verbo amare che include strutturalmente il condividere. Tutti sono d'accordo sull'amare, tutti accolgono la ricetta dell'amore che salverà il mondo, ma quando si tratta di condividere, quando si tratta di passare dal credere al praticare l'amare condividendo, ecco che la folla oceanica diventa drappello, diventa sparuto gruppo, e la nuova primavera dell'anno 2000 viene rimandata al prossimo millennio.
Per me Follereau rimane ad un livello prepolitico e ad una visione ancora religiosa di Dio. Io credo che lui rimanga significativo non per le analisi e le ricette analoghe a quelle del Papa, ma per la sua trasparenza alla compassione, per il suo mettersi nei panni dell'altro, dell'emarginato, dello scarto, dell'ultimo. Sia le sue analisi che i suoi messaggi per me sono ancora generici e non esaustivi, ma come esempio di compassione, lui è forte, è fortissimo. Si carica di un problema, riesce a comunicare la compassione, apre la via ad un cammino che può avere un grande futuro.
Io che la penso sempre in modo atipico provo a terminare in questo modo. Secondo me il paradigma di Gesù non è San Francesco, ma, come ci dice Gesù stesso, è il buon samaritano, che può anche essere ateo, ma ha compassione, ed è spinto da lei ad intervenire a prendersi cura, a condividere.
Per me, secondo me anche per Follereau, la compassione è la porta del cantiere del Regno. Essa spinge alla condivisione, vede nella ricchezza omissione di solidarietà, può erodere l'accumulo e rendere immuni anche dal praticare la corruzione.
La compassione è dell'amare, la condivisione ne è il frutto più prezioso.....
Mario Mariotti



Domenica 31 Maggio,2015 Ore: 10:50
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Bruno Antonio Prof.Bellerate Rocca di Papa (RM) 11/6/2015 09.58
Titolo:Dimenticanza?
Tutto condivisibile, ma, forse, c'è qualche dimenticanza. Per es. che Bergoglio ha proclamato l'anno della misericordia, che, a mio avviso, include anche la codivisione. D'altronde, sia Follerau che Bergoglio non si pongono da una prospettiva politica, bensì religiosa (con molte riserve, da parte mia), o, meglio, cristiana...

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (1) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info