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www.ildialogo.org La bruttezza del creato,di Mario Mariotti

Editoriale
La bruttezza del creato

di Mario Mariotti

Cari amici, ho preso un'importante decisione: Fondo il movimento per la coscientizzazione del prossimo sulla bruttezza del creato; mi autoeleggo suo segretario politico, compro la prima tessera. e aspetto per dare in omaggio la seconda. Il Fatto è che sono saturo di sentir dire dai pulpiti, compresa quello della Finestra papale, che il creato è bello, che è espressione di un disegno intelligente, che bisogna nutrirsi di speranza, che Dio perdona anche le maniglie delle porte, sempre e comunque; che prima e dopo i pasti dobbiamo pregare; e che possiamo stare tranquilli perché Gesù, una volta per tutte, ha redento il mondo. Diventa la Favola di Maria, che avrebbe detto nel Magnificat che Dio innalza gli umili ed abbassa i potenti, cosa che è sempre sotto i nostri occhi!
E non parliamo poi, in questi giorni, del mondo redento dal Signore. Il mondo è redento come la Terra santa è santa, con la legge del taglione da uno a cento adottata dal popolo eletto ai danni di quei disgraziati dei Palestinesi; che, oltre alla colpa di essere poveri, hanno anche quella di esistere.
Io mi chiedo, e continuerò a chiedermi, e smetterò di farlo solo quando crepo, come fanno i preti, ed anche il loro principale immerso nel temporale, vedi papa Francesco, (il Principale fuori dal temporale sarebbe Dio stesso), come fanno ad essere sempre sereni, e a continuare a ripetere e a dissertare sulla inesauribile bellezza del creato, sulla perpetua necessità della preghiera e della speranza, sul fatto che quell'Uno che ha pagato per tutti ha già risolto tutti i problemi per l'eternità.
É vero che la casta sacerdotale, pur avendocela sempre avuta col socialismo, in rapporto a sé stessa è da secoli che l'ha adottato, vedi tutta la sua base col necessario e il vertice ricco e potente a difenderla; e per questo la serenità in rapporto a sé stessa è fisiologica il mangiare ce l'ha, l'alloggio è assicurato, i problemi della precarietà e della disoccupazione sono inesistenti; in rapporto a sé stessa la serenità è scontata, è strutturale.
Ma allora, tolto questo aspetto che ha la sua importanza, ma non dovrebbe essere esaustivo, non sarà lecito chiedersi in quale mondo essi sacerdoti stiano vivendo, dato che la loro autocoscienza riesce a lasciarli tranquilli, sereni, pronti a trovare risposte a tutte le domande, sicuri di quelle che dicono perché conoscono il Signore meglio di quanto Lui conosca sé stesso? Come fa il creato ad essere bello, ad essere compiuto e frutto di un disegno intelligente, se la vita per sussistere, deve soffocare altra vita? Se la vita è il risultato di una lotta per l'esistenza che, strutturalmente, porta dolore e porta alla morte altra vita? Come fa l'uomo a sgozzare tranquillamente l'agnellino per festeggiare la Pasqua, quando anche l'agnellino è una creatura di Dio, un miracolo di bellezza, tenerezza e perfezione, ed è esposto al dolore, alla paura della morte, alla ricerca d'affetto, del necessario e della gioia, lui pure creato dal Dio dei viventi? Come non rendersi conto che noi viviamo recando dolore ad altri viventi, e che lo stesso sarebbe se noi fossimo santi, e praticassimo il fare di noi stessi il necessario e la gioia degli altri viventi?
Perché la morte di uno è la vita dell'altro? E come dimenticarsi delle malattie genetiche, che costringono le creature che ne sono colpite, esse pure figlie dello stesso Creatore della vita, a vivere in modo che la loro vita sia un calvario che, invece di poche ore dura anni e anni, e si può anche definire come una lenta morte? E che dire dei piccini ospiti dei padiglioni di oncologia pediatrica disseminati sulla terra, e dei genitori di questi piccini, che si trovano impotenti davanti al dolore innocente, e non c'è un inferno più terribile di questo?
E che dire del cancro, dell'infarto, dell'Alzaimer, di quelle lunghe ed atroci agonie, vedi i malati di silicosi, che inducono coloro che ne sono colpiti a non desiderare altro che la morte? E dove cacciamo la lebbra, che sembrava studiata apposta in modo che, alla sofferenza fisica, venisse associata anche quella dello stigma del peccatore maledetto da Dio, e allontanato dall'accampamento, come diceva la prescrizione di Mosè? E che dire del fatto che la morte é strutturale alla vita stessa, per cui per il fatto stesso che siamo nati, siamo destinati ad invecchiare, ad ammalarci ed a morire, tutti momenti dai quali nessuno, neppure il Creatore, ci può salvare?
Io fino a qui ho parlato solo del male strutturale, dei limiti terribili relativi alla materia, relativi al creato uscito dal travaglio del Creatore. Il male frutto dell'alienazione e della cattiveria degli uomini, in questa occasione, lo metto fra parentesi, anche se neppure lui sembra scuotere e mettere in crisi la serenità e la pastorale alienata ed alienante di coloro che conoscono il Signore meglio di Lui stesso. Quest'ultimo male, essendo relativo alle scelte ed ai comportamenti dell'uomo, uno non lo pone a carica del Creatore, e, in via ipotetica potrebbe venire eliminato, se noi riuscissimo a convertire noi stessi alla compassione, all'amore ed alla condivisione.
Quello precedente, invece, appare strutturale, come i cataclismi naturali che, quando si verificano, ci fanno capire la nostra debolezza ed impotenza di fronte alla natura ed alle leggi che regolano l’universo. Io, alla fine, credo anche di sapere perché preti e laici, nonostante tutto predicano e digeriscono la favola della bellezza del creato e del disegno intelligente, hanno paura ad imputare a Dio la creazione di un casino, ed allora si autocolpevolizzano, e tirano fuori il peccato originale di Adamo ed Eva. Ed allora, essendo il creato un casino, meglio soprassedere, qualificarlo come periodo di prova, mettersi a praticare umiltà, ubbidienza e rassegnazione, cibarsi di speranza, mettersi in attesa del miracolo, affidarsi all'infinita misericordia di Dio, che, in Gesù, ci ha già tutti redenti e salvati; e pregare, pregare e pregare.
Che bella favola tutto questo; come è tranquillizzante e funzionale a chi la racconta e a chi l'ascolta! Ma è proprio questa la fine che deve fare l'evento dell'Incarnazione, la dimostrazione pagata dal Signore a così raro prezzo, che è possibile incarnare amore e condivisione in questo mondo; che è possibile vivere un progetto di umanità seguendo il Paradigma-Gesù che ha la potenzialità di portare a compimento il creato, questo nostro mondo, che è ancora un cantiere in costruzione, nel Regno dell'amore tutto compiuto in tutti?
Non sarà il caso, finalmente, di superare la visione religiosa di Dio; di prendere coscienza che il male è il frutto sia di una soggettività strutturalmente maligna, la nostra, che si crede buona ed invece genera il negativo, e sia dei limiti di una creazione che dobbiamo considerare incompiuta, e che é nostro compito modificare in positivo?
Non sarà il caso di prendere coscienza, di rendersi conto, della bruttezza del creato, che esso è crudele, terribile, ma che è incompiuto, e che Dio ci ha dato l'intelligenza e la razionalità per trovare gli strumenti per modificarlo in positivo, a condizione che noi scegliamo di amare e condividere?
Quando arriveremo a capire che dei "credenti", il Signore si è già rotto abbastanza, e che Lui cerca ed ha bisogno non di credenti, ma di praticanti amore e condivisione, perché noi siamo in Lui, siamo le Sue mani, siamo la Sua possibilità di portare a compimento la creazione di un mondo d'Amore?
Mario Mariotti



Domenica 12 Aprile,2015 Ore: 17:17
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Alberto Bencivenga ROMA 12/4/2015 20.28
Titolo:CREATO BELLO?
Come fa il creato ad essere non un fortuito frutto del caso, ma reffetto  di una programmazione intelligente e buona, se le gazzelle sono state messe a vivere in una savana dove i leopardi ne sbranano vive il 40% al loro primo giorno di vita?

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