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www.ildialogo.org VOGLIONO SCARDINARE LO STATO SOCIALE.,di Nino Lanzetta

Editoriale
VOGLIONO SCARDINARE LO STATO SOCIALE.

DOPO LA SANITA’ E LO STATUTO DEI LAVORATORI ORA VOGLIONO TOCCARE LE PENSIONI.


di Nino Lanzetta

Ora anche l’FMI, dopo l’OCSE, è pessimista sulla situazione economica italiana. Siamo in recessione da un anno e il PIL (prodotto interno lordo) che cresce perfino in Grecia ed in Spagna da noi per il 2014 è negativo ( meno 1,1%), la disoccupazione è al 12,6% ( quella giovanile supera il 40%). Il debito pubblico ha superato il 135% e la spesa pubblica continua a crescere anche dopo i moltissimi tagli su pensioni e stipendi. Senza toccare le pensioni i risparmi sono difficili.
Il ministro del Lavoro e della previdenza sociale Poletti, li aveva anticipati con una intervista al Corriere nella quale aveva parlato di un taglio sulle pensioni calcolate con il metodo retributivo, per adeguarle al sistema contributivo vigente. Il sottosegretario Baretta assicurò che si sarebbero salvate le pensioni inferiori ai 2000 euro (lordi). Con un perfetto gioco delle parti, il premier Renzi ed il sottosegretario Del Rio si affrettarono a smentire: le pensioni - assicurarono – non sarebbero state toccate né aumentate le tasse o messa una patrimoniale e gli ottanta euro sarebbero rimasti anche per gli anni successivi. Nessuna preoccupazione: si reperiranno 16 miliardi con la spending review ! Non dissero, però, come e da dove sarebbero saltati fuori! E questo è uno dei tanti misteri che continua a circolare sul Governo Renzi che si infittisce ora che il Commissario Cottarelli è sul piede di partenza come hanno fatto coloro che lo hanno preceduto.
Su molti giornali ed in televisione presunti esperti e tecnici, oltreché economisti si sbracciano a dire che si dovrà giocoforza toccare la spesa sociale, cioè le pensioni e la sanità e sulle norme sul lavoro e l’abolizione dell’art. 18 il PD si è già spaccato e quel che resta della sinistra è sul piede di guerra compresi i sindacati. Nei sei mesi del governo Renzi il debito pubblico è aumentato di 80 miliardi e la spesa corrente continua a salire. Poiché le riforme strutturali continuano ad essere latitanti perché impedite dai poteri forti, i timori che vanno a colpire le pensioni del ceto medio sono più che reali. Del resto un contributo di solidarietà sulle pensioni alte c’è già ed è stato varato dal governo Letta. Si tratterebbe di estenderlo anche alle pensioni più basse.
Lo smantellamento, progressivo ed inesorabile, dello stato sociale prosegue da tempo anche con i governi della sinistra e gli ammortizzatori sociali per la protezione delle categorie più deboli, soprattutto i giovani e le donne, è di là da venire. Tutto si giustifica per favorire l’assunzione dei giovani, naturalmente con contratti precari e di miseria. Anche l’abolizione dell’art. 18 risponde a questo fine, licenziando di fatto, senza adeguati ammortizzatori sociali, quei dipendenti a contratto salariale decente per sostituirli con contratti precari e senza contributi. Invece di tendere ad allargare la platea dei lavoratori con lo sviluppo, la crescita e la qualità del prodotto si tenta di incidere sul costo del lavoro portandolo a quello, di poco sopra lo zero, della Cina.
In passato sulla Previdenza ( il cui bilancio si regge su contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro) sono stati scaricati costi impropri, a cominciare da quelli assistenziali, che avrebbero dovuto far carico al sistema fiscale. In più’, per lunghi anni si è perseguita una politica allegra e incoerente con centinaia di migliaia di prepensionamenti fatti per aiutare le aziende in difficoltà; con centinaia di migliaia pensioni di invalidità, quale cassa di compensazione di possibili agitazioni sociali; con milioni di pensioni integrate al trattamento minimo per insufficienza contributiva, migliaia di pensioni concesse ai politici e sindacalisti senza versamento di contributi a loro carico, migliaia e migliaia di laute pensioni e di elargite a categorie privilegiate ( piloti, dirigenti d’azienda, clero, trasporti, giornalisti, politici ecc.). Anche queste pensioni saranno toccate in ragione di un presunto nuovo contratto sociale a favore dei giovani?
E innestando tali guerre tra poveri che si risolleva la nazione? Piero Ostellino, sul Corriere della sera, scrive che se lo Stato tradisce il patto previdenziale ( stipulato dal cittadino che ha pagato i contributi conoscendo a priori il percorso che avrebbe avuto) non c’è più certezza del diritto e si finisce con l’arrestare pure lo sviluppo. Far pagare l’assistenza a chi ha già pagato previdenza e tasse è un “trucco” per supplire ai costi e alle carenze di uno Stato sociale che non aiuta i meno abbienti ed è reso necessario dalla carenza di risorse, dall’esigenza di reperirle e dalla promessa di riforme che chi parla non è, poi, in grado o non ha la volontà politica di fare. E di queste ultime, con buona pace degli affezionati del dinamismo renziano, non se ne vede ancora l’ombra!
NINO LANZETTA



Venerdì 19 Settembre,2014 Ore: 22:37
 
 
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