- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (443) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org NON È DIFFICILE RIDERE DELL’ITALIA,di Renata Rusca Zargar

Editoriale
NON È DIFFICILE RIDERE DELL’ITALIA

di Renata Rusca Zargar

Negli ultimi giorni, non si fa che parlare del sorrisetto che si sono scambiati Barroso e van Rompuy prima di rispondere a una domanda riguardante l’Italia e il suo governo. Quel sorriso sarà stato di scherno (come il precedente tra Merkel e Sarkozy al tempo del governo Berlusconi) o di cortesia, del tipo “rispondi tu o rispondo io”? La soluzione che viene data al quesito, ormai persino ossessivo, oscilla a seconda della propria appartenenza politica.
Invece, se non siamo accecati dalle nostre simpatie-antipatie politiche, risulta a tutti evidente che sia un sorrisetto per lo meno pietoso, se non del tutto apertamente beffante, come si usa per quei bimbi (gli italiani) che non vogliono capire come stiano veramente le cose.
Prima di tutto, secondo me, a personaggi di così grande rilievo – come a tutti i personaggi istituzionali – che sono al centro del’informazione e, quindi, esempio per le persone comuni, dovrebbe essere richiesto un minimo in più di a) autocontrollo nel mostrare le proprie inclinazioni b) educazione, perché irridere ad altri esseri umani è in ogni caso deprecabile.
Stabilito questo, bisogna, però, ricordare che, da sempre, gli italiani hanno fama nel mondo di essere ladri e mafiosi. Si fa veramente fatica, all’estero, a far capire che la maggioranza degli italiani sono persone normali che lavorano e fanno il proprio dovere.
La fatica è andata via via aumentando pure per il simpatico vezzo di alleggerire, ad esempio, turisti inconsapevoli delle loro valigie e borse non appena scendano da un treno in Italia. Negli ultimi anni, inoltre, si è andato via via dimostrando (specialmente grazie alle nuove modalità tecnologiche di informazione) che tutti quelli che lo possono fare, non appena arrivano in un qualsiasi posto di comando e di potere, ne approfittano rubando (o comprando) tutto quello che possono, garantendo vantaggi a sé e ai propri familiari. Infine, i nostri valori morali sono andati via via diminuendo fino a scomparire. Ormai tutto è lecito, purché si arrivi al denaro, al potere, alla notorietà, al mondo dei “vip”.
Mi viene in mente che mio marito, durante un viaggio per andare in India, un paio di anni fa, in transito nell’aeroporto di Mascate, nell’Oman, avesse là trovato un giornale locale dove si raccontava del tanto citato “bunga bunga”. Sono certa che i cittadini di tale emirato a malapena sapessero, prima dei noti eventi -se lo sapevano-, dove si trovasse l’Italia.
Mi viene in mente anche una pubblicità della Ford, in India, atta a dimostrare lo spazio nel bagagliaio delle auto, con Berlusconi davanti e alcune signore sistemate proprio nel bagagliaio!
Diciamo, in generale, che non avevamo una buona fama prima, che l’abbiamo peggiorata, e, insieme a ciò, abbiamo dimostrato di non essere in grado di fare le riforme (di destra o di sinistra che fossero), di aspettare che la Corte Costituzionale ci dica che abbiamo sbagliato o che l’Europa avvii una procedura di infrazione perché neppure rispettiamo i diritti umani. Da soli, senza minacce, abbiamo ampiamente documentato di non saper fare nulla (si pensi tra i mille esempi, ai tempi della giustizia, alla non certezza della pena, allo stato delle carceri, ecc. ecc.).
Il nostro è, purtroppo, un paese allo sbando.
Quando ho conosciuto mio marito, poco meno di trent’anni fa, non ero consapevole di come fosse davvero il mio paese (o, forse, è molto peggiorato nel frattempo). Con animo sincero, l’ho invitato a venire in Italia, un luogo bellissimo, gli avevo detto, con tante opportunità, in cui venivano riconosciuti i diritti della persona umana, un paese civile, insomma. Se lo incontrassi oggi, non potrei mai farlo venire in Italia, perché non potrei mai sostenere, con animo sincero, che questo sia un paese civile. Non mi stupisco, dunque, -anche se lo trovo vergognoso dal punto di vista educativo- che si rida di noi.
Spero, che, negli anni (e ce ne vorranno parecchi), potremo far cambiare l’opinione su di noi e potremo diventare uno stato serio le cui classi dirigenti lavorano (magari pagate un po’ meno!), e persino più educato di Barroso e van Rompuy.



Lunedì 24 Marzo,2014 Ore: 17:34
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info