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www.ildialogo.org La pedagogia: primo problema,di Mario Mariotti

Editoriale
La pedagogia: primo problema

di Mario Mariotti

"La pedagogia: primo problema".
Un amico, essendo ben informato sul mio amore “sviscerato per la casta sacerdotale”, soprattutto per il vertice di S.R.Chiesa e per lo Stato del papa-re, cioè per il Vaticano, per provocarmi e spingere verso l'alto la mia pressione arteriosa, tempo fa mi ha fatto gli auguri pasquali consegnandomi un portafotografie con l'immagine di papa Francesco. Io ho restituito al mittente l'immagine coprendo la croce pettorale, finalmente di ferro, del papa, con una immagine di Carlo Marx. Ecco l'estemporanea occasione per un sintetico messaggio preziosissimo: il crocifisso, quale paradigma della religione che inchioda la Verità, della laicità evangelica soffocata dalla casta sacerdotale, della religione che uccide l'Amore. L'immagine di Marx, che lo copre, quale paradigma del progetto di Dio, per noi, il comunismo, la condivisione scelta in libertà e praticata con amore dei doni di Dio e dei frutti dei nostri talenti personali, in una società egualitaria e solidale modellata sulla famiglia, con gli ultimi al primo posto.
Finalmente papa Francesco, cioè la Chiesa, sulle orme del Santo, del Poverello di Assisi, a costruire questo futuro, passando dalla religione, che aliena e sostiene l'Impero, all'incarnazione, che, attraverso l'amore e la condivisione costruisce, in questo nostro mondo, il Regno, il mondo secondo Amore. L’amico non ha colto il messaggio, ed ha visto nella modifica apportata da me un'operazione blasfema: avevo coperto l'immagine di Cristo con quella di Marx, e questa, per lui, era una bestemmia. Ho provato a spiegargli che il comunismo sarebbe semplicemente cristianesimo incarnato; che l'accumulo bestemmia la Condivisione; che il mercato e la competizione soffocano la fraternità e l'uguaglianza ma niente da fare!
Riconosco che il mio messaggio era ed é complesso, ma pensavo che sarebbe stato capito, anche se non condiviso, dato il tempo lunghissimo della nostra conoscenza. Niente da fare! Questo episodio di modesta importanza mi é occasione, però, per fare il punto sulla mia situazione esistenziale, e di riflettere sui segni dei tempi. Io sono anni che mando i precedenti messaggi, secondo me preziosissimi, e il mio prossimo, nei miei confronti, reagisce come l'amico di cui ho parlato in precedenza: ..li rifiuta li considera quasi delle bestemmie.
Il mensile Amici di Raoul Follereau, qualche volta Rocca, qualche volta ADISTA e Qualevita, hanno pubblicato, delle mie riflessioni, ma man mano che i miei messaggi si sono fatti più espliciti, più chiari, e si é andato precisando il contenuto teologico, politico e culturale degli stessi, a quel punto hanno risolto il problema della censura nei miei confronti interrompendo la pubblicazione. L'unico oggi, che mi pubblica senza problemi é il Dialogo, però on-line.
Mi sono ritrovato e mi ritrovo sempre più solo; e vivo questo con una certa sofferenza, anche se per consolarmi dico a me stesso che il rifiuto che ricevo é normale e fisiologico: quello che dico destabilizza tutto il castello religioso, politico e culturale che fa parte del “pensiero unico” del nostro momento storico, che sta sperimentando la globalizzazione del capitalismo, del mercato e della competizione, non sa che sono tre malattie micidiali, genera le condizioni del negativo che tutti quanti poi stiamo vivendo e subendo.
Inoltre, siccome io lego quello che dico a quello che faccio, dato che invito alla condivisione perché la pratico da quasi una vita, siccome quello che faccio è ché tutti quanti potrebbero praticare, ma considerano troppo costoso il farlo, si vede che tutti quanti, pur con qualche eccezione, per non andare in crisi, cercano di vedermi il meno possibile.
Nonostante questa solitudine, che riesco a mitigare continuando a riflettere e ad approfondire la mia ricerca, io non demordo e continuo a proporre il messaggio, che secondo me é preziosissimo ed è “nella Verità”.
Cosa posso aggiungere ad esso in questa occasione, dato che in forme diverse, io ripeto sempre le stesse cose? Ecco un altro contributo che é sempre frutto dell'esperienza di una vita, che, per questo motivo, anche se non condiviso, va per lo meno ascoltato con attenzione, dato il costo che il sottoscritto ha pagato per viverlo. É vero che, nella realtà, il soggettivo e lo strutturale sono interconnessi, e che é fondamentale la coerenza fra loro; ma é anche vero che il negativo esiste perché qualcuno lo sceglie e lo pratica. Droga, prostituzione, corruzione, evasione fiscale, speculazione finanziaria, alienazione religiosa, politica, culturale e via di seguito hanno come base l'uomo, il "consumatore", il quale, se giudicasse e scegliesse in modo diverso, avrebbe la possibilità di estinguere il problema.
Per questo l'emergenza delle emergenze é quella pedagogica, é quella educativa, é quella di formare delle persone che rifiutino di drogarsi, che sappiano unire l'affettività alla sessualità, che non corrompano e si lascino corrompere, che paghino le tasse senza rischio di infarto, che indirizzino il risparmio verso l'economia reale, verso l'investimento etico, che rifiutino un Dio tradotto in religione, che non votino per chi li corrompe, che non vedano nel prossimo solo qualcuno da usare e da gettare. La pedagogia dovrebbe essere la scienza considerata più importante, perché ciascuno di noi, vivendo diventa più saggio, ma, quando ha usato la vita per crescere e capire, si ritrova a dover morire e la sua saggezza, la sua maturità, non le può lasciare in eredità. Chi viene dopo deve sceglierle a sua volta, e il rischio é che il positivo vada perduto, e che gli stessi errori diventino strutturali, perpetui, endemici.
Per questo l'educazione, cioè la trasmissione dei Valori alle nuove generazioni é fondamentale. La realtà però non é questa: il progresso tecnologico é più che veloce, é esponenziale, quello pedagogico trascurato, se non anche bestemmiato. Ecco allora il mio contributo in rapporto a quest'ultimo. Dovremmo formare la persona con l'attitudine ad uscire da sé stessa e a mettersi nei panni dell'altro; l'attitudine alla compassione. A questo punto la regola d'oro, universale, laica, é quella di fare agli altri ciò che si vorrebbe ricevere da loro. Questa attitudine, poi, andrebbe accompagnata dalla dimensione del gratuito: uno, prova gioia portando gratuitamente gioia agli altri; e gli altri sono tutti i viventi, i minimi inclusi.
La terza virtù, poi dovrebbe essere l'indignazione per le differenze fra i ricchi e i poveri, motore sia della compassione, che dell'impegno gratuito a rimuovere l'ingiustizia, ontologica e sociale. Queste dovrebbero essere le priorità per un'educazione liberatrice. Questa potrebbe anche essere la fenomenologia di un cristianesimo incarnato. Questo potrebbe anche essere il criterio per giudicare sia il cristianesimo che il comunismo. I compagni ed i cristiani, per essere tali, dovrebbero indignarsi davanti alle differenze blasfeme esistenti fra i ricchi ed i poveri, e vedere nella presenza dei poveri il rifiuto dell'incarnazione dello Spirito, che é amore e condivisione, e al tempo stesso il rifiuto del comunismo.
L'esistenza dei poveri denuncia il fallimento dal progetto di Dio per noi, il nostro fallimento sia come cristiani che come compagni. Questi atteggiamenti: compassione, pratica gratuita di solidarietà e amore, indignazione per le ingiustizie, fanno parte della nostra giornata? Se non è così, non sarà il caso di rifletterci sopra, per riuscire eventualmente a cambiare? Non sarà che quelle che per i miei interlocutori sembrano bestemmie, possano avere a che fare con la Verità?
Mario Mariotti



Venerdì 29 Novembre,2013 Ore: 18:47
 
 
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