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www.ildialogo.org “Vergogna”,di Mario Mariotti

Editoriale
“Vergogna”

di Mario Mariotti

Vergogna! Si, proprio così, vergogna!
Vergogna perché nessuno dice il nome del cancro: le differenza abissali blasfeme, fra ricchi e poveri, e quello della terapia per aggredirlo: la cultura del necessario in un’economia di comunione.
Vergogna perché chi dice vergogna non è in condizioni di dirlo, in quanto è al vertice della Chiesa cattolica.
Vergogna perché chi dice vergogna invita i fedeli a pregare per le anime di quei poveri annegati, come se Dio prima avesse riservato loro quel trattamento, e poi li aspettasse al varco per spedirli all’inferno, perché non hanno ricevuto il perdono sacramentale. (Quei disgraziati non corrono questo rischio: non erano né ricchi, né preti, le uniche categorie che, nei Vangeli, sono destinati alla Geenna).
Vergogna perché chi dice vergogna, pur aggredendo gli aspetti negativi della nostra cultura, che emargina, che è feroce, che non riflette, che è solo immagine, che è già l’inferno perché ha soffocato l’amore, non da il nome ai tre meccanismi strutturali, capitalismo, mercato e competizione, che generano tale cultura.
Vergogna anche per quella che una volta era la Sinistra, la quale ha completamente dimenticato l’internazionalismo proletario, il “poveri di tutto il mondo unitevi”, che avrebbe potuto contenere l’avidità dei ricchi operante attraverso le Multinazionali, (internazionalismo capitalista), per cui non è più in condizione di difendere né i poveri del Sud, né sé stessa.
Vergogna per tutti coloro che non vogliono capire che il 20% della popolazione mondiale non può divorare l’80% delle ricchezze del Pianeta; che la differenza Paesi poveri – Paesi ricchi è blasfema; che la libertà e la democrazia, senza l’uguaglianza e la fratellanza, non sono tali, cioè libertà e democrazia; che la migrazione, finché ci sarà questa divisione blasfema, resterà un fenomeno non contingente ma strutturale.
Vergogna per tutti quelli che continuano a dire che i popoli poveri vanno aiutati a casa loro, e poi, per aiutarli, mettono un bottone scheggiato nella cassetta delle offerte per le missioni due volte l’anno, chiedendo di metterlo in detrazione.
Vergogna per quel branco di avvoltoi incrociati con le iene e i rettili velenosi che costruiscono il loro potere sull’odio per le tasse, la paura dello straniero, la difesa dei privilegi dei ricchi e dei potenti.
Vergogna per quei cadaveri in putrefazione che vivono di speculazione finanziaria, fanno lavorare i loro capitali restandosene in camicia e cravatta, sono indifferenti e ciechi rispetto alla sofferenza dei poveri, e pongono limiti al proprio desiderio di avere di possedere di accumulare, di porre sé stessi quale dio di sé stessi.
Vergogna per noi tutti, ricchi cristiani del Nord, che preghiamo per i poveri, facciamo addormentare Dio con le nostre liturgie e rosari, e omettiamo quella solidarietà che li potrebbe mettere in condizione di vivere a casa loro col necessario e la gioia degli affetti famigliari all’interno della loro cultura.
Quei disgraziati che si sono trovati nella bolla d’aria del barcone rovesciato, e quelli che subito hanno dovuto respirare l’acqua perché non sapevano nuotare, non hanno fatto in tempo a conservare la speranza, a non farsela espropriare.
Se io penso a quegli attimi eterni di disperazione e di dolore straziante, mi perdo, e non posso pensare ad altro che a un Dio disperato che annega con loro. Il Dio sopravissuto in coloro che sono stati salvati, è quello che abita dentro di noi; soffre per questa sconfitta; che vuole che noi capiamo che, al dolore, il senso glielo dobbiamo dare noi, proprio noi; e tale senso è che esso ci deve spingere a spendere la nostra vita per costruire un mondo senza ingiustizia e senza dolore.
Lasciamo il Dio altissimo della religione lassù. Se andiamo a cercarlo, non lo troviamo. Con le nostre preghiere e liturgie l’abbiamo prima annoiato e poi indignato.
Adesso è venuto dentro a noi stessi, e ci dice anche Lui di vergognarci, per quello che pensiamo di Lui per come lo usiamo per scaricare la nostra coscienza.
Senza l’impegno dell’uomo, c’è il silenzio di Dio e il barcone affondato. Vediamo se questa può essere un’occasione per aprirci gli occhi ed il cuore. L’amore di Dio per noi passa per le nostre mani, perché Lui è in noi e noi in Lui.
Mettiamoci a pregare noi stessi, e, dopo esserci vergognati determiniamoci ad incarnare solidarietà. Amore, condivisione.
Il barcone sarà una croce che vedrà la resurrezione, che riuscirà a salvare altre vite, a ripetere il miracolo della vita.
Mario Mariotti



Sabato 26 Ottobre,2013 Ore: 16:50
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
isabelle charlier varese 28/10/2013 16.01
Titolo:
Gentile Signore Mariotti,

Il contenuto della sua lettera è di massimo importanza, credo. Tuttavia, il tono utilizzato non va bene a mio avviso. Lei non può essere arrabbiato con il mondo. Addirittura non deve proprio essere arrabbiato con nessuno perché questo sentimento sbagliato in tutti casi distrugge di sicuro la personalità. Arrabbiarsi, accusare gli altri non è mai il modo appropriato per porre il problema e risolverlo. Quante volte ha utilizzato la parola "vergogna"? Lei è troppo dominato dai suoi giusti ragionamenti. Invece i nostri pensieri devono essere al nostro servizio per liberarci ed elevarci ad un livello superiore di questi pensieri, altrimenti ci fermiamo alla rabbia, alla disperazione, alla frustrazione, ecc..... Non?

Ho davvero apprezzato che Lei ha ricordato un concetto fondamentale: "L'80 % della ricchezza del Pianeta non può essere divorato dal 20 % della popolazione mondiale". Assolutamente. E la sua proposta della cultura del necessario in un'economia di comunione" va davvero in pieno accordo all'ideale della mia coscienza originale. Il problema è di poter attuare questo principio.

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