- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (260) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org TUTTI INSIEME IN ITALIA PER LA PACE, LA NONVIOLENZA E IL DIALOGO,di Franco Bardasi

Editoriale
TUTTI INSIEME IN ITALIA PER LA PACE, LA NONVIOLENZA E IL DIALOGO

di Franco Bardasi

Vedere la situazione attuale

Ho appreso che “l’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo” (edizioni Terra Nuova) indica che i conflitti in corso sono almeno 35. Credo che ben pochi siano informati di questa triste realtà anche perchè l’attenzione delle persone si rivolge soltanto a quelli che i media trattano sul momento a seconda degli interessi in gioco, della loro vicinanza all’Italia o per l’eventuale coinvolgimento di militari italiani.

Ora osservo che:

- le forze che giustificano la violenza nel mondo sono molto organizzate, finanziate e determinate e non si fanno scrupoli nel perseguire i propri interessi favorendo o attizzando guerre e conflitti di ogni tipo, ritenendo necessari anche i mezzi militari distruttivi e cruenti. Tali forze non fanno mistero di considerare le stesse guerre un “volano per l’economia”, tesi che genera ancora una certa presa su molte persone;

- molto cammino per la causa della pace è stato fatto sinora per merito delle tante associazioni di volontariato, gruppi, riviste e stampa che hanno seminato nella società sentimenti di pace, comprensione e tolleranza. Mi è nota l’attività di alcune di tali associazioni mentre da internet ho appreso l’esistenza di tante altre che sono molto impegnate in Italia sui temi della pace e dei diritti umani. Però bisogna purtroppo riconoscere che il livello di violenza nel mondo, probabilmente destinato ad aumentare ancora di più a causa della perdurante crisi economica, della globalizzazione e delle migrazioni forzate, raggiunge livelli intollerabili e che il lavoro sinora svolto da chi lavora per la pace è nettamente insufficiente. Perché? Non sarà a causa dello scarso collegamento esistente fra le associazioni pacifiste, ognuna impegnata in una propria campagna, però debole, incapace di “fare opinione pubblica” e, in sostanza, ininfluente nel fare fronte alla grave situazione di violenza attuale e di mancanza di una vera cultura di pace fra i cittadini?

Giudicare lo stato dei fatti

  1. La pace e la nonviolenza attiva (non buonismo o semplice richiamo disimpegnato agli ideali pacifisti), sono i valori supremi da perseguire per il bene dei singoli e delle comunità nel mondo. Sono convinto che vada ripensato in modo nuovo come rendere la nonviolenza patrimonio comune delle tante associazioni, movimenti, riviste, ecc. che si battono per la pace, la comprensione fra i popoli, i diritti umani dei più poveri e indifesi, il dialogo interculturale e interreligioso, ecc. Va superato, a mio parere, quel “protagonismo autoreferenziale” che caratterizza spesso le loro attività che, pur nella legittima autonomia e distinzione delle loro finalità, ha impedito sinora di costituire un efficace fronte comune, una autentica “massa critica”, nei riguardi dei cittadini e delle istituzioni. Le tante marce ed iniziative di pace promosse in Italia nei decenni passati (la più celebre e partecipata, da 50 anni, è la Perugia-Assisi, organizzata dalla “Tavola della pace”, che però rischia di ripetere ogni volta un rituale ormai tradizionale), non hanno ancora inciso con la necessaria efficacia nell’opinione pubblica e tanto meno nelle istituzioni che avrebbero il potere e il dovere di fare i cambiamenti tanto auspicati. Troppi cittadini ignorano persino l’esistenza dei tanti movimenti pacifisti (talvolta confusi addirittura con gruppi di segno contrario!) e delle stesse iniziative da loro promosse. Quante volte si sente dire oggi, in situazioni delicate, “dove sono i pacifisti”? Si, ci sono ma ogni associazione o gruppo va spesso per la propria strada e non si coordina con gli altri, col risultato pratico di non incidere sulla realtà! L’unità d’azione delle associazioni e gruppi pacifisti obbligherebbe, invece, gli stessi media, così importanti oggi nel fare “opinione pubblica”, a riportare con molta più frequenza e intensità le loro iniziative. Le confessioni religiose, i partiti, le forze sociali, la “società civile”, le istituzioni a tutti i livelli sarebbero obbligati a prendere sul serio “l’utopismo” pacifista e nonviolento. Ritengo urgente operare con più intensità per una conversione della mentalità comune e della coscienza collettiva che considerino la nonviolenza non solamente un valore ideale da perseguire ma una prassi già ora possibile (almeno in molto situazioni) e conveniente. Infatti, si dimostra sempre di più che l’impiego dei metodi violenti militari nelle guerre, comprese quelle odierne definite “interventi umanitari” o “guerre al terrorismo”, è stato sempre fallimentare, troppo devastante e luttuoso, con risultati sempre provvisori, causa di nuove ingiustizie ed odio e dissipatore di tantissime risorse preziose che potevano essere impiegate per elevare le condizioni di vita dei popoli impoveriti del sud del mondo.

Agire per attuare iniziative

Cosa fare allora? A mio parere, sono urgenti e necessarie in Italia alcune iniziative per rendere più incisiva e credibile l’opera del movimento pacifista e nonviolento nel suo complesso:

  1. costituire un Coordinamento nazionale o rifondarlo, se esiste già, migliorandone lefficienza. Qualche stimato amico e attivista pacifista mi dice che c’è già la “Tavola della Pace” di Perugia e che è quasi impossibile, in Italia, ottenere di più a causa dei tanti condizionamenti esistenti: ideologici, politici, economici, culturali, ecc. Mi si dice, in sostanza, che anche i pacifisti hanno gli stessi difetti dei politici e che è quasi impossibile ottenere di più che provvisorie aggregazioni di sigle su singole campagne (es. acqua pubblica, nucleare, ecc.). Io sostengo invece, forse in modo illusorio, che se non si è capaci di dare vita ad un ampio e autorevole coordinamento delle tante forze pacifiste e nonviolente, è pura utopia sperare di farsi ascoltare dalle istituzioni e da una opinione pubblica sensibile ai messaggi dei media che riportano soltanto le voci che gridano di più e più forte. Certamente è molto difficile fare sintesi e mettere d’accordo le diverse posizioni, superare gli immancabili personalismi fra i tanti leader (che spesso dovrebbero “fare un passo indietro” per ascoltare e dare spazio anche gli altri!), riconoscere le ragioni di chi non è solito gridare e imporsi ma opera ogni giorno con semplicità e umiltà. Ritengo però che la via da perseguire, come sempre, sia una sola: quella dell’unità d’azione e non la divisione.

Ritengo necessario, quindi, costituire un nuovo Coordinamento, il più rappresentativo possibile delle preziose esperienze fatte in Italia dalle tante associazioni, gruppi, riviste (escluderei gli Enti locali, espressione indiretta dei partiti, che già hanno un loro organismo per la pace) che operano per la pace, la nonviolenza e il dialogo. E’ indispensabile che sia rigidamente autonomo dai partiti, avere lo scopo di promuovere la cultura della pace e organizzare iniziative comuni di grande spessore e visibilità. Deve essere organizzato in modo snello e non burocratico, con organi elettivi, meglio se articolato in alcune sezioni specifiche (a titolo esemplificativo ne indico sei: rapporti con le scuole, didattica e formazione – rapporti con le istituzioni – rapporti con le confessioni religiose, dialogo interculturale e interreligioso – rapporti con le associazioni aderenti – studi e ricerche, sussidi scritti e audiovisivi – organizzazione delle manifestazioni pubbliche, comunicazione e stampa). Deve avere una forma stabile e non occasionale, retto da persone non schierate politicamente (l’esperienza dimostra che i pacifisti non possono avere governi o partiti “amici”!), stimate per moralità, umiltà, capacità e testimonianza, con poteri deliberativi e va sostenuto economicamente dagli aderenti e con i proventi di iniziative promozionali, senza sprechi di energie e di risorse. Tale coordinamento, da estendere possibilmente a livello periferico (almeno regionale), deve rendersi sempre più un autorevole interlocutore delle chiese, istituzioni, forze sociali e dei media in virtù della serietà e saggezza delle proposte e del consenso ricercato fra i cittadini. La sua azione sarà indispensabile nei momenti più delicati, al sentire annunci di guerre o di interventi militari. In tali circostanze il Coordinamento decide, usando soprattutto la rete, il ricorso a marce, veglie, digiuni, raccolta fondi per scopi umanitari, campagne promozionali, mostre itineranti di pubblicazioni e manifesti pacifisti, ecc.

  1. preparare, con l’apporto di esperti della comunicazione, appositi materiali informativi e didattici, una sorta di archivio della nonviolenza, della pace e del dialogo (DVD, film, libri, mostre, ecc.) disponibile e di facile accesso per la consultazione e l’utilizzo da parte di scuole, enti, associazioni.

Sarà pure necessario che il Coordinamento svolga una accurata ricerca di importanti documenti, soprattutto istituzionali (Costituzioni dei vari Stati, trattati, convenzioni, la “Parola” dei libri sacri delle chiese, ecc., documenti conciliari e magisteriali, ecc.) per divulgarli nelle parti che fanno riferimento alla pace, nonviolenza, tolleranza, solidarietà e comprensione fra i popoli, ecc. Ciò per fare conoscere e dare pubblicità a tali documenti, spesso sconosciuti, e anche per denunciare la frequente prassi contraria perseguita e le stesse contraddizioni rispetto ai reali comportamenti quotidiani compiuti talvolta dagli stessi organismi che li hanno formulati (es. la frequente e supina adesione dell’Italia ai cosiddetti “interventi umanitari”, vere guerre di aggressione per precisi interessi, legittimate purtroppo, in modo ipocrita, da organismi internazionali come ONU o NATO, enti che andrebbero assai riformati, in netto contrasto con l’art 11 della Costituzione!).

Sarà pure opportuno indire concorsi a premi su temi nonviolenti da lanciare nelle scuole, borse di studio per ricerche, premi letterari e cinematografici con premiazione pubblica, seminari tematici, campi estivi di lavoro, viaggi culturali, ecc.

E’ evidente che il Coordinamento deve pubblicizzare le proprie iniziative e materiali con opuscoli, notiziari, pagine su quotidiani, via internet e i media disponibili;

  1. fra le tante attività ed iniziative di cui si dovrebbe occupare il Coordinamento nazionale proposto, ne cito alcune che sono già svolte da una o più associazioni ma che a mio parere vanno meglio sostenute, fatte conoscere e valorizzate. Molte di queste interessano la scuola con cui il Coordinamento dovrebbe aprire un efficace canale preferenziale, anche per neutralizzare le dannose iniziative ministeriali come i corsi paramilitari voluti dai ministri Gelmini e La Russa nelle scuole superiori. Ad esempio, la celebrazione di due importanti ricorrenze, pur essendo state decisa dalle istituzioni, mi risultano quasi ovunque poco conosciute o disattese. Esse sono:

  • Giornata internazionale della nonviolenza, decisa dall’Assemblea generale dell’ONU e fissata per il 2 Ottobre di ogni anno (anniversario della nascita del Mahatma Gandhi);

  • Giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse fissata con legge 10 Febbraio 2005, n. 24, per il 4 Ottobre di ogni anno (festa di S.Francesco d’Assisi e di Santa Caterina da Siena, patroni d’Italia).

Cito ancora:

  • Campagna nazionale di obiezione alle spese militari per la difesa popolare nonviolenta (da vari anni in netta crisi);

  • Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, fissata da varie riviste promotrici per il 27 Ottobre di ogni anno (dopo 10 anni non riesce ancora a coinvolgere, come si dovrebbe, le due confessioni);

  • Festa nazionale del 2 Giugno: ricorrenza da riportare al suo significato istituzionale di festa di tutto il popolo, sfrondandola dal carattere militarista attribuitogli impropriamente sinora (es. la sfilata a Roma e in altri luoghi con i mezzi militari);

  • ricorrenza del 4 Novembre: chiamata ancora ufficialmente “Giornata delle Forze Armate”, “Festa dell’Unità Nazionale”, “Anniversario della Vittoria” quando in realtà, dopo 93 anni dalla prima guerra mondiale, dovrebbe essere aggiornata (chi è in grado di fare e sostenere una proposta di legge a tale riguardo?) come la “Giornata della memoria dei caduti di tutte le guerre e di tutti i conflitti”, comprendendo (a mio parere) anche varie altre Giornate della memoria, decise per legge, che sono spesso il pretesto per rinfocolare strumentalmente vecchie e dannose divisioni politiche: 27 Gennaio- Shoah, 10 Febbraio-Foibe, 9 Maggio-vittime del terrorismo, ecc.;

  • rilancio e valorizzazione del Servizio Civile Nazionale, grande opportunità per una crescita culturale e civile dei giovani ma oggi quasi completamente e volutamente depotenziata dal governo che ne ha ridotto quasi del tutto i finanziamenti necessari;

  • operare per ridurre sempre più i fondi per la “difesa” (ben 27 miliardi di euro nel 2010, che nessuna forza politica chiede di tagliare, anche se in presenza della gravissima crisi economica!) e per gli armamenti, impedendone la loro vendita all’estero (per quasi 5 miliardi di euro nel 2009!) oggi favorita anche dalle cosiddette “banche armate” (da denunciare con forza);

  • operare per l’aumento dei fondi per la Cooperazione internazionale che l’Italia oggi eroga in modo del tutto irrisorio. Vanno pure riconosciuti e costituiti i Corpi Civili di Pace, intesi come alternativa agli eserciti, per la risoluzione nonviolenta dei conflitti armati;

  • istituire una “festa nazionale della pace, nonviolenza e dialogo” , da rendere itinerante ogni anno nelle località italiane.

Conclusioni

Solamente se la volontà di pace e la nonviolenza attiva diventeranno un patrimonio comune e primario degli “uomini di buona volontà”, potremo sperare che le generazioni future godranno di uno stato di vita in cui la guerra sarà finalmente messa al bando, come lo è stata in passato la schiavitù. La pace non sarà soltanto una aspirazione “utopistica” ma una reale possibilità per tutti. E’ urgente e necessario lavorare per l’unità d’azione fra associazioni, gruppi, riviste pur consapevoli delle difficoltà da superare perché ognuno crede sempre di avere le idee e le soluzioni migliori da difendere gelosamente. Se chi lavora per la pace non è però capace di fare unità con chi persegue gli stessi obbiettivi, potremo mai sperare che sia possibile evitare o fermare guerre e conflitti dove sono in gioco immensi interessi economici e strategici nel mondo? Con quale credibilità ed efficacia continueremo a urlare contro la guerra e tutte le forme di violenza nel mondo? Mi sorregge l’auspicio e la speranza che il mio modesto ma accorato invito all’unità apra un proficuo dibattito (attraverso internet, le riviste, ecc.) per verificare se esistono le condizioni per decidere nuove e concrete iniziative che portino a rendere più incisivo, partecipato e ascoltato il numeroso “popolo della pace”. Il nostro vero obbiettivo è quello di lasciare alle future generazioni un mondo migliore di quello attuale. E’ ora di lavorare tutti insieme per la pace, la nonviolenza e il dialogo!!

4 Novembre 2011, Giornata della memoria dei caduti di tutte le guerre e di tutti i conflitti

(Franco Bardasi)- Sant’Agostino (Ferrara)

Mail: (fbardasi@tiscali.it)

---------------------Franco Bardasi - 74 anni, insegnante in pensione, obiettore fiscale alle spese militari, da oltre tre decenni socio attivo del WWF, impegnato nel suo territorio con il “Coordinamento per la pace nel Centopievese”, coordinatore di un progetto scolastico sulla “pace, nonviolenza e tutela ambientale”, condiviso da altre 5 associazioni di volontariato e giunto alla VI edizione.



Venerd́ 04 Novembre,2011 Ore: 17:50
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info