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www.ildialogo.org 2010:UN BILANCIO A MEZZATINTA,di Daniela Zini

Editoriale
2010:UN BILANCIO A MEZZATINTA

di Daniela Zini

Da cinque giorni, il 2010 fa parte della storia ed è iniziato un nuovo anno.
Il 2010 non ha conosciuto eventi catastrofici più gravi dello tsunami del 2004, in Indonesia, o dell’invasione dell’Iraq, qualche tempo prima. Tuttavia, la natura e gli uomini non hanno cessato, per tutto l’anno, di provocare, qui e là, guasti, trasformando la vita di milioni di persone in un inferno.
La natura è stata particolarmente inclemente con Haiti e il Pakistan. Il primo è stato colpito, in gennaio, da un terremoto devastante, che ha fatto milioni di morti e di senzatetto in uno dei paesi più poveri del pianeta. Il secondo è stato devastato, nei mesi di luglio e agosto, da inondazioni bibliche che hanno riportato il paese molti anni addietro.
I pakistani sarebbero stati ben felici di avere a che fare solo con lo scatenamento delle forze della natura!
Gli uomini in Pakistan sono ben più crudeli!
Non passa giorno senza che un kamikaze non si intrufoli tra la gente e si faccia esplodere, portando con sé innocenti, la cui unica colpa è di essere nel luogo eletto dall’illuminato.  Circa 1.400 persone sono morte nel 2010, un record dalla trasformazione dei talebani pakistani a movimento terrorista, il cui fine è destabilizzare il paese e abbattere il regime politico.
Proprio accanto al pantano pakistano, anche il pantano afghano batte i records, nel 2010, in numero di attacchi sanguinosi contro le forze alleate e in numero di morti tra le fila delle stesse forze alleate. Circa 700 soldati americani e della NATO sono morti, lo scorso anno, nettamente più dei 521 morti registrati nel 2009, un anno record, peraltro. I 30mila soldati supplementari inviati da Barack Obama (1961), all’inizio dell’anno, non hanno potuto invertire la tendenza, come sperava la Casa Bianca.
In Iraq, “tutte le unità combattenti” sono partite, lo scorso agosto, e il resto partirà alla fine di questo anno.
 
“Le forze armate USA in Iraq sono meno di 50mila. L'esercito USA passerà ora all’operazione New Dawn, Nuova Alba, in vigore a partire dal primo settembre 2010.”,
 
aveva reso noto in un comunicato l’esercito americano.
La situazione della sicurezza è nettamente migliorata a dispetto degli attacchi sferrati, di tanto in tanto, attraverso i quali al-Qaida, apparentemente allo stremo, tenta, disperatamente, di far sapere che è sempre là. Le forze di polizia e l’esercito iracheno sembrano, ora, capaci di incaricarsi della sicurezza nel paese. Il segnale più significativo a tale riguardo è venuto dal successo delle forze irachene nel garantire, da sole, la sicurezza dei milioni di pellegrini che, ogni anno, convergono a Qarbala per piangere la morte di Hossein. Lo scorso anno, nessun grave incidente ha sconvolto la celebrazione dell’Ashura. Sul piano politico, l’impasse, conseguente alle elezioni della scorsa primavera in Iraq, è durata da marzo a dicembre. Si è dovuto attendere, tutto questo tempo, perché i diversi partiti politici arrivassero a un accordo minimale, che aprisse, finalmente, la via alla formazione di un governo di coalizione.
Nel Medio Oriente, non è stato l’impasse del processo dei negoziati israelo-palestinesi che ha focalizzato l’attenzione mondiale. Questa impasse è divenuta una consuetudine perché questo processo non è avanzato di uno iota dal suo inizio, nel 1991.
Quello che, invece, ha focalizzato l’attenzione mondiale, questo anno, è stato lo strano proposito di Washington di fare qualsiasi cosa perché si desse al mondo l’illusione che il processo di pace fosse in atto. Obama non ha esitato a proporre a Benjamin Netanyahu (1949) una bustarella di 71.428.571 dollari al giorno (secondo i calcoli di un quotidiano britannico (1) http://www.independent.co.uk/opinion/commentators/fisk/robert-fisk-an-american-bribe-that-stinks-of-appeasement-2139101.html), in cambio di un semplice congelamento delle costruzioni nelle colonie per un periodo di tre mesi.
 
“Three billion dollars for three months is one billion dollars a month to stop Israel's colonisation. That's half a billion dollars a fortnight. That's $500m a week. That's $71,428,571 a day, or $2,976,190 an hour, or $49,603 a minute.”
The Indipendent, Robert Fisk: An American bribe that stinks of appeasement
Saturday, 20 November 2010
 
Netanyahu ha rifiutato questa sorprendente offerta e gli Stati Uniti hanno riconosciuto, di fronte a un mondo attonito, il loro insuccesso nell’ottenere una così insignificante concessione da parte di Israele, anche mettendo un prezzo alto. La costruzione delle colonie nei territori occupati palestinesi ha ripreso, da ottobre, a ritmo serrato.
Sempre in Medio Oriente, l’evento strategico dell’anno è la degradazione brutale delle relazioni israelo-turche, a seguito dell’attacco, il 31 maggio, da parte di un commando israeliano della Mavi Marmara, che ha causato la morte di nove attivisti di nazionalità turca. Da allora, Ankara non ha smesso di esigere le scuse e le riparazioni e Israele non ha smesso di rifiutarle.
Quanto al dossier del nucleare iraniano, il braccio di ferro continua a opporre Iran e Occidente. L’attacco israeliano, tanto temuto contro le installazioni nucleari iraniane, non ha avuto luogo, lo scorso anno, ma il pericolo non è passato del tutto, gli israeliani potrebbero, in ogni momento, appiccare un incendio che metterebbe la regione a ferro e fuoco.
In Asia, l’ascesa a potenza della Cina continua a provocare inquietudini e agitazioni strategiche in Estremo Oriente. Il 2010 è stato segnato da una crisi diplomatica grave tra Pekino e Tokio, che ha ingenerato un consolidamento dei legami nippo-americani, dopo un timido ed effimero tentativo del primo ministro Yukio Hatoyama (1947) ad aprirsi all’Asia e a ridurre la presenza e l’influenza americane in Giappone.
Sempre in Estremo Oriente, Seul e Pyongyang sono state a un passo dal riprendere le ostilità, interrotte nel 1953.
L’Unione Europea, a dispetto della crisi dell’euro e dei seri problemi finanziari di alcuni suoi membri, prosegue il suo cammino di sviluppo soddisfacente, distante dal rumore e furore che infieriscono altrove. Non è immunizzata contro le minacce terroriste, ma è riuscita fino a ora a smantellare reti e a far abortire complotti, l’ultimo dei quali, sventato in Gran Bretagna, avrebbe potuto essere devastante.
In Africa, le elezioni presidenziali in Guinea sono riuscite a risolvere la grave crisi politica, innescata dal colpo di Stato di Moussa Dadis Camara (1964).
Gli ivoriani non sono stati altrettanto fortunati!
 Le elezioni presidenziali in Costa d’Avorio, che si supponeva risolvessero la lunga crisi politica del paese, l’hanno, al contrario, aggravata. La politica di più di un decennio del “ci sono, ci resto” di Laurent Gbagbo (1945) rischia di scatenare una nuova guerra civile e ripiombare il paese nel caos, che lo ha segnato per più di un decennio. La novità nella crisi ivoriana è la mobilitazione della Comunità Economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest (CEDEAO). Di fronte all’incredibile ostinazione di Laurent Gbagbo di mantenere il potere che non gli appartiene e di sfidare il mondo intero, la CEDEAO minaccia di sloggiarlo con la forza. Se lo farà, sarà, allora, un grande cambiamento politico, che rivoluzionerà le relazioni interstatali in Africa.
Buon Anno!
 
Note:
(1) Anyone who panders to injustice by one people against another people is called an appeaser. Anyone who prefers peace at any price, let alone a $3bn bribe to the guilty party – is an appeaser. Anyone who will not risk the consequences of standing up for international morality against territorial greed is an appeaser. Those of us who did not want to invade Afghanistan were condemned as appeasers. Those of us who did not want to invade Iraq were vilified as appeasers. Yet that is precisely what Obama has done in his pathetic, unbelievable effort to plead with Netanyahu for just 90 days of submission to international law. Obama is an appeaser.
The fact that the West and its political and journalistic elites – I include the ever more disreputable New York Times – take this tomfoolery at face value, as if it can seriously be regarded as another "step" in the "peace process", to put this mystical nonsense "back on track", is a measure of the degree to which we have taken leave of our senses in the Middle East.
It is a sign of just how far America (and, through our failure to condemn this insanity, Europe) has allowed its fear of Israel – and how far Obama has allowed his fear of Israeli supporters in Congress and the Senate – to go.
Three billion dollars for three months is one billion dollars a month to stop Israel's colonisation. That's half a billion dollars a fortnight. That's $500m a week. That's $71,428,571 a day, or $2,976,190 an hour, or $49,603 a minute. And as well as this pot of gold, Washington will continue to veto any resolutions critical of Israel in the UN and prevent "Palestine" from declaring itself a state. It's worth invading anyone to get that much cash to stage a military withdrawal, let alone the gracious gesture of not building more illegal colonies for only 90 days while furiously continuing illegal construction in Jerusalem at the same time.
The Hillary Clinton version of this grotesquerie would be funny if it was not tragic. According to the sharp pen of the NYT's Roger Cohen, La Clinton has convinced herself that Palestine is "achievable, inevitable and compatible with Israel's security". And what persuaded Madame Hillary of this? Why, on a trip to the pseudo-Palestine "capital" of Ramallah last year, she saw the Jewish settlements – "the brutality of it was so stark" according to one of her officials – but thought her motorcade was being guarded by the Israeli army because "they're so professional". And then, lo and behold, they turned out to be a Palestinian military guard, a "professional outfit" – and all this changed Madame's views!
Quite apart from the fact that the Israeli army is a rabble, and that indeed, the Palestinians are a rabble too, this "road to Ramallah" incident led supporters of Madame, according to Cohen, to realise that there had been a transition "from a self-pitying, self-dramatising Palestinian psyche, with all the cloying accoutrements of victimhood, to a self-affirming culture of pragmatism and institution-building". Palestinian "prime minister" Salam Fayyad, educated in the US so, naturally, a safe pair of hands, has put "growth before grumbling, roads before ranting, and security before everything".
Having been occupied by a brutal army for 43 years, those wretched, dispossessed Palestinians, along with their cousins in the West Bank who have been homeless for 62 years, have at last stopped ranting and grumbling and feeling sorry for themselves and generally play-acting in order to honour the only thing that matters. Not justice. Certainly not democracy, but to the one God which Christians, Jews and Muslims are all now supposed to worship: security.
Yes, they have joined the true brotherhood of mankind. Israel will be safe at last. That this infantile narrative now drives the woman who told us 11 years ago that Jerusalem was "the eternal and indivisible capital of Israel" proves that the Israeli-Palestinian conflict has now reached its apogee, its most treacherous and final moment. And if Netanyahu has any sense – I'm talking abut the Zionist, expansionist kind – he will wait out the 90 days, then thumb his nose at the US. In the three months of "good behaviour", of course, the Palestinians will have to bite the bullet and sit down to "peace" talks which will decide the future borders of Israel and "Palestine". But since Israel controls 62 per cent of the West Bank this leaves Fayyad and his chums about 10.9 per cent of mandate Palestine to argue about.
And at the cost of $827 a second, they'd better do some quick grovelling. They will. We should all hang our heads in shame. But we won't. It's not about people. It's about presentation. It's not about justice. It's about "security". And cash. Lots of it. Goodbye Palestine.
The Indipendent, Robert Fisk: An American bribe that stinks of appeasement
Saturday, 20 November 2010
 Daniela Zini
Copyright © 5 gennaio 2011


Giovedì 06 Gennaio,2011 Ore: 22:15
 
 
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