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www.ildialogo.org Le tante piste diventate una sola,di Mario Mariotti

Editoriale
Le tante piste diventate una sola

di Mario Mariotti

Questa mia riflessione si aggancia a quella del 94, (Le tante piste), nella quale facevo il punto sui risultati della mia ricerca. Dopo 16 anni faccio di nuovo il punto: mi rendo conto che le tante piste convergono verso un'unità che può essere segno di Verità.
Uno dei principali misteri del pianeta terra e il seguente: noi siamo tutti buoni, ognuno di noi è buono, se c'e qualcosa che non va é sempre colpa degli altri, i quali, però, a loro volta, si ritengono tutti buoni, e alla fine di questo oceano di bontà, di onestà, di rettitudine, di trasparenza, di etica incarnata, abbiamo il casino dei casini che ci troviamo attorno!
Da una parte ci sono gli assatanati inseguitori degli ultimi prodotti del progresso tecnologico, dall'altra ci sono i piccini che muoiono di diarrea perché hanno bevuto acqua infetta; da una parte ci sono gli investitori-speculatori che sostengono ed alimentano l'economia virtuale, e si appropriano di enormi profitti senza aver stillato una sola goccia di sudore, dall'altra abbiamo minatori nelle viscere della terra che guadagnano quanto basta appena per non morire di fame, "appropriandosi" della silicosi e rischiano ogni giorno la vita; da una parte abbiamo i manager che guadagnano 430 volte di più di quegli operai che sono indispensabili alla formazione del profitto dell'azienda che paga il manager, dall'altra abbiamo gli stessi operai che faticano ad arrivare alla fine del mese con quello che trovano in busta paga, e che vivono rischiando di perdere anche quel poco poiché la competizione inclusa nel capitalismo li pone a rischio di perdere il posto di lavoro.
Questi solo alcuni dei frutti di quell'oceano di bontà, di onestà, di etica di cui ognuno di noi costituisce una frazione, un rigagnolo di alimentazione. Essendo io un insegnante, ed essendomi reso conto della assurdità e della negatività delle suddette contraddizioni, siccome non volevo condizionare negativamente i miei scolari, (le nuove generazioni) facendone delle bottiglie di coca-cola piene della cultura che genera le suddette contraddizioni, mi sono messo a riflettere e a indagare: evidentemente la nostra soggettività, che si ritiene a posto, in regola, onesta e buona, e fa quello che fanno tutti, i quali, a loro volta, si ritengono a posto, in regola, onesti e buoni, é una soggettività strutturalmente maligna: tutti perseguiamo il "beati i ricchi", tutti cerchiamo il prodotto migliore al prezzo più basso, tutti portiamo i risparmi in banca perché ci fruttino il più possibile, tutti cerchiamo di prevalere sugli altri per avere profitto, visibilità, successo, ed ecco il fondamento soggettivo, la radice il cui albero é quella trinità maligna che porta alle differenze abissali ed alle ingiustizie blasfeme, che caratterizzano la nostra realtà attuale.
A questo punto, pian piano, ho preso coscienza della necessità di elaborare, di mettere a punto una soggettività, un modo di giudicare, di scegliere, di comportarsi, che fosse strutturalmente positivo, solidale; che generasse giustizia ed egualitarismo, in modo che il nostro modo di vivere e di determinarci potesse permettere a tutti la fruizione dei diritti umani fondamentali, al cibo, al avoro; alla scuola, alla salute, obiettivi precari o irraggiungibili per una gran parte dell'umanità. Imparando dal rapporto continuo e solidale con gli ultimi, terzo mondo e viventi in difficoltà, praticando la solidarietà nella continuità, convertendomi dal superfluo al necessario, attraverso gli anni e crescendo assieme ai miei scolari, sono riuscito ad elaborare, a mettere a punto ed a praticare quello che io penso e spero sia il rimedio alla soggettività strutturalmente maligna: cultura del necessario e comunismo con amore (economia di comunione).
Discriminare fra necessario e superfluo, determinarsi a vivere del primo e destinare il superfluo a coloro che mancano ancora del necessario, (questo “comunismo” è già alla nostra portata): questa la ricetta per contribuire a fare in modo che noi, e soprattutto le nuove generazioni, si mettano a vivere in un sistema che permetta di vivere dignitosamente a tutti i cittadini del nostro pianeta. Questo il risultato della mia ricerca, che potrebbe contribuire ad una progettualità che sarebbe accessibile a tutti e che potrebbe portare a tutti quanti, qualora venisse incarnata, il necessario e la gioia. Scrivo “potrebbe” perché, fino ad oggi sembra che in pochi, che quasi nessuno abbia l'intenzione di farla propria, di seguirla.
Parallelamente a questa ricerca di una soggettività strutturalmente Solidale ed all'interno di essa, pian piano ho preso coscienza anche del fatto che una delle componenti della nostra soggettività, che la rendono strutturalmente maligna, era costituita dalla lettura religiosa della testimonianza e del messaggio di Nostro Signore Gesù Cristo. Riflettendo su Auschwitz, sul dolore innocente, (oncologia pediatrica), sulla sorte dei piccini della grande favela del Sud, sulle condizioni dei viventi in difficoltà che mi stavano dando preziosissime lezioni di teologia, riflettendo anche sul fatto che la pratica della solidarietà da parte nostra permetteva agli hanseniani di guarire (facevo e faccio parte di una Associazione che si occupa del problema lebbra e delle altre lebbre che generano la prima), e che la omissione di solidarietà sempre da parte nostra li condannava e li condanna a vivere la loro lenta morte, pian piano ho maturato la consapevolezza che noi siamo le mani dell'amore di Dio per noi; che Dio-Spirito-Amore ha bisogno delle nostre mani per portare il necessario e la gioia a tutti i viventi; che noi stessi, nel momento in cui amiamo, serviamo e condividiamo, siamo “corpus Domini”, siamo la resurrezione e l'operatività di Dio nella concretezza storica, per portare a compimento la creazione nel Regno, tutto il nostro creato compiuto secondo Amore.
Qui mi sono ritrovato coinvolto in una vera e propria rivoluzione copernicana, mi sono reso conto che la visione religiosa mi alienava dalla mia condizione di "tralcio della Vite", di potenziale mano di Dio, e sono passato dal Signore-Agnello di Dio, morto per i nostri peccati, al ‘Signore-assassinato dai sacerdoti perché voleva liberare noi stessi dai sacerdoti, dalla lettura religiosa di Dio.
Le conseguenze di questo radicale cambiamento di prospettiva sono enormi, ed io ne ho esplorato una piccola parte: la trascendenza di Dio è immanente a noi stessi; è l’uomo il tempio di Dio; nel profondo di ogni uomo vive l’imperativo etico del fare agli altri ciò che si vorrebbe gli altri facessero a noi, non c’è il peccato contro Dio, ma il male fatto al prossimo; il negativo non è mai volontà di Dio, ma assenza di Dio, omissione di incarnazione di Dio-Spirito-Amore; è necessario il si dell’uomo perché l’amore del Padre per noi possa portare frutto a noi; senza questo “si” implicito o consapevole, i viventi sperimentano il silenzio di Dio, l’assenza di amore incarnato, l’inferno di questo e in questo mondo.
A questo punto appare evidente che anche questo secondo risultato della mia ricerca ha effetti dirompenti, e che può ottenere gli stessi risultati del primo (nessuno poco alla volta).
Cultura del necessario e comunismo con amore nessuno li vuol sentir tossire, e neppure che il Signore è un laico, che oggi lavora con le nostre mani, che noi siamo gli strumenti che possono rendere possibile il suo amore per noi di arrivare a noi.
Eppure c’è un fatto che potrebbe farmi capire che non sto dando i numeri, e che non sono quello che è entrato in autostrada dalla parte sbagliata, e dice che tutti gli altri vanno contromano.
La pista della ricerca della soggettività strutturalmente solidale porta alla cultura del necessario ed alla condivisione con amore; il passaggio dalla religione all’Incarnazione porta a vedere nel Signore il paradigma di quella laicità fraterna e solidale che si determina nei propri rapporti con tutti viventi del creato secondo la cultura del necessario e praticando la condivisione con amore.
Questa presa di coscienza di due piste di ricerca che confluiscono in una sola mi rafforzano nella convinzione che un atomo di Verità può essersi affacciato alla porta della mia casa.
Le due piste si incontrano, si interconnettono, si unificano in una sintesi che può dare indicazioni preziose a tutti coloro, e che purtroppo sono sempre meno numerosi, che ricercano la Verità. Ed è vero cha la Verità ci è sempre inaccessibile, che più che creduta va costruita e va vissuta, ma noi sappiamo che Essa, come Dio, è Una. E chi lavora per l’unità e per la verità, sta facendo agli altri un grande dono: Gesù laico e compagno, che vive del necessario e condivide con amore, è una sintesi che ha in se i germi di un grande futuro: la liberazione dell’uomo dalla religione, che è sempre collusa col potere e ci rende servi inutili al Padre ed utili a lei stessa, e la responsabilizzazione dell’uomo alla pratica di quella soggettività strutturalmente solidale che è indispensabile per la costruzione del Regno, il nostro mondo secondo lo Spirito.
Mario Mariotti


Luned́ 25 Ottobre,2010 Ore: 16:57
 
 
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