- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (287) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org La tentazione autoritaria,di Bruno Gambardella

Editoriale
La tentazione autoritaria

di Bruno Gambardella

Da tempo andiamo sostenendo che in Italia tira una brutta aria, aria di populismo (che fa rima con autoritarismo), di controllo mediatico delle coscienze, di democrazia formale e non sostanziale. Quando la distanza tra ciò che stabilisce la legge e la prassi quotidiana somiglia ad una forbice sempre più aperta vuol dire che qualcosa davvero non funziona. Prendete la nostra Costituzione: apparentemente è apprezzata e celebrata da tutto il ceto politico; nei fatti coloro che dovrebbero difendere le istituzioni repubblicane calpestano quotidianamente i suoi dettami. 
Spira un vento qualunquista, “di destra”. Un esempio: la Carta sostiene che la pena inflitta ad un reo non deve avere valenza punitiva o vendicativa, ma esclusivamente rieducativa. Le carceri possono anche scoppiare e i detenuti, in barba alle più elementari norme di civiltà, essere ammassati in celle-loculi: non importa! I diritti dell’uomo-detenuto devono essere sacrificati per la “sicurezza e la tutela dei cittadini”.
Ciò che ci preoccupa di più sono i comportamenti tenuti negli ultimi anni da alcuni (ma  non pochi) rappresentanti delle forze dell’ordine. I casi Cucchi e Aldovrandi hanno turbato le coscienze di molti italiani. Si è parlato di malagiustizia, di approssimazione, di tragiche fatalità. Pochi però hanno avuto il coraggio di scrivere o di dire che uno Stato che permette a poliziotti e carabinieri di minacciare, picchiare e persino torturare dei cittadini in quel momento inermi non è uno Stato di diritto. A Genova durante il G8, durante molte manifestazioni organizzate da pacifici cittadini che protestavano contro il governo di destra, nelle carceri, nelle caserme e persino nei tribunali gli elementari diritti dell’uomo sono stati ignorati, calpestati, sbeffeggiati. Questo valeva ieri per Stefano Cucchi e vale oggi per Stefano Gugliotta, il ragazzo romano malmenato da sette, otto agenti che lo avevano scambiato per un ultrà.
In questo clima da caccia all’immigrato, al sovversivo, al “diverso” gli atteggiamenti e i comportamenti di qualche fanatico che indossa una divisa possono mai essere improntati al rispetto dei diritti fondamentali delle persone? Lo sbirro violento, orgogliosamente “di destra” se non addirittura fascista, sa di poter contare sulla benevola copertura dei vertici, sul plauso di certi giornali, sull’ignoranza o sull’indifferenza dei cittadini. Bene ha fatto il ministro degli Interni Roberto Maroni a preannunciare la costituzione di parte civile del suo dicastero in un eventuale processo contro i poliziotti violenti di Roma. Ci chiediamo però quale credibilità abbiano un premier, un governo, una maggioranza parlamentare che con leggi ad personam, con politiche di respingimento degli immigrati realizzate calpestando le convenzioni internazionali e il buon vivere civile, con scelte ben mirate a depotenziare le attività della magistratura stanno minando ogni giorno quel che resta dello Stato di diritto nel nostro Paese.
E l’opposizione “democratica e di sinistra”? Parafrasando De André: si costerna, s’indigna, si impegna poi getta la spugna con gran dignità…
Un esule cileno sfuggito per miracolo al carcere e alle torture del regime di Pinochet spiegava che la differenza tra democrazia e dittatura la si poteva cogliere nell’atteggiamento del cittadino onesto nei confronti delle forze dell’ordine: dove vi è rispetto per le libertà individuali l’incontro con una pattuglia o con un posto di blocco rassicura; dove i diritti fondamentali sono ignorati la sola vista di una divisa fa venire il sudore freddo…
Non vogliamo drammatizzare né spaventare chi ci legge. Pur in presenza di molte “mele marce” siamo ancora convinti che la maggior parte dei tutori dell’ordine creda nei valori della democrazia e della libertà e che a questi si attenga nell’esercizio delle sue delicate funzioni, ma teniamo gli occhi ben aperti e invitiamo tutti a fare altrettanto. Berlusconi non sarà Pinochet o un generale greco o argentino, ma l’ammirazione per i metodi dell’ “amico Putin” ci preoccupa non poco…
Bruno Gambardella


Sabato 15 Maggio,2010 Ore: 09:28
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info