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www.ildialogo.org TORNERANNO I PRATI?,di Gianni Penazzi

TORNERANNO I PRATI?

di Gianni Penazzi

19’ Delirio dell’economia - Lugo - 25/9/2015
Prof. GIANNI TAMINO – BIOLOGO - UNIV. PADOVA
Come ogni anno a fine settembre, a Lugo, si è tenuto il seminario IL DELIRIO DELL’ECONOMIA. Il tema di questa edizione 2015 “TORNERANNO I PRATI?” è stato affidato al biologo Gianni Tamino dell’Università di Padova. Eminente studioso, docente e divulgatore scientifico, già parlamentare italiano ed europeo, infaticabile conferenziere e scrittore con molte pubblicazioni a suo credito, ha contribuito ad elevare a soggetto di preminenza politica l’emergenza ambientale, collaborando – per citarne solo alcuni – con Alex Langer, Wolfgang Sachs, Vandana Shiva. TORNERANNO I PRATI? è un titolo dalle molte evocazioni: pur con la variante del punto interrogativo evidenzia il richiamo al recente film di Ermanno Olmi sulla Grande Guerra, dunque il tributo degli organizzatori del seminario nel centenario del conflitto mondiale da cui molti dei nostri nonni non hanno più fatto ritorno. L’altra evocazione apre all’Enciclica di Papa Francesco, e, infine, al pensiero del relatore sul soffocante abbraccio tra crisi economica e crisi ambientale. Dal suo speciale punto di vista, il prof Tamino ha analizzato il duplice collasso in corso, definendolo il sussulto dell’unica crisi: di civiltà. Il bambino esanime riverso sul bagnasciuga, immagine che ha scioccato il mondo, è la crudele, spietata narrazione di centinaia di migliaia di vite umane valutate meno di zero, esuberi, vuoti a perdere lasciati agli abissi come effetti collaterali di questa civiltà del mercato. Ovunque essa sia giunta ha portato dominio, saccheggio e sterminio, impoverendo da una parte moltitudini di popoli e, dall’altra, arricchendo a dismisura ristrette oligarchie sociali. Una prima domanda di fondo è stata posta al relatore: come si è reso possibile, a partire dalla rivoluzione industriale ad oggi, sostenere un’economia che andava sviluppandosi sullo sfruttamento intensivo e predatorio delle risorse naturali, compromettendo gli importanti equilibri del pianeta (acqua, aria, suolo) fino a stravolgere anche gli assetti sociali? Numerose sono state le crisi economiche in passato alle quali i capi politici hanno risposto con la leva dei consumi. La seconda domanda: perché, davanti all’odierna crisi, i governanti e i dirigenti ripropongono le vecchie terapie, ovvero spingere compulsivamente su consumi e crescita? Basterebbe ricordare che la storia economica delle nazioni ha conosciuto crisi e recessioni come conseguenza di dissennate politiche sviluppiste e liberiste. “Come biologo considero l’economia della natura una condizione di partenza per creare quelle basi materiali che l’ideologia economica moderna ha gradatamente perduto. Nessuna economia umana può avere un futuro se prescinde dall’economia della natura, la quale non tende alla crescita ma all’equilibrio, attraverso il riutilizzo della materia, senza sprechi e senza produzione di rifiuti, adoperando energia solare (la fotosintesi)”. Durante l’illuminismo la scienza e la tecnologia erano considerati strumenti per dominare la natura. Questa visione, divenuta ideologia, porterà a ritenere che la tecnica sia in grado di risolvere ogni problema, sia ambientale che sanitario, in un ambiente lineare, dove energia e materie prime sono pensate come disponibili all’infinito. Queste basi filosofiche si trasferiranno presto all’Economia con la nascita dei concetti di crescita e di sviluppo fino a sovrapporre l’idea di crescita economica a scapito del pieno ed autentico sviluppo. In questo modo nel dopoguerra si afferma il sistema moderno della contabilità nazionale: l’indice PNL=prodotto nazionale lordo, e PIL=prodotto interno lordo.
Bob Kennedy per primo criticò duramente l’idea del PIL: “Misura tutto, eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta”. Morì in seguito ad un attentato all'indomani della sua vittoria nelle elezioni primarie di California e Dakota, candidato alla Presidenza.
Il prof cita l’economista Kenneth Boulding: “Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un pazzo. Oppure un economista!” Uno dei pochi che negli anni Settanta, in pieno boom produttivistico postbellico, tentavano di spezzare un’asta a favore di coloro che già allora sostenevano che l’economia mondiale doveva essere interamente ripensata in difesa dell’economia della biosfera. Il nostro relatore prosegue il ragionamento inanellando pluralità di argomentazioni come fossero legami molecolari. Cos’altro si potrebbe pretendere da un biologo!? Affronta, aiutandosi con utili slides proiettate sullo schermo, i temi dell’aumento della popolazione mondiale, dell’alto consumo di risorse (energie fossili in particolare), della distruzione dell’ambiente, dell’aumento dei rifiuti come problema recente, della perdita di biodiversità. Come ha affrontato la Natura i limiti delle risorse materiali? Come funziona l’ECONOMIA DELLA NATURA? Procede come un sistema sostanzialmente chiuso. Si pensi alla conservazione delle masse: da quando esiste sulla Terra, l'intera massa di acqua degli oceani produce vapore acqueo, a cui seguono le precipitazioni ed infine il ritorno nell'oceano attraverso i fiumi, molte migliaia di volte (ciclo dell’acqua). Poi l’ossigeno, il carbonio e l’azoto, attraverso specifici cicli, vengono continuamente riciclati all’interno del sistema, principalmente a opera degli organismi viventi. L’energia necessaria, per questi processi di trasporto e trasformazione di materia nei vari comparti, è quella che la Terra riceve dal Sole. L’energia solare grazie alla fotosintesi clorofilliana viene incamerata negli zuccheri, divenendo energia chimica che, attraverso l’alimentazione, passa agli animali. Questo è il CICLO DEL CARBONIO. Dunque i sistemi naturali si basano su una fonte di energia esterna, il Sole, e su un continuo riciclo della materia senza produzione di rifiuti o combustione.
Al contrario di questa logica circolare, la crescita economica si base sulla logica lineare riducendo a merce ogni risorsa, comprese quelle ritenute beni comuni, dall’acqua che beviamo, agli organismi viventi, fino ai saperi, che hanno permesso alla società umana di svilupparsi. Dalla Rivoluzione Industriale abbiamo imposto una civiltà lineare su un pianeta che funziona in modo circolare. Abbiamo contrapposto la Tecnosfera alla Biosfera creando nuovi scenari dove protagoniste sono le grandi aziende Multinazionali. “Business as usually” è la linearìità recitativa per raggiungere Profitti, quasi sempre collettivizzando i costi e privatizzando gli utili. Se pensiamo che tra le prime dieci multinazionali 8 sono legate al petrolio, è facilmente immaginabile il drammatico impatto della combustione, dato che le fonti fossili (petroli,carbone,gas), le biomasse (e i rifiuti) producono energia per combustione, che a sua volta produce vari inquinanti.
In natura nulla si crea e nulla si distrugge: tutto si trasforma. Mai per combustione, ma per svariate forme di degrado. I principali inquinanti prodotti dalla combustione sono: CO2, NOx, SO2, CO, metalli pesanti, polveri sottili (PM 10, 2,5, 1, 0,1 ecc.), composti complessi come IPA, diossine, ecc. La terra è malata e ferita. Le fotografie satellitari testimoniano concentrazioni elevate di NO2 (generato dalla combustione) in coincidenza con le zone più industrializzate: le principali città del Nord America e dell'Europa. In particolare in Italia, i valori sono altissimi in tutta la zona della Pianura Padana. D’altra parte cosa potevamo aspettarci dopo decenni di inceneritori - poi riabilitati come termovalorizzatori - di rigassificatori, di megacentrali elettriche, di scorie, di terre dei fuochi, di scempi, di degrado, di centrali nucleari (ancora in agguato), di nubi mortali dall’ICMESA di Seveso all’ETERNIT di Monferrato, alle DIOSSINE dell’ILVA di Taranto…
Il modello industriale (lineare) si è trasferito anche all’agricoltura con la Rivoluzione Verde e con gli OGM.
In nome della produttività, il ricorso sia a sostanze chimiche come fertilizzanti e pesticidi, sia all'impiego di macchinari sempre più sofisticati, ha determinato una incompatibilità dei moderni metodi agricoli con gli ecosistemi naturali, compromettendo sia la biodiversità naturale che quella agricola, frutto di secolare attività degli uomini nelle diverse regioni del pianeta. Cinquant’anni fa nella pianura padana e nelle valli, che su tale pianura si affacciano, si potevano contare centinaia di varietà di mais, ognuna adattata alle diverse condizioni pedologiche e climatiche, secondo il criterio della pianta giusta al posto giusto. Dopo la realizzazione dei mais ibridi, ad alta produttività - ma a condizione di alti consumi di fertilizzanti, fitofarmaci ed acqua - un po’ alla volta quasi nessuna delle centinaia di varietà precedentemente coltivate è rimasta nella pianura padana e dintorni. Il premio Nobel Dulbecco ha dichiarato: “Introducendo un nuovo gene in una cellula, la funzione di un gran numero di altri geni viene alterata: non è sufficiente introdurre un gene nell'organismo per determinarne l'effetto, che invece dipende da quali altri geni sono già presenti.”
A questo punto il prof Tamino, conclusa la rigorosa e dura analisi, passa alle proposte. La società deve ripensare in termini di decrescita i suoi grandi comparti: ENERGIA, RIFIUTI, INDUSTRIA, AGRICOLTURA.
La decrescita è la possibilità di realizzare un Nuovo Rinascimento, che liberi gli uomini dal ruolo di sudditi della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune.
La decrescita non è una nuova teoria economica, piuttosto un sistema di conoscenze e di buone pratiche di cittadinanza che converge al ripristino dello spazio del bene comune.
Siamo al bivio: 1) prolungare la via dello sviluppo, raffinando le tecniche di dominio sulla natura e sugli uomini e sulle contraddizioni sempre più gravi che emergono; 2( rielaborare gli elementi per una civiltà più moderata, più frugale, più semplice, meno avida, più giudiziosa nel suo impatto verso la natura, verso i settori poveri dell’umanità, verso le future generazioni, verso le biodiversità, anche culturali degli esseri viventi. Il compianto Alexander Langer disse: “il cibo e le materie prime vanno consumati meno e meglio, ripristinando i cicli naturali: non per vivere peggio ma decisamente meglio”. Il microfono è passato al moderatore per la chiusura: “tutto sembra portare alla SCOMPARSA DELLA NATURA” (Gernot Böhme-filosofo, Università di Darmstadt). “La società, una volta raggiunto lo stadio avanzato della produzione di massa, produce la propria distruzione. Bisogna riconoscere le soglie che delimitano il campo della sopravvivenza umana” (Ivan Illich, La convivialità, 1971). Noi siamo l’ultima generazione analogica (olivetti lettera 22, matrici Gesthetner per il ciclostile, la penna stilo, i dischi LP in vinile) prima di entrare nel digitale. Noi siamo l’ultima generazione che ha ascoltato il racconto dei nonni quelli ritornati dalla Prima Grande Guerra. Noi siamo l’ultima generazione che da bambini abbiamo respirato una qualità dell’aria diversa da quella respirata dai nostri figli. Noi forse rischiamo di diventare la generazione responsabile della scomparsa della natura! Guardiamo l’eclisse totale di luna, domani notte, per cercare l’ispirazione e la determinazione a riportare bellezza, etica e armonia in questo pianeta terrestre, affinchè il nostro passaggio sia quello di un “viaggiatore leggero”.
Gianni Penazzi
giannipenazzi@infinito.it
(*)Gianni Tamino, biologo, docente dal 1974 all’Università di Padova. Nel 2001 affianca all’insegnamento della biologia gli incarichi in: Fondamenti di Diritto ambientale, Corso di specializzazione in Bioetica. Dalla metà degli anni ’70 svolge ricerche sugli effetti mutageni e cancerogeni degli inquinanti ambientali. Dal 1990 si occupa di Biosicurezza e Biotecnologie, di Flussi di materia e di energia negli ecosistemi naturali e negli agroecosistemi, con particolare riguardo all’accumulo di inquinanti lungo la catena alimentare. È stato membro della Camera dei Deputati dal 1983 al 1992 e Parlamentare Europeo dal 1995 al 1999 lavorando sulle problematiche ambientali, energetiche e agricole. Ha partecipato a numerosi Social Forum ed è stato tra gli organizzatori della Conferenza Internazionale sulla Decrescita (Venezia, 2012). Già membro del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare presso il Ministero della Salute, fa parte del Comitato Scientifico ISDE (International Society of Doctors for the Environment).



Giovedì 05 Novembre,2015 Ore: 17:51
 
 
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