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www.ildialogo.org IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA DEI SINDACI CONTRO LO “SBLOCCA ITALIA” A NAPOLI, 18 APRILE 2015,di Coordinamento nazionale No Triv – sezione Basilicata

IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA DEI SINDACI CONTRO LO “SBLOCCA ITALIA” A NAPOLI, 18 APRILE 2015

di Coordinamento nazionale No Triv – sezione Basilicata

IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA DEI SINDACI CONTRO LO “SBLOCCA ITALIA” A NAPOLI, 18 APRILE 2015
Rivolgendoci a voi, Sindaci, amministratori, esponenti dei movimenti territoriali e sindacali, presenti in questa importante assise, siamo certi di poter condividere tutta la preoccupazione e lo sconcerto che in noi produce con tutta evidenza la situazione politica ed economica che da anni stiamo attraversando.
Viviamo nel bel mezzo del disordinato epilogo di assetti consolidati e della rottura dei vecchi equilibri internazionali, nel balletto di alleanze variabili e confuse, dettate da ragioni di liquida opportunità imperiale e di immediata convenienza di interessi commerciali e finanziari. Scontiamo tutti la difficoltà (ormai strutturale) a saper tradurre, sulla spinta degli effetti concreti della crisi in atto, la complessità di una fase lunga e controversa, in profili valoriali utili. Scontiamo con sguardo sgomento e passivizzato il sinistro rumore di armi che accompagna la dominante tendenza alla guerra.
In tale contesto emerge quale costante la nuova corsa monopolistica all’accaparramento delle risorse. Si tratta di una strana corsa, che contiene in sé il vecchio volto della frontiera e dello sfruttamento intensivo, ed al tempo stesso mostra il volto avventurista ed arrogante di un nuovo patto con una scienza e con una tecnica unidirezionali ed asservite alle grandi multinazionali.
La spinta alla nuova centralità della questione energetica si presenta questa volta connaturata alla funzione della nuova forma Stato ed agli interessi delle ecomafie, capaci (i casi più eclatanti forse li troviamo in Nigeria, in Somalia, in Messico) di battere con anticipo ogni opposizione spontanea ai propri progetti.
Nel nostro Paese ben sappiamo quali effetti sappia produrre il connubio di forme mafiose di controllo territoriale con gli interessi delle “grandi opere”, anche in termini di consumo di territorio, di orientamento ai comportamenti/consumo; di creazione del consenso politico; di gestione dell’intero ciclo dei rifiuti, in aperto contrasto con le stesse norme/obiettivi UE.
Parto malato della cosiddetta “globalizzazione” finanziaria e dei mercati e grande minaccia per i bilanci delle economie nazionali è la clausola ISDS, che consente alle potentissime multinazionali straniere di chiamare in giudizio in tribunali internazionali “privati” ed a porte chiuse gli enti pubblici che attuino provvedimenti da esse ritenuti lesivi dei loro investimenti. Col rischio che in caso di vittoria legale debbano essere le casse pubbliche a compensare le Corporations.
Questa clausola esiste nel Trattato di libero scambio NAFTA (North American Free Trade Agreement, ovvero Accordo nordamericano per il libero scambioapprovato nel 1994 tra Stati Uniti, Canada e Messico. In molti trattati di libero scambio che sta firmando l'Unione Europea è previsto questo tipo di tribunali, ma il rischio è che ci si possa trovare di fronte a situazioni paradossali come quella della Germania, dove una grande impresa di produzione energetica come la Vattenfall ha citato in giudizio il governo Merkel per aver deciso la chiusura graduale delle centrali nucleari. Lo scorso luglio a Washington si sono ufficialmente aperte le trattative sulla Transatlantic Trade and Investiment Partnership (TTIP), un'ipotesi di accordo economico globale tra Usa e UE, che potrebbe stabilire i principi della riorganizzazione economica dell'Occidente nel pieno di una crisi che sempre più dimostra di essere strutturale e non congiunturale. Fra poche settimane tale Trattato potrebbe essere ratificato dal Parlamento UE.
Se nella piccola Basilicata assistiamo da tempo a rapidi processi di riduzione ed espropriazione dei poteri costituzionali concorrenti in materia ambientale ed energetica, a livello planetario le multinazionali, che spesso fanno profitti più elevati dei PIL di interi Paesi sommati tra loro, pretendono di avere carta bianca per sé. In tale contesto assistiamo sgomenti al prevalere (per via”legale” o vieppiù truffaldina) alla diffusione degli Ogm, in spregio anche alla volontà degli stessi governi, oltre che degli stessi contadini. In generale l’industria chimica ed energetica hanno fatto ulteriori passi da gigante nell’imposizione di pratiche inquinanti legate al controllo monopolistico delle sementi ed al consumo di territorio (insieme alle pratiche di cementificazione, tra i principali fattori la coltivazione di specie vegetali finalizzate alla produzione dei cosiddetti biocarburanti), a detrimento della biodiversità e della destinazione ad uso alimentare.
Dati dell’ONU ci dicono intanto che circa la metà della popolazione urbana che vive in Africa, Asia, America Latina e Caraibi, accusa malattie connesse alle carenti condizioni sanitarie dell’acqua. Le Nazioni Unite prevedono che con l’attuale ritmo di crescita della popolazione mondiale, entro il 2050 si avranno sul pianeta quasi 9 miliardi di persone e aumenterà molto la quota di persone che non avranno acqua sufficiente per la sopravvivenza. Oggi circa 1,7 miliardi di persone soffrono per problemi legati alla carenza di acqua, ma si stima che nel 2025 arriveranno a quasi 5 miliardi.
Accordi quali il protocollo di Kyoto del 1997 ed i frustranti vertici sul clima, al di là delle belle parole, fanno registrare aumenti progressivi di emissioni di CO2, in totale spregio alla politica della monetizzazione del mercato tra paesi ed imprese inquinanti delle quote di emissione.
Il rapporto dell’UNDP (United Nations Development Programme ) 5 del 2007 recita: “Se gli abitanti del mondo in via di sviluppo avessero prodotto emissione di anidride carbonica pro capite pari a quello degli abitanti del NordAmerica, avremmo avuto bisogno dell’atmosfera di nove pianeti per affrontarne le conseguenze”. L’aria, l’acqua, la terra ed il mare sono indicatori (purtroppo insostituibili) del livello di inquinamento generato dal modo di produzione capitalistico ai tempi della globalizzazione neoliberista.
Se continueremo ai ritmi attuali tra poco meno di 25 anni la metà della popolazione mondiale patirà la mancanza di acqua, mentre il livello del mare è già aumentato tra i 10 ed i 20 cm. negli ultimi 100 anni. Sulla strada per la Conferenza sul Clima a Parigi, Dicembre 2015, chiediamo a tutti voi di abbandonare la logica fuorviante e dannosa delle “Grandi Opere” e di avviare con forte determinazione, ADESSO, un processo di condivisione nazionale ed europeo di costruzione di una Strategia Energetica fondata sul valore d’uso.
Continuare sulla strada del fossile vuol dire infatti contribuire a rendere irreversibile, fino ad oltrepassare un punto di non ritorno, la capacità di riproduzione dell’equilibrio minimo necessario tra bisogni umani e disponibilità delle risorse naturali.
Come Lucani che da anni lottano contro la trasformazione della propria terra e della propria acqua in “pozzo nero irreversibile” (parole del presidente di Federpetroli Marsiglia…), Chiediamo:
  1. di intensificare le lotte contro provvedimenti legislativi quali lo “Sblocca Italia” e contro lo scippo dei poteri decentrati in materia di energia ed ambiente
  2. di strutturarsi in modo sincronico (amministratori ed associazioni territoriali) in coordinamento per la difesa delle prerogative costituzionali, in vista del referendum confermativo e di eventuale proposta di quesiti abrogativi
  3. di appoggiare le lotte condotte a livello locale, sostenendo attivamente la costituzione di Osservatori Ambientali Indipendenti, al fine di garantire in contraddittorio il massimo della trasparenza e della partecipazione possibili
  4. di adottare la strategia Rifiuti Zero/Combustione Zero
  5. di sviluppare una campagna di indagine ed informazione finalizzata alla conoscenza dell’energia prodotta (come e da quali fonti) ed utilizzata sui rispettivi territori
  6. di pretendere la tutela delle acque quale risorsa prioritaria strategica, anche attraverso un’azione sistematica di bonifica, riparazione, salvaguardia, nonché di affidamento pubblico dell’azione partecipata di controllo, verifica, analisi. Va stabilita un’anagrafe del grado effettivo di potabilità, con relativo piano di gestione e di fattibilità delle bonifiche
  7. di adoperarsi per chiedere la sospensione degli iter autorizzativi riguardanti nuove istanze di permessi di concessione finalizzate alla ricerca, prospezione, coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, a cominciare dai cosiddetti pozzi “incidentati”
  8. di produrre opposizione decisa e motivata all’ampliamento del COVA di Viggiano ed all’ampliamento del porto di Taranto in vista del raddoppio delle quantità estrattive e dell’attivazione della concessione Tempa Rossa
  9. di pretendere i piani ingegneristici dei pozzi e delle strutture legate alla gestione integrata del ciclo di produzione e trattamento idrocarburi ed acque di strato, compreso i pozzi di reiniezione, per poter esercitare azione di controllo tecnico/ambientale
  10. di addivenire ad un rigoroso studio predittivo sulla caduta degli inquinanti riguardante l’area della concessione Tempa Rossa
  11. di reclamare l’istituzione di un fondo regionale finalizzato alle attività di bonifica e ripristino delle aree inquinate da attività impattanti
  12. di dare avvio ad uno studio epidemiologico indipendente con valenza retrospettiva e previsionale, a partire dalle aree interessate dal ciclo di produzione e trattamento petrolifero
  13. di modificare la DGR della regione Basilicata n. 1640 del 30 novembre 2012 “Adozione delle norme tecniche e delle azioni per la tutela della qualità dell’aria nell’area della Val d’Agri e segnatamente nei comuni di Viggiano e Grumento Nova”, estendendola alle altre aree petrolifere della Regione e con abbassamento dei limiti di emissione degli inquinanti previsti dalla normativa nazionale e introduzione di limiti per gli inquinanti non previsti a livello nazionale, ma tipici dell’industria petrolifera, anche sulla base di normative più restrittive già presenti in altre regioni italiane.
  14. Di adottare metodologie di rilevamento, trasparenza e pubblicizzazione dei dati (con potenziamento e garanzia di indipendenza dell’Osservatorio Ambientale dell’Alta Val d’Agri, della Valbasento e delle altre aree petrolifere della Regione).
Coordinamento nazionale No Triv – sezione Basilicata


Domenica 19 Aprile,2015 Ore: 13:41
 
 
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Economia

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