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www.ildialogo.org Di padre in figlio: La trasmissione delle disuguaglianze  ,di Federico Stoppa

Di padre in figlio: La trasmissione delle disuguaglianze  

di Federico Stoppa

Il luogo di nascita e le caratteristiche dei genitori continuano a pesare molto di più delle caratteristiche personali nel determinare il successo professionale di un giovane” (Draghi, 2010).


Ringraziamo Federico Stoppa per questo contributo al nostro dibattito sulle diseguaglianze. Federico Stoppa (Ancona, 1988) si è laureato in Scienze Economiche e Finanziarie presso la Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” di Ancona. Ha lavorato alla Camera di Commercio Belgo-italiana di Bruxelles e collabora alla rivista online Queste Istituzioni. Scrive di economia, politica e letteratura. La sua e-mail è: federico.stoppa@tiscali.it. Ha un blog, il conformista , insieme a Francesco Paolo Cazzorla (Monopoli, 1985)
Quanto la posizione nella scala sociale ed economica occupata dai padri influisce su quella occupata in futuro dai figli? Secondo un pregiudizio diffuso attorno a questo interrogativo si contrappongono nettamente l’ideale di eguaglianza dei risultati, di matrice socialista, e quello dei punti di partenza, di stampo liberale, - più sensibile alle effettive opportunità che vengono offerte agli individui all’inizio della loro vita1.
Nel suo ultimo libro (Franzini, 2013) l’economista Maurizio Franzini mette in discussione questo pregiudizio. Franzini, sulla scia di un’ampia letteratura sorta negli ultimi anni, ha messo a confronto il reddito e l’occupazione dei padri con quelli dei figli, osservando quanto la differenza (di reddito) tra questi ultimi è spiegata dallo status socioeconomico dei primi. Ciò che emerge è che porre l’enfasi unicamente sulla diseguaglianza in termini di reddito e ricchezza è riduttivo, poiché si tratta di preoccuparsi non solo di quanti mezzi materiali disponga un individuo, ma anche di verificare se li riesca effettivamente a tradurre nei modi di fare e di essere più congrui alle sue convinzioni (cfr. Sen, 1994). Bisogna quindi concentrarsi maggiormente sulle reali opportunità che una società offre per poter accedere a determinate posizioni nella scala sociale senza dover per forza fare affidamento a condizioni di partenza privilegiate.
Tab.1 : Elasticità intergenerazionale del reddito correlazione tra reddito dei padri e dei figli. Fonte: Ocse, A Family Affair: intergenerational social mobility across OECD Country, 2010, p.185
La tecnica di indagine utilizzata da Franzini esprime la correlazione tra i redditi dei genitori e quelli dei figli sulla base di un coefficiente beta che varia tra 0 e 1. Un beta pari a 0 indica completa indipendenza delle condizioni economiche dei figli da quelle dei padri, mentre un beta pari a 1 implica assoluta dipendenza, una condizione nella quale le famiglie ricche rimangono ricche e quelle povere rimangono povere.
La Tab. 1 mostra che nei paesi nei quali è più diffusa lazione redistributiva da parte delle amministrazioni pubbliche e nei quali la diseguaglianza dei redditi è più contenuta, il reddito dei padri incide poco sul reddito dei figli e di conseguenza la mobilità sociale è molto elevata. È il caso dei paesi scandinavi, ma anche di paesi dell’Europa continentale come Francia e Germania. Diverso il discorso per i paesi meno egalitari dell’area Ocse, in specie Gran Bretagna, Stati Uniti ed Italia, che, contrariamente a quanto ci si possa aspettare, soprattutto con riferimento ai primi, sono paesi in cui l’ascensore sociale è bloccato. In Italia, il coefficiente beta che misura l’elasticità intergenerazionale del reddito è pari a 0,50, un valore relativamente elevato. Ciò significa che, in Italia, “il luogo di nascita e le caratteristiche dei genitori continuano a pesare molto di più delle caratteristiche personali nel determinare il successo professionale di un giovane” (Draghi, 2010). Una situazione che appare inaccettabile, anche e soprattutto da un punto di vista liberale, poiché confuta l’assunto che ritiene le diseguaglianze di reddito il prodotto di meriti individuali, come l’impegno, l’investimento in capitale umano, la capacità innovativa ed imprenditoriale.
In conclusione, l’Italia è un paese eccentrico rispetto a quelli dell’area Ocse. Ha in comune con i paesi anglosassoni il livello elevato delle diseguaglianze dei redditi e la bassa mobilità sociale. Ha però uno Stato che incide molto sulla redistribuzione del prodotto sociale, come i paesi scandinavi e continentali. Lo Stato italiano preleva sotto forma di imposte, tasse e contributi, circa 660 miliardi di euro, il 43,8% del prodotto interno lordo (dati Istat per il 2013). Tuttavia, esso non riesce ad mitigare le disparità di reddito in maniera efficace, né a promuovere opportunità di mobilità sociale per gli individui meno abbienti. Lo Stato italiano appare come il secchio bucato descritto dall’economista Okun (1971): le risorse prelevate con la tassazione, come l’acqua del secchio, vengono disperse durante il trasferimento. Il risultato è una società bloccata, diseguale nei redditi e nelle opportunità, in cui si perpetuano i privilegi di generazione in generazione. Con conseguenze economiche negative: minori incentivi all’investimento in capitale umano, distorsioni nell’allocazione delle risorse, minore capacità di innovare.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Baffigi A. (2009), Luigi Einaudi: Teoria economica e legislazione sociale nel testo delle Lezioni, Banca d’Italia, Quaderni di Storia Economica
Covak M. (2006), Do Poor Children Become Poor Adults? Lessons from a Cross Country Comparison of Generational Earnings Mobility, IZA Discussion Papers, No. 1993
D’Addio A. C. (2007), Intergenerational Transmission of Disadvantage: Mobility or Immobility across Generations? A Review of the Evidence for OECD Countries, Oecd social, employment and migration working papers
Draghi M. (2010) Crescita, benessere e compiti della politica economica, Lezione magistrale del Governatore della Banca d’Italia, Ancona, 5 novembre
Einaudi L. (2011) Concetto e limiti della uguaglianza dei punti di partenza in “Lezioni di politica sociale, Corriere della Sera Libri
Einaudi L. (1959) Liberalismo e socialismo, in Prediche Inutili, Einaudi, Torino
Franzini M. (2013) Disuguaglianze inaccettabili. Limmobilità economica in Italia, Laterza, Bari-Roma
Mocetti S. (2007) Intergenerational Earnings Mobility in Italy, B.E. Journal Of Economic Analysis & Policy
Okun A. (1971) Equality and Efficiency:The Big Trade-off, The Brookings Institution, Washington
Sen A. La disuguaglianza. Un riesame critico, Il Mulino, Bologna, 1994
Visco I. Investire in Conoscenza, Il Mulino, Bologna, 2009
NOTE
1 Prova ne sia il fatto che in Italia lo skill premium, ovvero la maggior retribuzione derivante da un titolo di studio più elevato, è molto inferiore rispetto a quello che si osserva nei paesi avanzati. Su questo si veda Visco (2009).


Venerdì 14 Marzo,2014 Ore: 13:46
 
 
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