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www.ildialogo.org Sovrapproduzione e sottoconsumo,di Lucio Garofalo

Crisi economica
Sovrapproduzione e sottoconsumo

di Lucio Garofalo

La crisi odierna è dovuta a fenomeni di sovrapproduzione e sottoconsumo, deriva in sostanza da una restrizione dei mercati, cioè dei consumi, in seguito alla variazione della morfologia sociale. L’enorme rigonfiamento della massa proletarizzata, con la riduzione di gran parte dei ceti intermedi alla condizione salariata, significa che non ci sono abbastanza compratori per le merci: il proletariato non può ricomprare tutte le merci che esso stesso ha prodotto. Ma ciò rappresenta un’antinomia del capitalismo, dato che non può esistere una società composta esclusivamente da borghesi e proletari. 

La razione di miseria obbligatoria imposta a Paesi come Portogallo, Grecia, Italia, Spagna e progressivamente a tutti i popoli europei, non basterà a fermare la caduta di rendimento del capitale finanziario, per cui serviranno altre manovre finanziarie che spingeranno sempre di più verso una condizione di insopportabilità dei sacrifici imposti ai proletari. Ormai il capitalismo non ha più nulla con cui tacitare la protesta sociale, anzi, per sopravvivere è costretto ad estorcere sempre di più e in dosi sempre maggiori.

Se Obama è costretto a raddoppiare i fondi sociali di assistenza con cui vengono finanziati sottobanco i grandi supermercati dei distretti popolari al fine di non fare esplodere rivolte, se in Europa si procede all’abolizione di ogni copertura di welfare (pensioni, sanità, scuola, ecc.), se neppure uno solo dei grandi economisti borghesi è stato in grado di prospettare un modo per uscire dalla crisi e stabilizzare l’economia, tutto questo procedere verso il disfacimento totale del capitalismo ha una sua ragione d’essere ed è l’irrazionalità del capitalismo rispetto alle ragioni dell’intera umanità.

Oggi la miseria imposta dal proconsole della BCE per l’Italia, Mario Monti, al solo fine di garantire il pagamento degli interessi del debito pubblico italiano al capitale finanziario internazionale può valere qualche settimana di ripresa dei titoli italiani. Più del 97% di questi titoli sono incettati dalle banche che esigono i pagamenti, pena il default: sono le grandi banche mondiali, a cui la BCE e le banche italiane sono consociate.

Di ripresa nemmeno l’ombra, anzi prosegue la liquidazione sistematica dell’industria e del piccolo commercio. La crisi abbatte chi non è abbastanza forte da resisterle: si contano già 60-70 mila piccoli esercizi commerciali chiusi con relativo numero di disoccupati, per lo più clandestini, dato che erano clandestini anche come lavoratori. Questa ecatombe forza il mercato in direzione dei grandi gruppi commerciali, cioè dei grandi supermercati nei quali i prezzi sono stabiliti nell’ambito dei commerci internazionali. Ci avviamo verso un commercio con forti connotazioni autocratiche, verso cui i consumatori non dispongono di alcun mezzo di influenza e di contrattazione.

Al momento i grandi centri commerciali mantengono i prezzi al di sotto di quelli del piccolo commercio, fa parte della strategia per liquidare quest’ultimo e la quantità di merci vendute assicura ai grandi gruppi margini soddisfacenti di profitto, dato che possono servirsi di lavoro precario a basso costo. Quando essi avranno imposto condizioni di monopolio, allora potranno esercitare tutta la loro forza per spremere i consumatori.

Il piccolo commercio è stata una delle attività fondamentali della piccola borghesia urbana. Le sue attuali condizioni di reddito non sono dissimili da quelle dei proletari. Ma molta della sua sopravvivenza dipende dall’evasione fiscale sistematica, da essa  concepita come lotta di sopravvivenza contro lo Stato e la concorrenza. Essa è oggi un rimasuglio di ciò che era quando il fascismo la mobilitò contro il movimento operaio. Crollata l’illusione berlusconiana in cui essa si riconosceva completamente, oggi la piccola borghesia urbana si trova sul baratro della sua scomparsa come ceto sociale. Il capitale finanziario la sacrifica per acquisire il potere enorme di monopolizzare i commerci e utilizzarlo come forma di controllo e pressione sociale. E’ noto che i capitali dei grandi gruppi commerciali sono consociazioni internazionali gestite dalle banche.

E’ evidente che per gli ultimi residui della piccola borghesia urbana e commerciale le prospettive future sono uno status di proletarizzazione, disoccupazione e precarietà. Ma bisogna stare attenti, poiché è proprio da questi ambienti sociali che stanno riemergendo le teorie complottiste, l’antisemitismo di ritorno, il razzismo contro gli extra-comunitari.

Lucio Garofalo



Luned́ 09 Gennaio,2012 Ore: 19:19
 
 
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