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Fronte dei porci

di Alfonso Navarra

Oggi si crea la possibilità politica concreta, anticipata a suo tempo da una proposta di Tonino Perna, di un "fronte dei PIIGS" sospinto dall'Italia e guidato dalla Francia. Obiettivo: la riforma dell'eurosistema con il suo adattamento ad una politica espansiva e di redistribuzione del reddito, appunto.

Se l'Italia punta i piedi - ed avremmo bisogno di un vero statista a capo del governo, non, tanto per fare un nome, di un Monti qualunque - non avremmo la fine dei nostri depositi, come qualcuno paventa invocando il salvatore della patria (fasullo) di turno, bensì la riforma del sistema euro, o, alla peggio, la nascita di un sistema "seuro" (= euro del sud collegato al neuro, euro del nord, vedi dossier su "Repubblica" di ieri).

Se poi avessimo una sinistra degna di questo nome, e non guidata da post-PCI alla Bersani e post-DC alla Bindi, Letta e Franceschini, riusciremmo a collegare l'uscita dalla crisi alla conversione ecologica dell'economia, come ad esempio la intende Guido Viale (di cui mi fido proprio perché non è un economista, ma un critico dell'economia, come a suo tempo lo era Carlo Marx).

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Per capire di che pasta è fatto questo nuovo governo "tecnico" abbiamo le dichiarazioni sul nucleare del nuovo ministro dell'ambiente, Corrado Clini: "- La tecnologia nucleare, di base, fa parte di quelle chiave a livello globale. L'atomo è una opzione sulla quale bisognerebbe riflettere molto". Siamo sulla linea di pensiero dell'AD dell'Enel Fulvio Conti, il quale il 1 luglio scorso a Sky TG ha dichiarato: ''La partita italiana sull'atomo non è chiusa per sempre. Noi di Enel abbiamo comunque il progetto di andare avanti sul nucleare in altri Paesi e di studiare le tecnologie che potranno essere applicate in questi Paesi, ma anche in un futuro non troppo lontano in Italia''.

"Il referendum antinucleare non chiude la partita" è, appunto il sottotitolo del mio ultimo libro, "La follia del nucleare - dialoghi con Greta", che la Kronos si è autoprodotta.

Presto lo renderò scaricabile da Internet (al 90%) pubblicandolo su un sito-blog apposito.

La versione completa cartacea sarà ordinabile con un costo (scontato) di 5 euro a copia, più spese di spedizioni postali.

Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari

(l'intervento completo nel file allegato)

PS - i post di contenuto prevalentemente economico comincerò a pubblicarli su www.alternativaecosociale.blogspot.com


 PIGS è l'acronimo che è stato coniato per riferirsi ai Paesi dell'Unione europea con una situazione finanziaria altamente debitoria: Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna.

L'evoluzione della crisi lo ha aggiornato in PIIGS, dove la seconda I maiuscola denota l'Italia: è il nostro Paese che negli ultimi tempi è entrato nell'occhio del ciclone della speculazione finanziaria.

Lo "spread" tra i BTP italiani ed i Bund tedeschi ha superato quota 500. Siamo ad un soffio da una spirale che può trasformare la crisi di liquidità italiana in insolvenza.

Ma oggi, con l'incedere della crisi, con gli stessi titoli francesi il cui spread va oltre 200, vediamo che è proprio l'euro, quindi la UE, ad essere sotto attacco, grazie alla sua architettura, comunque male impostata e gestita, dallo stesso punto di vista dei banchieri e dei giocatori professionisti di Borsa.

La Confindustria italiana insiste sul fatto che la BCE deve farsi "prestatrice di ultima istanza".

Questo è vero, si tratta del minimo, ma occorrerebbe aggiungere le seguenti cose:

- l'autonomia della Banca centrale non deve essere interpretata ed attuata come indipendenza dal controllo democratico;

- la creazione e l'immissione di moneta non deve avvenire mediante il "quantitative easing" a sostegno delle banche;

- come per la FED statunitense il suo compito dovrebbe anche essere quello di "massimizzare l'occupazione".

Oggi si crea la possibilità politica concreta, anticipata a suo tempo da una proposta di Tonino Perna, di un "fronte dei PIIGS" sospinto dall’Italia e guidato dalla Francia. Obiettivo: la riforma dell'eurosistema con il suo adattamento ad una politica espansiva e di redistribuzione del reddito, appunto.

Se l’Italia punta i piedi – ed avremmo bisogno di un vero statista a capo del governo, non, tanto per fare un nome, di un Monti qualunque, non avremmo la fine dei nostri depositi, come qualcuno paventa invocando il salvatore della patria (fasullo) di turno, bensì la riforma del sistema euro, o, alla peggio, la nascita di un sistema “seuro” (= euro del sud collegato al neuro, euro del nord, vedi dossier su “Repubblica” di ieri).

Se poi avessimo una sinistra degna di questo nome, e non guidata da post-PCI alla Bersani e post-DC alla Bindi, Letta e Franceschini, riusciremmo a collegare l’uscita dalla crisi alla conversione ecologica dell’economia, come ad esempio la intende Guido Viale (di cui mi fido proprio perché non è un economista, ma un critico dell’economia, come a suo tempo lo era Carlo Marx).

Non una parola in questo senso è stata invece pronunciata dal nuovo premier Mario Monti.

Il suo programma, esposto ieri al Senato con un discorso estremamente generico (perché al momento deve acchiappare più voti possibili), è direttamente berlusconiano per due terzi, e per il terzo ulteriore propone di fare le cose che Berlusconi aveva in mente ma non riusciva a "cantierare" per il veto di Bossi.

In attesa delle “eque mazzate” che arriveranno (non dubitate, fratelli e sorelle!) si comincia con qualche ulteriore tosatura.

La patrimoniale che riesce ad escogitare è il ritorno dell'ICI sulla prima casa, definita una "anomalia italiana".

Metterà poi mano al sistema delle pensioni dietro lo scudo del "basta privilegi". Il contributivo si dovrà applicare a tutti.

La flessibiltà del lavoro la concepisce, in sostanza, alla stessa maniera dell'ex ministro Maurizio Sacconi.

L'attuazione della delega fiscale che venne data a Tremonti consentirà di spostare le tasse sull'attività produttiva agli aumenti dell'IVA (o alla famosa, mitica patrimoniale).

Sulla patrimoniale vale il solito discorso: non mettiamo il carro davanti ai buoi. Non riempiamo il secchio d’acqua quando è bucato. Il discorso su quanto debito bisogna pagare e a chi bisogna pagarlo è, insomma, preliminare rispetto al tassare di più chicchessia. Fino a quando questo punto cruciale (il credito è legittimo? I creditori sono legittimi?) non si chiarisce è stupido, anzi “immorale”, come sostiene Francuccio Gesualdi, che il contribuente popolare (pagherà sempre Pantalone, già con l’ICI lo stiamo vedendo) metta mano ai cordoni della borsa.

Dulcis in fundo, abbiamo le dichiarazioni sul nucleare del nuovo ministro dell'ambiente, Corrado Clini: "- La tecnologia nucleare, di base, fa parte di quelle chiave a livello globale. L'atomo è una opzione sulla quale bisognerebbe riflettere molto". Siamo sulla linea di pensiero dell'AD dell'Enel Fulvio Conti, il quale il 1 luglio scorso a Sky TG ha dichiarato: ''La partita italiana sull'atomo non è chiusa per sempre. Noi di Enel abbiamo comunque il progetto di andare avanti sul nucleare in altri Paesi e di studiare le tecnologie che potranno essere applicate in questi Paesi, ma anche in un futuro non troppo lontano in Italia''.

"Il referendum antinucleare non chiude la partita" è, appunto il sottotitolo del mio ultimo libro, "La follia del nucleare - dialoghi con Greta", che la Kronos si è autoprodotta.

Presto lo renderò scaricabile da Internet (al 90%) pubblicandolo su un sito-blog apposito.

La versione completa cartacea sarà ordinabile con un costo (scontato) di 5 euro a copia, più spese di spedizioni postali.

Andrebbe approfondito il perché, mentre l’ecologismo sociale, guidato da intelligenza strategica, alcune analisi e previsioni riesce ad azzeccarle, e dei compiti validi ed opportuni ad individuarli, l'ambientalismo professionistico invece viaggia su Marte e non si pone il problema di attuare la volontà referendaria (addirittura chiude - di fatto - il Forum antinucleare nazionale!).

Se si ha la pazienza di leggere questo mio libro magari qualche risposta la si trova…

Alfonso Navarra – obiettore alle spese militari e nucleari



Venerd́ 18 Novembre,2011 Ore: 18:10
 
 
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Economia

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