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www.ildialogo.org Ora che c'è Monti il debito lo paghiamo - ne discutiamo in Borsieri,a cura di Alfonso Navarra

Ora che c'è Monti il debito lo paghiamo - ne discutiamo in Borsieri

a cura di Alfonso Navarra

Cara amica, caro amico,

ritengo - ahimé - più che probabile che le oceaniche manifestazioni italiane "per non pagare il debito" (mi riferisco in special modo al 15 ottobre di Roma) si trasformino presto nella solita passività verso il "governo amico", che invece - questo debito pubblico - ce lo vuole fare pagare in modo "equo" e "per crescere".

Anzi saranno in molti ex manifestanti a gridare in altre sedi, rinnegando quanto sostenuto fino ad ieri: viva l'adempimento degli obblighi con i "mercati", viva l'equità, più sacrifici, più mazzate ben distribuite a tutti!

Si punta sull'ignoranza creata dall'informazione minzoliniana, ma anche santoriana: mentre scrivo ho un mio amico "comunista" che crede che ce la caviamo, grazie a Monti, con 18 miliardi di prelievo una tantum, vale a dire con 300 euro a persona.

Telefona in giro proprio accanto a me e incita a togliersi subito il dente perché subito dopo noi italiani si potrà ripigliare l'andazzo abituale. Chi ci crede, potrà riprendere a lavorare tranquillamente per costruire il "Sol dell'Avvenire".

Il suo atteggiamento non è molto dissimile da quello di chi aderisce all'appello patriottico per acquistare i BOT nella prossima asta di Stato. Vale a dire: non ha realizzato la gravità della situazione, non ha ad esempio capito che le cronache della Grecia ci parlano di eventi e dinamiche che stanno per arrivare presto anche in Italia, come ci spiegano tanti articoli di Guido Viale (per citare solo uno tra i molti economisti critici o critici dell'economia inascoltati).

Non sa che esiste un "patto euro plus" che può addirittura essere tradotto così: se tutto va bene, siamo lo stesso rovinati, con minimo 50 miliardi di euro di manovre all'anno.

Se tu, per fortuna, non rientri in questa fascia di addormentate/i puoi cominciare a fare capolino al giovedi "antinucleare" del 17 novembre 2011, in via Borsieri, 12- Milano.

Facciamo una discussione informale, con inizio alle ore 17.00, prima della successiva pizzata, su una bozza di documento relativo alla crisi del debito che sto elaborando con il seguente, aggressivo, incipit:

"Il debito di 1.900 miliardi di euro non è nostro! La massima parte è frutto di usura speculativa e di sprechi. Lo paghi chi lo ha causato!

No ai diktat della eurocrazia, no alla macelleria sociale del governo Napolitano-Monti, sostenuto dalla "casta" politica, finalmente smascherata nella sua omogeneità ed unità di fondo".

Non è, con tutta evidenza, l'atteggiamento di chi, credendosi furbo, ci propone di stare a vedere prima di criticare, di lasciare innanzitutto che Monti scopra le sue carte...

E questa è la conclusione, da "indignato" ed "impegnato" convinto:

"Dobbiamo unirci agli "indignati" di tutto il mondo che occupano in permanenza le piazze manifestando la determinazione a riprendersi la democrazia, la vita, il futuro.

L’opposizione unitaria di tutti i movimenti di base ha da costruire contropotere dal basso, per selezionare nuove leadership politiche e per preparare le condizioni materiali per un nuovo ordine di relazioni: dobbiamo assicurare, con la forza dell’unità popolare, nell’eguaglianza delle opportunità e nella libertà delle scelte, a ogni essere umano una posizione, una funzione ed un ruolo dignitosi!

 

Spalanchiamo le porte alla Primavera italiana per contribuire al nuovo mondo possibile del 99%"!

Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari

 


 

Il debito non è nostro! La massima parte è frutto di usura speculativa e di sprechi. Lo paghi chi lo ha causato!

No ai diktat della eurocrazia, no alla macelleria sociale del governo Napolitano-Monti, sostenuto dalla “casta” politica, finalmente smascherata nella sua omogeneità ed unità di fondo.

La crisi del debito pubblico non è causata, come si vuole far credere, dall'eccesso di spesa pubblica, in particolare della spesa sociale.

E' indubitabile che gli sprechi della "casta" (meglio: delle “caste”) esistano, e che vadano combattuti, soprattutto se hanno generato privilegi ingiusti, ma la causa determinante dei deficit statali sta nell'enorme quantità di danaro regalato dai poteri pubblici per il salvataggio del sistema finanziario.

Negli USA, per i bailout bancari, secondo un dossier del New York Times, sono stati impegnati 17.000 miliardi di dollari, di cui 2.000 effettivamente versati ed il resto come garanzie, che hanno fatto meritare ad Obama l'appellativo di "uomo di Wall Street"; nella UE "solo" 5.000 miliardi di dollari; ma recentemente se ne vorrebbero mettere a disposizione 3.000 perché le banche vicine alla bancarotta possano ricorrere agli aiuti statali usati come bancomat di pronta liquidità.

Invece di colpire la speculazione, la risposta dei governi è di demolire ciò che resta del modello sociale europeo. L'Europa viene usata come pretesto per ridurre il reddito dei lavoratori ed i diritti sociali.

Il nuovo governo italiano sedicente “tecnico” , che subentra al cosiddetto “regime” berlusconiano, obbedisce a queste richieste: nasce proprio per preparare una raffica di manovre socialmente inique ed economicamente nocive.

Se si riduce il reddito dei lavoratori attaccando salari, stipendi, pensioni, sussidi, si restringe la domanda e quindi si creano le condizioni per un aggravamento della recessione e della disoccupazione.

L'opposizione parlamentare è anche essa, con tutta evidenza, schierata sulla linea della BCE e del sistema di cui rappresenta l'espressione.

Si criticava Berlusconi per non essere abbastanza convinto, lesto e duro nell'obbedire; oggi, con il nuovo premier Mario Monti, organico alla finanza internazionale, non viene affatto messo in discussione il debito e la sua ideologia, ma solo l'impostazione "non equa" dei tagli.

Bisognerebbe invece chiedere a tutti i nostri amministratori: come si è arrivati, nel corso degli anni, a 1.900 miliardi di euro di debito pubblico?

Quanta parte di questa somma è dovuta a interessi usurai, da dinamiche speculative, quanta a sprechi, da elargizioni clientelari ed infruttuose, e quanta invece a spese effettivamente utili?

Chi sono, insomma, i creditori che abbiamo da rimborsare? I piccoli risparmiatori italiani assommano, grosso modo, solo al 20%!

La macelleria sociale che questo "governo del Presidente" vuole imporci per consolidare la "dittatura finanziaria" in Europa va fermata!

E comunque non siamo disposti a sopportare un berlusconismo senza Berlusconi, forse ancor più coerente negli eccessi liberisti!

L'esempio della piccola Islanda, con la sua "rivoluzione democratica" che ha portato in galera i banchieri, va seguito.

Occorre una vera svolta politica fondata su nuove basi culturali. Questo significa porre fine al predominio della rendita e del capitale finanziario rimettendo al centro i diritti dei cittadini lavoratori (o aspiranti tali). Sarebbe decisivo, per cominciare, tornare alla situazione di appena 30 anni fa, nella quale le banche centrali, in Europa oggi collegate nell'"Eurosistema", non erano ancora state "privatizzate" e gli Stati si riservavano il "potere di Cesare": la facoltà di emettere e porre in circolo l'unica moneta con corso legale.

Oggi negli USA l'emissione monetaria avviene mediante la modalità del "quantitative easing": la FED acquista direttamente attività finanziarie dalle banche (azioni o titoli anche tossici).

La BCE invece, soggiacendo al tabu tedesco dell'inflazione, brandito in realtà per conseguire un monopolio manifatturiero, addirittura rifiuta di porsi come "prestatrice di ultima istanza": è questa condizione istituzionale dell'euro che crea la base tecnica della speculazione e fa sì che quello che possono permettersi USA e Gran Bretagna (le trasfusioni di danaro pubblico nel settore della finanza privata in crisi) risulti invece letale per i Paesi PIIGS (oggi con l'Italia subito dopo la Grecia), fino al punto di mettere a rischio lo stessa realtà dell'unione monetaria.

E' necessario:

- ristabilire il controllo politico democratico sulle banche centrali e l'emissione monetaria;

- nazionalizzare le grandi banche, altro che beneficienza a gratis per i super-ricchi;

- fissare regole stringenti sull'attività borsistica e bancaria;

- tassare rendite e grandi patrimoni con l'introduzione della patrimoniale non una tantum ma permanente;

- mettere un tetto agli stipendi dei manager (Valletta, mitico presidente della FIAT, guadagnava solo 20 volte un suo impiegato) e dimezzare gli stipendi delle caste (politici, giornalisti, magistrati, baroni accademici e della sanità);

- colpire l'evasione fiscale: pagare meno, pagare tutti;

- ridurre spese militari e revocare Grandi Opere inutili.

Dalla crisi – intesa come difficoltà vera a soddisfare gli autentici bisogni popolari - si esce solo con una conversione sociale ed ecologica dell'economia: abbiamo da predisporre ed implementare un grande piano di risparmio energetico, di sviluppo delle fonti rinnovabili, di mobilità pubblica e sostenibile, di riassetto del territorio.

Se possibile l’Europa, comunque l’Italia, per dirla brutalmente, stampino soldi per garantire un reddito di base per tutti: l’inflazione, a livelli contenuti, è strumento di redistribuzione sociale della ricchezza.

Una volta si gridava nei cortei: case, scuole ed ospedali nei quartieri popolari. Lo slogan è più che mai attualissimo.

Tutti questi obiettivi devono sostanziare non una campagna elettorale ma una intensa fase di opposizione sociale alla incipiente e sempre più manifesta “dittatura finanziaria” .

Dobbiamo unirci agli “indignati” di tutto il mondo che occupano in permanenza le piazze manifestando la determinazione a riprendersi la democrazia, la vita, il futuro.

L’opposizione unitaria di tutti i movimenti di base ha da costruire contropotere dal basso, per selezionare nuove leadership politiche e per preparare le condizioni materiali per un nuovo ordine di relazioni: dobbiamo assicurare, con la forza dell’unità popolare, nell’eguaglianza delle opportunità e nella libertà delle scelte, a ogni essere umano una posizione, una funzione ed un ruolo dignitosi!

Spalanchiamo le porte alla Primavera italiana per contribuire al nuovo mondo possibile del 99%!



Martedì 15 Novembre,2011 Ore: 16:29
 
 
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Economia

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