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www.ildialogo.org Ripubblicizzazione dell’acqua,di Salvatore Carnevale

Ripubblicizzazione dell’acqua

di Salvatore Carnevale

Ecco l’articolo integrale che mi è stato chiesto da “La Repubblica” hanno invece pubblicato, oggi, solo le prime sei righe insieme ad altre dichiarazioni e notizie. Inoltre non so perché hanno scritto che sono referente della rete Lilliput. Chi li capisce questi giornalisti è bravo.(Salvatore Carnevale)

Nel marzo 2005 partecipai alla “fondazione” del Forum dei movimenti per l’ acqua pubblica, oggi mostro tutto il mio dissenso rispetto alla consegna delle firme in cassazione raccolte per il referendum. Credo che il Forum (ma anche padre Alex Zanotelli) in futuro dovrà assumersi la responsabilità di quanto accadrà per aver scelto di sostenere una strategia che apparentemente sembra a favore della ripubblicizzazione dell’acqua ma, di fatto, piace ai partiti e alle lobby economiche finanziarie (multinazionali) per questi motivi: 1) I quesiti referendari hanno omesso il grande tema della privatizzazione e vale a dire il “senso di responsabilità compartecipe dei comuni, nella gestione del servizio idrico integrato (s.i.i.), che si approvvigionano alla stessa rete idrica” da monte a valle in un concetto di bacino idrografico. Più passa il tempo e più la legislazione spinge i Comuni verso una gestione autonoma dell’ acqua (vedi finanziaria 2007 Governo Prodi e successivo Governo Berlusconi).
Questa omissione sarà “terreno fertile” per strumentalizzazioni politiche (alcune già in atto per la prossima campagna elettorale) soprattutto nel locale dove è più facile confondere le acque per rifarsi “la faccia” con “falsi ideologici”. Di contro quando sì “racconta” che da monte a valle non vi deve essere frammentazione dei Comuni nella gestione del s.i.i. i partiti sì “volatilizzano”. Nell’agosto 2006 in Campania nella Giunta Bassolino, per proposta dei verdi e con voto favorevole anche di Rifondazione Comunista, si deliberò la suddivisione dell’A.T.O. 2 Napoli – Caserta; “spaccarono” in due il senso di responsabilità compartecipe, questo fu solo un atto politico visto che anche da un punto di vista economico non vi erano giustificazioni o pareri.
Nella finanziaria 2007 (Governo Prodi) si trasferirono le funzioni decisionali degli A.T.O. su base provinciale a discapito di una gestione per bacino idrografico. Il Governo Berlusconi prima legiferò sull’autonomia dei Comuni, poi nella finanziaria 2010 abolisce gli A.T.O., insomma tutto a favore della frammentazione dei Comuni nella gestione del s.i.i., quindi della privatizzazione. Oggi Verdi, Rifondazione Comunista, Sinistra e Libertà (in Puglia con Vendola niente è stato deliberato dal Cons. Regionale), pezzi del Pd e dell’Idv si pongono in “prima fila” per la difesa dell’acqua pubblica pur sapendo che il problema della privatizzazione va affrontato con una diversa rivendicazione, è questa strumentalizzazione o no? Detto ciò, veniamo al caso Arin s.p.a di cui si parla in questi giorni: 1) condizioni politiche: oggi non vi è un Consiglio Comunale del centro sinistra che può “rimangiarsi” la trasformazione dell’Arin che nel 2000 da azienda speciale diventò s.p.a. (Salvatore Carnevale: Campania dal disordine al possibile, febbraio 2010 ed Intra Moenia); 2) condizioni giuridiche: giuridicamente è possibile la trasformazione di un’azienda speciale in s.p.a., ma non è possibile il contrario se prima non si adotta una messa in liquidazione della s.p.a. da realizzarsi in una situazione di bilancio Comunale chiuso in pareggio (obbligo giuridico); 3) Inoltre, qualora ci fosse anche un tentativo di discutere della “cosa” in Consiglio Comunale chi si opporrebbe alla trasformazione avrebbe la meglio, evocando le passività di bilancio e concetti d’efficienza e d’ efficacia nel rastrellamento di risorse finanziarie da usarsi negli investimenti sulla rete idrica. In una s.p.a. per trovare soldi immediati basterebbe fare un aumento del capitale sociale grazie all’immissione sul mercato dei titoli azionari. Un’azienda speciale cosa farebbe per fare cassa? Dovrebbe intervenire il Comune? Dove prenderebbe le risorse visto che all’orizzonte vi è lo spettro del dissesto? Aumenterebbe le tariffe a discapito dei cittadini? La strategia di rivendicazione della ripubblicizzazione dell’acqua è quindi posta male. Quello che oggi occorre è una legge regionale che istituisce l’ azienda speciale, di diretta emanazione della Regione, alla quale devono aderire i Comuni per bacino idrografico in una gestione responsabile e compartecipe del s.i.i.. Se così non sarà allora ci dobbiamo preparare alla “guerra” tra i Comuni. Infatti, nella loro autonomia gestionale del s.i.i., rientrante nella propria area geografica, il Comune che sta a monte potrebbe investire nel rinnovamento dell’impianto idrico e chiedere al Comune confinante un aumento di tariffa per metro cubo d’acqua e così via fino a valle.
A Monte si berrebbe acqua e si pagherebbe acqua, a valle si berrebbe acqua e si pagherebbe champagne (l’acqua che diventa merce).
 



Mercoledì 21 Luglio,2010 Ore: 20:59
 
 
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Economia

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