- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (256) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org IL LAVORO, BENE COMUNE,di Agenzia NEV del 02/02/2011

DOCUMENTAZIONE
IL LAVORO, BENE COMUNE

di Agenzia NEV del 02/02/2011

Roma (NEV), 2 febbraio 2011 - Di seguito la presa di posizione in tema di diritto al lavoro della Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) resa pubblica in data odierna.

Il lavoro, un tema carico di valenze simboliche per l’elaborazione protestante, è riapparso dopo tanto all’attenzione mediatica non come costo da comprimere ma come aspetto delle condizioni materiali dell’esistenza.

Una generazione è stata distrutta dal precariato e gli studenti medi e universitari in questi anni hanno maturato l’urgenza di non fare la stessa fine dei loro fratelli/sorelle maggiori. Hanno cominciato a capire che alle condizioni date il loro destino è segnato dall’umiliazione professionale oltre che lavorativa salvo cercare fortuna all’estero. Circa 50mila persone per lo più giovani emigrano ogni anno e il 30% degli scienziati lavora all’estero. L’Istat ci ricorda che il 46% della popolazione si è fermata alla media inferiore (il 30% è la media europea) e che un giovane su 5 (il 21,2%) nel 2009 non studia né lavora, la quota più elevata in Europa.

Nel contempo, mentre le istituzioni formative affondano, mentre la spesa per ricerca e sviluppo è pari all’1,23% del PIL, l’innovazione introdotta è soprattutto di processo (per ridurre ed aumentare l’efficienza del lavoro) e non di prodotto (legato alla competitività sui mercati) e nessuna misura di politica industriale è stata attivata sia rispetto alle delocalizzazioni che al tessuto produttivo. La Fiat fa da testa d’ariete per sé e da apripista per quanti ritengono che il destino dell’Italia sia quello di essere un corridoio di merci ed un subfornitore al pari ed alle condizioni dei paesi dell’Europa centro orientale.

E poi un’economia centrata sul turismo, lo smaltimento dei rifiuti, i centri commerciali, la cementificazione dei suoli con edifici, capannoni, e infrastrutture ai soli fini speculativi, il business dei beni comuni. Un tessuto produttivo di 510mila imprese che per eludere lo Statuto dei lavoratori è fatto al 95% da imprese con meno di 10 addetti e 4,5% da 10 a 49 addetti (99,5% contro il 91,8% nella media europea) che impiegano l’80% degli occupati. La grande impresa è lo 0,1%. Quali prospettive?

Nel 2010 sono state autorizzate poco più di 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione: circa 580mila lavoratori coinvolti e un taglio netto del reddito per oltre 4,6 miliardi di euro, pari a più di 8 mila euro per ogni singolo lavoratore (fonte Inps). Nel 2009 c’erano 7,8 milioni di individui poveri di cui 3,1 milioni in condizioni di povertà assoluta.

Nella divisione internazionale del lavoro nel secondo dopoguerra all’Italia spettavano la chimica (anche petrolifera), il tessile e la meccanica. Lo smantellamento dei primi due settori, così come quello dell’informatica per varie ragioni non ha generato allarme e fin qui neanche il declino dell’automotive (in Europa la Fiat ha una quota di mercato del 15,9%), settore trainante nel ‘900 come lo era stato il tessile nell’800. In questo settore il costo del lavoro incide per il 7%. Per il 2010 in Fiat l’utile da distribuire agli azionisti è stato di 155,1 milioni di euro anche grazie al massiccio ricorso alla cassa integrazione e al mancato conferimento del premio di produttività ai lavoratori. Ma il punto è un altro.

In questo quadro chi governa l’economia e la politica ritiene che in questo Paese ci sia un eccesso di domanda di diritti che deve essere assorbita in attuazione - ad ogni costo e contro ogni evidenza - del libro bianco di Maroni del 2001. Perché questa è la condizione necessaria ad occupare il nuovo posizionamento nella divisione internazionale del lavoro. Da qui l’attacco di questi mesi all’unico segmento del sindacato confederale che non si è piegato e la formulazione del ricatto: la testa della Fiom contro una promessa di investimenti in assenza di piano industriale.

Oggi in Europa c’è già un eccesso di capacità produttiva del 30-40% e nei prossimi anni la Cina arriverà al 20%, mentre il pianeta non regge più i ritmi di sfruttamento, aumenta la desertificazione ed è iniziato il cambiamento climatico.

Il lavoro non è un idolo (mezzo di salvezza) e non è neanche amorale (intrinsecamente buono), dunque cristiani/e nel mondo ed anche in Italia si pongono l’antica domanda su cosa, quanto, come, perché e per chi produrre.

Anche in presenza di un eventuale reddito di cittadinanza il lavoro continua ad essere centrale nella vita delle persone e la produzione di beni e servizi non può continuare ad essere un feroce gioco ad eliminazione tra Paesi e tra lavoratori.

Oltre ad aderire e sostenere le forme di economia locale e solidale che si diffondono occorre esprimere una presa di distanza da chi sottrae la dignità al lavoro e a chi lo svolge. La tecnologia consentirebbe di produrre e lavorare meno. Se questo non succede, la sola ragione è l’avidità.

Su questi temi è impegnata anche la rete CALL (Church Action on Labour and Life) nata la scorsa primavera che a marzo prossimo organizza in Germania un seminario sul lavoro precario ma non solo, a partire dalla elaborazione di questionari che raccolgono dati nazionali. Il lavoro in quanto intervento e interazione con il resto del Creato non può non riflettere l’amore e la giustizia di Dio che ha creato l’umanità a sua immagine, ad immagine non di chi semina morte in ogni suo gesto ma di chi dà e porta la vita.



Venerd́ 04 Febbraio,2011 Ore: 15:29
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Economia

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info