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www.ildialogo.org OCCHI SPALANCATI,di Primo Mazzolari

OCCHI SPALANCATI

L'amore si lascia bruciare gli occhi piuttosto di chiuderli su cị che disturba


di Primo Mazzolari

Adesso anno 1 n. 9 - Modena 15 maggio 1949


Piccoli e grossi fatti sono sul quadrante di Adesso, e le molte lettere che arrivano in redazione, cui purtroppo non riesco a rispondere, accentuano la richiesta di una segnalazione che ci metta sul chi vive.

Il mestiere non è comodo, ma il rischio fu accettato consapevolmente con l'uscita del foglio e spero che Dio ci aiuti a portarlo caritatevolmente fino a sera. Se vicina o lontana non me lo chiedo: ci basta arrivare a sera camminando sicut in die. Per non pesare su nessuno e lasciare a tutti lo spa­zio di meditare personalmente sui fatti: per dire con più carità e più scarne parole la comune angoscia, ne proponiamo soltanto i motivi. Se qualche amico vorrà più tardi riprenderli, gliene saremo grati, purché un lungo discorso non faccia da paraocchi.

cattolici quescenti

Ci basta una schiarita per farci slittare verso la quescenza.

Ovunque capito in questi giorni, mi imbatto, non in gente fiduciosa (la fiducia e virtù grandissima) ma con un vedere quasi felice e un parlare euforico. Un pronunciamento rientrato (leggi 14 luglio) uno sciopero fallito, la firma del Patto Atlantico, lo sblocco di Berlino primo frutto del Patto, la facile ironia sulla pace di Parigi, la Confida che pianta in asso la C. G. L. per intendersela con i liberi sindacati, una pausa qualsiasi nell'aggressività del Cominform, una sospensione nell'animo dei compagni, naturale stanchezza del muoversi continuo e del continuo protestare... nel nostro mondo che ha la sensibilità borghese del modus Vivendi o del lasciateci vivere, sono segni rassicuranti. Troverei naturale anche questo modo di non vedere, se non fosse accompagnato da un linguaggio incauto e po­co intelligente. Ve ne do un saggio. «Il comunismo è in fase regressiva: ormai ha perduto ogni mordente rivoluzionario se mai lo ebbe. Si tratta di accantonarlo e di renderlo sempre più innocuo: questione di tempo e di pazienza ». Chi vede e agisce unicamente in funzione anticomunista ed ha solo paura del comunismo e nessuna fiducia in ciò ch'egli crede e vuole come più giusto e più vero, deve pur chiudere gli occhi se vuol durarla. L'inquetitudine è un dono legato a una grandezza spirituale. Orbene, non voglio negare i fatti messi in bilancio per pagarci la quescenza e neanche interpretarli a modo mio, dico solo che un cristiano il quale si mette su questo piano inclinato, deve aver chiuso il cuore sullo star male dei più. Li, più che nella ideologia marxista, c'è la riserva del comunismo; una riserva che può essere «esaurita» non da una «polizia cristiana», ma dalla «cristiana fraternità». II declino del co­munismo va misurato sul diminuire effettivo, non statistico, dei disoccupati, dei senza casa, degli avviliti di ogni categoria, di coloro, in una parola cui la società non sa o non vuole dare una condizione umana.

linguaggio guerriero

Ho parlato di un linguaggio di guerra guerreggiata tra i due schieramenti, il quale svela un animo tutt'altro che «disteso».

Per gli uni lo sblocco di Berlino «è una vittoria, la prima vittoria del Patto Atlantico»: per gli altri « la vittoria della politica di Stalin ».

Dunque, siamo in guerra e nessuno l'avverte e nessuno se ne accusa! Il malanno ci ha già corroso e fatti incapaci di rispettare una tregua.

alleati infidi

Anche noi amiamo contarci (in democrazia il numero non è un pleonasmo) e ci rallegriamo che il mucchio s'ingrossa anche dalla nostra parte. I benpensanti fanno massa coi cattolici. E ce li teniamo buoni codesti clienti occasionali con servigi di prima classe, che non ci vengono regolarmente restituiti ma buttati in occhio ogni volta siamo costretti a non accontentarli. I cattolici tirano come negri per salvare il salvabile, per salvare anche costoro, che sulla diligenza se la spassano da padroni, e che nelle soste fanno comunella e trafficano con i comunisti. Pretesto del malinteso tra noi e i comunisti è proprio lo star bene esagerato di questi nostri provvisori alleati: ma il bersaglio comune di questi e di quelli siamo noi, perché se i comuni­sti sono anticlericali per comando, molti borghesi lo sono di razza. L'anticlericalismo e un blasone di certe categorie.

e d'accordo corrodono l'uomo

Più che nello svilire le credenze, è nel demolire il costume cristiano che comunisti e borghesi di alto bordo s'accordano che è un piacere.

Vorrei chiedermi quanti dei nostri, invece di prendersela con «la teologia comunista», che è quella che è per confessione degli stessi capi, e che non incide gran che sulla povera gente, si preoccupano del malcostume che ha organi di propaganda facile e paurosa.

Quando non c'è più l'uomo, il dialogo cristiano diviene veramente impossibile. Lo vediamo già ove le condizioni economiche sono disumane.

Le stesse ideologie materialistiche che sembrano costruite per giustificare ogni istinto, si rafforzano e si propagano negli sfrenamenti del senso. Di fronte a questo fenomeno corrosivo di proporzioni mai viste, i sermoni non bastano, come non bastano i rimedi di una volta per salvare o ricostruire la coscienza morale, aggredita così spavaldamente da ogni parte. Certi problemi non si risolvono con la conoscenza dei cicli fecondativi di Ogino. Calcolando si evita una trasgressione formale ma non si saldano le coscienze, mentre ora si tratta di rifare una coscienza morale, la quale abbracci tutto l'uomo e che non solo gli segni i confini del bene e del male, ma gli dia la passione del bene.

Per arrivarci, non è necessario rivedere i principi che sono la struttura dell'uomo, ma una pedagogia morale, che si è fossilizzata su schemi e abitudini che non sono più su misura delle giuste esigenze dell'uomo moderno. Perché non ne discutiamo apertamente accettando come punto di partenza il nostro fallimento che non è imputabile alla severità di una legge che è fatta per l'uomo non contro l'uomo? La verità libera non opprime, mentre non si può dire altrettanto di una casistica che non ha saputo sempre leggere nel cuore dell'uomo e della legge morale. E dove lasciamo il rapporto tra l'ambiente economico e sociale e il dovere del singolo? E' pericoloso mettere pesi sulle spalle dei poveri senza chiederci se altri non devono aiutarli a portare con loro e più di loro. C'è una realtà umana che si nutre e soffre di un tessuto so­ciale che va elevato al pari dell'uomo. II piatto va lavato anche dal di fuori, altrimenti ci dobbiamo rassegnare di rivedere sporcato il di dentro.

apostolato spettacolare

Questa elevazione, necessaria prefazione al vivere cristiano, che e un salire insieme dell'uomo e del mondo, domanda un lavoro paziente, faticoso, illuminato: ma spesso e volentieri, credendo di far del nuovo e del meglio, gli sostituiamo un impressionismo paraliturgico, che rivolgendosi alla religiosità istintiva del popolo e alla sua fanciullesca immaginazione si serve di mezzi spettacolari per agganciarla in qualche modo.

Mi dispenso dall'elencarli per lasciare a ciascuno il compito di identificarli e di valutarli sinceramente. Non è facile raccontare e giudicare in pubblico, ove l'ovazione enfatica intorno a questo nuovo genere d'apostolato, è unanime, rumorosa e quasi officiale. Nei conversari privati si fa un'altro parlare, lo so: ma intanto lo spettacolare diviene la strada che ci disamora e ci porta lontano dalla vera cura d'anime e ci impedisce di riconoscere le insufficienze dei nostri metodi e l'allarmante distacco delle masse operaie dalla vita morale e liturgica della Chiesa.

Che anche i pastori abbiano bisogno di un po' di sonnifero? Ma il calice dell'Agonia fu vuotato a goccia a goccia: e sulla Croce. Qualcuno che vi sta sempre inchiodato rifiutò ogni «mistura» che gli poteva far chiudere gli occhi prima del «consummatum est».

PRIMO MAZZOLARI



Venerd́ 09 Dicembre,2011 Ore: 19:42
 
 
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