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www.ildialogo.org Femminicidio a Catania,di UDI-Catania

Femminicidio a Catania

di UDI-Catania

Unione Donne in Italia - Sede di Catania

Vanessa voleva uscire, forse andarsene da quella casa e tornare dai suoi.
Allora il suo convivente ha strappato un cavo del video e l’ha strangolata. Non è morta.
Allora l’ha soffocata con un fazzoletto imbevuto di candeggina. Poi, cosa fare con quel corpo? L’ha buttato in macchina, avvolto in un lenzuolo e l’ha scaraventato giù dal cavalcavia dell’autostrada.
Stavolta è toccato a Vanessa Scialfa, 20 anni, di Enna, operosa e civilissima città della Sicilia interna. Mentre anche noi la nominiamo, molti stanno piangendo per lei. Molti guardano sui giornali i suoi grandi giovani occhi.
Ma sarà inutile piangere, il dramma si ripeterà, perché non basta denunciare la profondità dell’offesa alla dignità e al diritto alla vita del nostro genere, non basta individuare le sedimentazioni patriarcali del mondo maschile e le ambivalenze persino delle donne: non c’è alibi alla sottomissione culturale, allo stato di immobilità, non c’è alibi per le affermazioni puramente ideologiche: il femminicidio assume le dimensioni e l’orrore di cancro della nostra società e dei nostri tempi.
E allora è necessario vedere fino a che punto certe timide proteste maschili, siano solo propaganda rivendicativa non rilevante, appena sovrapposta a una sedimentazione culturale che ha costruito la cultura dello stupro.
E allora bisogna non venir meno alla responsabilità politica del ribadire la PRIORITA’ del contrasto al femminicidio, con un’azione che prenda in considerazione tutti gli effetti del dominio maschile attuato attraverso le vie simboliche della comunicazione e della conoscenza, azioni che possano contrastare progressivamente le forme di violenza che attanagliano la vita, la libertà, la dignità del nostro genere.
L’UDI, nella sua complessa articolazione, deve proporre alle associazioni, alle singole, di avviare un processo comune in modo che si possa dar vita ad un patto di reciproca consultazione, scambio e azione comune, a partire delle utilità che pattuiremo fra di noi a contrasto della violenza di genere, in ogni sua forma e declinazione.
Nessuna sottomissione politica, nessun attivismo marginale dell’UDI. In nome di ogni femminicidio avvenuto.
UDI Catania
28/04/12


Lunedì 30 Aprile,2012 Ore: 19:53
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 30/4/2012 20.09
Titolo:Cresce la mobilitazione....
Cresce la mobilitazione contro il femminicidio

«Ora una nuova legge»

Continuano ad arrivare firme all’appello lanciato dal movimento “Se non ora quando”.

L’ex ministro Pollastrini: «Subito un piano del governo»

Di Pietro: «La politica fermi questa barbarie». Ieri l’ultimo caso a Roma

di Maria Zanchi (l’Unità 30.04.2012)

Per un puro caso, o forse per disperazione, ieri un’altra donna non ha allungato la lunga lista delle vittime per mano di un uomo, spesso quello che si sceglie come marito o compagno. Il caso è molto simile a tanti altri. Una lite familiare. La città è Roma ma potrebbe essere ovunque visto che il femminicidio è la prima causa di morte in Italia per le donne tra i 16 e i 44 anni. Un marito, ubriaco, che si sfoga sulla propria moglie la colpisce ripetutamente fino a farla crollare a terra. Come aveva fatto altre volte, sostengono chi li conosceva. Solo che questa volta il finale è diverso. Per caso, ma più per disperazione, si diceva, il padre della ragazza, malato, ha cercato di intervenire per calmare gli animi e far terminare la violenta lite. Poi ha afferrato il coltello e ha colpito l’uomo, un 49enne peruviano, al petto provocandogli un’emorragia fatale.

L’epilogo diverso ma storia molto troppo simile a tante altre. E proprio contro questa mattanza che il movimento di «Se non ora quando» hanno lanciato un appello, che potete firmare anche sul nostro sito, unita.it. Hanno già aderito in migliaia e le firme aumentano di ora in ora. Dalla leader Cgil Susanna Camusso, a Roberto Saviano, al segretario Pd Pier Luigi Bersani che su Twitter ha scritto: «Si uccidono le donne. Le uccidono i maschi. È ora di dirlo, di vergognarcene, di fare qualcosa per stroncare la barbarie».

«È giusto gridare insieme basta. È salutare che si uniscano gli uomini di buona volontà e dicano» ha detto ieri l’ex ministra per le Pari opportunità Barbara Pollastrini, che ha aderito all’appello di Snoq. «Ma poi? Sono anni che riempiamo strade, piazze e convegni contro la violenza», prosegue l’esponente del Pd. «Chiediamo quindi subito al governo e alle ministre di presentare il piano d’azione contro molestie e violenza. Alle donne, sulle pensioni, è stato chiesto molto: l’esecutivo restituisca qualcosa almeno in termini di sicurezza e diritti umani. Servono risorse da stanziare per la prevenzione, per centri e case di accoglienza, per la tutela delle vittime. È indispensabile la celerità dei processi e la certezza della pena. E, certo, cultura, civismo e educazione al rispetto sono antidoti fondamentali».

«Aderisco all’appello di Se non ora quando per una mobilitazione che metta sotto gli occhi anche di chi non vuol vedere, la silenziosa strage di donne uccise da quelli che consideravano i loro uomini» ha fatto sapere Rosa Villecco Calipari, vicepresidente dei deputati Pd. « Credo che ognuna e ognuno per la nostra parte, oltre alla mobilitazione, possiamo fare qualcosa in più. Dal rendere noti i dati di femminicidi e violenze con rilevazioni oggettive, dal finanziare i centri che sostengono le donne, dal raccontare ogni giorno su tutti i media quel che succede tra le mura domestiche, dal legiferare perchè questi crimini siano puniti senza attenuanti di sorta».

«Dall’inizio dell’anno ha spiegato il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, in una nota 54 donne sono state uccise dai loro compagni, mariti o ex conviventi. Una vergogna nazionale, una mattanza inaccettabile. La violenza sulle donne è un atto criminale, indegno di qualsiasi Paese civile. Per questo, aderisco con convinzione all’appello Mai più complici: è tempo che la politica si impegni seriamente per fermare questa barbarie».

Serve una nuova legge e serve subito. Intanto le donne continuano a morire. Solo il 10% ha la forza di denunciare molestie e abusi.

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