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www.ildialogo.org QUANDO IL SESSO PRESE IL POTERE,di Daniela Zini

QUANDO IL SESSO PRESE IL POTERE

ovvero “Sii quello che il tuo sesso farà di te!”


di Daniela Zini

Il sesso non è una semplice componente del potere, è il potere. Imperatori, dittatori, monarchi, presidenti, la lista è lunga, da Caligola a John Fitzgerald Kennedy, passando per Luigi XIV e Jean-Bédel Bokassa, di quelli che hanno conosciuto l’ebbrezza di questo cocktail infernale.


Sesso e potereC’erano una volta gli esseri umani.
Erano uomini e donne.

Gli uomini e le donne erano, al contempo, simili e dissimili.
Avevano di simile la testa, il cervello, il cuore, il torace, le gambe, le braccia, le mani, i piedi.
Avevano di dissimile i seni, le interiora e i sessi.
Ci si dimenticò di quello che era simile e, poi, anche dei seni. Restarono ben presto solo i sessi.
Allora, Iniziarono i dibattiti.

C’è un solo sesso, diceva l’uno/l’una.
Ci sono due sessi, diceva l’altro/l’altra.

Le donne non hanno sesso, diceva l’uno/l’una.
Le donne sono solo sesso, diceva l’altro/l’altra.

Gli uomini hanno un sesso, ma se ne servono molto male, diceva l’uno/l’una.
Gli uomini sono solo sesso ed è tempo che questo cessi, diceva l’altro/l’altra.

E, i dibattiti – che avevano il merito di riguardare tutti – continuarono…

Si discuteva del sesso debole che non era così debole e che aveva, anche, preso il potere, del sesso forte che non era così forte ed era, anche, preso per la gola.
Si discuteva del primo, del secondo, del terzo sesso, del sesso opposto – ma, allora, non si sapeva più quale – senza dimenticare l’ultimo nato: il sesso del feto. Ci si era dimenticato, da tempo, del sesso degli angeli, confinato nella bottega dell’antiquario. Fece, invece, la sua comparsa il sesso delle anime.

Lei è molto sesso.”,
era divenuto il complimento di moda, ai/alle sexy non restava più che andare a rivestirsi. Quanto al sex-appeal, apparteneva alla preistoria.

Massimo progresso concettuale, il termine divenne, progressivamente, valido sia per gli uomini – su questo terreno, storicamente, avevano un certo vantaggio – sia per le donne, ma anche per gli/le omosessuali, i/le bisessuali, i/le transessuali, i/le generati/generate, i/le degenerati/degenerate... e anche gli/le eterosessuali.

Inoltre, quello che era buono del sesso, era che si poteva usarlo in tutte le salse: poteva essere allegro e depresso, orientato, circonciso e anale, cristiano e rapido, criminale, prostituito e stanco, appassionato, schiavo e d’avanguardia, gratuito e militante, estremo, squallido e feticista, gay, sopradimensionato e prigioniero, solitario, post-moderno e tradizionalista, torrido e tantrico, menomato e ignorante, scarso e hard, brutto e biologico, senza rischio e dissoluto, piccante, sociale e pudico, perverso ed esotico, assillato e feticista, macista e consumerista, peccato, ripudiato e costoso, lesbico e nero, dissoluto, liberatore, legale…

Per evitare le ripetizioni e la noia e per rendere il tutto un pò piccante, di tanto in tanto, si tiravano fuori dalla naftalina cimeli di parole: piacere, desiderio, coito, libido, eros, orgasmo…
Molte persone non sempre vedevano come questo potesse riguardare la propria vita e/o non sempre comprendevano, ma nessuno osava dirlo, rischiando, in tal modo, di passare per uno/una ritardato/ritardata mentale, un/una poveraccio/poveraccia, uno/una frustrato/frustrata.

Nonostante o, piuttosto, proprio per questa onnipresenza, i dibattiti non cessavano di farsi sempre più complessi: si discuteva del sesso che non faceva più parte della sfera privata; della giustizia che perdeva la testa non appena si parlava del sesso; del tabù del sesso nella borghesia – quanto alla classe operaia, perfino i trotskysti non sapevano che dirne –; negoziati petrolio contro sesso; relazioni complesse del sesso, della falce e del martello; pregiudizi morali che si nascondevano dietro i discorsi del sesso; della sdrammatizzazione del sesso che persisteva a non ergersi fiero come Artaban; della verità dell’essere rivelato dal sesso, ma anche della necessità di liberare il sesso per liberarsi del sesso; dell’importanza del fattore sesso nella corsa alla Presidenza; dell’ingiustizia del commercio del sesso a due velocità; dell’apertura probabile della Chiesa al sesso; del posto complesso del corpo tra il sesso e il genere; dell’interfaccia sessuale del colonialismo, ecc. ecc.

Nessuno ci si ritrovava più veramente, ma in questa confusione, alcuni/alcune speravano, con tutto il cuore, che si sarebbe regolata la questione del femminismo che, tranne le donne, rompeva le scatole a tutti. Il problema era che ci fosse, sempre, il rischio che qualcuno/qualcuna dicesse che gli uomini e le donne avessero un sesso diverso. C’era, sempre, un uomo che diceva che anche il suo sesso era amabile, raggiante, dolce, attento e vulnerabile; c’era, sempre, una donna pronta a dire che anche il suo sesso era esigente, egoista, selvaggio, tellurico. E ce ne erano, sempre di più, che non si ritrovavano affatto, né in quei paragoni, né in quegli sproloqui.
Più grave, si supponeva che il sesso –  liberalismo obbliga – fosse scelto o costretto, e, per soprammercato, con o senza desiderio: occorreva riflettere e, soprattutto, rispondere e questo diveniva molto complicato.

Le discussioni, sempre più confuse, finivano sempre più disastrosamente. Ed era tanto più seccante in quanto nessuno era soddisfatto – in ogni caso, non c’era più una regola cui rifarsi –, tutti sapevano, tutti mentivano e tutti iniziavano ad averne veramente abbastanza di questa overdose
 
La libido, già molto bistrattata, si abbassava in modo allarmante.
Alcuni pensavano, perfino, che tutto questo, a parte fare bambini, rovinasse la vita di tutti e si vivesse, se non meglio, sicuramente, più tranquilli, senza.
Alcuni osavano affermare che, a conti fatti, rinunciare al sesso non fosse, poi, più difficile che rinunciare al tabacco.
Questo iniziava a divenire pericoloso perché erano proprio i bambini, di cui c’era bisogno per andare a fare acquisti da Carrefour e pagare le pensioni, che rischiavano di diminuire.

Il sesso, allora, prese la situazione in mano.
A forza di parlare di lui, di lui incessantemente – dato che c’era per qualcosa – si disse che era tempo di varare un progetto e una strategia. Lesse Machiavelli, Marx, Clausewitz e le femministe. Divenne più sicuro di sé.
Decise, dunque, di trarre profitto, il massimo del profitto, dal proprio nome. Ma mal celava di aspirare a ben altre ambizioni.

Si dava il caso che ci fosse abbastanza tempo, alcuni avevano pensato di guadagnare un pò di denaro, facendo pagare la sola cosa che era gratuita e – nella migliore delle ipotesi – gratificante: l’amore.
Si mise, allora, efficacemente al lavoro e pensò, di conseguenza, globale. Decise di fare affari su vasta scala, sotto tutte le forme: familiari, artigianali, piccole imprese, medi commerci, grandi industrie, multinazionali quotate in borsa, tutto era buono. 2mila metri quadrati di sesso per città divenne, subito, la regola; i sex-shops facevano fatica a sostenere la concorrenza. Lo Stato venne in loro aiuto, particolarmente, per mantenere luoghi di convivialità. Divenne, al tempo stesso, una funzione, un servizio e un prodotto di interesse economico generale.
Il successo fu tale che, perfino, alcuni ecologisti si misero nel commercio equo.
La Banca Mondiale adattò i suoi formulari.

Tuttavia, nonostante i suoi successi innegabili, c’era ancora gente che diceva che, dietro a tutto questo, si nascondessero ben scellerati progetti. Prese, allora, il toro per le corna per far cadere i deplorevoli tabù che lo riguardavano.

In un primo momento, il sesso utilizzò abbastanza efficacemente – si deve riconoscerglielo – gli argomenti di autorità, l’intimidazione, le provocazioni. Niente di più classico. Iniziò gradualmente: per evitare di dover rispondere alle critiche cui era confrontato, adottò, allora, sistematicamente, un epiteto che supponeva avrebbe chiuso, immediatamente, il becco a tutti i suoi oppositori: puritano/puritana. Lo testò sui/sulle docenti di filosofia e funzionò. “Imbecille”, passi pure, ci si poteva tentare di difendere, ma “puritano/puritana”, era impossibile. Sarebbe stato come dire che non si fosse libero/libera, non moderno/moderna, fuori tendenza, fuori tempo. E, dunque, che non solo non si era capito niente, ma che si era, anche, conformista, tradizionalista, reazionario.
E se non bastava, a puritano/puritana aggiungeva: moralista. Questa era la suprema ingiuria, l’anatema che doveva mettere K.O. l’avversario.
Quanto a quelli e a quelle – che aveva individuato da tempo – che dicevano che ricusare il “moralismo”, quando non si aveva un’altra morale da mettere al suo posto, non era né più né meno che la barbarie in marcia, non avevano neppure il tempo di iniziare a spiegare perché, che, già, erano messi fuori gioco.

Esauriti, alla lunga, questi argomenti, decise di scegliere qualche capro espiatorio. Ancora un classico. Più i suoi bersagli erano importanti, più era contento. Ma quello che aveva in testa, a termine, era, in tempo utile, di poter dirigere contro di loro, la collera, l’odio di tutti quelli (soprattutto uomini, le statistiche erano senza appello) che, sperando di identificarsi con lui, non ci riuscivano. Pensava anche di essere in grado di dirottare contro i suoi/le sue nemici/nemiche tutte le frustrazioni del mondo. Sui sistemi da adottare, c’erano tanti esempi nella storia che non doveva far altro che rovistare là, tra quelli che considerava, per lui, i meglio operativi.
La lettura di Hannah Arendt lo aiutò molto.

Quanto alla difesa del proprio onore – cui pretendeva, con forza, aver diritto come tutti – ne era tanto più irritato in quanto aveva, nel corso dei secoli, preso l’abitudine di averne una concezione tutta particolare.
Alle minacce, agli attacchi, alle ingiurie, seguirono i processi, accompagnati – quando era, veramente, necessario all’affermazione della sua credibilità – dalla messa in atto delle sue minacce. Il danaro, non era affatto un problema, neppure trovare buoni/buone avvocati/avvocatesse senza troppi scrupoli.

Nonostante tutto, c’erano ancora luoghi dove era, ancora, persona non gradita. Non smetteva di imbucarcisi; e, in questo, era imbattibile. Si intrufolò dappertutto senza vergogna; lo buttavano fuori della porta, rientrava dalla finestra. Di ogni sua più piccola avanzata faceva una Austerlitz.

Da allora, divennero sempre più numerose le persone che prendevano sempre meno la parola. Si aggiungevano a tutte quelle che, da lungo tempo, non osavano, non sapevano, non volevano parlare né di sesso né di sessualità. E, soprattutto, a tutte quelle che non comprendevano bene il rapporto tra loro e il proprio sesso.
Da allora, ebbe il campo libero quasi per lui solo.

Ebbe una bellissima idea e decise di lasciare la parola alle sue lavoratrici.
Non le operaie, sfumatura!
Quando si affermavano, scrivevano, manifestavano, erano in televisione, lui era tra gli abbonati assenti. Ma, poiché queste conoscevano il proprio mestiere, non era, veramente, il caso che si disturbasse. Grazie a loro, inoltre, era riuscito, in mancanza di militanti, a sopprimere la lotta di classe.

Ebbero molto successo.
Le lavoratrici del sesso… Faceva piacere alla sinistra che si era fatta sottrarre i lavoratori – che, sempre meno, la votavano – e che, con la femminilizzazione del termine, sperava di far dimenticare milioni di lavoratrici, allegramente, sacrificate dal socialismo.
Faceva piacere alla destra, che aveva, sempre, creduto che non ci potesse essere ordine senza famiglia e bordello.
La religione, si negoziava.
Faceva piacere, anche, a tutti quelli, di destra come di sinistra e di centro, che, anche frugando nei fondi dei cassetti, non sapevano più cosa escogitare per fare denaro.
Ma faceva piacere, soprattutto, a quelle tra “loro” che si proclamavano urbi et orbi libere, raggianti e felici, belle e desiderate e – ciliegina sulla torta - pagate!
Quanto alle “altre” – quelle che non rientravano nei suddetti parametri – erano entrate, da molto tempo, nella colonna: “perdite e profitti”. Solo alcune, scelte con molta cura, che erano state fatte entrare nella categoria: “schiave moderne” potevano avere diritto a un pò di profitto – a saldo di ogni rimanenza – per tutte le perdite che avevano subito. Per le altre “schiave”, non si poteva, dunque, fare gran cosa, dal tempo che questo durava.
Riscattarne, forse, qualcuna?
Quanto a tutte le altre, che, non contente di essere brutte, inacidite, gabbate, segretamente gelose delle prostitute, senza osare, da secoli, riconoscerlo, erano, veramente, delle povere coglione.

Molto presto, il sesso decise di portare un interesse tutto particolare alle femministe. Per questo, non si fece difficoltà: più è grande, meglio è, è ben risaputo.
Si autodichiarò femminista.
Credibile o no, se ne fotteva.
E, il peggio è che funzionò.
Là, fu magnifico.
Seppe farsi modesto, ma mal celava che dichiararsi femminista fosse il suo maggior piacere. Prendeva, inoltre, due piccioni con una fava: si conferiva una immagine di intellettuale e di militante rispettabile e rispettato e vuotava il femminismo di ogni dottrina e di ogni legittimità (una volta nel posto che assediava letteralmente, lo vuotava di tutte le dottrine che lo sconfessavano).

Quello che voleva, innanzitutto, era che ogni sospetto di criminalità che, da secoli, gli era stato cucito addosso, scomparisse.
Per questo, si doveva riconoscerlo un interlocutore valido: era pronto, da quel momento, a discutere con tutti, del tutto, del niente, purché non si trattasse dell’essenziale.
Per questo, voleva incessantemente – era divenuta una ossessione – che gli parlassero, discutessero con lui, lo leggessero, lo invitassero.
Gli parlarono, discussero con lui, lo lessero, lo invitarono.
Seppe guadagnarsi il rispetto.
Ma aveva una sua fragilità intima: fintanto che fosse restata una sola persona a rifiutarglisi, si sarebbe sentito frustrato, perfino, furioso.

Poiché non era facile far ingoiare che fosse divenuto femminista – la pillola era un pò grossa, lo riconosceva lui stesso – decise di coinvolgere la cultura.
Domandò agli/alle intellettuali, ai/alle ricercatori/ricercatrici di scrivere molti libri su di lui.
Fu fatto.
Domandò ai cineasti, ai romanzieri, di realizzare film e romanzi su di lui.
Fu fatto.
Domandò ai giornali di scrivere molti articoli su di lui.
Fu fatto.
Festivals, concerti, spettacoli, esposizioni, musei che gli erano – esclusivamente o no – dedicati spuntarono un pò dappertutto.
La mappa di impianto della Coca-Cola nel mondo divenne, progressivamente, la sua; la soppiantò ampiamente.

Poiché rischiava di esserci una overdose di calo della pornografia – decisamente, dopo il Kama-Sutra, era difficile fare di più e di più nuovo – inventò un trucco molto efficace: quando il sesso scemava, ne spandeva un pò o molto, dappertutto: una piccola aggiunta di sado-masochismo qui; una riabilitazione di de Sade là. Una riscrittura della storia femminista qui, una scena di bordello là. Un pò di Hugh Hefner come modello di libertà di stampa qui; molti reportages sui/sulle “trafficati/trafficate” del sesso là.
E molti messaggi, molte analisi e progetti sull’AIDS…

Tutto questo – e molto altro ancora – finì per ottenere i suoi effetti. Infine, divenne, ormai, scontato – se si credeva a quanto si leggeva, si vedeva, si sentiva tutti i giorni – che la libertà sessuale (l’espressione, è vero, non era, veramente, chiara ed era, dunque, fatta per la sua faccia) fosse sinonimo di donne nude (all’arte e a Courbet, maggiormente, fu non poco fatto ricorso) , di ammucchiate, di scambismo, di pornografia, di sado-masochismo.

E poiché tutto questo necessitava di luoghi per tutte le borse, ne creò di molto funzionali, molto puliti e pieni di soggetti ben disposti. Si discusse, in alcuni paesi, del consenso dei bambini, non durò a lungo. Una volta che il sesso era ben entrato nella testa, non veniva contestato più da nessuno che “vendersi” fosse l’unica soluzione. Non c’era, infatti, altra alternativa né alla disoccupazione – dato che non era indennizzata da nessuna parte – né alla morte per inedia, non avendo da mangiare.
Molti/molte erano, dunque, interessati/interessate.

Il sesso aveva fatto grandi passi, ma non gli bastava. Continuò a pensare e, a forza di riflettere – poiché aveva molto denaro, questo aiutava – decise di attaccare l’insegnamento.
Di certo, aveva, già, abbastanza investito nella primaria e nella secondaria grazie alla pornografia, ma decise di fare di più.
Creò scuole, università, centri di ricerche.
Si insegnava, si lavorava, si cercava sul sesso che lavora, su quello che allatta, su quello che dà vita, su quello che ha l’AIDS, su quello che si masturba, su quello di Giulio Cesare e su quello della tarantola. Non si dimenticava neppure il sesso nazionale, il sesso coloniale, il sesso anale, il sesso delle scienze, il sesso delle piante, il sesso al lavoro... Era infinito.

In filosofia, si studiavano – purgati di tutto l’inutile - Nietzsche, Schopenhauer ai quali si aggiungevano de Sade, Sacher-Masoch, Krafft-Ebing, Lombroso, Darwin, Bataille, Gyotat...
In letteratura, si studiavano tutti quelli che, un giorno – là, non c’era che l’imbarazzo della scelta – avevano vantato i piaceri che si dovevano procurare a quelli che erano dalla parte del più forte. Da quel momento, il numero delle donne, che non erano, già, molto numerose nel settore, diminuì in modo sensibile; ma, altre, lanciate più o meno da lui e dai suoi compari, e, dunque, molto mediatizzate, finirono per occupare l’essenziale dello spazio editoriale, che equivaleva a dire la stessa cosa o quasi.

Nelle lezioni, si riprese da zero la storia dell’umanità: quelle sulla libertà, sulla scelta, sul libero arbitrio, sul consenso, insegnate al primo anno, ne erano i fondamenti. Il libertinaggio si fece etico; il patriarcato, impostura; il desiderio, ragione; la confusione intellettuale, criterio di eccellenza.
Certo, tutto ciò non aveva alcun rapporto né con i fatti, né con il reale, né con la storia, né con il pensiero, ma, come era per tutto quello che non voleva più, funzionava molto bene. Rese un omaggio sconfinato alla pubblicità – alla quale conferì un posto di elezione – per aver ampiamente arato il terreno sul quale non doveva far altro che seminare.
La critica – che si doveva severa – dell’affermazione:
L’uomo ha un pene, ma la vagina possiede la donna.”
di Otto Weininger era dato come soggetto di riflessione/criterio di selezione all’accesso.
Tutti si accalcavano negli anfiteatri.
Era molto interessante e c’erano molte possibilità: ce ne erano per gli intellettuali, per gli imprenditori, per gli amministratori, per i giuristi, ma, bisogna riconoscerlo, nettamente più per le donne e per gli uomini tuttofare...

Coinvolse, anche, il campo religioso unitamente al pagano e alle sette: creò icone, santi, idoli, sacerdotesse per celebrare il suo culto.
Il sesso, tuttavia, non perdeva mai la tramontana; l’ideologia, il denaro, la religione, erano ottimi, ma erano aleatori. Doveva radicarsi più profondamente, perché nessuno potesse detronizzarlo. La politica gli fu una necessità. E poiché aveva amici nell’armamento, nella droga, nel gioco e in tutte le mafie, già ben installate, tutto si svolse più velocemente e più facilmente.

Scoprì che c’erano testi internazionali che parlavano di “cose” che lo facevano sentire a disagio, perché era scritto che fare denaro vendendo il sesso di altri era vietato. Decise, dunque, – alla chetichella, senza che nessuno lo sapesse e senza parlarne in pubblico, ed era veramente maligno – di pagare lautamente menti molto brillanti perché lo sbarazzassero di quelle vecchie “cose”. E perché coniassero per lui parole nuove che gli calzassero come un guanto.
Fu fatto.

Un grande passo in avanti era compiuto.
Il terreno era sgombrato.
Poteva agire sul piano nazionale e far votare le sue leggi.
Per fare questo, si intrufolò nei luoghi dove, si supponeva che le cose – più o meno – si decidessero.
Gli fu necessario, proprio all’inizio, travestirsi un pò, ma il prestigio che aveva, a poco a poco, acquisito lo aiutò molto.
Convinse molti a dargli ragione.
A loro discolpa, se, sovente, tutte quelle persone non si rendevano troppo conto di quello che loro chiedeva, in ogni caso, avevano così bisogno di danaro da non poter troppo sottilizzare.
Ancora di più, per alcuni, il suo passato di crudeltà, di indifferenza al dolore altrui e di cinismo assoluto era la migliore credenziale.

Ottenne, così, che, come articolo 1, “Il diritto al sesso” e, come articolo 2, “Il diritto di sfruttare se stessi per conto di terzi” fossero inseriti nella nuova Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Insieme al suo compare, lo Stato, escogitò – per proteggersi da ogni denuncia indebita - un articolo 3 che creava il reato di “aiuto non intenzionale alla criminalità internazionale organizzata”. Questo – utilizzato, una sola volta, per un fannullone – sostituì tutti gli altri testi inseriti, da lustri, in codici che nessuno più leggeva né più utilizzava.
La legge del sesso – vale a dire la sua libertà senza limite – aveva avuto ragione della legge.

Ottenne che gli/le abolizionisti/abolizioniste fossero perseguiti/perseguite per complicità di crimini. Ma esitò, un istante, a chiedere, simbolicamente, l’abolizione dei privilegi che gli abolizionisti avevano, sosteneva, indebitamente ottenuto su di lui. Superò i suoi scrupoli e trionfò senza troppe difficoltà.

Ottenne che la divisa della nazione divenisse: “Libertà, redditività, sessualità”. Certi/certe difesero il mantenimento del riferimento all’eguaglianza; la contesa non durò a lungo.

Ottenne che ogni città fosse obbligata a costruire – oltre agli alloggi sociali –luoghi (capanne, garages, zone di sesso, drive-in, luoghi di incontro provvisti di tutte le stelle della Pirelli: gli appelli di offerta furono lanciati) dove si potesse carezzarlo, guardarlo, praticarlo, lodarlo, prestarlo, venderlo, torturarlo... mattino, mezzogiorno e sera.
E, perfino, ucciderlo.

Ottenne che fosse considerato, per chiunque, un motivo automatico di separazione essere privato, indebitamente, di sesso.

L’insegna all’ingresso dei luoghi pubblici riportava:
Sii quello che il tuo sesso farà di te.”
Aveva sempre molti progetti e nuove idee nel suo cilindro.

Grazie alla cultura, all’insegnamento, al diritto, alla politica, ampliò ancor più il suo potere, i suoi principi, le sue ambizioni. Creò Coppe del mondo, Olimpiadi, parchi a tema, spazi pubblici, centers parks, festivals, saloni, templi, agenzie, fiere, accademie del sesso. In quei luoghi, decise che le pulsioni e le capacità sessuali sarebbero state, concomitamente, eccitate, migliorate, arricchite, rese più efficaci, più competitive, più redditizie. L’ingresso era gratuito per le ragazze, fino al giorno in cui l’offerta superò la domanda; allora, divenne a pagamento per tutti, ma detraibile dalle tasse.

Ma c’era, sempre, qualcuno, nonostante tutto, pronto a dire che faceva denaro in modo poco cattolico. Un giorno, sentì una frase:
Sesso senza coscienza non è che rovina dell’anima.”
Fece tilt.
Allora, decise di investire nei valori: si fece esteta, profeta dello scambio, della condivisione, della solidarietà, del piacere, dell’emozione, della gioia, della felicità. Il sesso si dichiarò con il mal d’amore. Apprese anche a dichiarare i propri sentimenti.
Questa decisione, che gli era costata, economicamente, poco, gli rese molto.

Ma questo non gli bastava sempre. Fintanto che ci fosse stato ancora qualcuno da affrontare e, perfino, da convincere, avrebbe significato aver qualcosa da provare, cosa che non voleva in alcun caso. Si disse, allora, che il miglior modo per evitare di doversi continuamente, giustificare – prova di debolezza per eccellenza – fosse di rifarsi una verginità politica ex nihilo o quasi. Si pagò, allora, il lusso di dirsi non abbastanza pagato, sfruttato, dominato, violentato. Incontrò qualcuno che gli disse di essere stato violentato: dichiarò che era veramente contro e che era molto male.
Creò associazioni di aiuto alle vittime, aprì centri di ascolto e cliniche dove coabitavano massaggiatori/massaggiatrici, psicologi/psicologhe, sessuologi/sessuologhe, sessuopatici/sessuopatiche, sessuofili/sessuofile, pedofili/pedofile riabilitati/riabilitate dal loro amore incontestabile per i bambini. Dopo non pochi conflitti di prelazione, la coabitazione si fece serena.

Ma c’era, nonostante tutto, sempre qualcuno/qualcuna pronto/pronta a dire che fosse dalla parte dei farabutti. Decise, allora, di coinvolgere la critica del sistema: poiché c’era, già, non poca gente là, si fece subito degli amici. Dichiarò di contestare l’ordine stabilito. Affermò che era il difensore dei/delle poveri/povere, degli/delle sfruttati/sfruttate, degli/delle esclusi/escluse, che era il portavoce delle vedove e degli/delle oppressi/oppresse. Per essere quello delle femministe, dovette attendere un pò. Scrisse di essere multiculturale e, perfino, di difendere tutti i sans-papiers; sul piano mondiale, era molto. Si fece l’apostolo della lotta contro tutti i tabù e tutte le stimmate, contro tutte le trasgressioni e tutte le discriminazioni. Non aveva tempo di essere diplomatico; faceva fuoco di ogni bosco.

Ebbe successo tra gli anarchici, i libertari, i sinistrorsi, gli ecologisti. Erano tutti molto contenti di loro. Finalmente, la loro cattiva coscienza – per quelli che ne avevano una – poteva riabilitarsi senza più ingombrarli troppo. Tutti gli altri ridevano o sogghignavano, non appena si parlava di lui, l’abitudine ne era divenuta una seconda natura.

Quello che vedeva era che funzionava.
Più era polimorfo, più il suo profitto, ma, più ancora, la sua influenza aumentava proporzionalmente alla capacità che aveva di affermarsi verso e contro tutto. Il fascino del potere funzionava a suo favore. Così, a poco a poco, cominciò a fregarsene, regalmente, di quelli e quelle che continuavano a ripetergli che non era veramente bene fare quello che faceva. La sua filosofia – la vera, non quella che vendeva – era che, in ogni caso, la vita non valesse niente o granché, come racconta.
E, siccome non era il solo a vivere di quel credo, trovò non pochi/poche alleati/alleate.

Aveva il mondo alla sua portata: era, ormai, libero, abbondante, di facile accesso. Maggiore, minore e vaccinato. Andò dritto per la sua strada e gestì, energicamente, tutti i problemi che incontrò.  

Si inquietò, per un attimo, del calo del desiderio, degli uomini virili. Si doveva, infatti, – ed era, per lui, vitale – aumentare, incessantemente, la domanda che non poteva né stagnare, né ancor meno regredire.
Le pannes dei sessi, dopo il Viagra, rimborsate, scavarono a tal punto il buco dell’assistenza che si dovette incrudelire. La repressione non era sufficiente per regolare il problema: era confrontato a costrizioni fisiologiche difficilmente superabili.

Poco importava. Fece appello alla tecnologia che venne in suo aiuto. Esseri-sessi-macchine – di tutte le taglie, di tutti i colori, di tutte le età – furono inventati/inventate; inondarono il mercato. Per meglio farne comprendere l’utilità, la funzione, i vantaggi e la maniera di servirsene, li/le diffuse, gratuitamente, in tutte le scuole. E organizzò – per festeggiare questa titanica innovazione culturale – gigantesche feste, nel corso delle quali si bruciarono tutti i gods (di un profitto ridicolo) in immensi e salvifici autodafé.

Si inquietò, per un attimo, del costo crescente delle mazzette e della corruzione che, giorno dopo giorno, finiva per aggravare il debito.

Poco importava. Decise di non perdere più il suo tempo in seduzioni aleatorie, misere bugie. Comperò tutti i governi, i parlamentari e altri “fronzoli”. Poiché, in ogni caso, non servivano più a nulla e, per sopramercato, si facevano ingiuriare tutta la giornata, si dissero che, almeno, con lui, potevano mantenere – e, per certi versi, nettamente aumentare -  il loro tenore di vita. Non erano esigenti: uno o due soltanto cavillarono sui termini del contratto; non si sentì più parlare di loro. Da quel momento, tutto divenne più semplice. Possedette lo Stato, tutti gli Stati – tanto più che, lui, aveva un progetto planetario – e ne fece la sua proprietà privata: non doveva che chiedere quello che voleva ed era fatto all’istante.

Si inquietò, per un attimo, per le continue difficoltà nel reperire la materia prima per alimentare il mercato. Perchè i più ricchi non volevano gli/le esseri-sessi-macchine che aveva inventato e continuavano a reclamare esseri umani in carne, ossa e sesso; e, per i molto, molto ricchi – era previsto sulla carta – anche con l’anima in più.
Inoltre, i discounts del sesso, anche riacquistati dalle multinazionali, anche dopo aver sgraffignato tutto il danaro degli azionisti, anche dopo aver licenziato tutti quelli e quelle che non erano sfruttati/sfruttate – e che in più dovevano dire grazie – facevano talmente abbassare i prezzi che nessuno ci trovava il suo investimento.

Poco importava. Soppresse gli arresti continui, le decisioni di allontamenti ripetuti, le messe in centro di ritenzione, i rapimenti, le razzie costose, puntuali, eternamente a ricominciare. Dichiarò lo stato di guerra permanente. La democrazia non resistette a lungo: era da troppo tempo che ingoiava rospi, detto e fatto di tutto, che nessuno, neppure quelli che erano pagati per renderla ancora un pò credibile, ci credevano più.
Tutto quello che era stato messo in campo per la lotta contro il terrorismo – alla quale continuava, ancora, a credere qualche gonzo – fu molto utile: la logistica necessaria per alimentare il mercato era operativa. Ordinò ai suoi compari, già sul posto, degli aerei senza pilota che circondavano una regione (dopo averne evacuato, preliminarmente, gli animali necessari alla redditività dei parchi nazionali) e la inondavano di gas asfissianti. E, poi, dopo i bulldozers entravano in azione, raccoglievano quelli che erano a terra in vagoni e riempivano gli immensi campi, nei quali le soluzioni più razionali erano effettuate. Dei lebensborn provvisti di tutte le nuove tecniche scientifiche erano annessi.

Si inquietò, infine, che alcuni/alcune, qui e là, stentassero ancora a credere nell’avvenire e negli slogans che proponeva, imponeva, esigeva:
Il sesso come ragione di essere”, “Il sesso come orizzonte di vita”, “Il sesso è il motore della vita” e, infine, il migliore: “Fai del tuo sesso un’opera”.

Poco importava. Decise che non aveva più tempo di trattare individualmente con i/le recalcitranti. Agevolmente scovati da tests di selezione, raggiungevano nei campi quelli e quelle che non ne volevano sapere di lui, a nessun prezzo, che non sognavano che castità, integrità, ripiego su di sé, rispetto di sé, individuo. E che erano rinchiusi/rinchiuse da tempo.

Tutto quel bel mondo – senza il becco di un quattrino – lavorava il giorno a turni di 3x8, per fornire di prodotti inutili miliardi di individui che erano stati persuasi della loro assoluta necessità, mentre, la notte, tutti, dopo le selezioni che decidevano delle destinazioni, dovevano baciare ed essere baciati. Indifferentemente e obbligatoriamente. Nessuna scusa era ammessa; ancora di più, alla minima resistenza, la dose era raddoppiata.

Sapeva, infatti, da tempo che non c’erano che la guerra e la carestia, la cui funzione era di costringere i popoli a eseguire la volontà fatta legge dai più forti. Lo stupro generalizzato/razionalizzato contribuiva, più efficacemente di ogni altra cosa a spezzare quelli e quelle che persistevano a tentare di continuare a credere che potesse esserci una vita in cui il sesso avrebbe trovato il giusto posto che ciascuno/ciascuna poteva, avrebbe ben voluto accordargli.
Da quel momento, naturalmente, lo stupro con quello che conservava in sé di connessione all’idea, alla nozione, all’ipotesi di una costrizione, disparve dal vocabolario, dal pensiero.

I metodi che impiegava, in quei campi, erano un misto di quelli venuti dalle piantagioni, dalle trincee, dalle prigioni, dalle gangs, dalle agenzie nazionali per l’impiego, dai bagni, dalle catene di montaggio, dagli stadi. Su vasta scala. Ma, quelli dei bordelli – quelli che avevano così ben dato prova nella storia, che erano riusciti a far scomparire dalla memoria del mondo decine di milioni di donne che c’erano state rinchiuse – furono i modelli di base: erano i meglio rodati e, soprattutto, i soli giustificati.

In breve, non funzionava male. Anche troppo bene.

Poiché fece tanto e così bene, che alla fine, aveva ammassato tutta la fortuna del mondo – anche dopo i pagamenti dei mercenari, dei dealers, dei politici, dei giornalisti, dei guardiani, ne restava ancora abbastanza – ma non c’era più nessuno. Sulle rovine fumanti di tutte le guerre che aveva scatenato per alimentare il mercato, sulle rovine di tutte le persone stuprate, usate, distrutte, stritolate, aveva finito per fagocitare tutto, fatto tabula rasa di tutto. Non restavano più che i parchi nazionali, pieni di animali selvaggi, ma non c’era più nessuno che li nutrisse o stesse alla biglietteria all’ingresso.

Il mondo non era più che un gigantesco e mostruoso fallo, ai lati del quale le Twin Towers sarebbero sembrate capanni per conigli.

Il sesso – tutto solo – aveva vinto.
La seccatura era che tutto il mondo era morto.
Tranne due – un uomo, una donna – che, per miracolo, erano rimasti, ancora, vivi.

E si dovette ricominciare tutto.

Affermare che ci sono essere umani.
Uomini e donne, proprio un pò più complicati di prima.
Ma, sempre, non eguali.
Perché i poteri del sesso maschile, quelli del fallo, non erano, ancora, stati aboliti.

Tra gli altri…

http://www.youtube.com/watch?v=Ip6YbWrwIFE

http://www.tsr.ch/video/emissions/geopolitis/3576340-extrait-sexe-et-politique-une-affaire-de-pouvoir-l-affaire-profumo.html?wysistatpr=ads_rss_video

http://www.france24.com/fr/20110519-debat-affaire-DSK

http://www.youtube.com/watch?v=2k16TR3bD5M

http://www.ndtv.com/video/player/special-report/power-sex-and-politics/94822

http://www.france24.com/en/20110518-debate-Dominique-Strauss-Kahn-sex-scandal-berlusconi-clinton-Arnold-Schwarzenegger

Daniela Zini
Copyright © 13 novembre 2011 ADZ



Lunedì 14 Novembre,2011 Ore: 14:24
 
 
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