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www.ildialogo.org UN RACCONTO PER L'OTTO MARZO,di FRANCA MARIA BAGNOLI

UN RACCONTO PER L'OTTO MARZO

di FRANCA MARIA BAGNOLI

[Ringraziamo Franca Maria Bagnoli (per contatti: francamaria@gmail.com) per questo intervento in forma di racconto.
Da un'ampia intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 303 riprendiamo la seguente notizia autobiografica di Franca Maria Bagnoli: "Diciamo che sono una persona anziana. Non precisiamo l'eta'. Nel marzo del 2009 ho perso mio marito per un tumore al polmone. Ho due figli, Paolo e Francesco. Paolo insegna matematica alle medie, naturalmente da precario. Francesco e' un ottimo programmista informatico. Sono contenta della mia vita anche se e' stata ed e' segnata dalla sofferenza. Ho un'invalidita' motoria del 100%. Ma forse gia' l'ho detto. Ho sempre incontrato persone che mi hanno aiutato e che mi hanno arricchito spiritualmente. Non amo la ricchezza. Ho insegnato nella scuola pubblica, come insegnante di ruolo, Storia e filosofia nei Licei classico e scientifico e, poi, Filosofia, pedagogia e psicologia nell'Istituto magistrale che adesso non di chiama piu' cosi'. Dei miei figli sono contenta. Qualche volta mi contestano ma sono contenta ed ho la presunzione di credere che, tra i tanti errori commessi nell'educarli, questo loro spirito critico sia dovuto anche al mio modo di educarli. Poi magari sbaglio. Ho avuto il dono di conoscere ed essere amica di persone come don Tonino Bello, presidente, molti anni fa, di Pax Christi, Alex Zanotelli, Enrico Chiavacci, Ernesto Balducci. E molte altre da ognuna delle quali ho imparato qualcosa. Amo l'arte nelle sue molteplici forme, in particolare la musica e l'architettura. Ho pubblicato due libri , uno di favole: Bambini e animali. L'altro e' un romanzo: Una vita negata, nel quale rivaluto la personalita' di Santippe, la moglie di Socrate, la cui vita fu soffocata da una citta' maschilista. Dal 1981 pratico l'obiezione di coscienza alle spese militari. Ora con il Cud e' un atto formale ma prima era abbastanza impegnativo. Ho subito vari pignoramenti ma sono riuscita a farmi pignorare libri sulla pace. Ho partecipato a molte marce per la pace, compresa la Perugia-Assisi. E, come tanti, ho firmato appelli per la difesa dei diritti umani, dell'ambiente, contro la pena di morte. Mi fermo qui. Non vorrei sembrare presuntuosa..."]

 

Sono Florence. A 18 anni lavoravo alla Cotton. Il salario non mi bastava per mantenere dignitosamente mia madre e i miei cinque fratelli e sorelle, tutti piccoli. Quando mi assunsero allo stabilimento tessile ero contenta. Mio padre, che era macchinista delle ferrovie, era morto in un incidente di lavoro. Io ero l' unico sostegno della mia famiglia. Ero contenta, lo ripeto, perche' non guazzavamo nell'oro ma non morivamo di fame. Alla Cotton lavoravamo dalla mattina alla sera tardi. A meta' giornata mangiavamo velocemente un po' di cibo portato da casa. Il rumore dei telai era assordante e la luce, perennemente accesa, bruciava gli occhi.

Alcune mie amiche si erano ammalate di tubercolosi e, naturalmente, erano state licenziate.

Le cure? Senza lavoro e senza assistenza sanitaria, con quali soldi potevano curarsi? Ad una ad una se ne erano andate. Il signor Johnson non venne neanche ai funerali e non si degno' di mandare un biglietto di condoglianze alla famiglia.

Una nostra amica che aveva letto molti libri e che, come noi, era sfiancata e indignata, ci propose di scioperare. Sapevamo di non avere la tutela sindacale ma aderimmo tutte. In quei primi giorni di marzo del 1908 eravamo al lavoro in 129. Quando sentimmo chiudere dall'esterno le porte dello stabilimento, pensammo che il signor Johnson volesse prenderci per fame e per disperazione.

Poi esplose l'incendio. Margareth se la prese con Jessica che, di tanto in tanto, fumava qualche sigaretta.

"Sei pazza?", grido', "Dove hai buttato la cicca accesa? Dai, aiutaci a cercarla. Qui non ci vuole niente perche' il cotone bruci e si scateni un bell'incendio". Infatti si scatenarono tutte le fiamme dell'inferno.

Jessica, singhiozzando, giurava che lei non aveva fumato. Al lavoro le sigarette non le portava mai. A cosa le sarebbero servite? Sapeva bene che fumare sul posto di lavoro era proibito, pena il licenziamento.

"Non stiamo a discutere", disse Kelly", Cerchiamo di individuare dove e' iniziato l'incendio. Prendete tutti i recipienti che trovate e riempiteli d'acqua".

Corremmo, cercammo, trovammo i recipienti e li riempimmo d'acqua.

Le fiamme crescevano. Fumo e fuoco. Non si vedeva niente.

Gettammo l'acqua tra le fiamme che ingigantivano, si univano in un rogo.

Gridavamo tutte. Ci abbracciavamo. E le fiamme che avevano avvolto i nostri vestiti ci riducevano a torce.

Disperate, ci gettammo a terra, ci rotolammo, nella vana speranza di spegnere i nostri vestiti. Ad una ad una stavamo morendo tutte, tra dolori... dolori che non voglio ricordare.

Kelly lancio' un urlo: "Giovanna!" Nessuna di noi si chiamava Giovanna.

"Santa Giovanna!" rantolo' Kelly. Allora ci ricordammo della Pulzella.

Fuoco, fumo, puzzo di carne bruciata, la nostra carne. Poi... non so se me la immaginai o se la vidi davvero, quella spada di luce puntata verso l' esterno.

Ora vi chiedo di non mercificare il nostro strazio.

Rosa Luxemburg propose di proclamare l' 8 Marzo Giornata di lotta internazionale a favore delle donne.

E, allora, lottate.

Ci sono ancora tante donne sfruttate, violentate, disoccupate o costrette a rinunciare alla maternita' per lavorare.

Lottate con la forza dell'amore e della nonviolenza, ma lottate, lottate, lottate.

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 483 del 3 marzo 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532,
e-mail: nbawac@tin.it,
sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/



Venerd́ 04 Marzo,2011 Ore: 17:41
 
 
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