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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org QUESTO OTTO MARZO,di Laura Tussi

RIFLESSIONE.
QUESTO OTTO MARZO

di Laura Tussi

[Ringraziamo Laura Tussi (per contatti: tussi.laura@tiscalinet.it) per questo intervento.
Laura Tussi e' docente, giornalista e ricercatrice. Ha conseguito la sua quinta laurea specialistica nel 2009 in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Autrice dei libri: Sacro (Emi 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il disagio insegnante (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2010). Collabora con l'Istituto comprensivo Prati di Desio (Mb), con diverse riviste di settore, come "La rassegna dell'istruzione" (Le Monnier Mondadori - Miur), "Scuola e didattica" (La Scuola, Brescia), e con moltissime realta' online. Un'ampia intervista a Laura Tussi e' in "Coi piedi per terra", nn. 291-292]

 

Il militarismo e la propensione alla guerra sono un aspetto del maschilismo piu' truce. Gli uomini, muovendosi guerra, violentano la Madre Terra, l'umanita' e l'ambiente.

La valorizzazione di genere, la considerazione della donna e del femminile, il dialogo tra generi e generazioni, come punto di riferimento per la trasmissione della memoria storica e dei valori della pace, a partire dall'istituzione scolastica, sono strumenti ed istanze imprescindibili dei veri processi di pace, contro l'obbidienza agli ordini, all'uniformita', al culto della forza, tipici delle organizzazioni militari.

Per questo motivo, la cultura politica attualmente egemone, strumentalizza e svilisce la figura della donna: vuole imporre lo spirito maschilista e guerrafondaio, di violenza e sopraffazione. Mentre il femminismo conquista la sua dignita' di nuovo umanesimo, che unifica tutte le grandi utopie, nell'importante obiettivo della solidarieta' tra donne e uomini, in cammino per la realizzazione di contesti sociali di pace e nonviolenza. La pace puo' essere favorita attraverso i valori di cui le donne sono portatrici, trascendendo le barriere etniche, culturali e religiose attraverso il dialogo, la comprensione e la riconciliazione.

Un tema molto dibattuto agli inizi del '900 fu il pacifismo connesso e opposto all'interventismo. Le donne a favore dell'interventismo vedevano una possibilita' di chiedere il diritto di cittadinanza, mostrando alla patria l'utilita' di presa di consapevolezza femminile, scoprendo cosi' l'importanza di far parte di una comunita'. Invece le donne portatrici di riflessioni sul pacifismo e sull'internazionalismo, incominciavano a cercare di superare le frontiere, i confini, le barriere, i limiti imposti dal potere maschile e, comunque, in quanto portatrici di differenza sottolineavano i molteplici motivi di dissenso, discutendo di come quanto ogni tipo di conflitto esasperi le diversita' del tessuto sociale.

Sulla differenza incombe sempre la riproposizione degli stereotipi e dei luoghi comuni, per cui l'identita' di genere non e' solo una condizione connotata in modo statico, ma diventa piuttosto un processo formativo che progressivamente rielabora la propria appartenenza al genere, quale identita' sessuata in cammino, che pone a confronto gli stereotipi proposti dalla cultura, dalla storia in interpretazioni, scelte e rifiuti, che ogni singolo opera al fine di divenire se stesso. Il rapportarsi con l'altro da se' comporta una presa di consapevolezza nell'identita' e nella differenza come certezza modificata e modificabile dalle situazioni, dagli incontri, dai condizionamenti culturali e sociali, dai rapporti affettivi, dagli eventi significativi di ogni biografia.

Differenza e diversita' femminile sono sempre state definite come complemento e appendice e completamento, rispetto al maschile. Infatti dalla millenaria ripetizione dei ruoli legati alla differenza sessuale sono scaturiti semplificazioni improprie, stereotipi stantii, luoghi comuni, generalizzazioni acritiche, alla base dei pregiudizi che restringono la gamma della potenzialita' di differenze, secondo una netta bipolarizzazione asfittica dei ruoli. Secondo la stereotipizzazione piu' ottusa, claustrofobica e pregiudiziale, al femminile compete il mondo emotivo, al maschile il mondo cognitivo, da cui deriva l'atavica educazione femminile alla dipendenza, alla disautonomia, che portano le donne a non esistere per se stesse. Ne Il secondo sesso (1949), Simone de Beauvoir individua e delinea il destino sociale e psicologico delle ragazze, per cui sin da bambine si insegna loro la passivita', la subordinazione, l'obbedienza, mortificando lo spirito d'iniziativa, il senso d'avventura, il coraggio, l'esplorazione, condizionandole nelle loro dimensioni professionali, intellettuali e sociali.

Anche l'uomo e' condizionato nello sviluppo emotivo in quanto lo stereotipo maschile insegna ad astenersi dalle manifestazioni di emotivita' che sono proprie della donna. Questa bipolarita' ingannatrice e' ancora presente nei media, anche se nella societa' attuale i ruoli tradizionali sono in crisi, uomini e donne devono ripensare e ricostruire la propria identita' in un immaginario collettivo. Una prospettiva olistica della complessita' potra' consentire alla differenza di genere, tra maschile e femminile, di superare il riduttivismo pregiudiziale per costruire un complesso identitario che rispetti le singole individualita'.

Attualmente si auspica che la condizione della donna a livello planetario, diventi innanzitutto una presa di coscienza e di consapevolezza di un valore intrinseco, di una diversita' implicita che racchiude in se' molteplici differenze, scandagliate nell'intima analisi introspettiva, di un'istanza psicologica interiore, che diventa mondo proteiforme nel rimembrare degli eventi, delle memorie, riesumando emozioni e sensazioni, sia in solitudine, sia in comunita', in gruppo, rammentando che le conquiste ottenute sul piano sociale, i diritti, i riconoscimenti, sono un patrimonio di rivendicazioni maturato e conquistato nel tempo, nel corso della storia, di cui occorre rendere partecipi e testimoni le giovani generazioni di donne volte alla partecipazione sociale, all'impegno politico, senza mai prescindere dalla propria dimensione interiore, dall'Anima piu' genuina del se', risorsa interiore per l'esistenza.

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 483 del 3 marzo 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532,
e-mail: nbawac@tin.it,
sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/



Venerd́ 04 Marzo,2011 Ore: 17:12
 
 
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Pianeta donna

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