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www.ildialogo.org Nel mondo dell’informazione le donne sono sottorappresentate,di Agenzia NEV del 25/11/2015

Donne nei media
Nel mondo dell’informazione le donne sono sottorappresentate

di Agenzia NEV del 25/11/2015

Pubblicato presso UNWomen il rapporto mondiale della WACC


Roma (NEV), 25 novembre 2015 - 24% contro 76%: a livello globale è questa la proporzione con cui rispettivamente le donne e gli uomini vengono letti su un giornale, viste in televisione o ascoltate in radio. Una percentuale che negli ultimi 5 anni non si è spostata di un milimetro. E’ quanto emerge dall’ultima rilevazione del Global Monitoring Media Project (GMMP) - la più longeva ed ampia ricerca su scala mondiale sulla presenza delle donne nei mezzi d’informazione, promossa e coordinata dall’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (World Association of Christian Communication-WACC), e presentata lunedì 23 novembre presso la sede newyorkese di UNWomen. La proporzione non cambia significativamente nemmeno sui nuovi media digitali: solo il 26% delle persone presenti su internet, attraverso interviste, storie, notizie e tweet, sono donne.

Ed ecco qualche numero del rapporto per l’Italia: le donne fanno notizia solo nel 17% dei casi, a meno che non siano vittime, in tal caso balzano al 48%. Le donne consultate come esperte sono solo il 19%, le giornaliste firmano in prima pagina il 20% delle notizie, mentre rappresentano il 40% della categoria (per il rapporto italiano completo: cdn.agilitycms.com).
Di fatto, la rappresentazione delle donne nel mondo dell’informazione non rispecchia il contributo che esse danno alla società. E a fianco all’hashtag #GMMP2015 che pubblicizza sui social i risultati della ricerca effettuata in 114 paesi, è apparso subito anche #endmediasexism2020. Perché alla luce di questi risultati, la segretaria generale della WACC, la pastora luterana Karin Achtelstetter, insieme ai coordinatori del GMMP, ha chiesto la fine del sessismo nei media entro il 2020. Per la pastora “servono sforzi concertati e un impegno degli stessi editori e proprietari dei colossi mediatici, ma anche delle istituzioni e della società civile”, altrimenti le donne continueranno ad essere svantaggiate, “con tutto quello che ne consegue sul fronte della libertà di espressione”.
Isabel Apawo Phiri, segretario generale associato del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha fatto suo questo appello affermando che la famiglia ecumenica ha un ruolo importante nel rafforzare l’impegno a livello mondiale per la parità delle donne nei mezzi di informazione: “La nostra preghiera e la nostra speranza sono che, nel 2021, quando ci sarà l’XI Assemblea del CEC, leggeremo una ricerca che attesta che i mezzi di informazione hanno adottato una visione più ampia di uguaglianza e inclusione”.
Il rapporto è consultabile con sintesi in francese, inglese e spagnolo, e suddiviso anche per macro regioni e per paesi, qui: whomakesthenews.org.


Venerdì 27 Novembre,2015 Ore: 19:20
 
 
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