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www.ildialogo.org Una ricerca sul femminicidio contro un giornalismo poco chiaro,di Elena Guerra

Una ricerca sul femminicidio contro un giornalismo poco chiaro

di Elena Guerra

Una ricerca oltre i numeri e le statistiche per capire le ragioni della violenza contro le donne, tra assassini e poverini, sotto accusa giornalisti di agenzia ansa ma non solo. Un articolo di Elena Guerra tratto da Combonifem magazine di novembre 2013,di cui si può leggere il sommario al seguente link: http://combonifem.it/articolo.aspx?t=SM&a=6266 (nota a cura di Carlo Castellini)
PRIMO PIANO.
Parte da VERONA una ricerca sul femminicidio, non tanto per fare la conta delle donne uccise per mano maschile, ma soprattutto per capire come i media, rappresentano il fenomeno, analizzando la voce di una delle agenzie di stampa più autorevoli: l'ANSA. E così si scopre che la prima attenuante degli uccisori italiani arriva da chi scrive.
Il conteggio delle vittime purtroppo continuerà a rimanere approssimativo, in quanto spesso alcuni femminicidi rimangono nell'ombra o non si riesce a definirne esattamente i contorni. Ma la ricerca UOMINI CHE ODIANO LE DONNE. COME L'AGENZIA ANSA RAPPRESENTA I CASI DI FEMMINICIDIO SECONDO LA NAZIONALITA' DEI PROTAGONISTI, curata dal Gruppo di Analisi dei media Prosmedia del CENTRO STUDI INTERCULTURALI DELL'UNIVERSITà DEGLI STUDI DI VERONA, cerca di andare oltre i numeri e di aiutarci a riflettere su alcuni aspetti importanti del fenomeno. L'attenzione si concentra sulle differenti modalità di costruzione della notizia nei casi in cui aggressore e vittima sono italiani oppure stranieri. Il lavoro parte dalla raccolta dei dati relativi ai 124 casi di femminicidio del 2012, catalogando vittime, colpevoli e numero di dispacci di agenzia per ciascun omicidio; prosegue poi con la costruzione di un questionario e l'analisi di quattro casi emblematici che riassumono i risultati della vasta casistica esaminata;
  • con vittima e colpevole italiani (VANESSA SCIALFA, ventenne, strangolata e gettata dal cavalcavia dal fidanzato FRANCESCO LO PRESTI);
  • con vittima italiana e colpevole straniero (ALESSIA FRANCESCA SIMONETTA, incinta, accoltellata dal compagno MORAD MADLOUN davanti al figlio);
  • con vittima straniera e colpevole italiano (GRAZYNA TARKOWSKA, uccisa a colpi di pistola dal marito MAURIZIO FORESI);
  • con vittima e colpevole stranieri (JASVIR KAUR, sgozzata insieme alla figlia JASPREET di sette anni dal marito CHARAMANGEET SINGH).
Di questi casi, tramite l'ausilio del softwareTaltac2 per il trattamento lessicale e testuale, si analizza il linguaggio utilizzato nei dispacci di agenzia ANSA. Ed è proprio da questa analisi che emergono differenze di approccio che possono far riflettere: i colpevoli stranieri, nella maggior parte dei casi, sono presenti senza mezzi termini come “ASSASSINI”, mentre il comportamento degli italiani tende ad essere giustificato dai cronisti con precisazioni che riguarda il loro status sociale o mentale: i nostri connazionali che uccidono le donne ci vengono descritti come uomini “DISTURBATI”, ma causa di difficoltà sul lavoro o problemi psichiatrici e
quindi in preda ad uno status momentaneo.
Si discosta il CASO KAUR ( quello in cui vittima e colpevole sono entrambi stranieri), i cui l'omicidio viene ricondotto a cause religiose e culturali e l'uomo sembra avere una certa comprensione da chi redige la cronaca. Fa riflettere anche un altro aspetto dell'analisi: la scarsità dei casi in cui emerge la partecipazione di associazioni femminili e in cui l'attenzione di chi legge, viene orientata dal racconto dei particolari a considerazioni sulla politica legata al tema degli omicidi di genere.
IL PESO DELLE PAROLE.
Con l'analisi statistica lessicale e testuale è possibile determinare la frequenza delle parole e le concordanze fra contesto e parole utilizzate e attraverso questa operazione emergono interessanti differenze fra le narrazioni e i messaggi che queste veicolano.
NEL CASO KAUR, la vittima cui è dato più risalto è la bimba di 7 anni, uccisa insieme alla mamma: sulla descrizione fisica della piccola si indugia oltre la norma, sottolineando che aveva occhi “GRANDI”, “BELLISSIMI”, “ESPRESSIVI”, ed era “DOLCISSIMA”; mentre del colpevole si sottolinea che è venuto in Italia “in cerca di un futuro migliore”, ma che è “GELOSO DELLE PROPRIE TRADIZIONI”, “PREOCCUPATO” della “DERIVA OCCIDENTALE DELLA SUA FAMIGLIA”, a fronte di un comportamento da lui ritenuto “PERMISSIVO” della donna......
Insomma attraverso la descrizione dell'atto e del contesto, parlando di “pista passionale” e religiosa, si dice in realtà di difficoltà a integrarsi con comportamenti “occidentali”, di una comunità arroccata sulle proprie tradizioni...
NEL CASO TARKOWSKA, l'attenzione è rivolta al colpevole italiano e tutti gli aggettivi servono per descrivere lo status psichico della persona dovuto a crisi “economica”, e problemi di ordine lavorativo, con “forti” segnali di disagio “PROFONDO”, facendo emergere la legittima opportunità di accertamento sanitario definito “obbligatorio”, di “PERIZIA PSICHIATRICA”, per sondare l'entità dello stato “CONFUSIONALE” dell'omicida. Le uniche connotazioni riguardanti la vittima sono gli aggettivi “POVERA” E “POLACCA”, cioè quelli riguardanti lo status sociale e la provenienza.
NEL CASO DI ALESSIA SIMONETTA, il colpevole è identificato come MAROCCHINO, con permesso di soggiorno REGOLARE, che ALTERATO da droghe e alcool, ha agito con FURIA OMICIDA, della donna si sottolinea CHE era INCINTA e TOSSICODIPENDENTE.
Nel raccontare il CASO DI SCIALPA, i cui protagonisti sono entrambi italiani, dall'uso delle parole si percepisce la difficoltà a condannare in maniera decisa il gesto maschile: VANESSA, a differenza di altre sfortunate vittime di origine straniera, è riconosciuta con abbondanza di di precisazioni come una ragazza SEMPLICE, BELLA, BUONA, INNOCENTE, MORA, POVERA, VOLONTEROSA, INNAMORATA, SOLARE......tuttavia del suo uccisore, a parte la viscerale reazione di alcuni intervistati che lo ritengono un INFAME, MALEDETTO, BASTARDO,, emerge, tra le righe, il ritratto di un BRAVO, ragazzo, DISPONIBILE, AFFABILE, di fronte al quale ci si può anche disporre al perdono, in quanto REO CONFESSO, DISPERATO, PENTITO, che durante la sua confessione E' SCOPPIATO A PIANGERE!
Anche per lui è prevista una PERIZIA NEUROLOGICA E PSICHIATRICA, per sondare lo stato di sofferenza confusionale che può avere ingenerato il suo insano gesto. Le cronache in questo caso, sono attente a riportare sia l'intervento del sacerdote, che invoca per lui SOLIDARIETA' CRISTIANA , sia la richiesta di perdono che l'assassino, pentito per la sua STUPIDA GELOSIA, rivolge ai genitori della vittima. E in questa NARRAZIONE entrano in campo anche le parole dei politici, che impugnano il vessillo della BATTAGLIA CULTURALE e dell'impegno legislativo...
Parole, quelle della cronaca, che anche quando si presentano con la stringatezza di un lancio di agenzia, denotano diversi atteggiamenti nei confronti di persone percepite, da chi BATTE LA NOTIZIA, in maniera diversa in base al fatto che i protagonisti della vicenda sono maschi o femmine, stranieri o italiani, poveri o ricchi... Parole che hanno la forza, non sempre riconosciuta, di trasmettere a chi leggerà messaggi subliminari diversi e articolati, che hanno un grande peso nel definire la fisionomia di una cultura e di una società.
ELENA GUERRA.



Martedì 14 Gennaio,2014 Ore: 19:52
 
 
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