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www.ildialogo.org SEIMILA LINGUE NEL MONDO,DI TULLIO DE MAURO

SEIMILA LINGUE NEL MONDO

DI TULLIO DE MAURO

SINNOS EDITRICE, ILLUSTRAZIONE DI CLAUDIA BORGIOLI, DA I MAPPAMONDI, LIBRI BILINGUI, L'AQUILONE BIANCO, DI JI YUE, DI CARLO CASTELLINI.
Una lingua, voglio dire una lingua materna in cui siamo nati e abbiamo imparato a orientarsi nel mondo, non è un guanto, uno strumento usa e getta. Essa innerva la nostra vita psicologica, i nostri ricordi, associazioni, schemi mentali. Essa apre le vie al con-sentire con gli altri e le altre che la parlano ed è dunque la trama della nostra vita sociale e di relazione, la trama invisibile e forte, dell'identità di gruppo.
E fa parte del suo essere e funzionare quella che un grande linguista di questo secolo, FERNAND DE SAUSSURE chiamò la “force de l'intercourse”, la “forza di interscambio”. Essa cioè è la condizione che ci permette come singolo di apprendere altre e nuove lingue e permette alla comunità di cui siamo parte di aprirsi alla conoscenza e al contatto di altre diverse e nuove genti.
Come si sa, sono oltre seimila le lingue oggi vive nel mondo. E sono decine e decine quelle parlate da consistenti nuclei demografici. Contro vecchie immagini stereotipate, sappiamo oggi che, indipendentemente da recenti flussi migratori, non c'è paese del mondo di qualche estensione e consistenza demografica, che non ospiti cittadini nativi di lingua diversa.
L'Italia, con le sue tredici minoranze linguistiche, autoctone o insediate tra noi, da secoli e con la sua folla di divesi e ancor vivaci dialetti, è solo uno degli innumerevoli casi tra i duecento paesi del mondo, è segnata dal migrare.
Già in epoche del passato si erano avuti movimenti migratori di consistenti parti di popolazione. L'intera storia naturale e culturale dell'HOMO SAPIENS fin dalle origini più remote. Lo stabilizzarsi degli stati nazionali ha reso da un lato più evidente dall'altro più difficile, drammatico il fenomeno, a partire almeno dal secolo scorso. E tuttavia, fino ad anni recenti, il fenomeno coinvolgeva masse anche estese, caratterizzate però da una relativa omogeneità culturale, cioè religiosa, linguistica, di costume con i paesi d'arrivo.
In anni a noi più vicini le condizioni createsi con la decolonizzazione e con il tipo di sviluppo che le aree forti del mondo hanno imposto al pianeta, hanno determinato fatti vistosamente nuovi.
Estese aree del Nord del Mondo, ma anche Australia e parte del Sud Est asiatico, e, da qualche anno, anche il Giappone, devono fare i conti con imponenti flussi di immigrazione provenienti dal Sud: Asia, Africa, America Latina.
Stiamo assistendo ad un rimescolamento etnico-linguistico senza precedenti nella storia umana. Molti stati del mondo, dal Nord dell'Europa al Canadà, dalla Francia o Gran Bretagna all'Australia, si sono attrezzati con una adeguata legislazione, e, specialmente, con un'adeguata ristrutturazione delle scuole.
L'obiettivo in generale, è salvaguardare l'dentità etnico linguistica, dei nuovi arrivati favorendo al tempo stesso (anzi: favorendo così) il loro migliore inserimento linguistico culturale e sociale nei paesi dì arrivo.
Ormai numerose esperienze ci dicono che, la coesistenza tra più etnie e lingue diverse in una medesima area pone problemi anzitutto educativi, scolastici e che, se i paesi si attrezzano per affrontare e risolvere questi in positivo, si attenuano e perfino svaniscono i problemi di natura sociale, produttiva, giuridica, politica. Se invece le scuole si chiudono a riccio verso gli alloglotti, antichi o nuovi che siano, prima o poi, i problemi consecutivi, exstrascolastici, esplodono con violenza.
Il diritto all'uso e prima ancora il diritto al rispetto della propria lingua è un diritto umano primario, e la sua soddisfazione nei fatti è una componente decisiva nello sviluppo intellettuale e affettivo della persona. E' un mediocre, inefficiente amor di patria quello che ancora oggi, in qualche paese e porta taluni a credere che si debba celare e cancellare e magari calpestare l'alterità linguistica.
Ma le questioni non sono solo di ordine legislativo.
Certamente amancano in Italia buone leggi che raccolgano l'indicazione che la Costituzione dà per la tutela delle minoranze linguistiche nel suo art. 6: né la Costituzione, né i fatti ci permettono di distinguere tra minoranze di antico insediamento e minoranze che si vengono formando per flussi migratori. Ma soprattutto è carente in Italia una cultura antropologica e linguistica diffusa abbastanza capillarmente per consentirci un rapporto conoscitivo e relazionale con gli altri.
L'editrice Sinnos, con le sue iniziative, ha cominciato da alcuni anni a muoversi nella direzione di colmare una lacuna culturale della nostra società offrendo testi bilingui di storie, invenzioni, autobiografie in grado di favorire nelle nostre scuole la conoscenza reciproca di ragazzi che vengono da tradizioni culturali diverse.
Ci si deve augurare che Sinnos faccia scuola e che insegnanti sempre più numerosi riccorano a questi preziosi strumenti di efficace promozione di una civiltà plurilinguistica e pluriculturale, che è una necessità per il nostro mondo. (TULLIO DE MAURO, a cura di Carlo Castellini).



Venerdì 01 Settembre,2017 Ore: 20:38
 
 
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