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www.ildialogo.org L’ORDINE DEL TEMPO,di Franco Casati

L’ORDINE DEL TEMPO

di Franco Casati

Non ho mai dato molto credito alla validità letteraria dei best-seller, ho sempre nutrito il sospetto che quantità non significhi qualità; ma il consenso che stanno riscuotendo i saggi scientifici di Carlo Rovelli, uno dei ricercatori di punta nel campo delle fisica quantistica, ha mosso la mia curiosità; ho constatato così che, quando uno scienziato vero ha l’umiltà di comunicare il proprio sapere a livello divulgativo per un pubblico non di soli addetti ai lavori, senza rinunciare per questo a un rigoroso dettato scientifico, pur tradotto in termini accessibili al grande pubblico, compie un’opera meritoria su un piano culturale, giustamente ricompensata a livello di riscontro editoriale.
Anche l’ultimo libro-saggio di Carlo Rovelli, intitolato ‘L’ordine del tempo’, edito da Adelphi (che fa seguito ad altri titoli di cui l’ultimo ‘Sette brevi lezioni di fisica’, 2014, è stato tradotto in ben 40 lingue) a mio modesto avviso, centra in pieno questo obiettivo (ricco, comunque, di note e di una bibliografia esaustiva anche per i più esigenti ricercatori). Si capisce che affrontare il tema del tempo è come affrontare il tema della vita, come rivolgersi al lettore dicendo ’adesso parlo della tua realtà’. Ma trattare questo tema sapendo mettere in campo approfonditi e sofisticati strumenti di esplorazione scientifica, unitamente a un excursus di relativa indagine filosofica e a esplorazioni molto significative in campo letterario porta al risultato di un’opera ‘totale’ che va contro corrente rispetto alla frammentarietà della cultura così come oggi, da troppo tempo, la concepiamo. La narrazione di Rovelli, in effetti, prende l’avvio da un frammento di un filosofo pre-socratico, Anassimandro, dalle riflessioni filosofiche sul tempo di S.Agostino, di estrema attualità, e dai versi ispirati di Rainer Maria Rilke; prima di mettere in campo quella macchina da guerra della ricerca scientifica che va da Aristotele a Newton, ad Einstein, alla meccanica quantistica e, infine, alla teoria sulla gravità a Loop, solo per citarne i caposaldi. E’ da notare che ogni capitolo del libro viene preceduto dalla citazione di un’ode di Orazio, poeta che molto ha riflettuto sulla brevità del tempo, come un’apertura del tema che si va affrontando (nella traduzione di Giulio Galetto, ‘In questo breve cerchio’, Verona 1980, per le Edizioni del Paniere, di Sebastiano Saglimbeni). E le sorgenti che alimentano tutto il corso di questa ampia, articolata e approfondita narrazione sono appunto filosofiche (anche con significativi riferimenti a dottrine orientali), letterarie ed, evidentemente, di contenuto scientifico.
Carlo Rovelli è uno scienziato agguerrito, che sa navigare a vista fra le equazioni più complesse e ardite della fisica contemporanea; quelle che a noi, profani, solo a vederle, ci mettono i brividi nella schiena. E’ l’esito di una passione verso la ricerca scientifica che si è originata, nel nostro, fin dalla più giovane età, come appare evidente da alcuni riferimenti auto-biografici che affiorano nel libro. Dove l’autore non manca di rimarcare il suo amore per la vita e la mancanza di timore verso la morte. Seguire il percorso scientifico di questa esplorazione sul tempo è stato, per me, come andare in giostra sulle ‘montagne russe’, fra discese mozzafiato e vertiginose risalite. Mi guardo bene dal tentare di riassumerlo, perché si è di fronte a una tale ricchezza e articolazione che ridurla a sintesi si rischierebbe una banale semplificazione e di fare un torto all’autore. Dico solo che il concetto di tempo ne esce così stravolto rispetto alla nostra concezione comune che, alla fine, abbiamo l’impressione di inseguire solo un fantasma che viene dal passato, così come inseguiamo il fantasma della realtà fisica: “Non vediamo la struttura atomica della materia, né l’incurvarsi dello spazio” (pag. 177); “forse l’emozione del tempo è precisamente ciò che per noi è il tempo” (pag. 170). Tuttavia, da convinto scienziato, Rovelli ribadisce che è l’uso della ragione lo strumento principe della nostra ricerca, per quanto infinitesimale, sofisticata e aleatoria possa apparire la materia e i fenomeni ad essa collegati.
Alla fine, riflettendo sulle posizioni della filosofia contemporanea, Rovelli sembra prendere le distanze da Heidegger, dove il filosofo tedesco apre il tempo all’essere. Personalmente, per l’idea che mi sono fatto leggendo questo libro, mi pare di poter dire che da un punto di vista filosofico l’idea di tempo espressa da Rovelli sia di tipo fenomenologico, più vicina a Husserl che ad Heidegger.
A conclusione di questa breve e inadeguata presentazione di un saggio così significativo voglio dedicare all’autore alcuni versi di R.M. Rilke (poeta da lui tanto amato), che evocano il ritorno dell’uomo alla natura, dove quel ‘breve cerchio’, quell’infinitesimo spazio temporale che gli viene concesso si compone nell’unità di vita e morte. Se i morti si risvegliassero, per significare appunto l’unità di vita e morte, secondo Rilke si paragonerebbero a: “ gli amenti delle spoglie / avellane, penduli, oppure / la pioggia che sulla scura terra cade a primavera- // E noi che la felicità la pensiamo / in ascesa sentiremmo la commozione, / che quasi ci atterra sgomenti, / per una cosa felice che cade” ( Elegie Duinesi, X, 107-113).
Un’ultima considerazione. Conversando con un amico , Michele Nigro (uno studioso di neuro-scienze che abita a Verona, come Carlo Rovelli, e come lui appassionato di letteratura, e dantista; chissà perché tanti scienziati lo sono mentre i letterati, per lo più, faticano molto a gettare un occhio nel pozzo della scienza), gli ho chiesto se non potrebbe essere un po’ troppo ‘astratto’ porsi l’interrogativo se il tempo esiste al di fuori delle tracce che se ne possono cogliere. Mi ha risposto con molta convinzione, che queste ricerche portano comunque a superare tanti dogmatismi di cui ha sofferto la cultura, nella sua storia, sia laica che religiosa.
Rovelli, nelle riflessioni filosofiche che accompagnano questa sua divulgazione scientifica, ricorda anche come per Buddha il tempo sia ‘dolore’. Ma se il tempo è ricordo, emozione e dolore, aspettativa verso il futuro, è solo un cammino verso il ritorno alla natura, oppure verso una meta che non conosciamo?
Franco Casati



Sabato 10 Giugno,2017 Ore: 19:06
 
 
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