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www.ildialogo.org UN TESTIMONE DELL'AFRICA DI IERI E DI OGGI,DI CARLO CASTELLINI

UN TESTIMONE DELL'AFRICA DI IERI E DI OGGI

LA FIGURA DI CESARE MAZZOLARI INGIGANTISCE COL TEMPO. UN MESSAGGIO IL SUO CHE NON MUORE E DIVENTA MOTIVO DI IMPEGNO DI CHIESA E DI SOCIETÀ CIVILE,


DI CARLO CASTELLINI

DA “UN VANGELO PER L'AFRICA”, DI LORENZO FAZZINI,
LINDAU EDIZIONI.
CHI E' LORENZO FAZZINI?
E' del 1978, laureato in Lettere Moderne e diplomato in scienze religiose, giornalista professionista, scrive per Avvenire, di attualità culturale e questioni internazionali, collabora con varie riviste come Mondo e Missione, Messaggero di Sant'Antonio e ha lavorato all'Agenzia Asia News di Roma. E' consulente editoriale e traduttore.
Nel 2004 ha conseguito il premio giornalistico nazionale “Natale Ucsi”under 30 e nel 2006 è stato insignito del Premio Giovanni Fallani. Ha pubblicato “Nuovi Cristiani d'Europa”, “Dieci storie di conversione tra fede e ragione”, “Nella terra di Dio. Vincent Nagle, Missionario a Gerusalemme”, “Nel cortile dei gentili. Dove laici e cattolici si incontrano”, (Edizioni messaggero di Padova), Risiede a Verona, è sposato con Anna ed ha due figli, Marco e Maria. Il suo sito web è www.lorenzofazzini.it
L'AFRICA VISTA DA CESARE MAZZOLARI.
“La nostra avidità per quel che gli Africani possiedono griderà vendetta. verrà il giorno in cui la gente che stiamo educando qui in Africa farà valere i suoi diritti. I nostri figli e nipoti dovranno dire:”Sì, i nostri anziani hanno agito male”. Per questo oso affermare:”Correggiamoci e rallentiamo la marcia”.Lo ripeto pure a quanti vengono qui in Sud Sudan per fare del bene: spesso camminiamo troppo in fretta, lasciamo indietro le persone perchè abbiamo l'ambizione del successo. In realtà dobbiamo cambiare i nostri tempi perchè, questa gente procede con il suo passo, sebbene ai nostri occhi sembri inefficiente e pigro. E' facile dire:”E' colpa loro”. Ma non è la verità. Ritengo che per capire le sofferenze del mondo africano sia necessario avere la volontà di camminare insieme, di comprendere il fatto di non avere sempre la risposta giusta né i mezzi per prevenire il male. E fare propria l'idea che, anche dopo aver visto la sofferenza, non sarà possibile sanarla completamente. Io farò il mio sforzo, chiamerò altri ad aiutarmi, ne verranno di nuovi a continaure il mio lavoro, un impegno a lunga scadenza. Però, già il fatto di camminare con questa gente significa dare loro la speranza che un giorno saranno autosufficienti. Adagio, adagio, ce la faremo” (CESARE MAZZOLARI).
“NOI SOFFRIAMO MOLTO DELLA VOSTRA DIMENTICANZA.....!!
MI DISSE IN UN'INTERVISTA PER TELETUTTO.
L'ho conosciuto da giovane ginnasiale, poi è scomparso dal mio orizzonte. Passati tanti anni lo rividi ormai nel ruolo pieno di missionario combattivo e posseduto da un'unica idea: aiutare il Sud Sudan a conseguire la sua indipendenza, dal Nord, ricco di cultura araba e di religione mussulmana. Aveva così a cuore questo problema che non aveva paura a percorrere tante strade d'Italia per informare, comunicare, sensibilizzare gruppi, parrocchie e comunità sulla missione della Chiesa. Questi incontri lo aiutarono soprattutto nello stendere un progetto ambizioso, destinato soprattutto ai futuri insegnanti africani di fondamentale importanza in Africa, che avrebbero poi dovuto diffondere alfabetizzazione, scuola e cultura, che sarebbero servite a formare la nuova classe dirigente africana; in vista anche del conseguimento della indipendenza del Sud Sudan dal Nord.
Visto sulla carta, questo progetto, sembrerebbe una pazzia; ma d'altra parte, la missione esige tali atti di coraggio altrimenti ricaccia l'Africa in un vortice di ignoranza, involuzione e arretratezza.
Poi le due comunità del Villaggio Sereno, si erano impegnate e avevano versato cadauna 5 milioni di vecchie lire di allora e se n'era andato abbastanza soddisfatto e contento. Poi lo ricordo ancora quando GIOVANNI PAOLO II lo aveva creato vescovo nella Basilica di San Pietro.
Tornato nella sua Brescia, nella casa di San Vigilio di Concesio, aveva celebrato nella cattedrale bresciana, e presso la sede di Teletutto di allora, mi aveva rilasciato una lunga e dettagliata intervista che è ancora consultabile presso l'archivio della nostra televisione privata. Ero riuscito a prelevarlo dalla sua abitazione di San Vigilio, dove abitano ancora i suoi familiari, e durante il tragitto ci eravamo soffermati a ricordare persone e immagini del nostro comune repertorio condiviso. Conservo un bel ricordo, perchè sapeva uscire da sé e andare verso altri, anche nel ricordo e nelle valutazioni.
Pure in quella occasione la televisione italiana, aveva diffuso la notizia secondo la quale Cesare Mazzolari aveva riscattato 150 giovani, tra giovani ragazze adolescenti, dalla pratica schiavitù in cui erano stati ridotti, pagando in qualche modo il riscatto. La notizia aveva colpito l'opinione pubblica tanto che, se ben ricordo il TG 1, l'aveva data come apertura di un Telegiornale della Sera.
Il resto lo possiamo trovare in questo bel volumetto, documentato di FILIPPO FAZZINI, “UN VANGELO PER L'AFRICA”, Cesare Mazzolari, vescovo di una chiesa crocifissa”. Lindau Editrice. (Carlo Castellini)
DALL'INTRODUZIONE.
E' stata definita “la più lunga guerra del '900”. Dal 1956 al 2005, il Sudan ha vissuto sotto le armi guerreggianti di quel Nord islamico che opprimeva, bombardava e conquistava il sud, cristiano e animista. Le differenze che queste due regioni assommano in sé, diversità di religioni e culture, etnie e popolazioni, hanno fatto da detonatore per un conflitto estremamente sanguinoso, che nella sua “versione finale (1983-2005) ha visto soccombere due milioni di persone e fuggire altre tre. “E ne muoiono pure adesso per le malattie, i traumi, la fame: la malaria qui uccide, u c c i d e ancora oggi!”.
Monsignor Cesare Mazzolari, è oggi l'unico vescovo non sudanese tra le dodici diocesi che formano questa “chiesa crocifissa”, come la definì Giovanni Paolo II durante il suo viggio a Khartum nel 1993. In contrare e provare a raccontare questo ultrasettantenne comboniano per vocazione, vescovo per imposizione, missionario per scelta d'infanzia, significa fare un tuffo nella testimonianza evangelica più genuina. Perchè comprende in sé una capacità di denuncia del male, della violenza e dell'ingiustizia, che non può lasciare indifferenti.
Unita a un'indomita fantasia di bene che ha costruito scuole, ospedali, missioni, chiese, dispensari, vite future di ragazzi un tempo schiavi poi laureatisi a Oxford grazie a questo esile missionario che aveva conquistato anche Enzo Biagi. Tutto ciò, in nome di un vitale attaccamento a Gesù Cristo.
Profeta a volte inascoltato, addirittura nella sua stessa chiesa, “il mondo non conosce il dramma del Sudan”, suole ripetere, Mazzolari possiede la capacità di non fermarsi a rimuginare sulle cose che non vanno e a rimproverarci la fortuna di non appartenere a un popolo che è il 150° (su 182) più povero della terra.
Il presule, dall'inconfondibile accento lombardo, riesc e a far percepire la potenza debole, debolissima, ma proprio per questo indistruttibile, del Vangelo, e di chi ha deciso di farne una ragione di vita. Se fuggivano in Etiopia a piedi, (un percorso di mille km), noi c'eravamo; quando abitavano nei campi profughi, i nostri preti erano lì; se bisognava affrontare le razzie dell'esercito, sudanese di liberazione (SPLA), non li lasciavamo soli”.
LA TERRA DEL SUDAN.
Una parola lontana, un paese sconosciuto ai più, nel nostro Occidente. Un punto geografico balzato agli onori della cronaca solo sporadicamente: come base e rifugio del defunto trrorista OSAMA BIN LADEN negli anni '90; come luogo di un genocidio perpetrato nell'indifferenza della comunità internazionale, quello del Darfur, negli anni 2000; eppure terra dell'evangelizzazine e della morte di DANIELE COMBONI, simbolo dell'epopea dei missionari esploratori di metà '800.
SUDAN, un paese di 43 milioni di abianti, incredibilmente vasto nei suoi 2 milioni e 500 mila chilometri quadrati. L'indipendenza raggiunta nel 1956 dalla madrepatria inglese, (qui si parla ancora di “sterline”), che aveva sostituito nel '900 il governo del MAHDI, guerriero islamico autoproclamatosi “messia” coranico. Quindi un conflitto interno durato sedici anni, dal 1956 al 1972, conclusosi con gli accordi di ADDIS ABEBA.
E naturalmente la guerra civile scoppiata nel 1983, NORD contro SUD, per un motivo di cui mons. MAZZOLARI resta un vibrante testimone:”La più dura operazione di islamizzazione forzata del '900”, secondo l'autorevole africanista GIAMPAOLO CALCHI NOVATI.
Un'islamizzazione violenta voluta e praticata dal governo del Nord, islamista, verso il Sud, a maggioranza animista e cristiano. Sul quale veniva imposta la Shaari'a, la legge islamica. Anche una studiosa italiana,
IRENE PANOZZO, ha documentato questa opera di conversioni forzate all'slam, di cui mons. MAZZOLARI è stato testimone diretto e inerme.
“Nei Monti Nuba, dove vive mezzo milione di agricoltori di origine africana, animisti, musulmani non e cristiani, circa un tezo della popolazione per ogni religione, il governo applica da anni un programma di sterminio e di trasferimento della popolazione : i villaggi vengono rasi al suolo, gli uomini assassinati o mandati come mano d'opera lontano dal proprio paese, le donne violentate perchè abbiano una discendenza araba, e vendute come schiave, i bambini rapiti e venduti come domestici o ammassati in campi per ricevere un'educazione islamica e un addestramento militare”.
Ma ci sono altri testimoni da sentire, come PADRE MARIO RIVA, con
50 anni di Sudan alle spalle:”Io? Ho 28 annni e mi sento benone!”, ma per capire la sua età devi capovolgere i numeri per ottenere 82 anni, l'età di questo lecchese appassionato lettore di ANSELM GRUN e delle meditazioni di CARLO MARIA MARTINI. Poi ci sono i cooperatori italiani, come PAOLO DI TREVISO e ORSOLA DI BELLUNO; trapiantati a Trieste dove lui è docente universitario alla facoltà di Ingegneria e lei insegnante di Matematica. Hanno
trascorso quasi due anni senza andare a casa, afferma il vescovo Mazzolari, nella Messa di congedo nel VOCATIONAL TRAINING CENTER, intitolato al Vescovo IRENEO DUD, primo vescovo sudanese negli anni '70 , proprio a RUMBECK. Hanno fatto lezione nella scuola Arti e Mestieri, diretta da PADRE GIANNI GIRARDI, barbuto e sanguigno missionario di TRIESTE. “Il futuro del Sudan è l'educazione e l'agricoltura, non il petrolio, mettetevelo bene in testa”, scadisce ai dignitari seduti a tavola.
Poi si possono trovare molte altre notizie ben documentate nei pochi capitoletti in cui è stato odianto e diviso il suo opuscolo. Per coloro che volessero approfondire soprattutto la questione sudanese, rimane sempre disponibile il ovolume documentatissimo del prof. GIAMPAOLO ROMANATO, citato dal nostro autore oppure IRENE PANOZZO, Il dramma del Sudan, specchio dell'Africa, Emi Bolognazo,2000.
Grazie Lorenzo Fazzini, una fatica non inutile, testimoniale e documetaria su cui sarà utile soffermarsi in futuro. (Carlo Castellini).



Sabato 22 Aprile,2017 Ore: 20:46
 
 
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