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www.ildialogo.org ‘Or volge l’anno’ di Idalgo Carrara,di Franco Casati

‘Or volge l’anno’ di Idalgo Carrara

di Franco Casati

Da scrittore contemporaneo sono ben consapevole che il romanzo e la narrativa in genere hanno subito una vera e propria rivoluzione dopo la divulgazione della psicanalisi freudiana, così come la critica letteraria; si pensi solo al diverso approccio di lettura nei confronti della tragedia greca e alla elaborazione dei suoi miti. Tanto per esemplificare, opere come La montagna incantata di Thomas Mann, che molto ha risentito del clima della psicoanalisi; ma soprattutto l’Ulisse di James Joyce e, per noi, La coscienza di Zeno di Italo Svevo hanno tracciato un nuovo percorso ideativo e narrativo che arriva fino alla contemporaneità. In terra veneta abbiamo dovuto fare i conti con un romanzo, che suscitò a suo tempo tanto interesse e scalpore, quel ‘Male oscuro’ di Giuseppe Berto che non sarebbe nato senza questa rivoluzione culturale della Mitteleuropa, che operò nella Trieste di Joyce, di Svevo, di Umberto Saba e di altri importanti autori.
Con ciò si spiega, a mio avviso, e qui vengo al nostro autore, a Idalgo Carrara (allievo di Giacomo Contri, psicanalista di scuola lacaniana e, in quanto tale, di ispirazione freudiana) si spiega, dicevo, quell’attenzione e quel rimando continuo alla letteratura che caratterizza i suoi scritti di psicanalisi. Questo suo ultimo lavoro ‘Or volge l’anno’ (edito da Qui Edit, Verona) ne è un concreto e significativo esempio. Ma prima di entrare nel merito di quest’opera vorrei citarne un’altra, fra le sue, pubblicata anch’essa da poco, ovvero il ‘Breviario laico’ (Qui Edit, Verona), un libro di citazioni fra psicoanalisi e letteratura che accompagna, come la lettura di un Breviario, i 365 giorni dell’anno, stimolando una messe continua di riflessioni sulla realtà esistenziale attraverso citazioni psicanalitiche e letterarie. Un’opera che porta con sé un grosso valore di stimolo e di informazione, elaborata, secondo me, con tanta certosina pazienza da parte di Idalgo Carrara.
Nell’introduzione a ‘Or volge l’anno’, la raccolta di lezioni tenute nel 2015 da Idalgo Carrara , egli pone l’accento su quel dato esistenziale, del reale vissuto, del quotidiano che va affrontato per ritrovare il senso autentico della vita; compreso quello scarto, quel rimosso che vive nel nostro inconscio e che si manifesta principalmente attraverso il linguaggio del sogno; e che deve diventare, se bene analizzato, lo stimolo per una nuova prospettiva e qualità di vita che porti verso la realizzazione di una coscienza unitaria, capace di legare l’uomo al pensiero di natura e al mistero dell’Essere. Ed è appunto come cammino umano verso questa dimensione del vissuto che anch’io ho sempre inteso la letteratura, come testimonianza di questo percorso. Sono convinto che scrittori come Dostoevskij, o il nostro Manzoni ne siano una prova ampiamente provata.
E di temi che hanno nutrito da sempre la letteratura, in questa raccolta di lezioni, una sessantina circa, se ne affrontano tanti. A partire da quello, di grande attualità, della solitudine, che nel contesto prevalentemente economico della società attuale significa mancanza di relazione, isolamento; legato ai modelli di consumo, che spingono il soggetto verso la depressione; quando invece la solitudine, in una giusta misura, potrebbe essere, come è sempre stata, un valore positivo, perfino cercata, in quanto foriera di creatività.
Sul tema dell’amore, visto anche attraverso le connotazioni della fedeltà e della lussuria, comune a tanta parte della letteratura, Carrara affonda gli strumenti della ricerca psicanalitica per evidenziarne una dimensione corretta, memore della coraggiosa lezione di Jacques Lacan. Infatti egli sgombra subito il campo dall’idea che l’amore possa essere semplice godimento o passione; in realtà il vero amore è, così come si esprime Lacan, “il grido rivolto all’altro”, e viene soddisfatto attraverso il ‘segno’ della relazione con l’altro, cioè il volere il bene dell’altro, non producendo il suo danno nell’impunità; scrive Carraro:” Ricordo che nel Cantico dei Cantici la parola amica, sposa, amante, sorella sono sinonimi, come a dire che l’amicizia è il punto estremo dell’amore, che non ha niente a che fare con l’innamoramento (più vicino all’odio, all’ipnosi)”. La lussuria è sicuramente un eccesso, una negatività; mentre la fedeltà è un’alleanza, una collaborazione solidale verso un comune progetto di vita. Troverete in questo libro espressioni bellissime che definiscono il vero amore e anche affermazioni all’apparenza trasgressive a favore di una certa libertà nei rapporti d’amore. Viene evidenziato anche come la donna, in quanto partner, si rivela, a volte, perfino capace di superare l’esperienza del limite, sia nell’amore che nell’odio, perché, scrive Carraro nel Breviario Laico: “nell’amore la domanda femminile appare infinita, impossibile da soddisfare…”. Ecco, appunto, impossibile da soddisfare.
Lanciando uno sguardo retrospettivo al tema dell’amore nel romanzo, in specie a quello tradizionale, la narrazione comincia proprio da una forza di contrasto che si frappone alla realizzazione del legame d’amore, un ostacolo insormontabile, un veto, spesso un impedimento sociale. Ciò fa sì che i protagonisti vivano il legame d’amore come quello di una passione, il cui fuoco si nutre degli ostacoli stessi, e che questa forza diventi distruttiva nei confronti di se stesso e dell’altro. Oppure, che questo sentimento venga consumato sempre nel versante della trasgressione, come sulla lama di un rasoio. L’amore passione apre la strada verso l’amore morte, verso un esito scontato. Diciamo, allora, che nella letteratura può esserci tanto veleno, alla luce della psicoanalisi.
La narrativa contemporanea, invece, dopo le esperienze del nouveau-roman e, soprattutto, del minimalismo, quando non ripete ossessivamente il tema dell’alienazione, diluisce spesso quello dell’amore in un contesto di banale quotidianità. Gli scrittori del passato esageravano o sbagliavano forse nella descrizione dei sentimenti amorosi, ma almeno li facevano apparire come vivi e sinceri, e non risolvevano il rapporto d’amore in un gioco erotico vuoto e fine a se stesso, a cui troppo spesso fanno ricorso scrittori o registi contemporanei.Il Tolstoj di Anna Karenina, o l’Alexandre Dumas della Signora dalle camelie, seppur raccontando amori irrealizzabili, si sono tuttavia calati nelle profondità dei sentimenti umani. Giuseppe Verdi, che dal romanzo del Dumas trasse l’opera La traviata, in quell’invocazione di Violetta “amami Alfredo” ha tradotto, attraverso la musica, nel modo più sublime, un disperato grido d’amore, anche se rivolto all’altro per se stessa. Un sentimento d’amore che poi Violetta arriverà a sacrificare nell’interesse del suo amato.
Lo spazio che mi è concesso per questa presentazione non mi consente di affrontare altri temi, in particolare, fra le sessanta lezioni di cui si compone questo testo. Che vanno dalla funzione del gioco, all’invidia, al lascito di Freud, al cristianesimo, al pensiero di Lacan, solo per citarne alcuni, alla relazione fondamentale col Padre e a personaggi dell’Inferno di Dante, al Vangelo, esaltando in esso la forza del desiderio e la vita in quanto fonte di gioia. Dico solo che ciascun tema, così come viene affrontato da Carrara, rivela la perizia e la tenacia di uno studioso che concepisce la scienza come un valore strettamente legato a quello della vita, della persona nel suo rapporto con l’Essere. La lettura del testo appare chiara e scorrevole, sulla corrente di una scrittura che segue, passo passo, la dialettica del pensiero.
Per una esaustiva conoscenza dell’opera non mi resta che rivolgere un invito alla lettura, sia verso questo ‘Or volge l’anno’, che verso ‘Breviario laico’, con le sue pillole quotidiane di colta saggezza.
Franco Casati



Giovedì 19 Maggio,2016 Ore: 22:23
 
 
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