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www.ildialogo.org Il TUCIDIDE DI L. CANFORA,di Sebastiano Saglimbeni

Il TUCIDIDE DI L. CANFORA

di Sebastiano Saglimbeni

Le opere di Luciano Canfora, della classe 1942, professore emerito dell’Università di Bari, sono state tradotte nelle principali lingue. Sono, soprattutto, gli Editori Laterza che hanno pubblicato più sue opere di pregio, sotto ogni profilo. Un paio, come esempio: Storia della letteratura greca e La natura del potere. La prima, un manuale, un capolavoro, di circa 760 pagine, che rinnova, senza sminuire quei valori che abbiamo ricevuto nel passato, quando si studiavano gli autori dell’antica Grecia, quel Disegno storico della letteratura greca di Gennaro Perrotta. La seconda, di una lindezza linguistica, interpreta il potere di sempre, e ci richiama a Il potere di Bertrand Russell, opera edita da Feltrinelli nel 1967. Di recente, gli Editori Laterza hanno pubblicato Tucidide/la menzogna, la colpa, l’esilio, di circa 322 pagine, escluse quelle riguardanti il Congedo; le Abbreviazioni bibliografiche; gli Indici a cura di Pietro Caputo, Francesco De Robertis e Elisabetta Crisanzio; gli Indici dei nomi, che non si contano; l’Indice delle testimonianze e l’Indice delle tavole. Un lavoro che fa riflettere quanto il filologo classico, storico e saggista Canfora continui, facendo quasi violenza a se stesso, a immergersi nell’ossario sterminato della storia per estrarne il valore se ancora questa potrà illuminare le menti mortali. In nome di questa disciplina - può valere ricordarlo - l’inquieto Ugo Foscolo esortava gli Italiani alla conoscenza mentre pronunciava una sua orazione dal titolo “Dell’origine e dell’ufficio della letteratura” nel 1809 all’Università di Pavia, dove aveva, per poco, ricoperto la Cattedra di Eloquenza. Antonio Gramsci, scrittore e politico, nelle galere dell’infame regime fascista scriveva “stanco” al figlio Delio: “Io penso che la storia ti piace, come piaceva a me quando avevo la tua età, perché riguarda gli uomini viventi e tutto ciò che riguarda gli uomini, quanti più uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono fra loro in società e lavorano e migliorano se stessi, non può non piacerti più di ogni altra cosa”. Ad esortarci a conoscere la storia si fa carico Canfora con questa sua opera, che, nonostante rechi in memoria Tucidide e il suo tempo e la guerra remota del Peloponneso, ci immette nel nostro tempo, con i suoi uomini, con le sue guerre sempre accese, a causa delle quali non v’è alcuna salvezza, come ammoniva Virgilio Marone nel suo capolavoro l’Eneide con le parole “Nulla salus bello” e “Una salus victis nullam sperare salutem”. A parte queste digressioni, Canfora ha scritto un’altra opera di storia che va letta con la passione di volere intendere questa disciplina. Perché in questa c’è un protagonista del mondo antico greco, Tucidide. Di questo si legge sulla quarta pagina di copertina: “Chi è Tucidide? Il bravo generale punito da Ateniesi e folli oppure un uomo che mente e sapientemente occulta le proprie responsabilità? Luciano Canfora attacca la leggenda tucididea per ricostruire la vera figura e la vera sorte che toccò al padre della storiografia, così come oggi la conosciamo”. Se questa una nota editoriale o del medesimo autore non conta saperlo. Conta, invece, che leggendo le chiare pagine del titolo Tucidide si rimane come captati dalla forza dell’autore spesa nel ricostruire la vicenda umana, politica e culturale di Tucidide, “comandante, militare, appaltatore delle miniere d’oro che Atene occupava in Tracia”. Tucidide narratore della “grande guerra che oppose Atene a Sparta (431-404): un immane conflitto che segnò l’inizio del declino della Grecia classica”. Tucidide non amava la democrazia, ma seppe convivere con questa. Canfora, per dirci come questa grande immagine del passato remotto si documentasse per narrare quella guerra che durò un trentennio, scrive: “Parte costitutiva dell’ ‘enciclopedia politica’ tucididea sono le conoscenze geografiche, etnografiche, l’esatta topografia dei luoghi. Né solo in Tracia, o in Macedonia o nella penisola calcidica. Di ogni località della Tracia egli è in grado di fornire le ordinate: l’esatta posizione sul terreno, il tipo di popolazione, le origini ”.
La scrittura di Canfora, che si può definire il narratore del narratore Tucidide, si conclude con il capitolo dal titolo “Come e perché si salvò Tucidide”, una ventina di pagine che completano la conoscenza di un passato remoto, tempestoso, tragico, di cui il lettore ne rimane invero rifatto. Canfora, va ricordato, scrive da molti anni e la sua conoscenza, conquistata, giorno dopo giorno, è di una vastità sorprendente. A Canfora oggi va pure riconosciuto il grande merito di averci recato finemente e rigorosamente nella nostra lingua di istituzione la lingua di diversi classici latini e greci.



Mercoledì 06 Aprile,2016 Ore: 17:53
 
 
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