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www.ildialogo.org I “VERSETTI PERICOLOSI” DI ALBERTO MAGGI, FANNO BRILLARE DI LUCE PROPRIA IL GESÙ DI NAZARETH DEL VANGELO DI LUCA,DI CARLO CASTELLINI

I “VERSETTI PERICOLOSI” DI ALBERTO MAGGI, FANNO BRILLARE DI LUCE PROPRIA IL GESÙ DI NAZARETH DEL VANGELO DI LUCA

DI CARLO CASTELLINI

Me ne sono fatte recapitare due copie, (che facciamo girare e leggere nel gruppo), una per me, e una per il mio amico Piero Alghisi, a mo' di regalo. VERSETTI PERICOLOSI”, di ALBERTO MAGGI, direttore del Centro Studi di Montefano di Macerata, con Ricardo Marquez Perez, edito da Fazi nella serie Campo dei Fiori, collana diretta da Vito Mancuso ed Elido Fazi.
Se il titolo ti dà il preavviso, il sottotitolo ti colloca subito nel contesto, senza farti fare l'anticamera dell'attesa: “Gesù e lo scandalo della misericordia”. Questo il tema di fondo del volumetto. Anche la succosa presentazione all'interno della copertina, non si concede a svolazzi retorici, ma entra subito in medias res, senza forzature di maniera e spiritualismi fumosi.
Durante la lettura intuivo che qualcosa di nuovo avrei trovato rispetto ad altri commentatori biblici; specie per i fedeli seguaci delle conferenze e commenti d omenicali della Parola, ascoltati in video conferenza trasmessa dal sito www.ildialogo.org ogni settimana. Sono così avvisati coloro che, ieri come oggi, vivono nell'apparente ortodossia, ma messi poi a nudo rivelano il loro vuoto nella loro ipocrita testimonianza, a favore della Legge e della Dottrina. In questo modo riesce a far brillare di luce propria quel Gesù di Nazareth di cui Luca mette in evidenza la sua affezione per i peccatori, gli stranieri e le donne cioè la sua misericordia a perdere.
Tra gli episodi scelti ne abbiamo letti e commentati almeno due: le parabole del BUON SAMARITANO, e quella del FIGLIOL PRODIGO. Anche Ancilla che con la mamma Cecilia e l'amica Caterina hanno aperto le porte di casa al nostro piccolo gruppo di ascolto della Parola, hanno commentato e letto di buon gusto. Abbiamo letto anche altri commentatori biblici ai testi, ma alcuni, senza malizia alcuna, sono piuttosto distaccati e tecnici, altri grondano di spiegazioni linguistiche, che ti fanno perdere il filo del discorso.
Padre Alberto ha un linguaggio schietto e chiaro, stavo per dire quasi marchigiano; poichè va subito alla figura, l'abbozza, la sgrezza e ti presenta subito un quadro nella sua freschezza. In questo modo, lingua, contenuti e attualizzazione sono efficacemente fusi insieme, come i colori di un quadro che esaltano la psicologia di un sogggetto e che valorizzano particolari a favore di una visione d'insieme.
Succede così quando recupera, in maniera nuova rispetto al passato, le figure e il significato dei pastori, che accorrono all'annuncio dell'angelo, ad accogliere il bimbo nato da Maria e accolto da Giuseppe. Quei pastori che noi, nell'alone delle feste natalizie e nella tradizione del presepio, abbiamo sempre immaginato e idealizzato in maniera romantica, pensando con i canoni della cultura occidentale di oggi, senza comprendere il contenuto storico culturale della cultura ebraica di allora, del tempo di Gesù di Nazareth.
Per questo l'autore di Montefano di Macerata, ci presenta i pastori in tutt'altra luce e in un quadro di riferimento del tutto diverso, nel quale brilla la scelta misericordiosa del nuovo regno in mezzo a noi che ama e avvolge l'uomo con la sua misericordia.
E allora chi erano i pastori in questo contesto? Risposta: erano i primi nella lista delle persone impure e peccatrici che il Messia
alla sua venuta avrebbe dovuto eliminare fisicamente.
Altra domanda:”Perchè ritarda il regno di Dio? Altra risposta:”Perchè ci sono i dazieri, le prostitute ed i pastori”.
Ma perchè i pastori? “Perchè sono ritenuti bestie, come le bestie che accudivano”. Ma perchè i pastori sono ritenuti responsabili del ritardo della venuta del regno? “La risposta si trova nel TALMUD, che contiene la rivelazione oale fatta da Dio a Mosè. In esso si legge che non si deve insegnare ai propri figli il mestiere del pastore “perchè è un lavoro da ladro”.
Servi malpagati e sfruttati da parte dei proprietari del gregge,i pastori sopravvivevano con i furti ai padroni, o agli altri pastori con i quali si contendevano i pascoli. Vivevano di ruberie e spesso ci scappava anche il morto. Inoltre, per la loro impossibilità di restituire o condizione di vita, isolati nelle montagne e nei pascoli per gran parte dell'anno, a contatto solo con le bestie.......quello che avevano rubato secondo quanto era prescritto dalla legge, li escludeva dal perdono di Dio.
Da tutto questo si era arrivati alla conclusione che “nessuna condizione al mondo è disprezzata come quella del pastore”. Esclusi dal tempio e dalla sinagoga, per i pastori non c'era nessuna possibilità di salvezza. Ma con l'arrivo di Gesù tutto cambia.L'immagine di Dio non sarà più quella di prima, ma anche i pastori non saranno più quelli di prima. Proprio ai pastori verrà dato l'annuncio della nascita del loro salvatore.
La loro paura di essere annientati in una fine imminente, viene vinta dalla gloria del Signore, ovvero dal suo amore, che li avvolge, abbraccia i pastori inondandoli con la sua luce. “Dio quando si manifesta, smentisce quello che la religione ha contrabbandato come sua volontà. Quando parla contraddice quel che insegnano i suoi sedicenti rappresentanti”.
Allo stesso modo i versetti pericolosi, restituiscono all'episodio dell'adultera, colta in flagranza di reato, un'atmosfera intensa e autentica, tesa ad esaltare la misericordia di Gesù di Nazareth che non condanna, ma perdona, che non accusa, ma accoglie, scrive sempre Alberto Maggi. Alla fine la dottrina e la legge, forzosamente messe in mostra, ipocritamente sostenute dal gruppo dei farisei, devono fare i conti con i nuovi criteri introdotti dal nuovo regno di Gesù, che mostra il volto dell'amore e della misericordia.
Ed i rigidi sostenitori del legalismo e del fomalismo della Legge e della Dottrina, sono costretti ad uno ad uno a guardarsi nello specchio interiore ed a tirare le conseguenze del proprio giudizio che condanna. Alla fine rimangono la “misera” e la “misericordia”. La donna che viene perdonata e la misericordia di Gesù che l'avvolge.
“Donna, nessuno ti ha condannato, nemmeno io ti condannerò. Va in pace non peccare più.”. “Ci vollero tre secoli, recita il testo dell'introduzione, prima che questi versetti scandalosi, trovasssero ospitalità nel Nuovo Testamento, e altri due per essere inseriti nella liturgia”.
A fine lettura ti accorgi che lo stesso vangelo, letto o ascoltato più volte, ti appare in una luce nuova, come un quadro ripulito dalle scorie delle macchie e della polvere degli anni e dei secoli, e portato al suo primitivo splendore. Ma è questo che sconvolge lo spettatore ed il lettore, nel modo abituale di guardare le cose e di considerare Dio, che sfugge ad ogni nostra classificazione.
Si ha l'impressione, a fine lettura, “che con Gesù di Nazareth inizia una epoca nuova, quella della fede, nella quale non sono più gli uomini al servizio del loro Signore, ma Dio che si mette a servizio degli uomini: un dio che non pretende ma dona, un Signore che non chiede, ma è lui stesso che si offre per essere accolto dagli uomini e farne la sua dimora”.
Mi fermo qui. Perchè ci sono tante altre riflessioni e spunti di attualizzazione degni di nota, utili per noi, ma anche per la comunità, a volte troppo fiacca e sottomessa e appiattita su uno stile fatto di tradizioni ed abitudini, ormai anacronistiche. Per questo rimando alla lettura del volumetto di Alberto Maggi, che fa brillare le parole del Vangelo di Luca, per guardare meglio negli occhi e nel volto di Gesù di Nazareth, e della sua misericordia. (Carlo Castellini).



Sabato 26 Marzo,2016 Ore: 21:07
 
 
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