- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (477) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org LAICI IN ASCOLTO DELLA PAROLA E DELLA STORIA: LA VOCAZIONE CRISTIANA OGGI, DI CARLO MOLARI, EDITRICE LA CITTADELLA,DI CARLO CASTELLINI.

LAICI IN ASCOLTO DELLA PAROLA E DELLA STORIA: LA VOCAZIONE CRISTIANA OGGI, DI CARLO MOLARI, EDITRICE LA CITTADELLA

PRESENTAZIONE E COMMENTO


DI CARLO CASTELLINI.

CHI E' CARLO MOLARI?
É stato giovanissimo docente universitario di teologia fondamentale, nelle più importanti universià pontificie romane. Dal 1952 è sacerdote della diocesi di Cesena. Ora però vive in una piccola comunità di Ferrara. Ma è ancora un attivo lettore, scrittore, pubblicista, giornalista e soprattutto studioso e conferenziere illuminato per gruppi di approfondimento e di ricerca. Tiene da molti anni una rubrica di religione e teologia sulla rivista ROCCA, in cui affronta problemi di cristologia, teologia, ecclesiologia, con argomenti connessi a tali discipline. Ma qual è il suo curriculum vitae di uomo e di docente?
Ha conseguito la Laurea in Teologia Dogmatica presso l'università lateranense e una seconda in Utroque Iure, e in questa università è divenuto giovane e brillante docente. Poi si è trasferito come docente presso l'Università Urbaniana di Roma, allora Istituto di Propaganda Fide; infine è stato docente presso l'Istituto di Scienze Religiose dell'università Gregoriana .
Dal 1961 al 1968 è stato Aiutante di Studio della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede. Per le sue doti di acume, di studio e di coerenza nello studio della fede è stato segretario per dieci anni dell'Associazione Teologica Italiana (ATI) e Membro del Comitato di Consultazione della Sezione Dogma della rivista Internazionale CONCILIUM.
E' stato iscritto all'Associazione Teologi Europei e fa parte dell'Associazione Italiana Teilhard de Chardin.
CARLO MOLARI ci propone un'interessante riflessione, usando i mezzi linguistici ed i contenuti di un teologo e studioso di lungo corso. Come teologo e studioso non ha mai rottamato la TRADIZIONE, anche se talvolta ne ha avvertito i limiti, sia nell'impostazione che nella formulazione tematica e linguistica, ma nel contempo sempre aperto alla ricerca di nuovi linguaggi e di nuove formulazioni teologiche; quindi non rinuncia alle verità dottrinali, ma spesso ne evidenzia i limiti di lessico e di metodo; per far meglio comprendere all'uomo di oggi tecnologico, scientifico, postmoderno che difficilmente accoglie verità imposte dall'alto.
La ricerca di senso è centrale per ogni persona: attraverso le risposte che ognuno dà alla propria ricerca di orientamento nella propria vita ognuno di noi riesce a plasmare la propria identità che non è realizzata e conseguita una volta per tutte. Parlando di riflessione teologica ma non solo, alcuni punti di riferimento sono già fissati, per coloro che credono e che si possono sinteticamente indicare con queste parole:
  • sguardo fisso su Gesù di Nazareth; (come metodo);
- scelta del Vangelo come metodo orientativo;
- fede in Dio come orizzonte ed appartenenza alla Chiesa, come comunità di vita.
Emerge dalle parole dell'Autore una positiva convinzione maturata con l'esperienza di vita dialogica: e cioè che i Laici nella Chiesa oggi, sono la componente maggiormente responsabile dell'Annuncio del Vangelo nel mondo. (Carlo Castellini).

Il suo modo di procedere nell'opuscoletto è tipicamente argomentativo, molto connaturale e connaturato per un docente universitario, che avvisa il lettore come queste note sulla Vocazione cristiana, sono la trascrizione rivista e ampliata di alcuni incontri con i volontardi della Pro Civitate Christiana di Assisi. La dedica è indirizzata al compianto MARCO MARCHINI, che ha sempre seguito con interesse e con puntuali interventi le riflessioni proposte.
Si accosta all'argomento attingendo alla sua concezione dell'evoluzione della Lingua, alla concezione del Modello evolutivo della Scienza, applicando il tutto alla coscienza storica e alla soggettività. Perchè solo con l'acquisizione di questa nuova sensibilità culturale (scientifica e linguistica), è possibile dialogare e farsi capire dall'uomo di oggi, anche dal cristiano. Aspetti già evidenziati dal CONCILIO VATICANO II.
Per questa efficace marcatura ormai, che ha contagiato la cultura scientifica, tanto che si parla ormai di “epoca scientificizzata” , come testimonia W. SCHUTZ in cui le acquisizioni gnoseologiche generate si sono lentamente allontanate prima dalla teologia e poi dalla filosofia. In questo contesto la scoperta della SOGGETTIVITÀ e della COSCIENZA STORICA , possono essere illustrate tenendo conto di questo reciproco contagio.
Anche il CONCILIO VATICANO II ha riconosciuto che “il presente turbamento degli uomini e la trasformazione delle condizioni di vita si collegano con una più radicale modificazione, che sul piano della formazione intellettuale dà un crescente peso alle scienze matematiche , fisiche e umane, mentre sul piano dell'azione si affida alla tecnica, originata da quelle scienze”.
Ma il CONCILIO ha rilevato come “l'umanità sta passando da una concezione piuttosto statica dell'ordine ad una concezione più dinamica ed evolutiva”. Ed ha aggiunto che questo cambiamento avrebbe suscitato “un formidabile complesso di problemi che stimola ad ANALISI E SINTESI nuove”.
Secondo il Concilio l'esperienza dimostra che “l'accordo tra la cultura e la formazione cristiana non si realizza sempre senza difficoltà”. Come soluzione a queste difficoltà il concilio ha proposto di armonizzare la TEOLOGIA con le NUOVE SCIENZE (FISICHE, MATEMATICHE, BIOLOGICHE, NEUROLOGICHE, CHIMICHE, NEUROPSICHIATRICHE).
E quindi come conseguenza il LINGUAGGIO ne risente in positivo, si arricchisce di nuove immagini, ma anche di nuove idee e categorie; e anche le argomentazioni teologiche cambiano profondamente. Questa è una delle idee più stimolanti per il nostro Autore, nelle nostre ricerche..
La natura presenta caratteristiche di fissità e immutabilità: il male acquista una fisionomia nuova e si dissolve come problema teologico, per divenire problema vitale, morale e politico; il peccato in questo contesto, appare come ostacolo al conseguimento della pienezza di vita in cui consiste la salvezza.
Questo processo culturale ha attraversato tutta la modernità ed è giunto oggi al suo culmine. Ma anziché eliminare la religione come alcuni credevano che avvenisse, ne ha aumentate le esigenze, purificandone le dinamiche.
La Chiesa non ha sempre tenuto conto adeguatamente di queste trasformazioni e delle loro conseguenze linguistiche. Il recupero del ritardo passa prima di tutto attraverso la sintonizzazione culturale e il rinnovamento linguistico dell'ANNUNCIO.
Ma non mi sembrano in molti coloro che curano meglio la lingua per porgere all'Uomo di oggi un Vangelo più credibile.(Ndr)
L'IMPORTANZA DELLA SOGGETTIVITÀ.
Ma l'aspetto su cui mi piace soffermarmi è quello dell'urgenza e autonomia della missione laicale. “Oggi gli uomini possono vivere senza mai riferirsi alla Chiesa o al Vangelo di Cristo. Fino all'età moderna e in alcuni luoghi, fino ad un secolo fa, la Chiesa regolava la vita quotidiana”.
(A questo proposito mi viene spontaneo ricordare come le campane elettriche della mia comunità cristiana, ama ancora ricordare a tutti, uomini e donne, vecchi e bambini, religiosi e laici, e atei, a mezzogiorno e alla sera, con i suoi rintocchi l'Ave Maria, con la canzone a lei dedicata. A me personalmente non dà fastidio. Il fastidio però potrebbe venire da qualcun altro; e mi richiama anche l'idea, della Piazza e del Campanile, come simboli, quando il Tempo e lo Spazio erano tutti intrisi ed occupati dalla Visione Cristiana di tutte le cose. Oggi non ci si fa più caso; ma è urgente suonare altre campane con altri rintocchi. Lo stesso si dica di certe processioni esaltate ed esaltanti ma fuori dal tempo e dallo spzio con cui esprimiamo la nostra fede e la nosra visione della vita, Ndr).
“Il campanile con i suoi rintocchi indicava i momenti importanti, gli eventi gioiosi o i funerali, le feste liturgiche o le sagre del paese. Oggi la vita si svolge in modo completamente autonomo.”.
(La cosa che mi stupisce di più è notare come anche i religiosi non si pongano per nulla il problema. Il gruppo degli alpini, ad esempio, nella mia piccola comunità di periferia, è riuscito ad avere a proprio vantaggio, la costruzione di un edificio con alcune stanze al pian terreno e un pezzo di terra ad uso degli alpini. In che modo? Con il solito metodo clientelare di natura democristiana, vecchio stile. Ma poi se vai a vedere gli altri spazi della comunità, le stanze sono rimaste vuote. Ma nelle omelie non si a cenno critico alcuno a queste discutibili scelte, che sono retaggio di una mentalità storica, piuttosto chiusa e ottusa, Ndr).
“In queste condizioni la Chiesa rinuncia alla sua missione e affida la missione ai laici”. (Ma anche qui ascoltiamo tante parole, leggiamo tanti discorsi, ma le scelte laicali da parte dlelle gerarchie si fanno tanto desiderare. Si assiste ancora ad un diffuso e stanco clericalismo e narcisismo clericale, duro a morire; per il quale i laici sono ancora fumo negli occhi. E' necessaria una conversione che tarda a venire” Ndr).
L'Autore a questo punto del discorso, ricorda l'esperienza dei PRETI OPERAI (stavo per scrivere PRETI SPOSATI), considerata come soluzione intermedia. Ricordiamo l'esperienza della Chiesa francese e parigina nel tempo del cardinale SUHARD; in Italia non possiamo dimenticare le aperture del card. MICHELE PELLEGRINO di Torino, e le sue intuizioni Ndr);
Secondo l'Autore “ha svolto un ruolo molto importante, ma è stata una soluzione tansitoria, perchè non c'erano ancora operai che vivessero nella prospettiva della fede, così da annunciare il Vangelo nelle offricine”.
Ma ancora: ci sembra una Chiesa che oggi ha ancora il coraggio di entrare nelle officine? Di salire sui barconi? Di prendere le barelle da campo per raccogliere feriti e naufraghi?Ndr). Ci sono però dei buoni segni, delle buone pratiche, che destano nuove speranze, sotto lo stimolo di Papa Francesco, venuto dalla fine del mondo,che stanno indicando a tutti, credenti e non, i sentieri del cambiamento e della Profezia.
“Il prete si è trovato nella condizione di non potere più svolgere la sua missione se non cambiava stile. Alcuni l'hanno capito e si sono dati da fare
per cercare degli spazi perchè si formassero testimoni del Vangelo nei vari ambiti di lavoro”.
(Vorrei ricordare a questo proposito la positiva esperienza della diffusione dei Piccoli Centri di Ascolto della Parola, (mi riferisco all'esperienza della diocesi di Brescia), gestita da animatori laici, che conferiscono all'esperienza un carattere laicale autonomo di buona qualità, di novità nel cambiamento di mentalità, che trova spazio sia nelle idee proposte che nel linguaggio, ma anche nell'orientamento di vita, molo più aderente alla realtà. Ndr).
Un altro esempio evidenziato dall'autore: “nella vita politica non è il clero che deve dire cosa deve fare il politico; ma sono i politici che devono indicare
al clero cosa devono insegnare”. “Il magistero, secondo il nostro Autore, ha una funzione di ascolto di ciò che emerge dalle esperienze di coloro che nella fede vivono le diverse attività profane”.
Per questo il mondo profano deve cercare le proprie regole con dei criteri di autenticità di vita, per rispondere alla chiamata della vita, che per il crisitano è la chiamata alla sequela diGesù. Le verità che emergono dalle diverse situazioni sono quelle che devono essere ascoltate e proclamate dall gerarchia.
(Stando a ciò che vediamo oggi, nelle chiese locali e nazionali, la presenza dei laici è ancora molto marginale in tutti i settori della vita sociale, della comunità religiosa. Mi confida l'amico GOFFREDIO CREMA, che a volte i laici sono fumo negli occhi per i religiosi. Ndr).
L'impegno in ambito profano è l'urgenza attuale della chiesa. Sarebbe un errore grave trascurarla. I laici sono deputati da tutta la chiesa a svolgere la missione negli ambiti loro propri secondo i criteri e la valutazione che essi acquisiscono dall'esperienza e dalle esclusive competenze. Questo compito oggi ha acquistato una particolare importanza per la secolarizzazione, che in questi ultimi secoli ha modificato radicalmente il clima della società occidentale.
Lo storico rumeno MIRCEA ELIADE, “assegna un ruolo preminente nel futuro della religione ai laici, o meglio all'atteggiamento laico che contiene più elementi all'esperienza del sacro, rispetto a sistemi religiosi troppo razionalizzati e ormai privi di linfa vitale ed alla capacità di fondare un nuovo tipo di esperienza religiosa fondato sulla presa di coscienza del carattere radicalmente profano del mondo e dell'esperienza umana”. (MIRCEA ELIADE, IL SACRO E IL PROFANO, Boringhieri, Torino, 1984, p. 9).
Mi piace concludere ricordando ancora due convinzioni care al nostro Autore, secondo le quali il credente dovrebbe agire con due convinzioni chiave.
  • la prima, ritenere che le dinamiche della storia sono tutte esclusivamente umane e che non né possibile rintracciarvi componenti divine. La funzione infatti dell'azione creatrice è suscitare e alimentare dinamiche create, senza mai sostituirsi ad esse. È principio dell'INCARNAZIONE.
  • La seconda, secondo la quale il cristiano è convinto che solo vivendo un particolare rapporto con Dio è in grado di esprimere le potenzialità del Bene, della Verità, della Giustizia, della Vita. Egli sa che la forza della vita, il chiarore della verità, l'esigenza della giustizia, possono emergere in modo diverso, più ricco e profondo, quando rimane in sintonia con la forza vitale......Egli perciò non vive come se Dio non fosse, bensì assume un atteggiamento di consapevole sintonia con l'azione di Dio e con la sua Parola, per farle fiorire in forme inedite di umanità”.
Questa nuova forma di apertura di credito per il credente laico, ma anche per questo nuovo modo di parlare e concepire le cose terrene e profane, permettono al laico credente di superare la vecchia e restrittiva concezione del “Dio tappabuchi”, che per troppi secoli si è sostituito all'azione imperfetta e inadeguata dell'uomo. (Carlo Castellini).



Sabato 05 Settembre,2015 Ore: 19:28
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Cultura

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info