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www.ildialogo.org IL SALE DELLA TERRA, DI WIM WENDERS E JULIANO RIBEIRO SALGADO,di Carlo Castellini

RECENSIONE
IL SALE DELLA TERRA, DI WIM WENDERS E JULIANO RIBEIRO SALGADO

di Carlo Castellini

Non avevo una gran voglia di uscire quella sera. Ma mia moglie si era già prenotata. E alla fine sono rimasto contento:sia per avere vinto  la mia pigrizia serotina,ma anche per avere reso testimonianza con la mia presenza, alla costante attività ed impegno di TITA BELLINI,di ARRIGO APOLLI E RENATA DURANDO, che riescono, con il Gruppo dei Video amici di cui sono coordinatori, a portare nel nostro teatro modernizzato, films di grande qualità e persone di elevato spessore morale e intellettuale.
   Siamo diventati molto critici in tutto:con i politici, gli ecclesiastici, le istituzioni, la scuola, la chiesa, la società, la famiglia, gli adulti e la cultura. E vedere un film come IL SALE DELLA TERRA di WIM WENDERS è stata l'apertura di una parentesi che ci ha permesso di gustare la bellezza visiva della fotografia, che si annuncia come una narrazione delle cose e delle persone per mezzo della luce (questo almeno è il significato greco della foto (luce) e grafia (descrizione, narrazione). Ma anche quella dei contenuti. Senza i quali la prima sarebbe come un contenitore vuoto, una carrozzeria nuova fiammante, ma senza il motore trainante.
   Sono tanti i fattori che garantiscono o fanno prevedere il successo di una pellicola, nel nostro caso di genere biografico-documentario. RIBEIRO SALGADO non è nato subito fotografo come un “enfant prodige”, ma lo è diventato col tempo e dopo significative esperienze di studio e di vita. Quella della fotografia non è stata la sua la prima professione, ma una scelta rimandata nel tempo, che poi ha abbracciata per sempre e seguita come una stella.
  Senza dubbio la tecnica acquisita, grazie anche al materiale tecnico di grande precisione, acquistato  da ottime marche senza badare a spese, ha avuto il suo peso.Infine la qualità umana del fotografo, che scatta immagini su immagini, ma che riesce a entrare in empatia e simpatia, con gli esseri umani di vari continenti, con animali e ambienti dei vari ecosistemi conosciuti.
  Per cui le fotografie parlano quasi da sole, diventano per ciò stesso documento visivo, parola, ricordo, raccolta e archivio, ma anche relazione affettiva. Si perchè RIBEIRO SALGADO,non si sa staccare dalle sue immagini, perchè gli rimangono stampate dentro.
   Noi distinguiamo alcuni momenti della sua storia personale e della sua biografia umana e famigliare, per facilità di comprensione; ma nel film documentario, questi momenti sono felicemente dosati e mescolati, in modo tale da garantire una comprensione e una lettura delle immagini, efficacemente commentate, senza troppi eufemismi o stucchevoli commenti tecnici o estetici, che non hanno nulla che vedere col soggetto di cui si parla.
  Il titolo scelto IL SALE DELLA TERRA,ha quasi un sapore biblico e verrebbe voglia di continuare: se il sale diventa scipito e perde il suo potere di salare, con che cosa si salerà? Ma qui il sale della terra è L'UOMO.
   In questo documentario il fotografo brasiliano SEBASTIAO SALGADO è interprete e motore; ma le sequenze sono messe insieme dal regista tedesco WIM WENDERS,che con il figlio del fotografo brasiliano RIBEIRO SALGADO, ha saputo collegare i vari momenti delle foto,con dei commenti, essenziali e penetranti, e mai banali, che spiegano un (3)
dettaglio, illustrano una filosofia sottesa, o intendono dipanare una storia  che sta dietro la figura e che rischia di essere dimenticata.
   Il figlio del fotografo ha seguito il padre negli angoli più remoti del nostro pianeta, che ha portato alla luce della nostra conoscenza.
  Per questo motivo, questa pellicola, è molto  più che un semplice documentario storico o geografico. Grazie anche alla mano del regista, che incastona, questi vari puzzles nel quadro di un ricco mosaico; il quale, alla fine si configura come una grande avventura umana che riguarda si i due, fotografo e regista, ma riesce a parlare anche a tutti gli uomini, che fotografi e registi non sono, attraverso i volti, gli occhi e i sentimenti di questa ricca e variegata umanità, attraverso i sentimenti dell'empatia e della simpatia umana.
   Il giovane brasiliano scappa a PARIGI, per sfuggire alla brutale dittatura militare che si è imposta con la forza e non con la democrazia,in Brasile. Lo troviamo brillante economista; ma viene ben presto folgorato sulla via della fotografia, che gli fa scoprire anche la donna amata che diventerà poi sua moglie:LELIA WANICK. Questa gli darà due figli, di cui il secondo con problemi psico-fisici.
   Dopo la sua esperienza parigina, tornerà nella sua terra L'AMERICA LATINA, quasi per riprendere possesso della sua terra, guardandola e documentandola con occhi diversi. E scopre così un altro mondo di sofferenze, al centro del quale c'è sempre l'uomo.
  Comincia allora il suo cammino umano esistenziale ma anche professionale che si fondono nel fotografo professionista ma anche nell'uomo umanizzato che è diventato lui. Inizia il suo viaggio avventuroso con cui documenta in maniera accurata le tragedie che si susseguono negli angoli più poveri del pianeta, dalla carestia del SAHEL,al genocidio in RUWANDA, consumato tra gli HUTU e i TUTSI,alla guerra nella ex-JUGOSLAVIA, ai dannati “garimpeiros” che lavorano come schiavi (schiavi dell'oro) nella più grande miniera d'oro a cielo aperto del Brasile.
  Ma il connubio vincente che è un po' la cifra di qualità che fa la differenzaa di queso film documentario, è stata l'amicizia nata spontaneamente e poi saldatasi nel tempo, tra il regista tedesco e il fotografo brasiliano, che è sfociata in seguito anche in collaborazione professionale. Poiché anche il regista tedesco è un ottimo intenditore di fotografia; e da questa comune passione e sintonia è scattata la scintilla per una sinergia comune e passione condivisa. Lavoro nel quale il regista tedesco ritorna a narrare e descrivere con la luce, come dicevo all'inizio.
  Ma in quest'arte il fotografo SALGADO,evidenzia un metodo tutto suo che consiste nel convivere spesso per tanti mesi con i soggetti delle sue foto. (Spesso anche gli scrittori che debbono raccontare di storia come ANDREA ZANZOTTO,dovette trascorrere non poco tempo in Francia e in Germania per la sua biografia su CARLO MAGNO; allo stesso modo, per i moderni GIAMPAOLO ROMANATO, docente dell'università patavina, dovette visitare in maniera piuttosto accurata e attenta il SUDAN, L'EGITTO E L'UGANDA, per poter stendere una biografia di carattere scientifico del grande missionario DANIELE COMBONI, Ndr.). Ma è stata proprio questa silenziosa immersione  nel grembo della terra e dei popoli, che ha provocato la sua crisi umana e professionale.      (5)
E dalla coscienza che attraverso la fotografia “tutti gli uomini devono sapere”, diceva, e che “il mondo non è cambiato”. (Quindi la foto diventa documentazione storica ma anche giudizio critico sull'uomo, Ndr). Allora cosa fa?
  Il fotografo torna alla sua terra  che era stata impoverita dalla spogliazione delle sue piante che garantivano ombra, umidità, acqua. Cercherà qui la sua pace, vivendo la sua identità umana filtrata da questo impegno e promessa di sé, di sua moglie e nella tenuta di famiglia,divenuta parco nazionale, rinasce la vecchia foresta. Anche una promessa ed una profezia per chi vuole intendere la lezione di morte impartita dall'uomo. Dove c'era la morte è rinata la vita e l'uomo torna a sperare. 
  Le fotografie scattate in innumerevole quantità sono state raccolte, divise per argomenti e per continenti, schedate e archiviate. I suoi reportage hanno dato origine a prestigiose esposizioni nei principali musei di tutto il mondo e sono stati raccolti in tanti volumi, che prendono i seguenti nomi:
ALTRE AMERICHE, frutto dei viaggi compiuti in America Latina;
SAHEL, “L'HOMME EN DETRESSE”, dedicato alla siccità in Africa (1986);
LA MANO DELL'UOMO, progetto riguardante il lavoro manuale e lo sfruttamento nel mondo (1993);
TERRA, dedicato al rapporto tra Uomo e Natura (1997);
EXODES IN CAMMINO, grande affreso sugli spostamenti e le migrazioni di varie popolazioni (2000).
AFRICA (2007);
GENESIS, un percorso decennale di immagini  dei cinque continenti, dedicate alle origini del nostro pianeta e alle tradizioni ancestrali;(2013).
   Il SALE DELLA TERRA, è costruito utilizzando materiale d'archivio e filmati. SALGADO, scandaglia i suoi ricordi e commenta incontri ed emozioni che hanno costellato i suoi viaggi, mostrando i suoi famosi cicli di foto in maggioranza di un bianco e nero  straordinario. Tra gli altri le immagini notissime della SERRA PELADA, la più grande miniera d'oro a cielo aperto del Brasile nella foresta brasiliana. Lascia nello spettatore una impressione enorme.
  Ma questa umanissima e avventurosa vicenda di fotografo e regista, di padre e figlio, di SEBASTIAO E LEILA, si conclude nel modo più coerente a cio' che hanno visto e condiviso: dopo gli anni 90 hanno condotto  un arduo progetto di riforestazione di 800 ettari di terreno arido, ripristinando la vecchia “mata atlantica”.
   In seguito i coniugi SALGADO  hanno fondato l'INSTITUTO TERRA, una ONG consacrata alla conservazione del territorio ed all'educazione ambientale, con lo scopo di condividere con altri la propria esperienza. (CARLO CASTELLINI)



Sabato 07 Marzo,2015 Ore: 17:24
 
 
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