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www.ildialogo.org I TRE MALI DELLA CHIESA IN ITALIA, RITROVARE FUTURO, DI VINICIO ALBANESI, ED. ANCORA, 2013, PRESENTAZIONE, RECENSIONE E COMMENTO,di CARLO CASTELLINI

I TRE MALI DELLA CHIESA IN ITALIA, RITROVARE FUTURO, DI VINICIO ALBANESI, ED. ANCORA, 2013, PRESENTAZIONE, RECENSIONE E COMMENTO

di CARLO CASTELLINI

Avevo sempre considerato VINICIO ALBANESI, un prete coraggioso e generoso, che, nelle sue Marche, aveva continuato l'opera di DON FRANCO MONTERUBBIANESI, fondatore della Comunità di Capodarco; in questo senso, il mezzo mediatico, specie quello televisivo, non gli rende affatto giustizia, forse per la sua naturale propensione alla modestia e al pudore, che lo porta ad esprimersi liberamente senza sentirsi schiavo del suo ruolo e delle cariche che ricopre o ha ricoperto, nella sua vita poco più che settantenne.
Mi sono però un poco ricreduto dopo che mi è capitato tra le mani uno dei suoi libri dal titolo:”I TRE MALI DELLA CHIESA IN ITALIA”, RITROVARE FUTURO, dell'editrice Ancora ANCORA. Non si tratta delle ormai solite riflessioni sulla crisi della chiesa italiana, di natura sociologica, ma di riflessioni personali, che si innervano su convinzioni e considerazioni di sostanza, che rivelano oltre che spessore intellettuale, anche la ricchezza dello studioso e dell'ex-insegnante, di diritto, di teologia e una moderna testimonianza di condivisione con i meno fortunati della vita.
L'AUTORE DI CAMPOFILONE, (paesino marchigiano noto per la raccolta delle immaginette sacre e la festa dei maccheroncini, tipici prodotti del paese), non ha voglia di proporsi e di apparire, con l'edizione di un libro in più, ma desidera fare chiarezza quasi per sé prima, per poterla poi proporre anche agli altri, senza spocchia, senza falsi moralismi, e quindi pronto all'ascolto ed alla riflessione, prima che alla critica ed alla proposizione ad altri.
Ed a mano a mano che si procede nella lettura ci si accorge che l'ossatura delle sue riflessioni, si presta ad essere condivisa e utilizzata anche per gruppi più allargati, per comunità in cammino di ricerca, e non rassegnate all'invadente presenza di preti, parroci e curati, che amano circondarsi di laici devoti e rassegnati, disposti a inginocchiarsi davanti al vescovo e a stare in piedi davanti a Cristo.
 
Nella prima parte quindi affronta il MALE del VERBALISMO, inteso come la prevalenza delle parole umane sulla Parola di Dio. Mentre nella seconda, aggredisce il MALE dell'ESTETISMO, inteso come mancanza di semplicità ed essenzialità evangelica; mentre nella terza e ultima parte attacca gli atteggiamenti che intendono esprimere esteriormente virtù cristiane che sono troppo spesso contraddette dalla pratica, ed è ilMALE del MORALISMO.
Sono questi i tre mali che VINICIO ALBANESI, del '43 di Campofilone, (FERMO), delinea in queste pagine. Ne scaturisce un'analisi dura della CHIESA ITALIANA. Sorretta da un linguaggio schietto, senza retorica ne' incrostazioni storiche narcisistiche, che scava nell'essenziale, senza accontentarsi di letture di maniera e senza mai tirarsi fuori dal guardo, come se i problemi riguardassero solo gli altri.
“Sono quasi dieci anni che il problema della crisi della Chiesa in Italia – afferma il nostro VINICIO ALBANESI – mi gira nella testa e nell'anima. E' una sofferenza che non rivendica nulla a nessuno, né tanto meno esprime un giudizio. Con quale autorità d'altronde e verso chi? Si tratta piuttosto di una pena che vede la religiosità in stato di profondo malessere. E cosa molto grave senza prospettive, almeno umanamente. Da qui lo sforzo di indicare vie d'uscita”.
RITROVARE FUTURO è indispensabile per la Chiesa italiana, anche se oggi appare stanca e disorientata. L'autore predilige un linguaggio schietto e comunicativo, tipico di uno che non scrive per libri di tesi o di archivio, ma che riflette per sé, su contenuti analitici e sintetici, di sicura presa, perchè vissuti in prima persona, sia per chi crede ma anche per chi non crede o rimane indifferente alle cose di Chiesa. Un linguaggio non letterario quindi, fine a se stesso; ma innervato su una cultura giuridica, ma anche teologica, che gli permette sempre nel prosieguo del suo volumetto di distinguere i vari aspetti della fede pensata e vissuta, dell'aspetto dottrinale e pastorale, sia del passato che del presente e in proiezione del futuro.
Il pregio di questo libro è quello di essere frutto di lunghe riflessioni e meditazioni, elaborate sui fatti della vita di chiesa e di società, non di figure astratte ma di persone incontrate, che l'autore si porta dentro da anni.
 
A volte quindi gli argomenti trovano una chiara collocazione personale e riferimenti condivisibili, e quando confluiscono nel libro dell'editrice ANCORA, conservano ancora il sapore della freschezza meditativa, ma anche l'ordine analitico e sintetico, non del libro di sociologia religiosa, o del manuale di consultazione, ma di una analisi di vita che non fa sconti a nessuno, perchè VINICIO ALBANESI, non si pone fuori dal guado, ma si immerge dentro, per questo ciò che scrive rimane una testimonianza che ti tocca dentro e ti arricchisce.
Alcune esemplificazioni sono necessarie a dimostrazione di come, nel difetto ormai cronico del VERBALISMO nella Chiesa, tante parole, perfino del testo sacro, siano state praticamente sostituite dalle parole umane, dalle proprie verità ed opinioni, con la verità del testo sacro.
“Ognuno – afferma ALBANESI – parla (FEDELI, MAGISTERO, ORGANISMI FONDATORI), dando per certo ciò che è invece spesso discutibile e gratuito....”
“Si è instaurato nella Chiesa d'Italia e nel mondo occidentale una sottomissione che porta al silenzio per paura di rappresaglie e di essere tacciati di eresia, un silenzio grave che appiattisce le intelligenze, ma soprattutto ingenera una pigrizia mentale che mal si addice alla ricerca della verità”
La parola INVADENZA, viene imposta in maniera sempre scorretta e dannosa, con un giudizio morale severo, verso coloro che hanno abbandonato la fede o la vivono in modo imperfetto. Gravissima è la invadenza e pesantezza delle parole ecclesiastiche, perchè i rappresentanti hanno la convinzione di essere nella verità, e sentono l'obbligo morale di imporla, in modo scorretto e dannoso.
“Nei membri del clero, curati e parroci, CHIERICI E LAICI, debbono sentirsi in posizione di parità, per reciproco ascolto. Se nella relazione, il primo soggetto, è convinto di essere nella verità, e il secondo è giudicato nell'errore, il dialogo non si apre”.
Il secondo motivo grave che impedisce l'inizio di una riflessione, è l'ansia tutta cattolica , di presentare un pacchetto di verità. E l''adesione a Cristo è la metà non l'inizio del percorso di fede cristiana.
Il terzo motivo grave di invadenza e impedimento di dialogo, è l'assoluta
 
mancanza di considerazione della vita reale delle persone.”Nel mondo moderno; scarsa attenzione viene riservata a temi personali e collettivi, che sono praticamente assenti nella riflessione teologica attuale. Mancano riferimenti ai sentimenti di precarietà e di solitudine, alle esigenze di pace di giustizia, agli equilibri globali delle risorse delle scienze, dell'economia, della natura e della politica”.
Ma la parte più significativa del libretto è dedicata alla descrizione del male dell'ESTETISMO, come problema della Chiesa, ma soprattutto agli effetti negativi che ne derivano in ogni campo. Entriamo allora, subito in argomento. ESTETISMO, significa mancanza di semplicià e di essenzialità. Conseguenza? Smodata ricerca di cose complesse e secondarie, che esprimono lo spirito del mondo.
Nel riferimento biblico del Vangelo di Luca, del cap. 14, viene abbozzato il profilo del discepolo: la scelta dei posti, la rinuncia al bene degli affetti,il distacco dal mondo. Sceglier tra Dio e le cose del mondo, è il primo passaggio della fede. Dio non può competere con i legami delle persone e delle cose; significherebbe ridurlo ad aspetto umano. La nostra religiosità a volte è molto umana, perchè Dio viene relegato a dimensione nostra umana, negandogli la sua identità. Allora le parole vuote restano vuote.
Poiché noi cantiamo la sua grandezza e unicità, ma poi viviamo come se questo Dio fosse materializzato a misura umana. Dimentichiamo l'immensa distanza che che c'è tra Dio e le cose del mondo.
La prima conseguenza negativa di questo modo di pensare è la prevalenza delle parole sui fatti che le smentiscono, la prevalenza delle apparenze sui contenuti. Ci siamo abituati alla vistosità delle rutilanti liturgie che profumano d'incenso, ma che sono distaccate dalla vita reale; una pletora di preghiere liturgiche ed ecclesiastiche senza vere intenzioni dichiarate di obiettivi da raggiunger e sinceri sentimenti di cambiamento interiore e di conversione;
Raccontiamo di Dio in maniera quasi fiabesca, ma siamo immersi di fatto nelle cose del mondo. La fede si riduce così a indicazioni utili per una buona convivenza civile: “non uccidere, non rubare, non mentire”.
 
Scompaiono in questo modo i caratteri della fede cristiana: “siate poveri, miti, misericordiosi e puri di cuore”, che ci portano a diretto contatto col Dio dei Vangeli. Altra conseguenza: più aumenta la pochezza della nostra fede, maggiore diventa l'apparenza esteriore in tutte le sue forme; aumentano cioè i simboli di una realtà dichiarata (la fede), ma non vissuta.
Secondo il nostro autore la CRISI DELL'OCCIDENE, è tutta qui: ha rinunciato a Dio come fonte e riferimento: fa appello ad un Dio che non sente, perchè lo ha ridotto a dimensione umana. Oggi anche nella spiritualità e nella formazione, prevalgono METODI E PERCORSI, che vantano la pretesa di essere innovatori: in realtà si riducono a metodologie che fanno riferimento alla SAGGEZZA UMANA, e non alla SAPIENZA EVANGELICA.
Ma ancora: l'ESTETISMO porta a curare la bella figura, la bella presenza, le belle prediche, i cori altisonanti, le omelie monologate, che occupano almeno un terzo della celebrazione eucaristica, poco coinvolgenti, poco spirituali e molto astratte, che non portano mai a rapporti umani più autentici. Al dialogo vero e autentico si preferisce la stretta di mano formale ed il sorriso frettoloso e politico per esternare un'intesa che non esiste, su tante cose. (Ndr).
I segni e i simboli del sacro che si sono consolidati nei secoli di Storia della Chiesa, hanno una esplicitazione ed esteriorrizzazione non solo sostanziale, ma anche estetica. Si pensi al modo con lui si sono amministrati i sacramenti oggi. Ma quale è il RISCHIO?
Che in mancanza di spiritualità profonda “la mediazione dei riti e cerimonie rivela solo esteriorità e non sostanza”. E cosa dire dell'ARTE SACRA, DELLA LITURGIA E DELLA MUSICA SACRA? Quante brutture e quanto vecchiume. Che non solo non parla più alla mentre e al cuore, ma allontana molte persone da una seria ricerca.
Ci sono altre conseguenze ancora? Direi di sì. La comunità più che rassegnata diventa passiva, sottomessa, immobile; una comunità che piace molto ai preti, ma che piace molto poco ai laici, che hanno voglia di parlare, di proporre, di cambiare, di sentirsi adulti e non eterni bambini, diretti da pochi religiosi che vivono spesso isolati nelle proprie abitazioni, con tante stanze vuote che potrebbero benissimo ospitare poveri, e immigrati. Ma questo non entra nelle loro prospettive. 8Il sacerdote e il levita della Parabola del Buon Samaritano, passano oltre, non è roba di loro competenza, Ndr).
 
Ci sono altre conseguenze? Insomma la pomposità, il barocchismo, l'incongruenza, ricordano purtroppo più il teatro che la vera spiritualità.
Anche se l'aggiornamento liturgico è stato costante lungo i secoli e non sempre lineare e bene accolto. E anche adesso necessiterebbe a nostro avviso, di nuovi ritocchi, considerata l'aumentata sensibilità e attenzione dei mezzi della comunicazione sociale e sensibilità ai nuovi linguaggi in tutti i settori della comunicazione sacra e mondana.
Questi aspetti esteriori, sopra ricordati, diventano col tempo, più che espressioni di una fede profonda, esternazioni di potere, di gloria, di sicurezza. Ma di che cosa?Richiamano la grandiosità del TEMPIO PIÙ CHE L'UMILTÀ del NAZARENO.
Un'altra negativa conseguenza consiste nell'attaccamento a forme di privilegio e funzioni, che la CASTA SACERDOTALE assegna ad alcuni membri della comunità. Le virtù offerte ed esibite si riducono ad obbedienza e prudenza Non alla santità ma al prevalere di sentimenti umani composti.
Il terzo male aggredito con il bisturi dell'autore è quello abnorme e sottile del MORALISMO DELLA Chiesa. Facile idea da comprendere, difficile da estirpare,evidenti e numerosi gli esempi. Un grande Esempio di tale forma di moralismo è la scissione tra le pratiche di pietà e la vita di ogni giorno. “Il riferimento a Dio diventa talmente esterno da non riuscire a incidere sulla vita di ogni giorno”. Pensiamo un attimo ai rapporti tra cristiani che si esplicano con ambiguità e ipocrisia, con scarsa lealtà: sembra che l'ombra dell'istituzione , abbia avuto il sopravvento rispetto alla verità delle cose.(Ndr quanti cattolici non hanno ancora esatta coscienza dei propri diritti e dei propri doveri e sono praticamente sempre soggetti al parere e alle iniziative dei clerici, vescovi, parroci e curati, Ndr).
 
Le parole e gli atteggiamenti debbono essere sempre a interpretazione, perchè non è dato da intendere ciò che esteriormente appare.
Un altro aspetto negativo è l'ASSENZA DI COMUNIONE, tra i cristiani. Il grado di comunione tra i cristiani si esplica nell'organizzazione imposta dall'autorità, dall'alto e nei momenti solenni della celebrazione liturgica (Ndr, Nella mia comunità ad esempio, il calendario delle attività pastorali di tutto l'anno, è stilato dal parroco, il quale si guarda bene dal chiedere aiuto, idee, proposte od osservazioni alle persone della comunità, perchè non c'è dialogo; addirittura le preghiere sono scritte dal parroco e sono uguali per ogni messa, Ndr). Per me una grande forma di infantilismo psicologico. Tra chi comanda e chi esegue.
“Non si ha il coraggio di un confronto leale, forte, fatto di scelte condivise frutto di ascolto e di attenzione reciproca. Tutti i documenti ecclesiali sono sempre caratterizzati da un'ambiguità di linguaggio, che ha l'intenzione di accontentare tutti. Rileggendo i VANGELI, risulta insopportabile che ancora persista tra fedeli e clero, e all'interno dello stesso clero con le istituzione un modo di agire fedifrago, avviluppante, strutturalmente falso”, ancora il nostro autore testimonia e fa autocritica..
“Questa operazione nega la sincerità dei rapporti e delle relazioni, nascondendole dietro paramenti spirituali che non esistono. Da qui l.'accusa frequente di Chiesa falsa, bigotta, insincera.. Manca un confronto adulto con la propria coscienza”.
Come conseguenza di questo stile autoreferenziale moralistico, è la SICUREZZA DELLA DOTTRINA, questa secolare importanza data alla dottrina, avvalorata dalla propria mediocrità, che chiude ogni respiro di ascolto. Ma si potrebbe continuare di questo passo.
Intendo ancora infine ricordare due aspetti che sono troppo urgenti per essere tralasciati, anche se mi accorgo che le mie note potrebbero stufare: la pima è la SFIDA DEL SESSO, ricordata brevemente dall'autore ma non approfondita. E la seconda è la generazione dei nuovi PRETI DI OGGI, quelli che sono venuti dopo il Concilio e nel pieno marasma delle tematiche post-conciliari.
Sono meno difesi, meno preparati, più emotivi, e più esposti ai colpi del postmoderno e della secolarizzazione. Ma anche meno capaci di rispondere alle esigenze dei giovanie della modernità.
Motivi di speranza e di cambiamento per un futuro migliore? Sono tanti ed alcuni vengono chiaramente accennati. Pechè VINICIO ALBANESI, non è pessimista ma crede nel cambiamento e si pone come fratello dentro la sua chiesa, che serve come parroco a SAN MARCO ALLE PALUDI IN PROVINCIA DI FERMO nelle sue MARCHE.
Il nostro autore, a scanso di equivoci, non è una lagna che parla solo di cose negative, ma presenta chiare proposte e motivi di speranza e di cambiamento, che sono pienamente condivisibili anche da noi. Ed è questo che conferisce spessore e sapore al libro, che si fa leggere; perchè ha la fragranza di un pane appena sfornato pronto da gustare. (CARLO CASTELLINI).



Venerdì 12 Settembre,2014 Ore: 10:59
 
 
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