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www.ildialogo.org Conoscere Francesco d'Assisi attraverso la lettura dei suoi scritti,a cura della Redazione

Conoscere Francesco d'Assisi attraverso la lettura dei suoi scritti

Intervista a Brunetto Salvarani su Guardate l’umiltà di Dio (Garzanti 2014)


a cura della Redazione

Un libro che contiene tutti gli scritti di Francesco D'Assisi curato da Brunetto Salvarani per l'Editore Garzanti, per capire la spiritualità di Francesco attraverso i suoi scritti generalmente poco letti e conosciuti.


Ringraziamo l'amico Brunetto Salvarani per averci concesso questa intervista sul suo ultimo libro dal titolo Guardate l’umiltà di Dio (Garzanti 2014)
D) E’ la prima volta che ti occupi di Francesco d’Assisi: perché proprio ora?
R) Non c’è dubbio: l’elezione a vescovo di Roma di Bergoglio e la sua scelta di chiamarsi, primo papa nella storia, con il nome del santo d’Assisi, l’ha rilanciato ulteriormente (essendo probabilmente già il santo più celebre al mondo, oltre che, se vogliamo, patrono d’Italia). Ma proprio questa scelta clamorosa, spiegata dallo stesso papa qualche giorno dopo la sua elezione, rilancia una domanda fondamentale: chi è Francesco d’Assisi? Siamo proprio sicuri di conoscerlo davvero? Come capita di regola quando si toccano temi che riteniamo di conoscere sin troppo bene, non è facile parlare – ancora! - di lui!
Letto di volta in volta quale santo popolarissimo oggetto di una sterminata devozione o eroe da leggenda, modello esemplare di virtù o personalità affascinante da cui distillare un tema di moda (la pace, l’ecologia, l’animalismo, e così via), ma anche protagonista di mille film, opere d’arte, canzoni, fiction: in neppure mezzo secolo di vita, a cavallo tra il Millecento e il Duecento, egli ha sconvolto la spiritualità italiana, e poi europea, del suo tempo. Su di lui si è scritto un numero enorme di pagine, a partire dalle sue tante Vite raccontate dagli agiografi più che dai suoi Scritti, nella maggior parte delle lingue del mondo. Celebrando, a seconda delle sensibilità in gioco, l’asceta o il giullare di Dio, lo stimmatizzato o il fondatore di un ordine planetariamente radicato, l’eroe romanticamente in conflitto con i formalismi ecclesiastici nella perenne contesa fra carisma e istituzione o il difensore degli ultimi e della natura, o ancora il padrino ante litteram del dialogo interreligioso. Ma anche, purtroppo, un personaggio svirilizzato e dedito quasi solo a improbabili predicazioni agli uccellini, stemperato in sospiri ascetici e snaturato da cliché fra i più scontati. E potremmo andare avanti… Ora, la novità del mio libro è che l’immagine di Francesco che ne emerge non nasce tanto da biografie o agiografie, come di solito, ma dai suoi testi: poco conosciuti, scarsamente letti, con l’eccezione del Cantico di frate sole (molto meno dei Fioretti, per dire), eppure quanto mai ricchi, teologicamente profondi, spesso con venature mistiche, e talvolta anche letterariamente intriganti (cito almeno il Testamento, che trovo commovente). Io li ho tradotti, dal latino, introdotti e annotati… e per me, lo ammetto, è stata un’esperienza straordinaria! Ma emerge anche da quelli che ho chiamato i mille Francesco: la storia degli effetti delle sue riletture in chiave artistica, da Dante a Liliana Cavani, da Jacopone a Branduardi fino, ovviamente, allo stesso papa Francesco…
D) Qual è, alla luce del tuo lavoro, la specificità dell’esperienza francescana?
R) Mi pare che la specificità dell’esperienza francescana, detto in sintesi, risieda, da una parte, nella sua totale immersione nelle dinamiche della vita quotidiana e nella storia di quel tempo; e dall’altra, nell’assunzione costante di valori e atteggiamenti a quelle dinamiche interamente alternativi, radicalmente contrapposti. Fedeltà alla terra e fedeltà a Dio, potremmo sintetizzare, con una formula che la teologia novecentesca conosce bene (D. Bonhoeffer).
In tal senso la vicenda di Francesco si sposa bene, anticipandola, con la visione del cristianesimo suggerita dal teologo francese Cristoph Theobald, oggi tra i più apprezzati su scala europea, quando riferisce del cristianesimo come stile. Perché, come capitava a Gesù, ciò che il Povero d’Assisi fa e dice nelle sue relazioni è un tutt’uno con il suo essere, in lui c’è un’assoluta unità e trasparenza di pensiero, parola e azione che sono manifestazione del Padre: una bellezza che affascina il credente ma, spesso, anche il (cosiddetto) non credente. Dallo stile di Francesco emerge la provocazione di un cristianesimo che apprende, mentre le patologie e le infedeltà al vangelo che pervadono ogni epoca della storia ecclesiale – compresa la nostra, posta alla fine del regime di cristianità - possono essere lette come rottura della corrispondenza tra forma e contenuto. Quando prevale la forma, si ha un cristianesimo ridotto a estetismo liturgico, istituzione gerarchica, struttura dove, però, è assente la sostanza di quell’amore che aveva portato Gesù fino alla croce. Se invece prevale il contenuto, si ha un cristianesimo ridotto a impianto dottrinale e dogmatico, verità fatta di formule cui credere, priva di un legame vitale con l’esistenza delle persone. Gesù, dal canto suo, e Francesco alla sua sequela, indicano piuttosto la strada di un cristianesimo capace di apprendimento. Entrambi sono stati capaci di creare uno spazio di libertà attorno a loro comunicando, con la loro sola presenza, una prossimità benefica a tutti quelli che incontravano.
D) Cos’ha rappresentato per te pubblicare per un editore come Garzanti?
R) Fermo restando che di solito lavoro per editori, più o meno grandi, dei quali condivido lo spirito e la mission, è vero che Garzanti è l’editore più importante per cui finora ho pubblicato. L’occasione, in realtà, è stata casuale, perché la richiesta di questo volume mi è giunta dall’amico Vito Mancuso, che stava cercando titoli per inaugurare una sua nuova collana, i Grandi Libri dello Spirito, di cui sarebbe diventato direttore. Mi ha proposto gli Scritti di Francesco perché mi ritiene, così ha detto lui nella prima telefonata, un uomo spirituale… Ci ho sorriso su, ci ho pensato un po’, perché l’impegno era notevole, e poi ho accettato. Con piacere: non ne sono pentito, anzi. Anche se è stata dura, indubbiamente…
D) Quali sono i tuoi progetti editoriali futuri?
R) Beh, dopo il volume dedicato al nostro terremoto (La fragilità di Dio, EDB 2013), giunto alla seconda edizione, di cui ho discusso pochi giorni fa a Viterbo e a Reggio Calabria presso l’Istituto di scienze religiose, e il libro a quattro mani - con Odo Semellini, ovviamente - Guccini in classe (EMI 2013), presentato assieme a Guccini stesso a Bologna la scorsa settimana, a fine giugno uscirà un mio testo sull’importanza del dialogo fra le chiese cristiane (Non possiamo non dirci ecumenici, Gabrielli editore 2014), con prefazione del priore di Bose, Enzo Bianchi. Non voglio dimenticare la cura di un piccolo testo di uno dei miei maestri, don Pietro Lombardini, L’eredità di Gerusalemme (EDB 2014), per cui ho firmato anche la prefazione, in uscita sempre a giugno. Poi ci sono alcune altre idee e qualche nuova proposta, da valutare. Finché mi diverto a scrivere, si va avanti…



Giovedì 29 Maggio,2014 Ore: 20:04
 
 
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