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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org LA FATTORIA DEGLI ANIMALI,di <em><strong>Daniela Zini</strong></em>

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI

Un apologo?


di Daniela Zini

In tempi di menzogna universale dire la verità diviene un atto rivoluzionario.”
George Orwell
agli Italiani, Popolo di Poeti, di Artisti, di Eroi, di Santi, di Pensatori, di Scienziati, di Navigatori, di Trasmigratori…
e di Franchi Tiratori…
Daniela Zini
In cosa il racconto di George Orwell può essere considerato un apologo?
Associa le due caratteristiche fondamentali di questo genere:
- è un breve racconto, accessibile nel suo senso primo;
- è messaggero di un insegnamento, di un secondo senso.
di
Daniela Zini
Ha detto George Bernard Shaw:
I rivoluzionari non hanno, mai, alleggerito il fardello della tirannia, lo hanno solo spostato su altre spalle.”
Si pensi a quei rivoluzionari incapaci di vedere al di là del fatto politico la questione morale; uomini incompleti, che nell’uomo riconoscono e valorizzano le esigenze materiali a scapito di quelle spirituali e che, a lungo andare, non possono se non soccombere al pericolo che minaccia ogni combattente, di finire per rassomigliare a coloro contro i quali ha combattuto.
Nessuna frase mi parrebbe, quindi, più adatta di questa per sintetizzare il proponimento del racconto che intendo in breve presentare, come pure la fede del suo autore prematuramente scomparso, tipico Figlio di un secolo inquieto.
George Orwell è, soprattutto, conosciuto per 1984, ma, è un’altra opera di questo autore che si deve leggere se si vuole cogliere tutta l’ampiezza del totalitarismo: La Fattoria degli Animali. Questo racconto, al quale Orwell diede il sottotitolo di fairy story, favola, fu scritto tra il novembre del 1943 e il febbraio del 1944, e, per ostacoli di ordine contingente, non pubblicato prima dell’estate del 1945.
Per confessione dell’autore, l’unico libro che lo fece “veramente sudare” e anche l’unico che non rechi traccia di fatica né di stanchezza, essendo “tutto scorrevole dall’inizio alla fine”.
Come Le Favole di Esopo e quelle di Jean de La Fontaine, e come gran parte de I Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, anche La Fattoria degli Animali si può accettare semplicemente come una divertente favola per ragazzi, mentre un lettore avveduto vi potrà cogliere continue allusioni politiche non solo contingenti e un altro vi ascolterà echi di problemi sociali ben veri, non risolti, ma chiaramente formulati.
Alcuni animali vivono in una fattoria della campagna inglese, di cui Mr Jones è il proprietario. Le condizioni di lavoro degli animali sono precarie: razioni di cibo scarse, riposo quasi inesistente, non un giorno di ferie, neppure un sindacato di mucche da latte o di papere, cosicché il vecchio maiale Major ordisce un complotto. Promette un mondo migliore, senza sfruttamento, che passa per la fine della dominazione umana.
Qual è, dunque, compagni, la natura della nostra esistenza? Guardiamo le cose in faccia: abbiamo una vita di lavoro, una vita di miseria, una vita troppo breve. Una volta al mondo, ci è dato di che sopravvivere e quelli che hanno la forza necessaria sono costretti al lavoro finché rendono l’anima. (…)
Compagni, non è chiaro come l’acqua di roccia? Tutti i mali della nostra vita sono dovuti all’uomo, nostro tiranno. Sbarazziamoci dell’uomo e nostro sarà il prodotto del nostro lavoro. E, dall’oggi al domani, potremmo divenire liberi e ricchi.”
Dopo il suo discorso Major muore e, un 21 giugno, scoppia la rivoluzione.
Mr Jones e i suoi operai vengono messi in fuga da tutta la bassa corte, aiutati dalle mucche, i vitelli, i cavalli, gli asini e i tacchini.
Un triunvirato composto da tre giovani maiali – Napoleon, Snowball e Squealer – si impadronisce del potere.
I tre maiali proclamano l’animalismo ideologia ufficiale.
Sette comandamenti sono allora stesi sulla parete del garage, alla vista di tutti gli animali:
  • Qualunque cosa cammini su due zampe è un nemico.
  • Qualunque cosa cammini su quattro zampe o abbia le ali è un amico.
  • Nessun animale deve indossare vestiti.
  • Nessun animale deve dormire in un letto.
  • Nessun animale deve bere alcol.
  • Nessun animale deve uccidere un altro animale.
  • Tutti gli animali sono eguali.
Un certo numero di animali si dimostra esecutore zelante del nuovo regime: Boxer, un cavallo molto forte e muscoloso e Clover, una cavalla, incapace di leggere, che crede ai propositi di cambiamento di Squealer, sulla parola. Per sviluppare,in maniera intensiva, la produzione della fattoria, Snowball vuole costruire un mulino, ma Napoleon è di avviso contrario e ritiene che vi siano altre priorità. Aiutato da una muta di cani, che ha, appositamente, addestrato, Napoleon si libera di Snowball. Napoleon diviene, dunque, il solo padrone della fattoria degli animali e riprende l’idea del mulino che è, infine, costruito. Napoleon se ne prende il merito e Squealer si incarica di richiamare all’ordine tutti coloro che osino avanzare che Napoleon fosse stato contrario al progetto, al tempo di Snowball.
Tutti gli animali, più ingenui dei maiali, si convincono che la memoria deve, forse, fare loro difetto e che Napoleon è, in effetti, l’ideatore del mulino.
Il mulino, distrutto più volte è, ogni volta, ricostruito da Boxer, che, infine, muore per lo sfinimento.
Tutti i mali della fattoria sono imputati a questo “uomo” di Snowball. Alcuni animali confessano, dopo un interrogatorio segreto, condotto dai maiali, di aver preso parte a un complotto di Snowball e sono, dunque, giustiziati da Napoleon.
Al fine di combattere questi nemici interni, i maiali si arrogano sempre più privilegi: sopprimono, in particolare, il libero dibattito della domenica.
A poco a poco, senza che nessun animale se ne accorga, un certo numero di comandamenti viene modificato:
  • Qualunque cosa cammini su due zampe è un nemico.
  • Qualunque cosa cammini su quattro zampe o abbia le ali è un amico.
  • Nessun animale deve indossare vestiti.
  • Nessun animale deve dormire in un letto con le lenzuola.
  • Nessun animale deve bere alcol in eccesso.
  • Nessun animale deve uccidere un altro animale senza motivo.
che, infine, si ridurrà a un solo comandamento:
  • Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.
Squealer batte e ribatte che tutti quelli che pensano che i principi fondamentali siano cambiati, si sbagliano: sono sempre stati quelli. E, sempre, in caso di dubbio o di agitazione, le pecore sono là per troncare ogni discussione, cantando:
“Quattro zampe sì! Due zampe no! Quattro zampe sì! Due zampe no!”,
sotto gli occhi dei maiali, che, ora, indossano sempre più spesso degli abiti.
Infine, le relazioni si normalizzano tra maiali e umani, a tal punto che questi ultimi vengono a felicitarsi con i maiali. Gli umani confessano loro, infatti, che mai si sono tanto sfruttati gli animali come in questa fattoria diretta da maiali. Intanto i maiali, divenuti obesi, si ergono sulle due zampe, ma le pecore sono sempre là per cantare in coro il loro inno (che non si dica mai che sia cambiato!):
“Quattro zampe buono! Due Zampe meglio! Quattro zampe buono! Due zampe meglio!”
Il libro si chiude con la constatazione che i maiali non sono migliori degli umani e che nulla cambierà in quel basso mondo. Questa constatazione porta in sé una lezione: il fenomeno sociale si oppone, radicalmente, all’eguaglianza, perché genera la divisione del lavoro e delle conoscenze, crea delle gerarchie naturali.
Come si può, dunque, evitare che da un violento sovvertimento insorgano ingiustizie peggiori o, almeno, altrettanto gravi di quelle deplorate in precedenza?
Non certo semplicemente sostituendo gli individui che stavano al posto di comando o fondando leggi nuove in appoggio di una inesistente eguaglianza, subito smentita dalle differenze che esistono in natura. L’eguaglianza si può difendere legittimamente soltanto sul piano dello spirito e, qualora se ne neghi la realtà, quella si riduce a una vana impalcatura che per non crollare sotto i colpi della realtà deve incessantemente ricostruirsi, a ogni passo, smentendo se stessa. Vediamo, infatti, come, uno dopo l’altro, i comandamenti sui quali era stata organizzata la fattoria degli animali vengano segretamente alterati, rimanendo, tuttavia, apparentemente intatti.
Ed ecco l’ingiustizia, che scacciata dalla porta, rientra in trionfo dalla finestra, paludata nel manto della ipocrisia!
Così quando si sentono i nostri politici e i loro cani da guardia mediatici magnificare la realizzazione dell’eguaglianza delle condizioni, si vede bene dove vogliono arrivare: al potere assoluto e all’asservimento di tutti.
Daniela Zini
Copyright © 10 febbraio 2014 ADZ
Chi può dire se, quando le strade si incontreranno, questo Amore sarà nel tuo cuore?



Martedì 11 Febbraio,2014 Ore: 09:55
 
 
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