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www.ildialogo.org Non solo vescovi, la gerarchia cattolica e le sfide della chiesa, di Carlo Castellini

Non solo vescovi, la gerarchia cattolica e le sfide della chiesa

 di Carlo Castellini

Libro di Giovanni Panettiere, giornalista professionista, ed. Il Segno dei Gabrielli editori, in s. Pietro in Cariano di Verona, presentazione e commento


Una sedia impagliata vecchia maniera, il pastorale appoggiato allo schienale, la mitria posata con l'anello della distinzione episcopale e la croce pettorale pendente dalla gamba sinistra di chi guarda: questa l'immagine descrittiva simbolica e sintetica del potere del vescovo. Verrebbe voglia di chiosare, rubando qualcosa a Luis Bunuel:”Il fascino discreto del potere episcopale”.

Il titolo infatti dell'opuscolo di GIOVANNI PANETTIERE, frantuma questo schema dell'immaginario collettivo, rassicurante e statico per la gerarchia cattolica, e per i fedeli, che da sempre sono sottomessi, talvolta poco credenti e spesso poco pensanti. Quale l'argomento dell'elegante pubblicazione? Risposta: Che cosa pensano i rappresentanti della gerarchia cattolica e quali sono le sfide della Chiesa, in ordine ad alcuni problemi essenziali che si trova ad affrontare.

Si tratta di TREDICI INTERVISTE, che vengono offerte, in un dialogo serrato e senza riverenza, a tredici pastori di diocesi, ancora in servizio nelle loro comunità, su problemi che toccano i nodi cruciali della diocesi, immersa nella società civile, secolarizzata, multiculturale, multietnica, che a sua volta viene invitata indirettamente a porsi delle domande e fornire delle risposte.

A fine lettura emergono due sentimenti che tra loro interferiscono: da una parte la figura del pastore vescovo, che parla come “diacono” della sua chiesa locale, senza l'ombrello protettivo del Presidente della Cei o di documenti curiali, emanati con la firma del Card. Tarcisio Bertone. La bella copertina, illustrata da ANNALISA GATTO, poi, è impreziosita da un incoraggiante elogio del Card. Carlo Maria Martini, a questa iniziativa, che viene proposto e ricordato sotto il sommario:”Si sente che qui si dà voce a vescovi buoni e generosi, a quei vescovi “credenti” di cui mi parlava nel primo incontro il nunzio in Italia”.

Segue poi la riassuntiva prefazione affidata a LUCIO SORAVITO DE FRANCESCHI, vescovo di Adria-Rovigo. Questi, da otto anni pastore della sua diocesi, si racconta in termini personali esplicitando le difficoltà di “gestione” di una comunità cristiana, sempre più multietnica, nulticulturale e interreligiosa, di fronte ad una società civile sempre più secolarizzata.

Le domande poste per gli intervistati, da GIOVANNI PANETTIERE, sono chiare e ricche di attualità e di senso, per cui i prelati non potevano sottrarsi; e non sempre le risposte sono sono di eguale chiarezza. O meglio, le riflessioni riflettono l'esperienza personale dei pastori, le loro ansie e difficoltà, più che un orientamento pratico che fa riferimento ad un quadro di riferimento di gerarchie superiori.

Sono venuti così a galla nelle loro confessioni, i problemi più scottanti che essi devono affrontare, nelle loro chiese e comunità: l'atteggiamento critico e porovocatorio della società nei confronti della chiesa; il rapporto della chiesa con la società, la cultura, la politica e le istituzioni civili; alcune questioni di viva attualità come il problema dell'immigrazione, il ruolo della donna oggi, nella chiesa e nella società; la morale sessuale, la convivenza, la pedofilia nella Chiesa.

I problemi emersi sono riassunti in alcune domande sintetiche e brevi: la prima: come fare il vescovo oggi? Le altre: quale servizio dare all'uomo? Quale servizio dare al bene comune? Quale dialogo deve fare la chiesa con la società? L'ultima:quali sono i problemi più scottanti oggi?

Per chi, come noi e come altri, fanno visita al nostro sito che si arricchisce di continuo di contributi, idee e di esperienze di vario genere , queste domande e queste risposte potrebbero sembrare già scontate e superate, nel momento stesso in cui vengono formulate dal bravo giornalista. Ma così non è. Perché non sono frutto di posizioni ufficiali generalmente acquisite e condivise; ma sono emanazione di riflessioni personali, sentimenti di pastori, esperienze di vescovi di comunità, che non si sottraggono alla realtà.

1. COME FARE IL VESCOVO OGGI?

Scegliamo alcune risposte dal nostro campione sia pure limitato, per farci un'idea meno approssimativa possibile delle esperienze in atto nelle comunità di chiesa. “Le responsabilità del vescovo sono davvero più pesanti”: (ROBERTO BUSTI, Vescovo di Mantova). “Mi piace girare tra la gente, che tra l'altro mi saluta e mi accosta con assoluta spontaneità”. (BUSTI, Mantova).

“Il pastore ha il dovere di percorrere la strada con gli altri. Chi sempre pontifica o insegna, cammina da solo. Bisogna sempre ascoltare chiunque, anche chi parte da posizioni distanti dalle nostre”. (FRANCESCO RAVINALE, vescovo di ASTI).

“Quello che interessa è puntare sui contenuti delle relazioni personali: condividere i problemi, concordare iniziative comuni, promuovere comunione, condivisione, corresponsabilità”. (FRANCESCO RAVINALE, ASTI).

Solo così il vescovo riesce a “suscitare nell'uomo la domanda su Dio, condurre all'incontro con Gesù, promuovere un'efficace testimonianza cristiana” ma con un atteggiamento di dialogo col mondo. (CARLO MAZZA, vescovo di FIDENZA).

2. QUALE SERVIZIO DARE ALL'UOMO?

Questo senso del servizio è stato richiamato con molta forza al Congresso ecclesiale nazionale di Verona nel 2006. Per DANTE LANFRANCONI, vescovo di Cremona, “l'educazione è un'esigenza vivamente sentita nella società. In questo senso mi è sembrato che la chiesa dovesse recuperare la coscienza del suo ruolo di soggetto educativo... per aiutare la persona a prendere in mano la propria vita, fornendole criteri di discernimento per compiere scelte responsabili”.

Cosa non facile. “Poiché assistiamo ad una evidente distanza degli stili di vita e dei modi di pensare tra le generazioni degli adulti e quella dei giovani. Questa differenza ha reso l'adulto quasi rinunciatario, perché privo del coraggio e dell'autorevolezza necessaria per proporre le proprie convinzioni ai giovani; dall'altra ha determinato in questi una mancanza di punti di riferimento”. (DANTE LANDRANCONI, vescovo di CREMONA).

3. QUALE SERVIZIO DARE AL BENE COMUNE?

Anche qui le risposte rischiano di diventare predicozzi domenicali, monologhi non condivisi, o così generici o teorici, che nessuno sulla carta potrebbe discutere, tanto sono perfetti e consequenti. Ma poi sono clamorosamente smentiti dalla prassi. In questo momento sto pensando alla mia comunità di appartenenza, in cui avverto una grande differenza tra le cose dichiarate e annunciate, nelle omelie e nelle fotocopie sempre pià numerose, dal desiderio di rapporti umani più autentici, tra pastori e fedeli, specie con il laicato, da troppo tempo sottomesso e rassegnato. (Carlo Castellini).

“Certamente noi cristiani questi principi dobbiamo viverli, testimoniarli e proporli senza alcuna velleità di imporli sugli altri, con la stessa forza vincolante con la quale noi li professiamo e li viviamo”. (DOMENICO MOGAVERO, vescovo di MAZARA DEL VALLO).

“Infine la partecipazione dei cattolici alla vita politica deve essere realizzata sulla base di una libera opzione da parte di ciascuno”. (DOMENICO MOGAVERO, DI MAZARA DEL VALLO).

Anche se le pressioni e le spinte delle curie vaticane ma anche di vescovi consenzienti non sembrano essere mancate sulla discesa in campo politico di cattolci come ANDREA RICCARDI, della Comunità di Sant'Egidio, e di ANDREA OLIVERO, delle Acli nazionali; mentre invece, non sono ancora sopite critiche e perplessità sulle loro scelte politiche recenti. (Ndr).

4. QUALE DIALOGO DEVE FARE LA CHIESA CON LA SOCIETA'?

“Dal Vaticano II è uscita una comunità attenta ai valori, dalla libertà alla solidarietà, e tesa riconoscerli ed a incoraggiarli dove sono. Ma anche una chiesa pronta a discernere quanto di troppo chiuso ed egoistico possa rovinare gli ideali più elevati, da parte dei singoli come dei popoli”. (LUIGI BETTAZZI, Vescovo emerito di IVREA). “In questo senso è stato GIOVANNI PAOLO II, a rendere più visibile l'azione della Chiesa; “Penso a due grandi intuizioni; l'incontro delle religioni ad Assisi e le giornate mondiali della Gioventù: (LUIGI BETTAZZI).

“Dialogo con la società, ma anche Vangelo da annunciare, sembra testimoniare GIOVANNI GIUDICI, Vescovo ausiliare del Card. Carlo Maria Martini, prima ed ora attuale vescovo della diocesi di Pavia. E' sempre lui che ricorda come “la Bibbia, nel suo servizio pastorale, abbia avuto un ruolo decisivo anche nel confronto con gli atei, per i quali MARTINI, aveva istituito la CATTEDRA DEI NON CREDENTI.

“Tra i non credenti ci sono personalità dotate di una capacità di dedizione e di intelligenza del presente tale da diventare richiami e, in qualche misura, maestri anche per noi. Che abbiamo fede. - su quel che bisogna fare od omettere, per essere abitanti pensosi e costruttori del presente”. (GIOVANNI GIUDICI, PAVIA).

“Per questo MARTINI, ha cercato di dialogare con chiunque avesse un ragionamento da far valere, al di là delle classiche categorie di credente e non credente, di cattolico e di non cattolico”: (GIOVANNI GIUDICI, PAVIA).

5. QUALI SONO I PROBLEMI PIU' SCOTTANTI OGGI?

Di alcuni siamo quasi stufi di sentir parlare, perché ci sembra che non si cerchino adeguate soluzioni, ammesso che ci siano. Quali sono le difficoltà che impediscono di dare l'Eucarestia ai risposati? Perché non si possono ordinare presbiteri uomini sposati? (Viri probati); Perchè non si può concedere il diaconato alle donne? (DANTE LANFRANCONI, CREMONA).

Altri problemi riguardano le DONNE E I MIGRANTI (PAOLO URSO, Vescovo di Ragusa): quale inserimento è reso possibile oggi alle donne nella vita sociale? E la dignità del migrante la rispettiamo oggi?

“Il mio giudizio negativo sulle politiche migratorie, e quindi sulle forze politiche che le hanno pervicacemente volute, ha trovato larga conferma in questi ultimi anni. Ogni imposizione di norme ispirate a principi di pregiudiziale discriminazione, con punte di razzizmo e xenofobia,, sono in contraddizione diretta on i diritti umani e tanto più con i grandi valori cristiani”. (SEBASTIANO DHO, Vescovo emerito di ALBA).

Altro problema preoccupante è quello delle CONVIVENZE, parentali, amicali, eterosessuali, ed omosessuali, sempre in rapido aumento, molto sentite e anche condivise dalla società civile che spinge per una soluzione con adeguato riconoscimento di legge. Ci si può limitare a riconoscere questo stato di fatto? Come aprire i conviventi alla prospettiva del matrimonio? Come accompagnare queste persone dalla convivenza (privata e provvisoria) al matrimonio (scelta pubblica)? Che cosa rimane, a fine lettura, di queste domande esigenti ed efficaci? Che cosa convince e non convince, delle risposte fornite dai pastori interpellati? E quali sono i problemi rimasti aperti e non ancora risolti, ma che urgono e spingono verso una riflessione comune più condivisa e meno nascosta dalle gerarchie?

A mio parere rimane sempre importante la distinzione tra le cose dichiarate ed annunciate e quelle realizzate nelle proprie comunità. Positivo rimane il giudizio su questo giovane giornalista, GIOVANNI PANETTIERE, che si ispira alle tematiche ed orientamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, ed ha il coraggio di far parlare esponenti delle gerarchie cattoliche fuori dagli ombrelli protettivi di autorità più alte.

Sarebbe cosa molto utile poter intervistare e far parlare tutti i vescovi delle diocesi italiane per avere la massima partecipazione e testimonianza sui problemi proposti: sentire quali sono le loro attese, le loro iniziative, successi e fallimenti. Una chiesa cioe' reale, che si guarda allo specchio; molto diversa dalla chiesa mediatica che celebra i suoi riti e le sue liturgie, ma non si capisce mai da quale parte sta, e cosa nasconde dietro la veste talare o dietro la porpora vescovile o cardinalizia.

Questo è anche lo spirito che anima BERNARD BAUCHET, che nel suo scritto apparso sul nostro sito alcuni giorni or sono, si chiede e si pone alcune domande in ordine alla nostra fede e all'annuncio del Vangelo in modo accessibile agli uomini del nostro tempo.

Per questo si chiede quale riforma sia necessaria nella Chiesa perchè i battezzati siano implicati in modo pieno? Così afferma PADRE MOINGT, secondo il quale “è necessario spostare l'attenzione verso il VANGELO piuttosto che verso la RELIGIONE, perchè il messaggio possa essere udito dal mondo attuale. Così continua ancora padre MOINGT:”....La nozione di sacerdozio come è definita attualmente, si oppone all'espressione responsabile dei battezzati; perchè mantiene un monopolio del clero sulla vita di una Chiesa troppo centrata sul culto....”.

E' necessaria allora una “PRESA DI PAROLA”, prosegue il reLigioso francese, responsabile e collettiva, che deve sfociare comunque in alcuni cambiamenti delle strutture ecclesiali. Ma in questa situazione di miscredenti lontani dalla pratica e dalla Chiesa, questa missione spetta ai LAICI.

Ma ancora, non finisce qui, la sua analisi:”....L'unità della Chiesa si basa sul legame della carità, che Gesù ha detto essere il criterio dell'dentità cristiana....Ora la Chiesa si è costruita da secoli sul principio dell'AUTORITA'. Ora si tratta di dare spazio alla LIBERTA' dei Laici. Sembra impossibile una riforma dall'alto. Si nota l'assenza di un ANCORAGGIO UMANO, di parrocchie e comunità destinate a sopperire la mancanza di preti. Per questo non è improbabile che in futuro prevalgano forme di PICCOLE COMUNITA'. Queste però dovranno farsi carico dello slancio missionario, della via di preghiera, della condivisione del Vangelo e della partecipazione alla vita attiva della città. Rimane però sempre valido il rapporto con il vescovo, garante della comunione e della ortodossia....”. (CARLO CASTELLINI).




Domenica 13 Gennaio,2013 Ore: 10:43
 
 
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