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www.ildialogo.org La leggenda del Papa che abolì il Vaticano,di Carlo Castellini

La leggenda del Papa che abolì il Vaticano

di Carlo Castellini

Recensione e presentazione dell'autore di "Habemus papam", di Paolo Farinella, Gabrielli Editori, Verona


CHI E' DON PAOLO FARINELLA? (Carlo Castellini)

Mentre mi accingo a scrivere queste note, appare sul terzo canale della nostra Tivu' il teologo VITO MANCUSO, che viene richiesto di una sua testimonianza personale da MARIA CUFFARO, su alcune aatteggiamenti dichiarazioni e testimonianze, attribuiti al card. CARLO MARIA MARTINI, su fecondazione assistita, accanimento terapeutico, maggiore profezia da parte della chiesa, laicità oggi, futuro della Chiesa et similia. Tutti problemi che non si risolvono facilmente con qualche battuta ma che esigono un adeguato approfondimento da parte di tutti.

Parole di cronaca, queste, obbligatorie, ad introduzione di questo romanzo storico e teologico, che contiene molte delle problematiche più volte sollevate dal prete genovese, sia nei suoi scritti che nei suoi articoli, in cui non risparmia nessuno. In questo senso, le richieste sollevate dal cardinale, sono ben congruenti con tante delle riflessioni e provocazioni che il romanzo di PAOLO FARINELLA susciterà in tutti noi alla sua lettura.

Per chi non conosce DON PAOLO, e non è assuefatto al suo linguaggio quasi disinibito di genovese schietto e verace ed al suo spirito critico, questo di HABEMUS PAPAM (La leggenda del papa che aboli' il Vaticano), potrebbe quasi sembrare un libro dissacrante e polemico ad oltranza.

Ma l'autore, visto da vicino, rivela un grande amore e attaccamento alla sua Chiesa, alla sua Parola, di cui si nutre abbondantemente ed un desiderio di cambiamento e di pulizia, in tutti i settori della Chiesa, che ti fa gridare:”Finalmente, qualcuno anche nella Chiesa, ha il coraggio della denuncia e della profezia”. Ed ora, anche dopo le testimonianze di commento e accompagnamento della morte del Card. CARLO MARIA MARTINI, queste riflessioni profetiche di don Paolo Farinella, ricevono nuovo vigore e diventano di un'attualità sconvolgente.

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LA LEGGENDA DEL PAPA CHE ABOLI' IL VATICANO

Titolo abusato, questo, dell'ultima fatica, che mi sembra molto riuscita, di PAOLO FARINELLA, tolto dalla formula liturgica dell'avvenuta elezione papale e dal film di Nanni Moretti, (che non ha quasi nulla da condividere con il nostro) ma in questo romanzo del prete genovese, ricco di significato.

In copertina sette cardinali vestiti di bisso e di porpora, impersonali e inespressivi, (sembrano quasi clonati e fuori dal tempo), nella prima e ultima pagina. Il sottotitolo si affida all'immaginazione, che ben si articola nel romanzo alternandosi a riferimenti storici, e che si conclude nella leggenda del papa che abolì il Vaticano.

Lo scritto si propone, nel suoi insieme, come un romanzo storico-teologico, in cui si intrecciano le vicende personali dell'autore, quindi di carattere autobiografico, con altri episodi di più grande respiro, che toccano la società e la storia della chiesa nella sua sevoluzione, di ieri e di oggi.

Per sua natura quindi nel manoscritto si trovano non pochi riferimenti a persone reali, del passato e del presente, realmente esistite ad altre solo immaginate o a realtà attuali, a movimenti, a leggi o idee che non sono affatto casuali, ma fortemente voluti e coscienti, che il nostro autore ha voluto valorizzare in questa storia di chiesa e di società, in cui si innesta anche la sua storia personale di uomo, di scrittore e di cristiano.

E' un libro che mi ha toccato dentro, signifiativo, che procura e allarga le ferite, un po' come le ultime dichiarazioni del CARD. CARLO MARIA MARTINI, che fanno riflettere l'uomo di strada, il non credente ma anche la persona erudita. In questo senso un libro pericoloso, che si configura alla fine come una provocazione cosciente perchè voluta, che alla fine però ti coinvolge, perchè sorretta da una spiritualità che è in continua ricerca della Parola e dell'amore verso la sua chiesa che vorrebbe più umana e meno compromessa, col potente politico di turno, e verso il suo vescovo che vorrebbe convertire.

Mentre stendo queste note, l'autore mi confessa, di sentirsi ancora limitato nelle sue forze fisiche che lo condizionano nella sua vita di relazione e di attività, e si sente impossibilitato a rispondere alla marea di domande, sollecitate dalla marea di problemi che lui tocca o ai quali allude nel suo scritto, ma anche ai suoi ricordi espliciti della sua vita personale vissuta.

Questo suo manoscritto aveva già conosciuto una prima edizione, dal titolo “HABEMUS PAPAM, FRANCESCO”, che era stata valorizzata dal suo grande estimatore e ammiratore l'editore SALVATORE GIANNELLA. Qualcosa è rimasto di quella prima edizione, come testimonia EMILIO GABRIELLI, e qualcosa è cambiato in questa edizione della Casa editrice di San Pietro in Cariano di Verona, che l'ha voluta rilanciare e aggiornare.

Protagonista ideale è questo PAPA FRANCESCO I, che senza mezzi termini, dopo essere stato eletto da un regolare conclave da cardinali, quasi a loro insaputa e controvoglia, decide di spogliarsi degli abiti sontuosi, dei suoi averi, dei simboli del potere, del trono pontificio, scegliendo di essere un PAPA POVERO A SERVIZIO DEI POVERI, e alla fine del suo discorso di programmazione, prende la decisione di abolire il VATICANO.

Conosciamo la storia di FRANCESCO, figlio di PIETRO BERNARDONE, che rinuncia ai suoi averi e al suo nome, e deve lottare con una CHIESA DEL POTERE quella di BONIFACIO VIII; ma anche alle reazioni dei suoi confratelli di fronte al rigore di Madonna Povertà, che si afferma in un secolo idolatra di tesori.

Proiezione fantastica, abbiamo scritto prima, ma non troppo: poiché abbiamo sentito e visto le persone di credenti e non credenti, che di fronte alla lunga testimonianza e STILE DI VITA E DI CHIESA, di questo PAPA NATURALE E MORALE, che è stato incarnato nella vita umana e cristiana del Card. CARLO MARIA MARTINI, sta a dimostrare che certe utopie esistono e che certi sogni, almeno in parte, possono diventare realtà.

Per questo, a detta del nostro autore, vive e si sta lentamente sviluppando in maniera “INELUTTABILE E INEVITABILE”, qualcosa che è dentro il ventre della CHIESA e DELLA STORIA, e che attende pazientemente, di essere partorita e venire alla luce come un bambino, quando i tempi saranno maturi.

Ora però questa CHIESA, che si trova nel guado tra il secondo e terzo MILLENNIO, “è una chiesa stanca e ripiegata su se stessa, suicida, ma talmente pregna di sé, da aver smarrito ogni decenza e ogni desiderio di fedeltà alla sua missione”.

Come potrebbe nascere un nuovo FRANCESCO, da questa saituazione? Sembrerebbe quasi che manchino i presupposti. Prima però, di por mano a questo manoscritto, l'autore si è recato nel DESERTO DI GIUDA, lontano dai rumori mondani e dai clamori della politica. Ha attraversato durante la sua vita, in lungo e in largo il territorio della PALESTINA, alla ricerca di un silenzio ispiratore della sua esperienza che avrebbe voluto illustrare. Prova rammarico al vedere come la sua CHIESA che ama, sia divenuta scandalo e impedimento al REGNO DI DIO. E non ostante sforni materiali, con gesti e atteggiamenti religiosi, “non fa altro che alimentare il disinteresse, l'allontanamento e il disprezzo per una struttura di peccato, che come una prostituta, senza speranza, si vende al miglior offerente sulla pubblica piazza”.

Ma, più avanti il nostro AUTORE, fatica a rimanere dentro l'aspetto romanzato, perchè la realtà gli urge e urla da dentro. Allora è costretto a ricorrere alla profezia di EZECHIELE E DI MOSE', per precisare meglio il senso delle SCRITTURE di ieri, che hanno perso sapore per la CHIESA DI OGGI, quella cioè di VESCOVI E PASTORI, che gestiscono il “mercimonio con non curanza e sapienza satanica”. Verrebbe quasi voglia di lasciarli cuocere nel loro brodo. “Hanno già LA LEGGE E I PROFETI”, commento io.

Le abbiamo viste ieri, ai funerali di questo grande TESTIMONE DEI NOSTRI TEMPI, le due CHIESE, come era solito indicarle il nostro compianto GIANCARLO ZIZOLA, le persone che l'hanno capito e stimato e per le quali MARTINI, è stato il loro vero PAPA; poiché credono in maniera umile e sincera nella PAROLA E NELLA PROFEZIA, del cambiamento della CHIESA e della conversione del cuore.

E la seconda chiesa, quella delle GERARCHIE, che è frenata da mille lacciuoli, anchilosata e affetta dal tumore della disgregazione interna, e che i fatti di cronaca a poco a poco la fanno implodere, quella che MARTINI afferma di essere rimasta ferma a duecento anni fa. Ma per il nostro autore, PAOLO FARINELLA, la speranza non è mai morta, poiché sorgerà FRANCESCO “con modalità sorprendenti e sconvolgenti”, la cui natura lo scrittore chiarirà più avanti.

Una novità molto gradita, in apertura del libro del prete genovese, è rappresentata dalle firme, sia dell'autore che dell'editore, che siglano insieme sia la prefazione che l'Introduzione. In genere non avviene così, perchè rimangono firme distinte e autorevoli, che non rinunciano ad un loro punto di vista o ad eventuali critiche. Qui, invece, vi è fusione di idee, una convergenza di intenti, quasi a voler far comprendere ai lettori destinatari:”Guardate, che noi, ci crediamo, per questo firmiamo insieme”.

E non è un caso, che il nostro, abbia scelto il monastero appartato del QARANTAL, che ricorda da vicino il DESERTO DELLA TENTAZIONE di Gesù, dalla quale uscì vincitore. Ma non si può dire la stessa cosa di questa CHIESA E PAPATO, che non ostante il richiamo del “SIC TRANSIT GLORIA MUNDI”, della intronizzazione papale, sono sprofondati come dentro una cloaca massima: compromessi, paludamenti, code cardinalizie, sedie gestastorie, esercito, guardie svizzere, privilegi, trattati economici, concordati giuridici.

Piace, di questo autore, la schiettezza e la sincerità del suo dire, che gli procurerà, non pochi nemici e anatemi. E forse questa sua libertà intellettuale e spirituale, dipendono dal fatto che non ha una parrocchia vera e propria, che lo limita, un curato da consigliare, e orientare, un consiglio parrocchiale da dirigere, magari chiuso nei suoi affari di bottega; cioè i suoi orizzonti sono sempre oltre SAN TORPETE in Genova.

Forse per questo preferisce magari parlare al pubblico di CORRADO AUGIAS, che è sempre molto solidale e coraggioso, molto più di certi pulpiti cattolici, come ad es. A SUA IMMAGINE, di DARIO CARELLO, molto oleosa e abbastanza forzata, sottomessa e diretta dall'esterno, e piuttosto appiattita su alcuni schemi e temi soprattutto pontifici. Mentre rileggo queste pagine, ricche di humus spirituale e profetico, ROBERTO FORMIGONI, nelle prime file ai funerali di MARTINI, dal MEETING DI RIMINI, confessa, con malcelata ipocrisia, il suo peccato di avere gestito “VACANZE SBAGLIATE, MA NIENTE REATO”.

Ipocrisia fatta carne, come del resto quella brutta figura di MARIA STELLA GELMINI, che a Brescia, formula qualche frase per il necrologio di addio a MINO MARTINAZZOLI, nella cattedrale di Brescia. Ignoranza fatta carne che commenta la figura di una persona dalla intelligenza raffinata.

SECONDA PARTE

Che senso ha allora, parlare di profezia, e di dialogo con chi ha sempre la coscienza a posto? Ecco perchè, quando l'autore allude alla funzione storica ricoperta dalla CONGREGAZIONE DELLA DOTTRINA CATTOLICA, presieduta allora dal cardinale tedesco scelto appositamente dal papa polacco, lo chiama “luogo di ignominia e di perversione”.

Poiché a detta di PAOLO FARINELLA, “questi due hanno distrutto la Chiesa, smembrandola in riserve di caccia privilegiate a beneficio di gruppi e istituti che volevano solo cancellare il CONCILIO ECUMENICO VATICANO II e ritornare alla Chiesa pre-tridentina illudendosi di poter ricreare la CHRISTIANITAS”.

Questi due, cioè, si spiega meglio, si sono preoccupati di di “creare delle società civili, i cui governi dipendano dalle gerarchie ecclesiastiche, cioè da loro”. In questo mi sembra che il nostro autore si trovi in sintonia con la visione della Chiesa e del Papato proprie del teologo HANS KUNG.

“A questo punto, anch'io dico la mia: la Chiesa gerarchica oggi ha ancora molta nostalgia del potere temporale, su cui è rimasta seduta per troppi secoli. E ' quindi naturale che nel suo DNA, si trovino ancora molti ormoni temporali che fagocitano con facilità gli ormoni spirituali. La cosa triste, rifletto io, è che ciò che si verifica a livello macro (leggi: curie e gerarchie non solo vaticane), si trasmette pure a livello micro (leggi: parrocchie e piccole comunità). Anche la mia comunità, formata da due parrocchie, sta acquistando lo stile di una piccola azienda, o impresa, che assume ruoli ed assegna compiti, ma dove tu ti senti quasi nessuno. Tante iniziative, tanti gruppi, poco dialogo, e molto disagio.

Mi sorprende ancora, in questo autore, il rapporto di rispetto che ha con il suo vescovo, alcuni anni fa era TARCISIO BERTONE, che lui, ironizzando sul suo nome, chiama TARCISIO BURLONE, ma anche con il suo cardinale ANGELO BAGNASCO: conosce tante cose di loro, e non gliene risparmia nessuna, e tante non le ha ancora dette.

Ma non finisce qui. La cosa che più mi ha sorpreso (ma non troppo), e' il modo con cui parla della conturbante figura di GIUSEPPE SIRI, cardinale di santa romana Chiesa, (già amato pupillo di Pio XII, PAPA PACELLI), di cui testimonia episodi non troppo edificanti e aspetti caratteriali della persona e amicizie correlate, di dubbia moralità.

Per questo la Chiesa istituzionale non lo convince, poiché anche il Papa venuto a lontano, è tutto proteso a liberare il suo Paese, dall'Unione Sovietica, e non ebbe dubbi sulla scelta di uomini e di donne, e anche nella raccolta del denaro necessario per fare ciò. Fu proprio lui a chiamare a ROMA, IL CARD. CAMILLO RUINI, di cui bulescamente trasforma il nome in CAMILLO ROVINATO. Le casse vaticane furono di nuovo unte di grasso; e quindi conoscemmo lo IOR, L'OPUS DEI, COMUNIONE E LIBERAZIONE, I FONDAMENTALISTI ANTICONCILIARI. Ma da dove veniva tutto questo denaro? Ma non finise qui ora arriva in politica un uomo ingiusto, falso, corrotto e corruttore, che fece promesse mirabolanti. La gerarchia della Chiesa, come già avvenne per il FASCISMO E PER BENITO MUSSOLINI, l'uomo della Provvidenza, si lasciò in catenare in maniera servile. Così mente in Oriente finiva la CHIESA DEL SILENZIO, in Italia incominciava il SILENZIO DELLA CHIESA.

TERZA PARTE

Prima di giungere alla conclusione, una parte significativa del testo è dedicata all'apertura di una serie di finestrelle che guardano non su un cielo azzurro di tranquillità, ma sul buio di un armadio chiuso da molto tempo e che contiene scheletri maleodoranti di persone eccellenti: sono stati lì rinchiusi e nascosti alla pubblica opinione dalla CONGREGAZIONE DELLA DOTTRINA PER LA FEDE. Erano uomini superiori, sia per la scienza umana, biblica e teologica stelle di prima grandezza per la Chiesa del Popolo di Dio. Sono incappati, nell'Inquisizione dei FUNZIONARI E GUARDIANI DELLA FEDE. A motivo delle posizioni teologiche, ma anche perchè non graditi alla Curia Romana, sono stati in vari modi emarginati, costretti al silenzio.

Ecco perchè il nostro non perdona, quando parla di STANISLAO I, (leggi GIOVANNI PAOLO II), il peccato di orgoglio e mancata intelligenza, per avere colpito nel cuore la TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE, con l'emarginazione dei vari GUSTAVO GUTIERREZ, LEONARDO E CLODOVIS BOFF, FREI BETTO, insigni teologi, ma non solo. Di avere umiliato il grande DOM HELDER CAMARA, che ho conosciuto a Milano (grande fascino, sorriso luminoso e accattivante, uno sguardo che vede lontano). Quale il suo torto? L'avere vivacemente sostenuto con HENRI DE LUBAC, la necessità di un cambiamento radicale del pontificato romano e della sua curia, in coerenza e alla luce delle idee conciliari. Inquisiti con autorità, ma non ascoltati con la carità e l'intelligenza, come il caso richiedeva.

Una piccola notizia contornata la vorrei dedicare al grande gesuita francese HENRI DE LUBAC, ritenuto il massimo responsabile della distruzione della Teologia e accusato di modernismo dalla curia romana e seguito con un certo disprezzo dall'aristocratico Papa Pacelli, PIO XII. Era stato privato della docenza, ritirati i suoi libri e condannato al silenzio. Continuò a scrivere nell'umiltà e nell'emarginazione, aspettando tempi migliori. Sarà riabilitato da altri ma la ferita rimase nel profondo anche se accolta. Lo stesso dicasi di PADRE BERNARD HAERING, teologo di grande statura, di morale, redentorista, che ho conosciuto a Roma, in via Lilio, 8o. Un fascino di persona umile, modesta; uno sguardo che guarda dentro, ma con umiltà. Fu perseguitato per i suoi libri di morale, incentrati sulla persona di Cristo e sull'amore. Così i suoi tre voluni “LA LEGGE DI CRISTO”, avevano formato intere generazioni di laici e di preti, favorendo un approccio diverso alla morale, non fatta di regole e formalismi ma di orientamenti evangelici.

Insieme con lui ricordo ancora JACQUES DUPUIS, docente dell'università GREGORIANA, romana; uomo di grande cultura, molto stimato dai suoi colleghi e molto amato dai suoi allievi. Anche lui fu perseguitato dalla SUPREMA, così il nostro chiama la Congregazione per la dottrina della fede.

Ma che cosa aveva affermato di così poco ortodosso per essere così controllato? Sembra che abbia fatto dichiarazioni piuttosto sconvolgenti e impopolari in merito al Dialogo e all'Ecumenismo; di cui a suo parere, andavano rivisti sia i metodi che i contenuti; altrimenti lo spirito stesso del dialogo non avrebbe fatto ulteriori passi in avanti. I guardiani della fede ed i funzionari della curia probabilmente si sentivano punti sul vivo e lo richiamarono a piu' miti consigli. Ma stando alle considerazioni di oggi, non sembra che il dialogo ecumenico abbia fatto grandi progressi.

Il fatto è che i suoi libri venivano letti e come, e lui era invitato in varie parti come conferenziere ascoltato, per la sua saggezza e lungimiranza.

Saranno in seguito riabilitati dalla lettura dei loro libri ma anche dalla presenza di altri papi, meno ortodossi ma più evangelici.

La stessa cosa capitò a PADRE BERNARD HAERING,per i suoi libri di MORALE, incentrati sulla figura di Cristo, “LA LEGGE DI CRISTO”,, che avevano formato intere generazioni di cristiani, preti e laici, ad un approccio diverso ad una morale non formalistica, appiattita sulle regole, ma liberatoria del vangelo. L'ho conosciuto a Roma, in via Luigi Lilio, 8o; l'ho ammirato per la grande calma e razionalità di una persona che si mette a servizio degli altri. Un campione della fede ma anche della carità umile e suilenziosa.

Ma ancora la persona vicenda di PADRE JACQUES , gesuita, docente alla GREGORIANA di Roma, dove era molto stimato da colleghi e amato dagli allievi. Anche lui perseguitato dalla SUPREMA, così l'autore chiama la Congregazione della dottrina della fede. Perchè l'hanno perseguitato? Se ho ben capito, per avere espresso dubbi, tra le altre cose, sul modo pontificio di condurre il dialogo e l'ecumenismo, con persone di altre chiese.

CONCLUSIONE

Ma la conclusione prende tutti in contropiede; poiché il papa eletto, in un conclave particolare, da cardinali quasi inconsapevoli e controvoglia, GIOVANNI BATTISTA SCIACCALUGA, prende il nome di FRANCESCO I. Davanti a tutto il popolo di Roma lancia il suo ambizioso programma di una grande riforma radicale della chiesa universale del Papato e della Curia. Nel nome di FRANCESCO (NOMEN=OMEN).

Si libera dei suoi pesanti sfarzosi vestiti, dà un calcio alla poltrona pontifica e si dichiara PAPA POVERO, SERVO DEI POVERI, dando così inizio ad un nuovo pontificato, ad una nuova epoca e ad una nuova chiesa.

Il finale riserva altre sorprese, poiché le forze della reazione, dei vescovi e dei cardinali di curia, si riorganizzano, dopo lo sbandamento iniziale e faranno di tutto per ostacolare il progamma profetico di FRANCESCO I.

Morirà nel suo letto, ma non per responsabilità sua. Ancora una volta le forze del male, presenti nella curia, ci hanno messo lo zampino?

Cerchiamo la risposta nella lettura di questo libro.

(CARLO CASTELLINI).




Lunedì 10 Settembre,2012 Ore: 19:32
 
 
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