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www.ildialogo.org MALITALIA DI SEMPRE,di Sebastiano Saglimbeni

MALITALIA DI SEMPRE

di Sebastiano Saglimbeni

Assistiamo, da parecchio tempo, al proliferare di titoli che contemplano il fenomeno tragico della mafia, di cui, alla fine del 1800, lo scrittore siciliano Luigi Capuana aveva parlato nel suo saggio L’ Isola del sole. Ne caratterizzava la sua genesi e pure ne indicava al lettore alcune accezioni. All’indomani della strage di Portella della Ginestra in Sicilia, perpetrata il primo maggio del 1947, vennero divulgati libri riguardanti la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra, la sacra corona unita ed altri fenomeni delinquenziali, sconfitti e rinati più forti. Una strage, quella di Portella della Ginestra che non fu solamente la prima strage di Stato della Repubblica, ma una provocazione architettata Oltreatlantico con l’obiettivo di suscitare una reazione popolare per poi poter giustificare l’uscita dalla legalità del PCI. La reazione fu evitata, grazie alla saggezza e alla lungimiranza dei dirigenti di quel partito. E’ stata più volte descritta questa vicenda da storici di spicco. Mi si consenta che io vada un po’ a ritroso nel tempo, al periodo del pieno potere dittatoriale fascista, che inviò in Sicilia il prefetto Cesare Mori, il quale adottò una durissima repressione nei confronti dei mafiosi. Quando egli colpì gli eccellenti uomini del regime, i grandi agrari, quelli che avevano favorito l’ascesa al regime, venne rimosso e promosso o, come recita un’antica locuzione, promoveatur ut amoveatur. La mala radice della mafia rimase e via via esplose ed allignò in tutto il nostro Paese e fuori. Con quella strage di Portella della Ginestra ebbe inizio un disegno politico che condizionò non solo la storia della Sicilia ma dell’intera Italia. Seguirono, dopo, in Sicilia e nel Meridione, le morti di parecchi sindacalisti e di capilega. Tra questi, Salvatore Carnevale. Il delitto del sindacalista di Sciara, che rimase impunito, venne raccontato mirabilmente da Carlo Levi nel libro Le parole sono pietre e rappresentato magistralmente nel film Un uomo da bruciare dal grande attore Gian Maria Volonté. Dicevo del proliferare di titoli riguardanti la mafia e non posso non ricordare quelli coraggiosi, in ore omnium, firmati dal grande scrittore scomparso Michele Pantaleone, che subì processi.

I suoi titoli Mafia e politica, Mafia e droga e Antimafia occasione mancata vennero meritatamente letti e tradotti. Il primo dei tre, non più in circolazione, come gli altri, dice di una classe dominante che si è giovata nel tempo della solidarietà mafiosa per gestire il suo ultimo potere. Il titolo risale al 1978. Dopo, altri mafiologi, come Francesco Renda e Giuseppe Carlo Marino, hanno descritto, da storici e da studiosi di antropologia, il fenomeno della mafia, della ‘ndrangheta e della camorra. A questi autori, citati come esempio, vanno accostati altri che scrivono e lottano con lo strumento della scrittura, la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra.

Tra questi altri, Laura Aprati, giornalista ed autrice di libri di inchiesta, e Enrico Fierro, pure giornalista ed autore di libri di inchiesta. Ultimamente hanno scritto per il fine editore calabrese Rubbettino un libro dal titolo MALITALIA e dal sottotitolo “Storie di mafiosi, eroi e cacciatori”. Il loro lavoro, in vero, molto sofferto, è stato realizzato grazie al Patrocinio di Libera e della Fondazione internazionale don Luigi di Liegro. A Loro si si sono uniti altri coraggiosi autori con i loro scritti sul fenomeno delinquenziale. Del libro MALITALIA va evidenziato il lindore linguistico con il quale sono stati descritti rigorosamente i fatti criminosi della mafia, della ‘ndrangheta e della camorra. Illuminante l’introduzione di Franco Di Mare che, fra l’altro, scrive: “Finita la stagione dello stragismo, le mafie hanno cambiato pelle. Il silenzio attuale delle lupare non definisce una tregua tra i clan o un semplice mutamento di strategia: sottolinea piuttosto un cambiamento ‘genetico’ ”. Segue l’introduzione, a firma di Enrico Fierro e di Laura Aprati. Fierro scrive: “ In questo libro troverete gli scritti delle colleghe e dei colleghi che a Napoli, in Calabria, a Trapani, raccontano la quotidianità di questo conflitto interminabile”. Certo, “interminabile”, se penso ai tempi lontani delle mafie degli agrari in Meridione e dello Stato che perseguitò, imprigionò, uccise i lavoratori delle terre schiavizzati. Mi riferisco al periodo di fine 1800, al movimento contadino dei Fasci siciliani repressi bestialmente. Aprati scrive, nella chiusa del suo testo: “E’ una guerra tra chi possiede una liquidità da far impallidire qualsiasi banca mondiale e chi ha difficoltà ad acquistare la carta per le fotocopiatrici”. Ma le banche non impallidiscono, fanno impallidire, cara Laura. Sono - come sai - le istituzioni intoccabili che prosciugano il danaro del risparmiatore e lo buttano sul lastrico, sono pure loro la “malitalia”. Sono stati scritti i loro delitti, che restano impuniti. Il libro MALITALIA si legge nella sua struttura singolare, arricchito di contributi: dei due principali autori, Laura ed Enrico, e degli altri che sono scrittori, giornalisti, nostri e stranieri, sono magistrati, come Pietro Grassi. Definisco questo libro un concento agile, molto coraggioso e necessariamente caustico, non esente da un pessimismo senza fine. Armoniose e fendenti le citazioni nel libro. Ce n’è una a firma di Paolo Borsellino che recita: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si accordano o si fanno la guerra”. E’ una proposizione diversamente pronunciata, anni prima, dal sopraddetto Michele Pantaleone. Un’altra citazione è a firma del grande scrittore calabrese, l’autore di Gente d’Aspromonte, Corrado Alvaro, che scrive nel suo Ultimo diario: “La disperazione peggiore di una società è il dubbio che vivere onestamente sia sbagliato”. Una terribile verità dello scrittore antropologo. Ancora un’altra citazione, a firma di Curzio Malaparte, l’’autore de La pelle, romanzo ambientato a Napoli, recita: “La legge in Italia è come l’onore delle prostitute”. Nel lavoro dei nostri due scrittori, con dentro alcune eloquenti immagini e tanti nomi, spicca un testo dal titolo “Da Duisburg ai Balcani”. Dice, con chiarezza di cronaca, di quella strage in terra tedesca, dove la malvagità della ‘ndrangheta seminò certo discredito nei confronti degli onesti lavoratori italiani, non importa se meridionali o continentali. Il lettore troverà in questa Malitalia due ricchi testi che gli autori di manuali scolastici di storia contemporanei dovrebbero riportare e commentare, in quanto pezzi antologici, per gli studenti che debbono sapere in quale Paese incerto vivono, complici governi maligni. Il primo testo lo firma Enrico Fierro, che dice della comunità campana Quindici e delle donne che uccidono le donne. Un testo che ci trasmette rabbia ed amarezza. Il secondo testo lo firma Laura Aprati che dice dei casalesi, dello stipendificio da 900mila euro al mese. Terrore e sangue nelle pagine di Malitalia, ma pure una consolante perizia narrativa, dell’uno e dell’altra. Laura Aprati ed Enrico Fierro due autentici scrittori di vaglia che vanno letti in luogo di altro vacuo e di intrattenimento. Denuncino questi nostri coraggiosi scrittori, Laura ed Enrico, con lo strumento formidabile della loro scrittura, la malavita che fermenta nel nostro Paese; la denunci una moltitudine di valorosi giovani, che invecchiano assieme ai loro vecchi genitori sostenitori.




Mercoledì 05 Settembre,2012 Ore: 23:42
 
 
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