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www.ildialogo.org TULLIO CONTIERO UN UOMO “SULLE STRADE DELL'UTOPIA”, DI PIERMARIA MAZZOLA. EMI, BOLOGNA, 2011.,di CARLO CASTELLINI

TULLIO CONTIERO UN UOMO “SULLE STRADE DELL'UTOPIA”, DI PIERMARIA MAZZOLA. EMI, BOLOGNA, 2011.

SECONDA PARTE


di CARLO CASTELLINI

Avevamo lasciato Tullio Contiero, sul ponte che collega l'istituzione accademica al mondo missionario. “Voleva sprovincializzare l'università”, testimonia PIER MARIA MAZZOLA, specie quella di Bologna. E' qui che il Card. GIACOMO LERCARO, il papa rosso, amato da cattolici, religiosi, laici e comunisti, incontrato per caso sui tornanti del Gruppo Sella, gli aveva chiesto di trasferirsi e di mettersi al servizio dei giovani.
La risposta, dicevamo, non si era fatta attendere. E forse è questa l'attività pastorale e pedagogica, che permette al nostro di esprimere appieno il suo carisma intuitivo, attraverso la sua vocazione interiore, che
si esteriorizza in un'intensa attività pedagogica di convinzione e formazione ai valori : quelli della scienza coniugati con quelli della fede.
Solo così diventa punto di riferimento per tanti giovani universitari, diventando il loro stimolatore, il loro confessore ed amico, nonché consigliere. Conoscendo a fondo questo mondo, era un po' prevenuto nei
confronti dell'ambiente accademico, per il disinteresse dei cattedratici nei confronti dei Paesi del Terzo Mondo. (Anche se qualche passo è stato fatto: si ricordi ad esempio la conferenza tenuta da padre ALEX
ZANOTELLI, nell'ateneo bolognese, sui problemi dell'acqua a livello mondiale, alla presenza di un nutrito gruppo di docenti che lo hanno ascoltato con attenzione, e di giovani universitari, Ndr).
Ma allora TULLIO CONTIERO, diceva:”Agli annuali viaggi universitari, raramente si è notata la presenza di qualche docente”. Per questo aveva mantenuto dentro di sé una sua coscienza interiore che si esprimeva con questo motto-aforisma:”Sia maledetta la scienza che non si trasforma in amore”. Nascono così rapporti di collaborazione con la facoltà di Medicina di Bologna.
Da qui comprendiamo la passione di questo prete generoso e attivo, che non ammette pigrizie e ipocrisie, davanti ai diritti dei poveri. Così la chiesetta-parrocchia di SAN SIGISMONDO, a lui affidata, diventa il suo
quartiere generale, dal quale non emana direttive e decreti, ma diventa centro di accoglienza.
Così testimonia di lui MIRKO MERIGHI, che voleva cercare un impegno di vita e partendo per l'AFRICA: “....io che avevo abbandonato la Chiesa subito dopo la Cresima, gli spiegai che non ero più credente, né
tanto merno praticante. Mi osservò per un attimo Contiero e:”Ho capito, hai divorziato dal Padreterno”. Ora i poveri lo cercano nella Bologna, ricca e grassa e bussano alla sua porta affamati, ignudi, senza casa, che
allungano la mano per avere un aiuto.
Grave si presenta anche il problema degli studenti stranieri: camere e tasse da pagare, sfratti e disagi di una vita da emarginati. Contiero: “Non mi risulta che la Caritas, seppure tanto impegnata riesca a rispondere a
moltissime richieste di aiuto e mi domando se noi cristiani di Bologna, abbiamo risposto all'appello del Papa rivolto a Piazza Maggiore, che ci spronava in fatto di ospitalità, ai forestieri che vivono tra noi”.
Ma non si fermava alle buonte intenzioni, per cio' seguivano pratiche buone che gli facevano tenere i piedi per terra. Insisteremo ogni martedì nella Messa dei Poveri e per il Terzo Mondo, a cercare denaro, medicine, vestiario, camere e letti. Da qui parte l'idea di formare gli studenti alla mondialità.
Con questi non era troppo tenero nelle sue parole ma si esprimeva in modo chiaro e provocatorio:”Studente, invece di restare chiuso nell'orticello del tuo gruppo, esci per incontrarti con i tuoi 60 mila compagni. Non prendere la Chiesa, ora più che mai POPOLO DI DIO, come la tua bottega, frequentandola solo per i tuoi affari, girandole le spalle appena te ne sei servito”.
“Ci sono poi altre espressioni e riflessioni che messe sulla bocca di altre gerarchie avrebbero potuto stupire; ma uscite e sentite dalla sua viva voce, non scandalizzavano e sembravano bene collocate; perchè c'era
coerenza tra il dire e il fare”. (Carlo Castellini).
“Non riduciamo la religione solo a riti – soleva dire Contiero – ma preoccupiamoci sempre più di evangelizzare un ampio spazio”. In questo contesto, diventa quindi naturale e conseguente, una stoccata su certe chiusure di chiese e gruppuscoli, che alla fine esludono più che includere:”Mi pare che la pastorale universitaria si chiuda negli orticelli dei gruppi (SCOUT, COMUNIONE E LIBERAZIONE, FUCI). Faranno
anche miracoli nei loro giri, ma non li trovo mai sulle piazze, nelle aule universitarie a parlare con carattere e coraggio del Vangelo, di Poveri e di Concilio Vaticano II”. Un altro punto forza del suo programma culturale,
consiste nelle CONFERENZE DEL MARTEDI', nelle quali, tra i nomi degli invitati si notano figure e testimoni di grande rilievo: MICHELE PELLEGRINO, ALOISIO LORSCHEIDER, ALDO MARCHESINI, ALEX ZANOTELLI, KIZITO SESANA, ERNESTO BALDUCCI, DORINA TADIELLO, CESARE ORLER, ALBERTO DAL FOVO, ROSARIO IANNETTI, ORESTE BENZI, ENZO BIANCHI, ENRICO CHIAVACCI, ALDO BENEVELLI, FAUSTO MARINETTI, LUIGI DI LIEGRO, ARTURO PAOLI.
Questi tra i missionari e religiosi. Poi professionisti e medici dediti al problema del Sud del mondo come: MARILENA PESARESI, ROBERTA BRUSAFERRI, ENRICO FRONTINI, EDUARDO MISSONI, ANGELO
STEFANINI, GIOVANNI BARUFFA.
Ma anche testimoni dal Sud del Mondo come: YUNUS MUHAMMAD, SHIRIN EBADI, RIGOBERTA MENCHU'. E poi non potevano mancare altre figure del mondo politico e culturale come : ALDO MORO, ERRI DE LUCA, PIERLUIGI SULLO, FAUSTO BERTINOTTI, AMOS LUZZATTO, GIORGIO CELLI, ROMANO PRODI.
Significativa a questo punto la sua amicizia con MARCO BIAGI, il giuslavorista che era stato prima alunno e poi amico di Contiero, della chiesa di San sigismondo in Bologna. “Per l'economista ucciso dalle Brigate Rosse – testimonia PIER MARIA MAZZOLA – era un amico, ma anche un profeta, un sacerdote carismatico, cui ci si attacca da giovani e non ci si stacca più”.
E TULLIO CONTIERO si racconta, pochi giorni dopo l'assassinio a JENNER MELETTI, giornalista di LA REPUBBLICA, 24 marzo 2002:”Trentacinque anni senza mai restare troppo lontani. Un appuntamento a tavola ogni domenica, saltato in rare occasioni; la messa alle sette del sabato sera. Anche domenica scorso a tavola l'ho chiamato capitalista e lui come sempre si è messo a ridere. Gli ho detto sei un cristiano borghese e questo non va bene perchè un cristiano deve sempre e comunque stava dalla parte dei poveri e dei disperati. Lui rideva e aveva ragione, perchè stava comunque con i più deboli, era uno di sinistra, anche
se non così deciso come me. Era un professionista – continua CONTIERO – un tecnico, ma non aveva certo scordato gli anni in cui era volontario in Africa, assieme a Marina”.
Un altro fiore all'occhiello della sua operosa attività pastorale, è la creazione del CENTRO DONATI, prima denominato CENTRO COMBONI, di cui parleremo tra poco.
Di MARCO E MARINA BIAGI, Tullio Contiero testimonia ancora:”Si sono innamorati dopo essersi conosciuti in AFRICA, nei viaggi che organizzavo; perchè noi occidentali dobbiamo vedere la gente che soffre la fame, la sete e la rapina. Quaranta e più giorni vissuti nelle missioni a visitare ospedali e lebbrosari. Una vacanza che serve ad aprire gli occhi sui disastri economici e culturali commessi dai nostri modelli di consumismo nei paesi del Terzo Mondo”.
Ma ancora Tullio Contiero ricorda:”MARCO E MARINA erano pieni di vita, entusiasti. Io porto i giovani in Africa perchè capiscano che nella vita non c'è soltanto, la carriera. Comunque quella africana è un'esperienza che segna. L'amicizia nata in TANZANIA E KENYA non è mai finita. Ho celebrato il matrimonio dei due giovani, ero al battesimo dei loro bambini”.
L'ultima domenica, prima dell'omicidio, in via Valdonica, a Bologna, Tullio Contiero, testimonia:”Della scorta che non c'era più e dei suoi timori, Marco, non mi ha mai parlato, nemmeno durante l'ultimo pranzo. A
tavola c'erano anche i ragazzi, come poteva farlo? Io, lui e Marina parlavamo soprattutto dei fatti avvenuti in settimana: la politica, la cronaca...”.
E continua ancora a riferire il prete padovano appassionato:”Questo governo non gli piaceva tanto, ma lui diceva: sono un professionista, e cero di fare le cose nel modo migliore.”. E ancora:”E poi soprattutto si
scherzava; capitalista, cristiano-borghese, via criticando. Gli dicevo: devi tornare in Africa, come faccio io appena posso. Sono viaggi che ti svegliano, ti scuotono e ti impediscono di diventare un borghese, che per un cristiano è la cosa peggiore”.
Ma dove attingeva il carburante che accendeva la sua passione per la solidarietà, il suo amore per gli ultimi e il senso per il dialogo? Le sue intuizioni non nascevano solo dalla cultura psicologica e filosofica che amava, ma gli provenivano da una dimestichezza con la Parola della Bibbia, dalla spiritualità cristocentrica di tipo paolino.
Ma anche soprattutto dalla visione e conteplazione nei silenzi di alcuni monasteri, dove rimaneva nel silenzio profondo più di dieci giorni. Così veniamno a sapere che pridiligeva il monastero dei Padri Trappisti presso
le Frattocchie di Roma (Tre Fontane), dove si sentivano ancora gli echi dei libri del grande THOMAS MERTON, e le sue riflessioni confluite nel libro :”LA MONTAGNA DALLE SETTE BALZE”.
Oppure presso il centro di spiritualità della cittadina umbra di Assisi immersa nei ricordi e nei fioretti di Frate FRANCESCO. Se queste sono le sorgenti vive a cui attinge, non stupisce più di tanto, la qualità e la quantità
di iniziative culturali, umane, solidali, caritative, che le acque di queste ricche polle di scaturigine siano andate a lambire e alimentare.
Infine, a mo' di conclusione della presentazione della sua ricca personalità, restano luminose nel tempo le testimonianze di coloro che l'hanno incontrato sulle varie strade del mondo e hanno tratto vantaggio dal suo carisma umano e spirituale.
Mi piace offrire il ricordo di ARTURO PAOLI, PICCOLO FRATELLO DEL VANGELO,che ne conserva memoria viva e grata. “Era un impaziente, sì. Mi fa pensare ad un'altra peresona che avevo conosciuto bene, DON PRIMO MAZZOLARI. Aveva qualcosa di simile a lui. Una sorta di atteggiamento febbrile che portava tanto l'uno quanto l'altro ad esprimere, anche fisicamente, una passione che prendeva tutto il loro essere. Persino i loro volti ne erano eccitati. Li sentivo molto simili.
Ricordo che MAZZOLARI, quando parlava della chiesa, tremava, addirittura: la sua faccia diventava ardente. Persone che infiammano gli altri! Evidentemente con delle intemperanze e anche delle utopie. Ma tutto questo manifesta una base di vero amore per la chiesa e per gli uomini”.
Dice ancora di lui GIAN ALDO TRAVERSI, GIORNALISTA DE LA STAMPA:”Ha illuminato il mio percorso e quello di mia sorella . L'ho conosciuto quasi per caso nella chiesetta di San Sigismondo, crocevia di tanti studenti universitari, di tanti poveri, di tanta gente bisognosa........L'ho incontrato per mia somma fortuna, nella seconda metà degli anni Ottanta.
Quando ad appesantirmi cuore e cervello erano le scorie persistenti di un malinteso, “malmetabolizzato” e “malstudiato” senso dell'uguaglianza marxista dei popoli e delle categorie sociali. Scorie da sessantottino mai del tutto convinto. Che comunque mi tenevano ancora lontano dalla chiesa.
Don CONTIERO cambiò la traiettoria della mia esistenza..........Mi mostrò segnali di forte simpatia, di straordinaria amicizia. Tutte le volte che mi vedeva entrare in San Sigismondo interrompeva addirittura l'omelia dicendo:”Ecco arriva TRAVERSI, , IL GIORNALISTA”. Metteva sempre gli altri davanti a se stesso......”.
RENATO KIZITO SESANA, Missionario Comboniano, fondatore di KOINONIA, (mio compagno di studio e di spiritualità a GOZZANO (NOVARA), Ndr), riferisce di lui:”Mi era sembrata una persona fuori dagli schemi, libera, una persona che vedeva più lontano dagli altri....CONTIERO:”Ma la LA CHIESA È MADRE O MATRIGNA”?
Risposta di KIZITO, NOME AFRICANO:”Per me la chiesa è sempre stata madre, anzi mamma, anche perchè non dobbiamo confondere la chiesa con i vescovi, i cardinali e i papi.......In questo popolo la dignità più vera non scaturisce dalla funzione gerarchica ma dalla santità, dall'adesione al Vangelo.........Non siamo ordinati preti per essere servi dei vescovi, ma per essere, preti e vescovi in comunione, servi della comunità.............”. Un prete originale e libero, ma soprattutto che ama ed è amato dalla sua Chiesa.
Conclusione: un uomo appassionato e appassionante, attivo ma anche comtemplativo sulle strade del mondo a mo' di CARLO CARRETTO; colto ed erudito, non pieno di sé ma desideroso di comunicare ed orientare; non pochi gli studenti indirizzati da lui alla via religiosa o impegnata nel sociale, attiva ma anche contemplativa; aveva un grande intuito delle possibilità positive nascoste nel carattere altrui, che sapeva valorizzare. Il paragone con don Primo Mazzolari la dice lunga. Mi sembra che Arturo Paoli, lo abbia colto bene dal di dentro. Per me, un uomo moderno, pienamente calato dentro il suo tempo, con uno sguardo che vede oltre, fuori dai conformismi e dai luoghi comuni; ma anche compreso della modernità dentro la complessità, come ebbe a dire EUGENIO SCALFARI del card. CARLO MARIA MARTINI. Per certi versi anche lui fortunato: poichè sul suo cammino ha incontrato persone che hanno compreso e valorizzato il suo carisma.
(CARLO CASTELLINI).


Mercoledì 25 Aprile,2012 Ore: 22:44
 
 
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