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Recensione
Per capire la guerra in Afghanistan

Afghanistan nella tempesta. La farsa della ricostruzione, di De Carli Pietro. Prefazione di Fawzia Koofi, Vice presidente del parlamento afgano


Per capire la guerra in Afghanistan bisogna partire dalla sua storia e dalla sua cultura per approdare ad una vera e propria tesi sui problemi del Paese che si sta cercando di aiutare e ricostruire. Un libro che spiega la guerra dal suo triste inizio agli ultimi episodi, soffermandosi sugli eventi cruciali: come i rapimenti (tra i vari quello di Clementina Cantoni), le morti, la guerriglia spietata, le difficili comunicazioni, in un'analisi scrupolosa portata avanti da chi ha visto il fronte, seppur non combattendo. Un Paese straziato dalle guerre, dal susseguirsi di prese di potere, eserciti stranieri, rivoluzioni e controrivoluzioni, bisognoso di ritrovare la propria pace, richiesta a gran voce dalla popolazione civile, dalle donne che vogliono emanciparsi, dai bambini che diventano troppo presto adulti. La difficile ricostruzione e le sue molteplici ombre vengono svelate attraverso un'attenta disamina mettendo a confronto le varie testimonianze, ufficiali e non, di chi ha operato in terra afghana.

Il libro descrive con efficacia le ragioni del fallimento dell'operazione di rinascita dell'Afghanistan dal terrore talebano, dovuta ad una strategia della comunità internazionale poco lungimirante, più incline all'approccio militare che alla ricostruzione. Il risultato che ne è derivato presenta un bilancio preoccupante: miliardi di dollari in spese militari, un costo elevato di vittime, sia della coalizione internazionale e ancor più nella popolazione locale, senza riuscire ad introdurre alcun cambiamento sostanziale nelle condizioni di vita della popolazione. Le aspettative improntate alla fiducia, dimostrate dalla massiccia affluenza alla prima tornata elettorale, ha perso progressivamente vigore a causa della incapacità del governo Karzai di assecondare le speranze di cambiamento. Il predominio dei signori della guerra saldamente insediati nei centri nevralgici del potere, tra legalità illegalità (inclusa la coltivazione dell'oppio), l'esplosione della corruzione a tutti i livelli, il mantenimento delle discriminazioni nei confronti delle donne e l'aumento del costo della vita a fronte di redditi tipici di un paese con la maggior parte della popolazione in condizioni di estrema povertà, ha facilitato l'arruolamento di ribelli da parte dei talebani, lasciati tranquillamente a riorganizzarsi nelle aree tribali, ospitati e benvoluti dal vicino Pakistan. Il libro descrive situazioni circostanziate, offre elementi, dati di fatto, con il metodo dell'inchiesta, per denunciare le enormi contraddizioni di tutti gli attori in conflitto e conclude l'analisi di una situazione senza vie di uscita, valorizzando le voci della forza della ragione contro la ragione della forza per indicare l'uscita dalla situazione di impasse. Il testo scorre tra narrazione di episodi vissuti ed analisi approfondita dei problemi, rendendo avvincente la lettura.

 Prefazione

Non dev’essere facile per uno straniero comprendere le particolarità di un altro popolo, lontano, non solo geograficamente, dal proprio, per le diversità che lo caratterizzano. Credo che l’Afghanistan sia degno di interesse sotto tanti aspetti, per la complessità e vicissitudini storiche, la sua multi etnicità, il peso di antiche consuetudini e i conflitti che hanno intriso la sua storia antica e recente, coniugato con lo sforzo del nostro protenderci verso un futuro di pace, di prosperità e di maggiore giustizia sociale. Apprezzo coloro che si sforzano di farlo, con serietà ed impegno, cogliendo degli spaccati della nostra società, offrendo un utile terreno di riflessione e di confronto.

Il libro ricostruisce la storia di una esperienza di cooperazione, compiuta da una equipe di tecnici che si sono adoperati nella realizzazione di progetti finanziati dal governo italiano in Afghanistan. Quei progetti, piccoli e grandi, che l’autore definisce gocce in un mare di bisogni, sono importanti come quelle gocce che riescono a inumidire un seme che attecchisce le sue radici dando la linfa necessaria per far crescere una pianta. Il problema, che il libro denuncia, è dato dal fatto che quelle gocce sono state poche rispetto agli impegni che la comunità internazionale si era assunta nei confronti dell’Afghanistan. L’impegno dei contingenti militari, da solo è perdente, se non è accompagnato da un solido impegno di ricostruzione economica del paese. Questa è l’amara constatazione a cui giunge l’autore del libro, in sintonia con quanto esprimono molti osservatori internazionali.

In molte parti del libro si affronta la condizione femminile, che è uno degli aspetti più dibattuti dagli opinionisti internazionali quando esaminano la particolarità del nostro paese. Le donne in Afghanistan, come nella gran parte del mondo, sono la struttura portante della società, anche quando non riescono a far valere i loro diritti, come meriterebbero. In tutto il mondo le donne si adoperano per conquistare maggiori diritti e questo accade anche in Afghanistan, nonostante il retaggio di tradizioni ataviche che ci pone in grande svantaggio. Le conquiste dei diritti si accompagnano allo sviluppo economico e alla instaurazione di istituzioni rappresentative democratiche che promuovono la crescita della società civile. La differenza tra le donne occidentali e quelle afgane sta nel fatto che loro possono battersi per ottenere maggiori diritti, mentre noi siamo ancora costrette a batterci per sopravvivere.

È una pagina di storia ancora aperta, e siamo lieti che chi ha lavorato al nostro fianco in questi anni difficili abbia a cuore le sorti del nostro paese. È il risultato di un globalizzazione dei problemi che ci vede coinvolti in un unico destino. Il mondo non sarà mai abbastanza progredito finché rimarranno sacche di povertà e di ingiustizia sociale in qualche angolo della terra.

Sono grato a Pietro De Carli, autore di questo libro, che ho avuto il piacere di conoscere negli anni in cui ha vissuto in Afghanistan, per la passione e l’interesse rivolto ai problemi del nostro paese.

Fawzia Koofi*

* Vice presidente del parlamento afgano

Fawzia Koofi, vicepresidente della “Wolesi Jirga”, la camera bassa del parlamento Afghano

(Foto di Romano Martins, 2007)

Vedi scheda editorial del libro qui



Sabato 24 Marzo,2012 Ore: 22:25
 
 
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