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www.ildialogo.org NOTE CIVILI FENDENTI DI CLAUDIO MAGRIS,di Sebastiano Saglimbeni

Recensione
NOTE CIVILI FENDENTI DI CLAUDIO MAGRIS

di Sebastiano Saglimbeni

Con la sua recente scrittura dal titolo Livelli di guardia/ Note civili (2006-2011), Claudio Magris parlaa colui che ancora vuole scoprire il valore o meno di ciò che si scrive e si divulga. Duecento pagine che sono una consistente silloge di testi di agevole lettura già divulgati dalla pagina culturale del “ Corriere della Sera” ed inseguito riordinati per l’editore Garzanti che li ripropone. Testi che si possono idealmente accostare a quelli civili e caustici di Liberate l’Italia dall’ignominia, che, con una testimonianza di Norberto Bobbio, erano usciti con le veronesi Edizioni del Paniere nel 1991, a firma di Concetto Marchesi, quel docente all’Università di Padova negli anni ignobili e tragici del fascismo. Pure docente, all’Università di Trieste, Magris che partecipa questa sua recente scrittura di risposta o reazione in questa nostra grottesca e tragica stagione. Da scrivere che nell’insonne scrittore non si è affievolita l’energia della limpidezza stilistica, sperimentata, ad esempio, nelle opere come Itaca e oltre (1982) e Danubio (1986).

Questa sua recente scrittura contempla il malessere che colpisce un’infinità di uomini liberi, dalla tersa coscienza, è la voce offesa di costoro. Cinquanta testi che nelle nostre scuole offese parlerebbero ai valorosi ed offesi insegnanti e ai discenti, in luogo di altro vacuo e passivo, in luogo di quanto ci deriva dai discorsi di certi politici che pure firmano libri di niente e di fumo.

Tra i cinquanta testi, quello dedicato a Norberto Bobbio coinvolge in vero. Recita nel suo incipit: “Se fosse e in età ancora combattiva, non so se Norberto Bobbio – trovandosi in un mondo sempre opposto al suo modo di essere, di sentire e di pensare – sarebbe più spronato a dar libero corso alla sua vena ‘iraconda’, come egli diceva, e polemica oppure ad abbandonarsi a una rassegnata e stoica amarezza. Bobbio incarna esattamente ciò che manca, sempre più vistosamente e volgarmente, alla nostra società: la capacità di ragionare, di distinguere, premessa fondamentale dell’onestà verso gli altri e verso sé stessi”. Il testo occupa 4 pagine abbondanti e, fra l’altro, Magris scrive: “Oggi c’è più che mai bisogno di intelligenza e di passione come quelle di Bobbio, che ha difeso e vissuto questi valori…”. Nel testo segue un riferimento al veronese, fine redattore della pagina culturale del “Corriere della Sera”, Giulio Nascimbeni, al quale Bobbio aveva rilasciato l’8 maggio del 1981 un’intervista molto significativa, riguardante l’aborto.

Efficacemente sociologico e che scava nel lettore uomo-uomo, il testo uscito il 4 giugno 2001 con il titolo “I morti in mare che non commuovono più”, ripreso nel volume con il titolo “L’assuefazione alla tragedia”. Qui un Magris che vive profondamente la tragedia di quegli esseri umani disperati che fuggono dalla loro terra - storia di sempre - nella speranza di riesistere altrove, da noi, ma muoiano nel mare, nell’ indifferenza di tanti che pure credono in Dio misericordioso. Come altre volte ho scritto - memore dell’episodio della vergine cuccia pariniana -, professore Magris, c’è molta gente “civile” sul nostro pianeta italico che piange a dirotto per la morte del proprio cane o gatto e dedica loro pure una sepoltura con tanto di immagine ed epigrafe. E resta fredda, quasi gioisce, per chi muore sul lavoro. Gioisce di più se chi muore sul lavoro è diverso, “abbronzato”. Ci consoli, a parte quanto hai scritto in questo tuo libro, quando scrivi sul Corriere della sera del 27 dicembre 2011: “ per conoscere il nostro tempo – per conoscerci, per sapere come abbiamo vissuto o non vissuto, come la storia si sia intrecciata ai nostri amori, alle nostre pulsioni, ai nostri bisogni intimi e fondamentali – occorre rivolgersi ai poeti”.



Luned́ 02 Gennaio,2012 Ore: 21:19
 
 
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