- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (502) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org “Il Dovere di Ricordare. Dalla Shoah all’attualità dell’intercultura” Aracne, 2010.,

Recensione
“Il Dovere di Ricordare. Dalla Shoah all’attualità dell’intercultura” Aracne, 2010.

Recensione di Giuseppe Valota al libro di Laura Tussi


RECENSIONE di Giuseppe Valota, Presidente dell’Associazione Nazionale Ex Deportati di SESTO SAN GIOVANNI ( MILANO), figlio del deportato Guido Valota
 
“Il Dovere di Ricordare” di Laura Tussi è un libro che ho letto non tutto d’un fiato, come può capitare per altri testi, ma pagina per pagina, pezzo per pezzo. Tutto ciò che è scritto mi ha obbligato a soffermarmi spesso in vari momenti perché stimolato ad annotare molte riflessioni. Laura Tussi ha scritto un libro che non è frequente trovare perché i temi che tratta, il modo come li affronta sono molto sintonizzati, ad esempio con le tematiche che cerco di portare avanti, parlando sia con le persone ma soprattutto in ambito scolastico, parlando quindi con i ragazzi, ma anche con i professori. La recensione di un libro deve essere necessariamente abbastanza breve, ma quanto si potrebbe scrivere, commentare, proporre, dissentire anche, riflettere, focalizzare tutto quanto è scritto!
Mi piace iniziare da un pensiero dell’ex deportato, Gianfranco Maris, Presidente dell’Aned nazionale e della Fondazione della Memoria “Aldo Ravelli”, riportato a p.18, quando concludendolo afferma:” L’oblio è colpa”. Guarda caso è il titolo del numero unico della rivista dell’Aned, uscito nel 1954, in occasione del primo pellegrinaggio nei lager nazisti, quando la sede dell’Aned era ancora in via Conservatorio, a Milano. Com’è noto poi la rivista ha iniziato il suo percorso chiamandosi, ancora oggi, “ Triangolo Rosso”.
Nel primo dopoguerra il ricordare era diventato subito il tema principale, anche se il ricordare di allora era soprattutto un rammentare a tutti noi che i lager erano esistiti nella loro cruda realtà, di fronte allo scetticismo dei più, se non addirittura considerare i superstiti come persone stralunate, che raccontavano cose mai sentite e inverosimili. Ma poi la memoria nel corso degli anni, assodata la terribile realtà dei lager, ha assunto un valore, via via, sempre più importante ed anche diverso, fino ad assumere oggi una questione dirimente nel capire la realtà che ci circonda, sia a livello italiano che europeo e mondiale.
Direi che la memoria è uno strumento fondamentale e basilare non solo per conoscere, ma anche per progettare il futuro nostro e della nostra società.
Ma come trasmetterla, in che modo, con quale approccio, con quali strumenti storico/culturali, con quale linguaggio. Mi riferisco non solo ai giovani ma anche alle persone più adulte che stanno perdendo, piano piano, i punti di riferimento di quando erano giovani.
A tutto ciò si aggiunge la temuta, ma ormai prossima, scomparsa dei testimoni diretti.
Ciò comporta da parte dei figli, dei nipoti e comunque di tutte le persone che hanno sempre seguito i testimoni diretti, un impegno sempre maggiore da un lato, e dall’altro saper camminare con le proprie gambe.
I giovani conoscono poco la storia, anche quella del ‘900 ma quando parliamo del nazismo, del fascismo e dei lager, ascoltano attentamente. Ma in che modo si deve testimoniare quel periodo. Come questa storia è riportata sui testi scolastici? No.
Si deve raccontare la storia di ogni uomo che ha vissuto nel lager, soprattutto dal lato esistenziale e accantonando inizialmente il quadro storico/politico. Quest’ultima affermazione può forse scandalizzare qualcuno ma io la vedo cosi.
Il raccontare bene, con parole semplici ed efficaci, ricostruendo il percorso del deportato in modo lineare e logico, aggiungendo quando se ne verifica la necessità, alcune riflessioni o “fermate” del percorso per capire meglio una situazione, un contesto: questo è il migliore approccio nello spiegare la storia di ogni persona, che ha vissuto il dramma esistenziale della vita nel lager. Devi essere poi tu a stimolare nel ragazzo le domande che gli vengono spontanee e naturali, quasi come uno sbocco logico, durante e al termine della testimonianza. Non devi essere tu a fare le domande ma lui, perché si sente stimolato a farle, quasi in uno stato di necessità; voglio sapere cosa c’è dietro la testimonianza. La storia di ognuno diventa allora, via via, la storia con la esse maiuscola. Alla testimonianza si affianca allora la motivazione del perché ciò è avvenuto e quindi si interpella la Storia con le sue grosse responsabilità dei fascismi e dei nazismi: ed ecco allora che l’abbinamento di questi due fondamentali costituisce la memoria che non è un’ossessione, ma una necessità.
Come riportare tutto ciò all’oggi?
Ecco il punto: con quale linguaggio, metodologia riporti all’oggi temi come il razzismo, la xenofobia, le questioni delle diversità sessuali, religiose, il valore allora della democrazia?
Mi capita spesso nelle scuole dire che il nazismo aveva tentato di risolvere questi problemi, e c’era quasi riuscito, inviando tutti nella camere a gas, nei forni crematori e nelle fosse comuni.
Oggi i problemi che allora si ponevano sono ancora tutti qui. La democrazia come li risolve?
Vi sono persone, giovani che contemporaneamente riconoscono nella storia i valori che molti, nel difenderli, hanno pagato con la vita, ma che non hanno problemi nell’aderire oggi a idee, movimenti, partiti che propugnano le stesse idee con le quali si è imposto prima il fascismo e poi il nazismo. Come se ne esce. Come si può eliminare questa sorta di scissione mentale. Ho maturato nel tempo diverse idee. Innanzitutto dare continuità a queste lezioni “storiche”, non è sufficiente la presenza di un testimone per una volta sola a cambiare radicalmente l’approccio che ha un ragazzo di fronte a questi temi. La scuola, gli insegnanti devono dare continuità e molto di più di quello che noi esterni pensiamo che diano – come si capisce quando una classe è condotta da un/a prof./ssa che segue e che trasmette passione, civismo, rispetto ad altre che galleggiano e/o sopravvivono a questa nostra scuola pubblica sempre più vituperata -! Ma qui Laura Tussi conosce molto meglio di me il clima scolastico. Aggiungo però e dico anche che una piantina o un virgulto se non lo si bagna spesso è destinato a rinsecchirsi. Troviamo delle parole chiave con corollari da trasmettere ai ragazzi : cos’è la dittatura – paura di fronte a chi comanda, perdita del senso di responsabilità (e qui bisogna trasmettere spesso questa parola) e le leggi che fanno “loro”, i politici ( come si aggancia all’oggi quest’ultima riflessione). Poi cos’è la guerra, cioè i bombardamenti delle città, lutti, miseria, mancanza di cibo, aumento delle malattie… Infine l’intolleranza : la discriminazione che deve essere e diventare la parola chiave, e quindi a cascata le persecuzioni e i razzismi.
Credo che insistere su questi temi, farne un programma scolastico ben articolato, può formare le coscienze dei ragazzi e sperare in una gioventù meno incantata dai vari modelli, quasi tutti negativi, che la nostra società propina.
Giuseppe Valota


Giovedì 09 Settembre,2010 Ore: 16:26
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Cultura

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info